SIBILLA ALERAMO

Post n°3 pubblicato il 20 Giugno 2009 da TinaSicoli
 
Tag: Autori

CHI E’ SIBILLA ALERAMO

Rina Faccio, conosciuta con il nome di Sibilla Aleramo, nasce ad Alessandria il 14 Agosto del 1876.Per motivi di lavoro del padre cambiò spesso città fino a stabilirsi a Porto Civitanova Marche dove cominciò a lavorare presso uno stabilimento industriale. All'età di quindici anni viene sedotta da un collega e per riparare al danno nel 1893 si sposano. Ciò segnò in modo indelebile la sua esistenza e nella sua autobiografia "Una Donna" critica il rapporto coniugale e lo definisce oppressivo e frustrante. Tentò il suicidio e quando si riprese cominciò a concretizzare le sue aspirazioni umanitarie e socialistiche e cominciò a scrivere racconti e articoli giornalistici. Erano gli anni 1898-1910.Sibilla scrisse che il femminismo si concentrava ora nelle letteratura e nella spiritualità, nella rivendicazione della diversità femminile, credeva infatti in una spiritualità femminile e cioè nel fatto che tra uomo e donna c'è una spiritualità diversa. Le donne sono intuitive e hanno un contatto più rapido con l'universo producendo così una poesia sconosciuta al mondo maschile. Nel 1899 si trasferisce a Milano dove dirige il giornale "L'Italia Femminile".

Nel 1902 la sua relazione amorosa con il poeta Damiani la spinse ad abbandonare la famiglia e a trasferirsi a Roma. Qui legò una nuova relazione con G. Cena, direttore di una rivista e animatore di iniziative democratiche e unitarie. A Roma entrò in contatto con l' ambiente intellettuale e artistico (come Grazia Deledola).

Nel 1906 pubblicò "Una Donna" che rappresentava un concentrato di tutti i modi positivi e negativi che lei nel corso della sua carriera modulerà in forme diverse; a partire dall'autobiografismo pieno di autocontemplazione. Intensificò la sua attività femminista e unitaria soprattutto promuovendo l'istruzione del mezzogiorno(Agro-pontino, Maccarese ancora paludosi e malsani).

Conobbe Emilio Cecchi, con il quale mantenne una grande amicizia, e poi Marinetti e D'Annunzio col quale instaurò una corrispondenza. Dopo la relazione con Cena ne ebbe altre più o meno lunghe per lo più con intellettuali e artisti fino a quando non incontrò il giovane Matacotta al quale restò legata dal 1936 al 1946.Parlò di tutti i suoi amori nelle sue opere evidenziando il fatto che la vita e la letteratura fossero legate in modo inscindibile.

Nel 1919 venne pubblicato il suo secondo romanzo "Il Passaggio". Continuò a pubblicare altri libri e raccolte di poesie e spesso parlava della sorte di donna-poeta.

Scrisse anche un poema drammatico in tre atti "Endimione" in cui rappresenta la relazione che lei aveva avuto con Tullio Bozza e che era finita tragicamente con la morte di lui.

Le sue condizioni economiche erano cattive in quanto era alla continua ricerca di mezzi di sostentamento. Negli anni della guerra le sue condizioni peggiorarono. Nel 1946,finita la guerra, si iscrisse al PCI e iniziò un'attività di conferenze e congressi. Continuò il suo impegno politico e a scrivere i suoi Diari in cui dava sempre più immagini di se.

 

GLI AMORI DI SIBILLA...SPIEGATI CON LE SUE PAROLE...

