« Io e forse un po' anche te | Le nove di Firenze » |
Post n°163 pubblicato il 26 Novembre 2009 da shockportatile
Nascere di dicembre e restare aggrovigliata su lame di acciaio come un gatto.
Scomparire nei graffi inferti inconsciamente all'intelligenze di massa.
Poi cadere giù come eroi sotto bombe, per essere derisa nei lunedi' d'amore.
L'ubriachezza attorciglia e non distende nessun tessuto, neanche quelli naturalmente lisci.
Sto sgridando un tre piedi di legno come fosse un nipote, un figlio, un allievo.
E niente è bello come il tuo viso sotto un piccolo lume,
nessuna pendice d'alpe riflessa nel garda
e nemmeno quella mano rossa all'entrata della stanza del monco.
Buonanotte. Buonanotte a te il cui nome muore nel sogno.
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