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cronache sparse dal piccolo osservatorio di una provincia difficile

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Il romanzo delle stragi

Io so.Ma non ho le prove.Non ho nemmeno indizi.Io so perchè sono un intellettuale,uno scrittore che cerca di seguire tutto ciò che succede ,di conoscere tutto ciò che se ne scrive ,di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace ;che coordina fatti anche lontani ,che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico ,che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà,la foliia e il mistero.

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Vesuvio City

Post n°76 pubblicato il 06 Aprile 2008 da dalail
 

riporto questo articolo apparso sull'espresso ,bel dipinto di quella che è la realtà del territorio vesuviano
ABUSIVISMO / LO SCANDALO DEL VULCANO NAPOLETANO
di Mino Fuccillo
La Regione vara un piano per sgombrare l'area a rischio. Ma pochi aderiscono e le case fuori legge si moltiplicano: 7 mila negli ultimi sei mesi. In attesa della sanatoria
 
La radio annuncia e chiama: "Se abiti in uno dei diciotto comuni vesuviani. La Regione Campania ha abolito il condono edilizio. informati al numero verde. puoi essere aiutato a vivere meglio". È uno spot e anche un proclama, dietro c'è la più grande follia nella storia degli insediamenti umani.
Eccola: a Boscoreale, tre metri sotto il livello stradale, c'è Villa Regina. È una fattoria romana, sepolta a suo tempo dal vulcano. È bella, ordinata, vivibile, fa venire in mente la serena agiatezza delle dimore agricole della campagna senese elette dall'uomo contemporaneo a mito e misura del buon vivere appunto. Ma Villa Giardino è anche altro, quello che c'è tre metri sopra: un quartiere, anzi due, separati da una strada che un sadico ha battezzato 'via Le Corbusier'. Edilizia popolare e intensiva: 630 famiglie in gabbie e cubi di cemento che si scrosta come un biscotto. Niente negozi, ma collinette e dossi di copertoni d'auto bruciati, una conduttura d'acqua sfondata, un campo di calcio nero d'abbandono, cubicoli insomma minuscoli, cadenti e malsani dove gli umani del terzo millennio dormono, mangiano, fanno l'amore, ma non si può dire che vivano, la parola risulterebbe troppo grossa e fuori luogo. Affacciano, incombono sulla fattoria romana e il dislivello di tre metri comprende e racchiude in un solo sguardo gli infiniti gradini che la civiltà qui ha disceso in 2 mila anni. Non ci dovrebbero essere sulla faccia della Terra i quartieri Villa Regina e Passanti Scafati perché degradano e infelicitano, corrompono la sostanza del vivere. Soprattutto non ci dovrebbero essere su questa terra perché siamo già sulle ginocchia del grande vulcano.

La follia comincia ancora prima e ci entri dentro in autostrada. Non lo sai, ma a San Giorgio a Cremano varchi il confine della 'zona rossa', quella ad alto rischio se il Vesuvio si sveglia. Sulla destra, verso il mare, Portici - densità per chilometro quadrato superiore a Hong-Kong - Ercolano, Torre del Greco, Torre Annunziata. Paesi, anzi città, in cui non distingui un centro da una periferia, un corso da un vicolo, ammassi di mattoni, formicai senza logica, cantine costiere in cui sono stati buttati alla rinfusa centinaia di migliaia di umani. E poi Pompei, come un bambino capriccioso che avesse sparso e accatastato con gesto di noia i mattoncini di un Lego gigantesco. Viuzze, angoli morti, bipiani sghembi e bitorzoluti.