1910 Felice Guglielmo Damiani
"...il tuo viso era chiaro e fiamme erano i tuoi capelli e bello trovai per la prima volta l'ardore virile..." ("
Il passaggio",42

1902 Giovanni Cena"
...In un giorno di settembre del 1910 io lasciai Cena. Il nostro legame s'era già allentato da oltre un anno, ma nessuno dei due aveva mai creduto che si sarebbe veramente spezzato..." ("Un amore insolito",320)

1909
"...Ella supponeva a se stessa un maschio a cuore; e foggiata s'era veramente a strana ambiguità......" ("Il passaggio",117)
"...Ed ecco un giorno una forma umana singolare mi viene incontro, mi saluta...E' per l'inguarita nostalgia di quel ch'io non sono stata che mi sento attratta ora verso questa fanciulla dai modi virili..." ("Diario
di una donna",396)

1910
"...Pietà... di te ne ho, sì, almeno quanta ne ho di me, e forse, sì, di più. Io non so quel che c'è di vero in tutto ciò che contraddittoriamente hai detto e fatto di te e di me fino ad oggi, non lo so e non lo saprà mai, e accetto Questa oscurità... umilmente, so che sei disgraziato, che sei infelice, e davanti a questo il lamento per me stessa tace, istintivamente. Questo è l'amore Vincenzo..." ("Lettere d'amore a Sibilla Aleramo",287)

1912
"...La verità... è che tu avevi incontrato una donna che era uguale per anima e per intelligenza, e che ti era superiore per carattere, per tempra. E che sei fuggito, perché, sì, sei troppo debole per l'amore..." ("Sibilla Aleramo e il suo tempo",76)
"...Scrivo ad Arno. Sublimità..., puerilità...? Lo amo, d'un amore assurdo..."("Gioie d'occasione e altre ancora",15)

1912
"...C'è già un ragazzo (...) che mi adora..." ("Sibilla Aleramo e il suo tempo",76)
"...Aveva diciannove anni...e i due più vividi occhi verdemare ch'io abbia mai veduti..." ("Diario di una donna",194)

1913
"...Fra gli uomini che ho amato è forse quello a cui ripenso più raramente, strano. Forse tutto si consumò nel grande incendio di quel semestre..." ("Diario di una donna",301)

1913
"Il tuo sorriso/ Vibrazione che aduna la vita/ e la sconfina./ C'è il tuo genio nel tuo sorriso..." ("Selva d'amore",21)
"...E tu m'hai amata proprio per la mia sensibilità..., per la mia assurda passionalità..., per il mio genio, credulo e mai stanco cuore. In che cosa mi son smentita, in che cosa t'ho deluso, amore..." ("Diario di una donna",467) "...Ti dicevo stasera che vorrei affrettare la mia morte (...) Lo sai che sei il solo uomo forte che ho incontrato?..." ("Sibilla Aleramo e il suo tempo",100)

1914
"...Un fanciullo m'amava, migrante arcangelo, in vertigine di luce spada bella; e lo vidi colpito piegarsi, accettar la sorte, accettar di sparir..." ("Il passaggio",156)
"...Come era caro, allora, trasognato come un Aligi, abruzzese delle montagne, mistico e panteista, pieno di grazia e così felice in quei pochi mesi in cui mi illusi d'amarlo.." ("Diario di una donna",193)

1915
"...Per Boine col quale non vissi che pochi giorni, lasciai per sempre Casella, che m'aveva data una stagione di gioia..." ("Diario di una donna", 432)
"...Alla fin fine la verità... è questa, che ti amo, e tu mi hai amata e t'ho visto felice, mio mentre da lei torni per centomila cose che non sono l'amore..." ("Carteggio",440)

1915 
"Il mio sangue,/ ho sentito il mio sangue cantare,/ un'ora / e il tuo gli rispondeva/ ed un'allodola, che intanto/ salutava l'aurora..." ("Selva d'amore",44)

1916
"...aveva sopportato con infinita abnegazione d'essere sacrificato all'amore per Campana..." ("Le mie sono fatte per essere bruciate",93) "...Raffaello m'ha amato come forse nessun altro, forse come neppure Cena..."("Diario di una donna",235)

