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"In un mondo senza malinconia gli usignoli si metterebbero a ruttare"
(E. Cioran) 

 

Non so se quello che faccio possa chiamarsi "scrivere". Piu che altro confeziono dei brani che possano servirmi a riempire dei buchi (H. Murakami)

 

 

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Il nuotatore

Post n°454 pubblicato il 24 Maggio 2012 da simurgh2
 

 

Ogni tanto mi torna, questo racconto di Cheever: "Il nuotatore".
Una quindicina di pagine al cloro delle piscine che attraversa, passando da una all'altra, saltando siepi, attraversando giardini e strade. L'ho letto bevendo una Tennent's, al Long Island una sera. L'avevo letto in altro modo da questo, recente.

L'incipit che ho scelto è questo 
" Gli sembrava di vedere, con occhio da cartografo, il dispiegarsi delle piscine, quel corso d'acqua quasi sotterraneo che si snodava attraverso la contea. Aveva fatto una scoperta, aveva dato un contributo alla geografia moderna e quel corso d'acqua l'avrebbe chiamato Lucinda, col nome di sua moglie. Non era uno che amava particolarmente gli scherzi, ne era buffone ma era volutamente orginale, e si considerava, in generale e modestamente, un personaggio leggendario. Era una bella giornata, e gli sembrava che una lunga nuotata ne avrebbe esaltato la bellezza" pag 12

"Quando Lucinda gli domando dove stava andando, le rispose che sarebbe tornato a casa a nuoto" pag 13

" L'impresa di avventurarsi verso casa seguendo questa insolita rotta gli dava la sensazione di essere un pellegrino, un esploratore, un uomo del destino, e sapeva che sul percorso avrebbe incontrato molti amici, tutti amici assiepati lungo il fiume Lucinda"

8 e passa miglia da percorrere, 16 piscine da attraversare. Attraversa, in questo modo parte della sua vita. Ritrova ex amanti, il bere smodato, un temporale, tavoli abbandonati e imbanditi dopo una festa.
Ciò che mi colpisce di più è questo impulso dell'uomo maschio di compiere l'impresa. Questo bisogno di epopea, di lasciare un segno grandioso su una vita, altrimenti vista come avvilente. Una sorta di riscatto. Simbolico, allusivo, una sorta di piccola, personale odissea, il viaggio, il ritorno a casa, dove non troverà piu nessuno, abbandonata da tempo, disabitata, l'inganno.
Con lui poi invece, condivido compassione. Gli sconfitti di Cheever, cosi come quelli di Carver, un nuovo umanesimo. Una tenerezza infantile, una disperazione che è psicotica.

 

Un'essenza non vera, la necessità del riscatto
Attraversare un mare inesistente
alla ricerca di un sollievo
alla ricerca di un verbo da compiersi,
un sillabario antico
da cui sei stato estromesso, senza più scuse.
Precipitare cosi,
privi di memoria,
in un fluido al cloro indistinto
Non offrirà riparo, ne infine riscatto.
Resterà un male deprezzato.
Un tuffo disperato dentro di sè.
Una piscina vuota dove sbattere sul fondo.
La vita è un fiume che sfocia e in un mare si perde.
Bracciate che spingono ancora piu lontano
chi fugge,
credendo di tornare.
ad un tempo impronunciabile e innumerabile
e sei un uomo perso
anche se hai una mappa
un fiume che ti porta verso casa
Resti un uomo in mutande

(simurgh) 

 

Una esauriente recensione
http://www.carmillaonline.com/archives/2009/06/003092.html  

Un sunto
http://www.railibro.rai.it/recensioni.asp?id=286 

 

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Commenti al Post:
lightdew
lightdew il 24/05/12 alle 14:34 via WEB
noto tra le file delle mie conoscenze, che più scorrono gli anni e più si desidera ricontattare amici che appartengono ad un passato più o meno felice, ma comunque ad un periodo dove la prospettiva di vita apriva un percorso molto lungo. chissà cosa oscura la lucidità della consapevolezza che tutto muta..forse il desiderio di non morire. spesso l'uomo si dimentica che non è la grande impresa a fare grande l'uomo, ma il sottrarsi da un'affermazione che tu ben riconoscerai: "È nella natura dei mortali calpestare ancora di più chi è caduto."
 
 
simurgh2
simurgh2 il 24/05/12 alle 16:43 via WEB
L'inganno e l'autoinganno, di solito, sono esercitati, certi dicono, "a fin di bene". C'è tutta una sperimentazione e ricerca che dimostra la tesi dei nostri geni in conflitto, in una dimensione biologica proprio, cioè indipendente dalla coscienza. Dicono e dimostrano che ciò sia un aspetto evolutivo della specie. D'altronde l'nganno pervade la storia dell'uomo e dei singoli. In fondo ingannando sè stessi si ingannano meglio gli altri. Non lo si fa mica apposta. Dicono che le informazioni che riceviamo dalla coscienza prevalentemente, sono false mentre sono prevalentemente vere quelle provenienti dall'incoscio.Diventiamo falsi e manipolatori per vivere meglio, proteggere il potere conquistato, per preservare l'immagine di sè. L'autoinganno si può definire un sistema immunitario per la psiche. Poi c'è chi si mette in situazioni per cui l'autoinganno aumenta in modo esponenziale per sopravvivere, ma il meccanismo è piu o meno uguale per tutti. Sicchè la mia compassione. E' nella natura calpestare chi cade, chi comunque rappresenta una paura, una proiezione sociale, i ba bau come i pedofili, o chi va di moda al momento, i fantasmi della morale. La grande impresa, almeno nel caso del nuotatore è si autoinganno, forse paradossale e romanzesco, però tutti esercitiamo questo strumento per sopravvivere, per far finta di niente, per arrivare a domani o a quest'estate per le ferie.
Grazie laightdew. Mi hai dato modo di ripensare alla dinamica del nuotatore.
 