Cominci a salire sulle pendici: Terzigno, via dei Monaci è un cantiere e così via Zabatta. Cantiere di cosa? Primo piano abitato, secondo e terzo fatto di scheletro e solai, un edificio su tre, forse uno su due sta crescendo così, per partenogenesi. Raccontano di una mitica squadra: sei ore di lavoro illegale per 500 metri quadrati di superficie che diverrà, prima o poi, in qualche modo, legale. Terzigno e San Giuseppe Vesuviano, qui c'è il tessile: alla luce del sole, oppure sommerso e cavernicolo. Tremila cinesi, parco auto circolante che va, senza nulla in mezzo, dalla Fiat 127 di trent'anni fa alla Mercedes con satellitare. I paesi sono cantieri, stratificati, la geologia dell'edilizia abusiva ha stili riconoscibili: gli anni Sessanta, il dopo terremoto dell'Ottanta, l'oggi.

Ma è fuori dai paesi che l'abusivismo si manifesta in tutto il suo potere e splendore. A Somma Vesuviana c'è il Rose Rosse. Non potremmo definirlo ristorante, è troppo poco. Villa è riduttivo, è qualcosa che si fa pubblicità sulle tv locali. Diciamo che ci si va a sposare, con annesso banchetto, festa e parata. Tra l'altro comprende, su una piattaforma abusiva, un elicottero. Dice che non fa danno, non c'è pericolo, tutto in regola, l'elicottero non si muove, serve per le foto degli sposi. La cintura di questi 'cosi' che apparirebbero pacchiani ed esagerati a Las Vegas avvolge tutto il vulcano, l'ultimo confina con la barriera della Forestale, l'unica che li ferma. Villa Vittoria, Il Cigno, Le Dune: cancelli istoriati, viali di cemento cui fanno ala leoni, grifoni, gladiatori, ancelle di gesso a grandezza naturale e più. Fontane e fontanili con luci al neon, capannoni per le tavolate, hall, scenari per foto, l'iconografia di Disneyland e dei film di Ursus. Tutto abusivo, ma tutto di fatto in regola, tutto eterno. Tutto insieme fanno 600 mila persone, Firenze e Bologna in grembo, faccia a faccia, anzi dentro il grande e attivo vulcano.

È questa la grande follia, ma è cosa nota, anche se di fatto rimossa da mezzo secolo. Di nuovo c'è una voglia 'cartesiana', un piano 'illuminista' per contrastare la demenza dei fatti. Cartesiano e illuminista qui non sono buone parole e infatti è pieno di gente che ti dice e dimostra che il piano fa acqua da tutte le parti. Il sindaco di Torre del Greco e quello di Terzigno, i parroci della zona e il 'Corriere del Mezzogiorno'. Il piano ha la faccia giovane e la razionalità ispida dell'assessore regionale Marco Di Lello. "Ecco, ho i numeri in tempo reale, siamo al 18 ottobre e, in 13 Comuni su 18, hanno fatto domanda 4.060 persone, cioè 20 mila abitanti. Il piano è tarato per 15 anni, se continua così va bene, anzi benissimo". Il piano è appunto quello di indurre ad andar via dalla zona rossa in 15 anni tra le due e le 300 mila persone. Gli abitanti si ridurrebbero a una cifra compatibile con una evacuazione in caso di allarme vulcano, si stima un preavviso di disastro di circa due settimane, gli edifici non più abitati potrebbero essere riqualificati e ricondotti a un uso turistico con benefici per l'economia e l'ambiente. Inoltre, punto sul quale insiste soprattutto l'assessore Paolo Persico di Boscoreale, quei mostri sociali dei quartieri di edilizia popolare sparirebbero così come sono e finirebbe la pena inflitta a chi ci abita.