1916
"...Forse Dino fu l'uomo che più amai..." ("Diario di una donna",435) "...Tutta la sera m'è ondeggiata alla memoria, l'immagine di lui, della sua pazzia, e di quel altipiano deserto, in quelle prime poche notti estive del nostro amore che son rimaste le più pervase d'infinito ch'io abbia vissuto..." ("Diario di una donna",392)
"...E amai perdutamente Campana per non lasciarlo solo nella sua follia..."
("Le mie lettere sono fatte per essere bruciate",27)

1918
"...con la sua pazzia allegra, così remota da quella di Campana, col suo amore elementare, mi teneva in un vortice di vita per me nuovissimo, entro il quale mi dibattevo fra compiacente e vergognosa..." ("Diario di una donna",250)

1920 Tullio Bozza
"...Un giorno vidi l nudo atleta nel suo sonno./ Rugiada al mio sguardo/ quell'arco perfetto dell'omero/ che il respiro felice solleva..." ("Selva d'amore",109)
"Di Endimione mi innamorarono esclusivamente la bellezza e la grazia: erano invero eccezionali, tanto da formare attorno a lui, per me contemplante, un alone di mito..." ("Diario di una donna",271)

1924
"Su la mia bocca/ da la bocca d'uno/ mai prima veduto,/ un bacio/ un bacio violento/ oggi è caduto rapinoso..." ("Poesie",114) "...Fui una notte in carcere, dopo l'attentato compiuto da Zaniboni..." ("Diario di una donna",251)

1925  Julius Evola
"...il mago! Il giorno della presentazione s'era inchinato, con uno strano tremore visibile in tutto il volto (...) Io avevo detto a me stessa: "Costui mi vuole". Avevo soggiunto: "Perché‚ no?" ("Amo dunque sono",127) "...Disumano qual è, gelido architetto di teorie funambolesche, vanitoso, perverso, s'è trovato dinanzi a me come a cosa tutta viva, tutta schietta, mentre aveva fantasticato chissà... quale avventura necrofila. E questa cosa tutta schietta l'ha turbato, l'ha commosso, segretamente..." ("Amo dunque sono",104)

1926
"...con la chioma di viola, col tuo sguardo d'aquilotto, col corpo perfetto che non ha voluto denudarsi per me e donarsi alla sete del mio..." ("Amo dunque sono",32)
"...Mi dicesti che normalmente il rapporto fisico con la donna ti estrania da lei ancor più. Ma io voglio che il nostro amore sii più forte della tua 'norma'..." ("Amo dunque sono",152)

1933
"Oscilla,/ nel vento,/ nel vuoto spazio,/ giunco e non uomo,/ ed io m'illusi, / or dannato lo vedo..." ("Selva d'amore",162)

1934
"...L'amore era stato per noi una sorda vana battaglia..." ("Un amore insolito",91)
"...Se mai un giorno ti risveglierai dal tuo sonnambulismo, avrai orrore della 'pietà...' intermittente onde amanti la tua miseria. Per ora l'orrore è tutto mio..." ("Sibilla Aleramo e il suo tempo",261)

1936 Franco Matacotta
"Odore dei tuoi vent'anni/ che su te respiro ben desta/ e l'aurora t'è intorno,/ sei tu stesso aurora..."("Sibilla Aleramo e il suo tempo",263) "...Mi sento atterrita dinanzi alla grandezza di quella mia - ultima per fortuna - illusione d'amore..." ("Diario di una donna",339)

