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Real life

Post n°460 pubblicato il 09 Agosto 2015 da meninasallospecchio

Dopo aver detto tutto il male possibile sugli incontri nati nel virtuale, proviamo a vedere se nella vita reale va meglio. Per certi versi senz'altro, perché dal vivo se uno ti piace lo sai subito, non è che ci devi arrivare tortuosamente dopo settimane o mesi di confidenze intime per via epistolare. Ma...

La gente mi dice: una come te sicuramente non ha problemi a trovare uomini. Insomma. Diciamo che è abbastanza vero, nel senso che tutto sommato completamente a piedi non sono quasi mai, ma non è che sia così semplice. In teoria quello che dicono è realistico: sono ragionevolmente piacente (ovvio, in rapporto alla mia età), sono socievole, disinvolta e brillante. Mi piace chiacchierare con gli uomini, se mi ritrovo in un'occasione sociale qualcuno che si interessa a me c'è quasi sempre; diciamo pure sempre. Raramente si tratta di Brad Pitt, ma vabbé.

Però appunto: "se" mi ritrovo in un'occasione sociale. Il fatto è che la gente della mia età mediamente non ha la vita sociale degli studenti universitari. Se va bene ti capita una volta al mese di mettere le gambe sotto al tavolo con un gruppo di amici. Oltrettutto gli amici sono magari quelli che frequenti da 20-30 anni, dove ti sei già trombata tutto il trombabile e il resto è, come si suol dire, out of the question, per ragioni assortite.

Ora io sono socialmente piuttosto attiva, specie in certi periodi dell'anno, per cui le mie occasioni sono senz'altro più numerose della media dei miei coetanei, ma nessuna è specificamente votata al rimorchio. Ho saputo di recente che dalle mie parti organizzano di tanto in tanto delle cene di single, con un meccanismo simile a quello delle speed date, e mi riprometto di andarci, se non altro per avere qualcosa da raccontare sul blog. Per ora mi sono limitata ad attività di interesse non specifico (culturale, gastronomico, turistico o di socialità generica) e vi racconto che cosa succede descrivendo una situazione tipo. Dato che mi addentro su un terreno scivoloso, chiarisco che il racconto che segue non è reale, ma è una specie di fiction risultante da un collage di elementi. Ogni riferimento a fatti e personaggi realmente vissuti è puramente casuale.

Situazione tipo. Mi siedo a tavola e vicino a me ci sono alcuni uomini non accompagnati. Comincio a chiacchierare con loro, che si mostrano mediamente interessati, circostanza valutabile dal numero di volte in cui mi riempiono il bicchiere. Nel corso della serata uno di loro, che chiameremo Tizio, si mostra più interessato degli altri, i quali, essendo suoi amici, si ritirano dall'agone, lasciando spazio di manovra al favorito o presunto tale. Il personaggio in questione è sposato ed emergerà in seguito che quella era la sua unica serata di libertà negli ultimi cinque anni.

A fine serata Tizio mi saluta calorosamente, senza peraltro intraprendere alcuna azione intesa a una prosecuzione dei nostri rapporti. Tuttavia il giorno successivo, se non addirittura la sera stessa, sull'onda dell'entusiasmo, mi invierà una richiesta di amicizia su Facebook, avendomi rintracciata tramite gli amici comuni. Io accetterò e questo porrà fine alla nostra breve e intensa liaison.

Apro piccola divagazione. Guardando il profilo di Tizio, iscritto a Facebook con nome e cognome reali, spiccheranno fra le sue amicizie contatti del tipo scopatafacile.com, zoccolebaltiche.net. Quando 5-6 anni dopo, raggiunto il necessario grado di confidenza, gli farò osservare: ma tua moglie non dice niente?, lui cascherà dal pero. Alla rivelazione che "Guardiamoci negli occhi sotto le stelle del novilunio" è un sito di escort ucraine, reagirà incredulo. "Dici? Ho ricevuto la richiesta di amicizia, io accetto sempre, credevo fosse il mio carrozziere". "Comunque mia moglie non ha Facebook", aggiunge per tranquillizzarsi da solo, dimenticando che la moglie ha una dozzina di amiche alquanto sollecite pronte ad informarla di ogni movimento sospetto. Amiche difficilmente riconoscibili perché hanno account come Jane Austen o Emily Dickinson e avatar con foto del gatto, e così camuffate spazzolano le bacheche altrui in cerca di ghiotte notizie. Chiusa parentesi.

Dicevamo. Amicamento su Facebook che finisce su un binario morto, a parte scoprire che Tizio pubblica aforismi melensi e ascolta musica del cazzo, il che lascia supporre che sia parecchio più truzzo di quanto non ti era parso dopo due bicchieri di Nebbiolo. Un anno dopo rivedrai Tizio nella stessa occasione sociale. Questa volta ti lancerà uno sguardo carico di nostalgia, accompagnato da un cenno esplicativo indicante la moglie al seguito. Nel frattempo continuate a essere amici su Facebook senza mai scambiare neppure un messaggio. L'anno ancora successivo Tizio non sarà presente alla cena perché sta in ospedale (gli amici ti ragguaglieranno sulle sue condizioni di salute, peraltro non preoccupanti, anche se per un attimo se l'è vista brutta). Dopo tre anni rivedrai Tizio decisamente invecchiato e malconcio, ma intenzionato a godersi ogni attimo della vita che ha temuto di vedersi sfuggire. Dopo aver di nuovo chiacchierato amabilmente tutta la sera (nel frattempo Tizio non può più bere alcolici, prendere caffè, mangiare grassi saturi e fare zumba fitness), vi salutate con il solito calore fine a se stesso. Ma questa volta, trascorsi un paio di giorni, Tizio ti scriverà un messaggio su Facebook invitandoti a prendere un aperitivo.

Insomma, nella vita reale, non solo ti rimorchi quelli sposati, ma ci metti pure tre anni. Devo dire che, a quanto pare, questo sembra essere un problema tutto piemontese, nelle altre regioni ci sono uomini più intraprendenti. Per questo vado in vacanza in Sicilia. Vi saprò dire.

 
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