Ecco allora il piano: se vivi in affitto in quei Comuni, la Regione ti dà 30 mila euro a fondo perduto con cui tu paghi l'anticipo per comprarti una casa altrove. Si può fare, 100 mila euro è il prezzo di mercato di una casa in molte altre zone della Campania. Ma rispondono 'sì' solo i più poveri, solo quelli dei quartieri ghetto. Gli altri, la gran massa dei proprietari di case legali, semilegali e illegali sono indifferenti e ostili. Comunque il piano è debole verso il proprietario che viene posto di fronte a due scelte: può ottenere un finanziamento per non affittare o abitare più, destinando la casa a un uso turistico, oppure può venderla a una società pubblica. Poca cosa rispetto al diritto che ha oggi e conserva domani di riaffittare se perde l'inquilino e al 'privilegio' di ingrandirsi e allargarsi, tanto arriva il condono di Roma. Napoli ha detto che quel condono lo 'abolisce' - parola di spot e di Consiglio regionale - si finirà davanti alla Corte Costituzionale. Ma la gente non crede che Napoli vincerà questa guerra e già punta sul condono a venire. Sono 6.700 le segnalazioni di abusi edilizi in corso in Campania da giugno ad ottobre, il 75 per cento in provincia di Napoli, la gran parte nell'area vesuviana. E sono 52 mila le domande di condono antiche, inevase, di fatto sanate. A fronte di una quarantina di demolizioni nella storia e di un'altra ventina in programma.

Sfogliamo le carte: Terzigno, ex novo 650 metri quadrati; San Sebastiano al Vesuvio, rimossi i sigilli al cantiere per la sesta volta consecutiva; San Sebastiano, gazebo 350 metri per 250; San Sebastiano, deposito attrezzi 150 metri più alloggio 130 più 17 più 75 altro vano; Pompei, reticolo fondazione in calcestruzzo per 300 metri quadrati; Pompei, baracca in legno quattro camere; Terzigno, capannone 413 metri quadrati. E Comuni che segnalano improvvisamente 14 abusi tutti insieme dopo mesi di silenzio, fondato sospetto che siano dichiarazioni di abusivismo a futura memoria, cappelli cartacei lasciati sul posto della burocrazia per costruire domani, al riparo del condono. Perfino a Sarno, quella delle alluvioni, 12 casseformi in legno e lavori continuati nonostante il sequestro del cantiere e "sopraelevazione di 120 metri quadrati". E in costiera, ad Amalfi e Conca dei Marini e a mezza costa a Cava dei Tirreni.

Non basta: ragione, illuminismo e Cartesio qui devono fare i conti e soccombere agli intrecci di norme e ai cavilli legali. Dai incentivi per andar via, dichiari abolito il condono, inedificabile la zona rossa, ma prima di tutto questo c'erano dei piani regolatori che prevedevano 50 mila vani edificabili. Li stanno costruendo, come li fermi? Drasticamente, secondo Nino Daniele, assessore Ds, ma la drasticità non passa tra le maglie strette della legge.

Così come difficilmente passerà il vincolo d'uso a chi resta, c'è il diritto di proprietà. E dove la spingi la drasticità? Ammesso che trovi un'azienda che va a demolire davvero, "e se poi si verificano fatti come quelli di Anna Vollero?". La donna che si è data fuoco ed è morta perché le sequestravano il negozio dove erano finiti i soldi di attività camorristiche. Già, la camorra: fino a che incentivi un po' di esodo, se ne sta tranquilla e neutrale, in fondo sono soldi che circolano. Ma se provi a demolire qualcosa di suo ti ferma, eccome. Quindi la casa demolirla non si può, rischi il dramma. E nemmeno il mega-ristorante: chi va a buttarlo giù rischia la pelle.

Di nuovo c'è molto, come diceva la radio, ma in fondo è sempre la stessa storia da queste parti: un gruppo di illuministi, un piano tanto razionale quanto a dispetto del reale, un po' di sanfedismo a base di "non toccate le nostre radici, la nostra identità e il legame con il suolo" e molti saggi e sapienti che suggeriscono di non far nulla perché non c'è nulla da fare. Un 'sanfedista' che fa il sindaco va dicendo che "quelli vogliono spaventare la gente con il Vesuvio che invece è buono". Un 'illuminista' che governa ricorda che l'ultima volta che il Vesuvio ha fatto un colpo di tosse è stato il 1944. "Da allora si è persa la memoria storica del vulcano". Poi aggiunge, con razionale ira e cinismo: "Solo lui, il Vesuvio può aiutarci, basterebbe un colpo di tosse, pure due".

 
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