Fonte: www.arangioruiz.org

 
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UN INCIPIT MERAVIGLIOSO... DA "MOBY DICK" DI MELVILLE

Post n°2 pubblicato il 18 Giugno 2009 da TinaSicoli
 
Tag: Libri

"Chiamatemi Ismaele. Alcuni anni fa – non importa quanti esattamente – avendo pochi o punti denari in tasca e nulla di particolare che m'interessasse a terra,Image and video hosting by TinyPic pensai di darmi alla navigazione e vedere la parte acquea del mondo. È un modo che ho io di cacciare la malinconia e di regolare la circolazione. Ogni volta che m'accorgo di atteggiare le labbra al torvo, ogni volta che nell'anima mi scende come un novembre umido e piovigginoso, ogni volta che mi accorgo di fermarmi involontariamente dinanzi alle agenzie di pompe funebri e di andar dietro a tutti i funerali che incontro, e specialmente ogni volta che il malumore si fa tanto forte in me che mi occorre un robusto principio morale per impedirmi di scendere risoluto in istrada e gettare metodicamente per terra il cappello alla gente, allora decido che è tempo di mettermi in mare al più presto."

(Melville, Moby Dick)

 
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PERCHE' SIBILLA

Post n°1 pubblicato il 18 Giugno 2009 da TinaSicoli

Nell'antichità greca e latina le Sibille erano vergini, giovani ma pensate talora come decrepite, che svolgevano attività mantica in stato di trance. L'origine dell'appellativo e', per cosi' dire, avvolto nel mistero né, tanto meno, sappiamo con esattezza quante e quali fossero le Sibille. Varrone, per esempio, ne conta ben dieci, la persiana, l'eritrea, l'ellespontia, la frigia, la cimmeria, la libica, la samia, la tiburtina e la cumana. Image and video hosting by TinyPicUna delle più famose era, per l'appunto la Cumana, detta anche Amaltea, Demofila o Erofila di cui abbiamo testimonianza in Licofrone, uno scrittore greco del III secolo a.c. e in Eraclito (Heraclit, 92). In verità nella letteratura greca si parla in principio per lo più di una sola Sibilla (Aristoph, Peace 1095 e 1116; Plat., Phaedrus 244b) localizzata in Eritre, in Lidia, e a Cuma. In seguito ne furono menzionate altre (cfr. Strab, 14.1.34; Paus., 10.12.1 SS.). La Sibilla cumana è una delle figure più intriganti e misteriose della letteratura latina: personaggio semimitico ella è strettamente legata al culto di Apollo ma anche a quello di un'antica dea madre, come la disanima attenta di uno dei suoi nomi, Amaltea, rivela. Ella svolgeva la sua attività oracolare nei pressi di un antro comunemente conosciuto come "antro della Sibilla", la sacerdotessa, ispirata dal dio, vaticinava in esametri greci, su foglie di palma. 
[In foto: Cuma, Antro della Sibilla]

 

La sibilla nell'eneide di virgilio... !

Image and video hosting by TinyPicIn Virgilio, nel sesto libro dell'Eneide, la Sibilla Cumana è il personaggio centrale, con la doppia funzione di veggente e sacerdotessa di Apollo e, contemporaneamente, di guida di Enea nell'oltretomba. La presentazione della sacerdotessa viene accompagnata dal fosco ritratto dei luoghi in cui ella vive che formano un tutt'uno a suggerire un'immagine di paura e, allo stesso tempo, di mistero. Caratteristico è l'aggettivo col quale Virgilio definisce la sacerdotessa, "horrenda", termine usato forse anche per ragioni metriche ma soprattutto per l'aspetto della sacerdotessa durante l'invasamento: in quella occasione il dio la possiede completamente, prendendo il sopravvento sulle sue facoltà superiori dello spirito, sulla ragione, sull'intelligenza (mentem) e sull'animo inteso come sede delle passione e dei sentimenti (animum). D'altro canto nell'immaginario collettivo la figura di queste sacerdotesse che vivevano in grotte poco accessibili (secreta), dovevano incutere molto terrore così come temutissimi erano i loro oracoli. Appare evidente, inoltre, in questi versi il legame tra la Sibilla ed Apollo, anche se successivamente, laddove Virgilio presenta la profetessa con il nome di Deifobe, il poeta mantovano associa al culto di Febo quello di una divinità ctonia, Trivia, cui erano consacrati la grotta, il bosco ed il lago, che fanno da sfondo al vaticinio.
[In foto: Turner, Il lago d'Averno. Enea e la Sibilla Cumana]


LA SIBILLA PROFETESSA
"VIRGO"... !

