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Un blog creato da salutesicurezzacisl il 27/01/2009

Salute e sicurezza

Lavorare in un ambiente sano e sicuro è un diritto imprescindibile. salutesicurezzacisl@libero.it

 
 

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RLS: NOVITà

 

L'INAIL ha messo a disposizione on line un opuscolo per i Rapresentanti dei lavoratori per la sicurezza, atto a comprendere quali novità sono state introdotte dal cosiddetto "Testo unico in materia di sicurezza sul lavoro".

http://digidownload.libero.it/salutesicurezzacisl/RLS_Opuscolo_D.Lgs._81_2008_(INAIL).pdf

fonte:Sicurezza e salute sul lavoro 626 Foggia

 

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E' esatto????

Post n°11 pubblicato il 16 Aprile 2009 da salutesicurezzacisl

In media ogni anno sono ottocentomila gli infortuni e milleduecento i morti sul lavoro: è ben chiaro che non si può parlare di fatalità. Ed allora viene istintivo trattare la questione come un qualsiasi fenomeno sociale, col venir meno di quella che dovrebbe essere una naturale indignazione per le ripetute morti sul lavoro. Varrebbe davvero la pena soffermarsi di più su questo punto, non solo in rispetto delle tante, troppe, vittime sui luoghi di lavoro ma anche al fine di affrontare in concreto questo dramma ed evitarne altre, impedendoci nel frattempo di ridurre persone a semplici numeri e fredde statistiche.

Anni di impegno spesi nella sicurezza, nella riduzione dei rischi e nella messa a norma degli impianti industriali

non sono bastati ad evitare il tributo di sangue che il mondo del lavoro continua a pagare: inevitabilmente gli incidenti mortali nel mondo del lavoro si ripresentano e continuano a sorprenderci come se il lento cammino verso la sicurezza richiedesse costanti ma tragici tributi; in Italia, nel mondo del lavoro muoiono mediamente 4 lavoratori al giorno e si hanno più di 800.000 infortuni: è un dato che dovrebbe farci drizzare i capelli. Molto si è fatto in direzione di salute, sicurezza e ambiente, ma molto ancora c'è da fare.

Ogni volta, si parla di fatalità, di disgrazia e di errori, ma la realtà dei fatti è che sta crescendo l'insicurezza sul lavoro e il rischio di incidenti: dobbiamo lavorare molto ancora sul fronte della formazione della prevenzione, che non deve essere vista dalle aziende come costo, ma come base su cui fondare la produzione, imponendo anche alle ditte  questa “cultura”, fondamentale affinchè non sia un termine vuoto, ma rappresenti la realtà di tutti i giorni insieme condivisa”. Ed invero c'è ancora, specie nel meridione, una diffusa attitudine del datore di lavoro a concepire norme come il testo unico sulla sicurezza alla stregua di uno dei tanti impedimenti alla propria azione, nascondendosi dietro la scusante della flessibilità: la quale ultima invece dovrebbe ambire ad altro. C'è un precariato ed un “sommerso” nel mondo del lavoro che costringe al ricatto i molti lavoratori disposti a tutto pur di non rimanere intrappolati nella disoccupazione: anche a turni ben oltre l'orario prestabilito e senza il dovuto rispetto delle norme sulla sicurezza. In particolare, in momenti di crisi generale come quello attuale, diventa essenziale acuire la lotta al lavoro nero: classico espediente a cui si ricorre per sottrarsi alla competitività, barando sulla concorrenza. C'è poi un paradosso nel sistema economico italiano con la presenza di moltissime medio e piccole imprese che da un lato può definirsi un vanto e dall'altro un limite, nel momento in cui queste non possono contare su budget tali da indurle senza alcuna remora ad investire sull'efficienza aziendale, sulla qualità del lavoro e sulla sicurezza ambientale, a partire dai programmi di formazione dei propri dipendenti. Nelle fabbriche così come negli uffici, nei cantieri così come nei campi agricoli, si reitera a considerare la prevenzione con pericolosa sufficienza ed ingiustificata superficialità. Tutto ciò è intollerabile e la politica è ancora chiamata fare la sua parte. Sul piano nazionale, il decreto legge del 2008 è un passo in avanti in tema di sicurezza ma urgono norme più chiare e trasparenti che possano consentire l'adozione di misure più efficaci.

 
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L'ANGOLO DELL'OSPITE

Rischio di reati di serie B in Italia? Ovvero, i morti sul lavoro sono meno importanti di altri? Il magistrato torinese Raffaele Guariniello, autore di indagini note come le farmacie negli spogliatoi del calcio italiano o i decessi alla multinazionale Eternit, alza la mano e accusa certi pm: sarebbero troppo pigri con le morti sul lavoro. E non vi sarebbe la necessaria comunicazione fra le procure europee dove, mentre le aziende si parlano alla velocità supersonica di email e social network, i tribunali fanno ancora i conti con la carta e le lunghe attese. continua

di Francesco De Palo

8 dicembre 2009

 

LA PRIORITÀ E’ LA SICUREZZA

Proprio a questa esigenza vorrei dedicare l’apertura di questo Congresso. Un’apertura non proprio gioiosa se penso ai 1.200 morti sul lavoro ed ai 523.000 infortunati censiti dalle statistiche ufficiali nello scorso anno ed a tutti coloro che, dall’inizio di questo, sono stati vittime di incidenti. E poi anche a tutti quelli che, per le condizioni di ricatto in cui la precarietà li costringe a lavorare o perché ombre dell’economia sommersa, non possono nemmeno denunciare incidenti e malattie professionali. Un esercito di persone che ogni giorno si sacrifica sull’altare di quel lavoro che pure è il primo tra i diritti della Costituzione italiana. A loro vorrei che “sempre” rivolgessimo il nostro pensiero, consapevoli che innanzitutto il nostro impegno per la cultura della prevenzione, quello di tutto il Sindacato, rappresenterà il vero argine agli infortuni.
Dobbiamo prestare un’attenzione straordinaria al diritto alla sicurezza per chi produce e lavora, a quello alla salute per tutti i cittadini, dobbiamo impegnarci e pretendere maggiore impegno sui temi della legalità perché è da questi diritti di civiltà che prende vita e crescerà quel nuovo e più diffuso umanesimo del lavoro di cui tanto sentiamo il bisogno.
Nelle centinaia di assemblee che hanno preceduto i congressi è emersa forte la condivisione sulla necessità che il Sindacato in Italia, ma ancora di più qui in Puglia, si confermi nel ruolo di “attore sociale”, soggetto autonomo che svolge un proprio ruolo politico, diverso e non contrapposto a quello dei partiti e delle istituzioni e, per questo, con loro non confondibile né assimilabile, ma dialetticamente e contrattualmente distinto. Un sindacato, insomma, che deve proporsi d’interpretare e rappresentare soltanto gli interessi sociali che dalla società emergono.
In una fase così convulsa e densa di interrogativi questo ruolo è messo a dura prova. Prima che dagli atteggiamenti strumentali e faziosi di chi vorrebbe ridurre al silenzio o condizionare questa meravigliosa e fortemente positiva esperienza di sindacalismo confederale, unica in Europa e nel mondo, ancor prima di costoro l’attacco è mosso dall’aggravarsi delle condizioni economiche causate dalla crisi dei mercati finanziari.

Giulio Colecchia Segretario Generale Regionale

tratto da: Relazione X Congresso CISL Puglia 15 e 16 aprile 2009

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PILLOLE DI CULTURA....

 

Narrativa e morti bianche. Quando il trauma personale diventa dramma collettivo.......

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