Creato da simonjoyce il 14/02/2010

LUDWIG

I love somenthing, I hate somenthing, I need somenthing

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Tutti gli scritti firmati simonjoyce, tutti i video ed i brani musicali col nome Blackfriars e DeWindt fanno parte della mia creazione artistica, letteraria ed intellettuale. L'uso e la diffusione, anche parziale, senza consenso, nonchè l'usurpazione della paternità saranno perseguiti a norma. Qualora le immagini pubblicate, prese dalla rete, violassero un copyright, è sufficiente segnalarmelo e provvederò tempestivamente a rimuverle

 

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21/02 - Parigi val bene una messa - parte prima;
28/02 - The evil inside me - episodio due - alpha;
03/03 - The evil inside me - episodio tre - una notizia (1a e 2a parte);
04/03 - The evil inside me - episodio tre - una notizia (3a parte);
28/03 - The evil inside me - episodio quattro - lunga è la notte (1a parte);
31/03 - The evil inside me - episodio quattro - lunga è la notte (2a parte);
11/04 - Parigi val bene una messa - parte seconda;
26/04 - The evil inside me - episodio quattro - lunga è la notte (3a parte);
29/04 - The evil inside me - episodio quattro - lunga è la notte (4a parte);
02/06 - Oltre - 1a e 2a parte;
28/06 - Oltre - 3a parte;
04/07 - Oltre - 4a e 5a parte;
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12/06 - Oltre - 8a parte;
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Le storie sono tra noi - episodio II

Post n°375 pubblicato il 05 Settembre 2016 da simonjoyce

 