E' probabile che l'antro stesso i cui la Sibilla vaticinava fosse ricco di vapori Image and video hosting by TinyPicsulfurei che producevano la trance profetica, di fatti è proprio all'ingresso della grotta che la sibilla Virgiliana sente l'imminenza della profezia:

Ventum erat ad limen, cum virgo. "Poscere fata
tempus" ait; "deus, ecce, deus!"
(versi 45-47)

Caratteristica e' la definizione della Sibilla come "VIRGO" nome col quale viene definita Deifobe prima o dopo essere stata invasata dal Dio, ma mai durante l'invasamento. La possessione è, infatti, concepita come una "mixis" sessuale e come tale la condizione migliore in cui la donna può presentarsi al Dio è quella della verginità, che resta inalterata, sebbene la donna porti in sé, dopo l'invasamento, la parola del dio come un embrione.
[In foto: ingresso Antro della Sibilla Cumana]

 

 LA TRASFIGURAZIONE DELLA SIBILLA... !

Image and video hosting by TinyPicLa mistica unione con Apollo viene preceduta da una vera e propria trasfigurazione della Sibilla. Il cambiamento del colore del volto, il petto ansante e il cuore selvaggio che si gonfia di furore sembrano voler dimostrare una ribellione della Sibilla al Dio stesso. Virgilio la definirà' in seguito come una baccante che infuria per scacciare Apollo dal suo petto; ancora dunque un segno dell'insofferenza della Sibilla che termina solo quando cessa il furore e la rabbiosa bocca rimane quieta e Apollo l'abbandona, ancora dunque un segno dell'insofferenza della Sibilla che forse emblematicamente adombra il rifiuto totale del maschio e una dissociazione dalla cultura patriarcale.
Il responso della Sibilla si effonde nell'aria: significativa è la preferenza accordata da Virgilio alla maniera più antica di oracolare, cioè in stato di furia e verbalmente, rispetto alla scrittura su foglie in ottemperanza forse al disegno augusteo di imbrigliare e sfruttare a proprio vantaggio la profezia della "vegliarda". Per cui più semplice poteva risultare la manipolazione di una profezia orale rispetto ad una scritta. Di qui la raccomandazione di Enea di non scrivere sulla foglie ripetendo in sostanza il consiglio di Eleno (Cfr. Aen., III 445-457)
La Sibilla dopo aver vaticinato i suoi orrendi enigmi, domata come un animale reso docile da redini e sproni, si placa così che Enea può di nuovo cominciare a parlare.
[In foto: Cerrini, Apollo e la Sibilla Cumana]

 

LA FUNZIONE DI GUIDA... !

Image and video hosting by TinyPicQuando la Sibilla riprende l'aspetto consueto, Enea le chiede di accompagnarlo nel mondo dei morti. La vergine gli risponde che ciò e consentito solo a pochissimi eletti. Se Enea vuole affrontare il duro viaggio, deve venire in possesso del ramo d'oro da offrire a Proserpina, seppellire un compagno morto e sacrificare pecore nere.  Eseguiti gli ordini della sacerdotessa Enea può finalmente introdursi nell'Ade dietro l'attenta guida della Sibilla che lo inizia ai misteri dell'oltretomba. L'elemento iniziatico e negromantico si fonde così con quello oracolare e furente nell'unica figura della Sibilla, fornendo un modello che troverà ampio seguito nella produzione letteraria successiva.
[In foto: miniatura XV sec., La Sibilla Cumana conduce Enea alle porte dell'Ade]

[Fonte: www.latinomedia.it]

 
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"Ibis redibis numquam peribis in bello... "
Oracolo della Sibilla
[Alberico delle tre Fontane, Chronicon]

 

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