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« La partenza per il mare ...Tarocchi »

La partenza per il mare - Arrivo e rientro

Post n°451 pubblicato il 29 Giugno 2015 da meninasallospecchio

L'auto veniva parcheggiata sotto casa e non più mossa per un mese, per timore di non ritrovare un posto.

L'appartamento era al terzo piano senza ascensore. Mia madre prendeva la Borsa delle Uova e qualche altra borsina altrettanto leggera e strategica, e saliva su a dirigere le operazioni di sbarco. Noi andavamo su e giù per le scale un numero di volte che a me pareva infinito, portando le masserizie. Gli inquilini del palazzo, tutti indigeni, schiudevano gli usci per biascicare un "Siete tornati?", con il tipico accento savonese impossibile da imitare; il che corrispondeva più o meno al massimo dell'accoglienza calorosa che i liguri sono in grado di tributare.

Quando tutti eravamo finalmente in casa, armi e bagagli, mia madre appariva sollevata. Se si era fortunati, dalle miriadi di borse sbucava come per incanto la bottiglia dello sciroppo di menta, e si poteva concedersi un bicchiere di acqua e menta, con l'acqua ancora fresca della Fonte Azzurra. Disfare i bagagli era un'impresa che si sarebbe conclusa soltanto il giorno seguente, ma si poteva fare con calma.

Io e mio fratello eravamo impazienti di uscire a salutare gli amici di Cuneo e Torino che ritrovavamo ogni anno, ma questo non ci era concesso nell'ora che ci separava dalla cena. Avevamo invece il permesso di tirare giù una vecchia valigia che stava sopra l'armadio e che custodiva tutti i nostri tesori balneari: salvagenti, braccioli, materassini, bilie, secchielli, palette, maschere e respiratori. Ritrovare quelle meraviglie dopo un anno ci riempiva di gioia.

Ci sarebbero molte altre storie da raccontare, ma per concludere la mia epopea mi limiterò a parlare del momento del rientro. Il viaggio di ritorno non è degno di nota, ma quello che è rimasto vivo nei miei ricordi è il cambio della guardia con gli inquilini.

Si ripartiva infatti il primo di agosto, sempre rigorosamente nel primo pomeriggio. Quel giorno arrivavano i nostri inquilini, una famiglia di torinesi, che si sarebbero fermati per tutto il mese. Il capofamiglia era un bancario, lei casalinga, e avevano quattro figli maschi. Erano brave persone, ferventi cattolici, tutti un po' cicciottelli. La madre arrivava trafelata in cima ai tre piani di scale, verso le 2 del pomeriggio dell'1 agosto. Erano molto più easy di noi, ma molto molto. Partivano a metà mattinata da Torino per arrivare al mare nel mezzogiorno; a quel punto, con la macchina ancora carica, andavano direttamente in spiaggia a fare il bagno per rinfrescarsi. Poi pranzavano e venivano da noi.

Per mia madre questo fatto di anteporre il piacere al dovere, andare in spiaggia appena arrivati, senza curarsi dei bagagli, era una trasgressione pari all'omosessualità. Tuttavia si conveniva che erano una brava famiglia. Anche i quattro figli, tutti boyscout, erano piuttosto scatenati, completamente al di fuori dell'autorità della madre, la quale sembrava aver abdicato a qualsiasi velleità di controllo e ciò malgrado o forse proprio in virtù di questo fatto, ostentava una serenità quasi inconsapevole.

I grandi si mettevano in una delle due stanze per condurre le trattative, mentre noi bambini venivamo mandati a giocare nell'altra. I figli degli inquilini non ci cagavano manco di striscio. Forse perché da soli facevano quasi una squadra di basket ed erano abituati all'autosufficienza. Oppure perché ci vedevano come usurpatori di quella che probabilmente consideravano la loro casa al mare. Per parte nostra io e mio fratello ci chiedevamo come nostra madre non profferisse verbo mentre quei quattro scalmanati saltavano letteralmente sui letti senza neppure aspettare che ce ne andassimo. Nei nostri sguardi annoiati e scandalizzati c'era tutta la nostra frustrazione.

Finalmente tutti si salutavano fra grandi strette di mano e auguri di buone vacanze e ci si accingeva al viaggio di ritorno. Già con la nostalgia nel cuore dicevamo addio al mare che non avremmo rivisto per un anno.

 

(fine)

 

 

 
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