Quella mattina, non ero ancora a pieno regime. E credo che la cosa fosse fin troppo evidente. Del resto fissavo lo schermo del portatile senza una precisa ragione. Sorprendentemente ero alla mia scrivania alle sette e cinquanta minuti primi. Il che, più che insolito, era una vera rarità. La prima ad essere sconcertata della mia presenza, era lei, puntuale come un orologio svizzero non contraffatto: Laura. La quale ebbe quasi un attacco di panico: "Non posso essere in ritardo! L'orologio, la sveglia funzionano bene". Prima di accennare un saluto provai a tranquillizzarla mischiando qualche parola a suoni gutturali mai sperimentati prima. Non credevo che il mio essere in drammatico anticipo potesse mettere a dura prova le personalità altrui. "Che diavolo ci fai qui a quest'ora?" Le spiegai che la fine del concerto, il protrarsi del dopo concerto con la band e il tempo doverosamente passato con la mia amata aveva ridotto notevolmente la durata della notte fino a farla diventare quasi mattino. E che per un'ora, non valeva la pena tornare a casa per dormire. Avrei provato a farlo in redazione. Mi bastava arrivare vivo e vagamente vigile alla pausa pranzo. Poi avrei recuperato almeno un paio d'ore nel primo pomeriggio. Nel frattempo, non fummo più solitari, arrivarono: Antongiulio, la direttrice editoriale ed Ernesto. Il quale ebbe l'ardire di declamarmi: "La notte leoni e il giorno co..." condendo il tutto con una risata, larga almeno quanto il suo girovita. Gli feci notare che per lui doveva essere sempre giorno, dato che non riuscivo a notare alcuna influenza del ciclo giorno/notte nel suo modo di essere. Laura convenne con me, sulla mia affermazione e sorridemmo con complicità. Come a volte accade fui riportato all'ordine e ai miei doveri. "SJ mi raccomando...". "Si, direttrice editoriale megagalattica. Lo so... lo so". "Sai cosa?" mi fece incuriosita la mia amica cronista. "Devo scrivere la recensione di un ristorante". Tagliai corto, cercando di non farmi sentire da troppe persone. Credo che Laura ebbe notevoli difficoltà a trattenere una squillante risata. Evitando singhiozzi e assumendo un composto charme proruppe in un: "Il grande, fantasmagorico...". Da notare che ad ogni aggettivo in più le mie sopracciglia si aggrottavano sempre più. E le mie sopracciglia sono più che espressive. "L'incommensurabile SJ, nonché punta di diamante della nostra rivista, scrive recensioni di ristoranti?!". "E' già abbastanza umiliante, hai intenzione di continuare?". "No, so bene quanto sei vendicativo! E permaloso! E qualcos'altro...". A tutto, o quasi, esiste una spiegazione logica e quella situazione incresciosa era più che giustificata. Si dava il caso che in quei giorni, il collega esperto di cucina, in verità esperto nel mangiare piuttosto che cucinare, fosse in malattia. Girava voce di una sua improvvisa e fulminante gastrointerite a seguito di una serata presso una trattoria, di cui non farò menzione. Dunque il suo compito era stato affidato a me. "E di quale ristorante dovrai scrivere?". La curiosità è femmina. "Il Cibarius". Sottolineai il nome perché si trattava del migliore in città. Dunque il migliore era stato affidato al migliore. Con buona pace per ogni tipo di tagliente battutina. Almeno in questo modo provavo ad attenuare lo sconforto per il mio temporaneo declassamento. "E quando ci andrai?". In realtà c'ero già stato tre mesi prima. Settimana più, settimana meno. Ma confessai di non ricordare molto di quella serata. Probabilmente il mio subconscio, per un suo meccanismo di difesa aveva rimosso ogni ricordo. Eccetto uno. Che sentivo vivo come un coltello a serramanico piantato dal lato del portafogli. Il conto. Fortuna che sono generalmente previdente e mi porto dietro qualche carta di credito in più. E riuscì a tirarmi fuori da quella cena con solo un saldo un po' più arrossato. L'idea di ritornarci e vedermi piantato un altro coltello mi fece sprofondare nella cupezza più buia. Ma, la direttrice, a sorpresa, mi rincuorò: "La cena è a carico della rivista". Mi sentì rinvigorito e pieno di buoni propositi, pregustando il voler dar sfogo ad ogni mia insaziabile voglia culinaria. Quando sentii che il budget a mia disposizione era di soli cinquanta miseri euro, ogni proposito fu come nebbia spazzata via dal vento. "Mi basteranno per il solo antipasto... per una sola persona". Non sono del tutto egoista ed avevo pensato di tirar fuori una romantica cenetta a due. Laura, nel frattempo, non la smetteva di ridere. Feci notare che la ruota gira per tutti e le ricordai, con la dovuta sensibilità, i suoi pianti isterici di quando dovette cambiare il radiatore dell'auto, passato a miglior vita, durante quel suo incarico in un paesino di montagna. Quando le venne voglia di intervistare una coppia di contadini d'altri tempi. L'effetto fu un silenzio tombale con annessa occhiataccia verso il sottoscritto. "E ora come farai?" mi chiese seria. Avevo in mente un'ideuzza per salvare capra e portafogli. "Chiamerò fingendomi un cliente, mi farò dire le pietanze più chic. E un po' con internet, un po' di fantasia scriverò la mia recensione". "Che genio del male!!!". Le cinquanta euro me le sarei andate a spendere al "Bellavista". Avrei fatto una più che discreta figura portandoci anche Anna, e soprattutto avremmo mangiato come esseri umani, forse meno chic: "Ma che ce fregaaa, ma che ce 'mporta". Mi rimaneva di trovare il giorno giusto nella mia fitta agenda. In fondo fino a venerdì c'era tutto il tempo.

Per vostra informazione nell'arco della giornata non mi riuscì di dormire, un po' perché avevo degli impegni da rispettare, un po' per effetto dei circa otto caffè presi. Dovevo assolutamente essere in forma per quella sera. Si da il caso, che la cronista d'assalto avesse il pollice poetico e che mi avesse invitato ad una manifestazione, una sorta di gara tra poeti. Credo mi abbia anche accennato il termine giusto per quell'evento e che me lo fossi appuntato da qualche parte. Pazienza non ricordo. L'importante era esserci. Ed io volevo esserci. Devo ammettere che la mia amica fa le cose per bene. Un bel posto con tanto verde, un succulento buffet di benvenuto, una bella coreografia. Al nostro arrivo, e si, ovviamente Anna venne insieme a me, mi complimentai, e salutai amabilmente alcuni miei amici. Solo quando per un attimo mi allontanai per qualche foto sparsa, una gentile signora sulla sessantina mi chiese dove fosse una toilette, credendo facessi parte dell'organizzazione. "Gentile Signora, al massimo potrei definirmi ospite d'onore, ma non addetto all'organizzazione...". Queste ingenue giovincelle, non conoscono SJ? Sarà che non vado in tv. Non mi dilungherò sulla serata in questione. Suggestiva, profonda, intensa. Preferisco piuttosto esortarvi ad esserci in una prossima occasione. Ci si avviava alla fine, soddisfatti e con l'animo colmo. Fu allora, che la promotrice e deus ex machina della manifestazione, prima di passare ai ringraziamenti di rito mi invitò, presentandomi, al leggio per ... dire qualcosa. Io e la mia metà ci guardammo più che sorpresi. Oh my God! Non ero preparato. Era un piccolo tiro mancino, di cui Laura sapeva ne avrebbe prima o poi fatto le spese. Scambiato il mio posto a sedere con la simpatica amica e collega, ero davanti alla platea. In fondo non era uno dei tanti palcoscenici che la vita ci offre? Andiamo in scena allora, pensai a denti stretti:

"In realtà avevo preparato almeno cinque fogli di cose da dirvi... ma sono sicuro di non avere molto tempo a disposizione. Del resto c'è il buffet finale che ci attende". In molti sorrisero, almeno chi era dotato di senso dell'umorismo. "Sul serio, vi dirò solo una cosa: scrivete! Scrivete, in ogni momento, in ogni dove; con qualunque cosa abbiate a portata di mano. E se non avete nulla, chiedete in prestito. Ma vi prego, fatelo. Scrivete e fissate, in un preciso momento, le vostre sensazioni, i vostri sentimenti, le vostre idee. Non lasciatele andare via, insieme ad altri mille pensieri. Non lasciate che si perdano nella quotidianità. Raccoglietele, abbracciatele, accuditele e fatele crescere, custoditele: come fossero fiori. Scrivete delle gioie, dei dolori, dei sorrisi, delle lacrime. Scrivete, dell'amore, della rabbia, dello stupore e delle paure, del vostro intimo, dell'animo che vi rende unici. Siate unici, senza paura. E nel farlo siate sinceri. Verso voi stessi, innanzitutto, e verso chi leggendovi potrà dirvi: ecco, ora che ti ho letto, ti ho conosciuto". "Ha bevuto?? Non lo riconosco" fu la domanda di Laura verso la mia compagna, che rispose che le sembrava strano che glielo chiedesse. Mi conosceva da più tempo. Era vero, ma aveva letto poco di me. "Non abbiate timore, se non sarete compresi o apprezzati. Siete voi stessi gli unici lettori a cui dar conto. Così, quando un giorno, rimarrà solo un ricordo di ognuno di noi; quando non avremo piramidi, colossei, ponti o giardini da lasciare in eredità. Quando, i più fortunati, vedranno il proprio sangue diluirsi in quello dei propri figli; la nostra memoria, il nostro cuore, il nostro sentire, sarà solo nelle pagine che avremo scritto. Tra le righe, noi risorgeremo. Nei cuori di chi leggerà vivremo per sempre. E se per nostra colpa, qualcuno impugnerà una penna, e scriverà a sua volta. Di tutte le cose vane del mondo, il nostro scrivere non sarà stato vano. Grazie".

Non feci caso agli applausi. Che fossero di rito o sentiti, mi arrivarono ovattati. E neanche mi importavano. Mi sentivo leggero. Nessun palcoscenico, nessun personaggio da interpretare. SJ, aveva lasciato il posto al suo vero io.

L'unica cosa che feci, fu cercare i suoi occhi. Un po' arrosati d'emozione. Del resto, non ero mai stato capace di dirle belle parole, anche quando cominciai a pensare a lei. Le scrissi una lettera, perché a volte le parole rimangono in gola. Ma su di un foglio bianco, sei libero. Ero una persona fortunata, qualcuno aveva saputo leggere tra le mie righe, chi ero, senza rimanere abbagliato o infastidito da SJ. Ci abbracciamo, semplicemente.

Non penserete che sia finita qui? La più attonita nel post discorso fu Laura, dovetti riportarla alla realtà schiodandola dalla seggiola e aggiungendoci qualche pacca sulla spalla. Doveva consegnare il premio al vincitore, che diamine. Una bella bottiglia di prosecco, di gran classe. Per attimo fui persino geloso, ma dato che tendenzialmente sono astemio, lasciai perdere. Mi congratulai con tutti. Strinsi mani e distribuii convenevoli. Addentai qualche tramezzino. La gentile signora alla ricerca della toilette mi volle stringere la mano, quasi a scusarsi dell'inconveniente di poco prima. Con benevolenza la perdonai e mi complimentai per la pettinatura. Si a volte mi sorprendo della mia misericordia.

Quando ormai la serata volgeva al termine, baciai Anna, e mano nella mano, nella notte ce ne andammo. Otto caffè ti tengono su, ma non fanno miracoli.

PS: "Amore quando andiamo al Cibarius?". "Quando non sarai particolarmente affamata".

 

 

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