emma01
emma01 il 24/05/12 alle 16:04 via WEB
un racconto interessante cui associo immediatamente il romanzo di joice carol oates, l'età di mezzo. net e shirley
 
 
simurgh2
simurgh2 il 24/05/12 alle 17:31 via WEB
Urca! Bellissimo il video. Io non ero stato capace trovare di meglio di quello che ho messo. Cercavo ne Il nuotatore o The swimmer. Invece era un Uomo a nudo.
L'ipocrita.
Mi è venuto in mente che anch'io leggevo -Selezione dal Reader's Digest-. Lo leggeva anche mio zio che era comunista. Ero un bambino.

-...ti porto un pullover. Hai freddo!Ti prendi un malanno-
- E come nuoto con il pullover?
-Ti porto a casa in macchina-
-No....devo andarci a nuoto-
-Ma per quale ragione poi?-
-Devo..devo farlo. C'è Lucille che aspetta. E le ragazze stanno giocando a tennis. Devo farlo-
-Dio mio- dice lei impietosita e lo avvolge con un asciugamano.Poi lui le prende le mani e se la tira in piscina
-Vieni con me Shirley, vieni con me-
-Lasciami in pace. Ti prego vai via

E poi viene il bello
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Vereor il 25/05/12 alle 13:31 via WEB
Pochi,credo, provano vergogna a questo inganno,perchè la vera vergogna adulta è talmente intima e vicina al sè,da rendersi impraticabile per molti
vergognarsi è infatti solo verbo intransitivo
il nesso tra vergogna e rispetto è nel nucleo:verecundia ha la stessa radice di vereor che significa rispetto
ecco forse perchè tanti camminano senza vergogna d'inganno,declamando a testa alta la loro neolingua orwelliana,l'antilingua di Calvino br>"E poiché possedere delle qualità
presuppone una certa soddisfazione di constatarle reali,
è lecito prevedere come a uno cui manchi il senso della realtà anche nei confronti di se stesso
possa un bel giorno capitare di scoprire in sé un uomo senza qualità."
Urlich di Musil
alla perenne ricerca di un'epopea,come l'autore stesso...
nell'impossibilità di raccontarsi..colti sull'orlo di una inesorabile fine
la morale è fantasia...
la fantasia .però,non è arbitrio
 
 
simurgh2
simurgh2 il 25/05/12 alle 16:29 via WEB
Non c’è giudizio, la vergogna è già una pena da scontare. Di lei si sa. Provarla è già di per sé gogna, un girone dell’inferno, il bisogno di redenzione. Fondamentalmente è un sentimento sociale che ti mette in relazione con le regole tradite, disattese. Regole mica tue, regole trasmesse e incistate. In genere formalmente condivise. Innesca il senso di colpa. Mica è una cosa che ti fornisce nel kit la natura. Anche se, condivido debba esserci. Una colpa. Con il dolore, fondamentalmente, con l’immagine di sé deturpata. L’inganno viene costruito e preceduto dall’autoinganno. Attrezzo spesso usato per la preservazione dal dolore, sistema immunitario. Una cosa che esiste. Non dico se giustamente. Però c’è. Rende a molti impraticabile l’accesso a questo sentimento, la vergogna. Vivono meglio. Tutto là. Spesso non c’è neanche una chiara volontà, un processo della coscienza. Spesso si sentono solo piu furbi e scaltri degli altri, e tanto basta. Probabilmente lo intendono forma di rispetto di sé, innalza la loro autostima. Prima, d’altronde deve venire il rispetto di sé prima ancora di quello per gli altri. Camminano a testa alta. Pare che, dunque, sia l’arbitrio, che l’autoinganno sia condizionati da elementi biologici che ci influenzano. Come chi eredtita il gene dell’alcool, o della depressione. Poi ad un certo punto tutto crolla. Non l’aveva messo in conto, il nuotatore. La stessa volontà di potenza Nietschiana, del “trombeur”, si dissolve e schianta. La presa di coscienza . L’innesco delirante. In fine è un uomo solo, abbandonato. Quella solitudine terribile ecco, mi muove compassione. Non riesco a vederla come il giusto castigo.
Siamo ponti senza saperlo. Oppure strade senza sbocchi, senza una congiunzione. Annodiamo esistenze. Solitudini. Mani tese. Siamo ponti quando sussurriamo in una notte come tante: non lasciarmi. Quando balocchiamo dal fumo di un desiderio. Quando – vivi o morti, dentro – ci ostiniamo a percorrere una strada sospesa nel vuoto.. Come l’acqua delle piscine, un transito tra due rive. Un modo di allungare una mano, cercare di trattenere qualcuno. Non sempre ci riusciamo. Non sempre un ponte ci avvicina, non sempre cercare l’altra riva crea una congiunzione.
 
   
Utente non iscritto alla Community di Libero
Granata il 25/05/12 alle 21:11 via WEB

Allora occorrerà avvicinarsi, forse salire
là dove il futuro si restringe
alla mensola fitta di vasi
all’aria rovesciata del cortile
al volo senza slargo dell’oca,
con la malinconia del pattinatore notturno che a un tratto conosce
il verso del corpo e del ghiaccio
voltarsi appena,
andare.
(Antonella Anedda)
il fine di tutte le forze è giungere
allattare le spighe acerbe al petto
congiungere fino alla granata,al fiore
nel suo frutto il colore
come nella sua esplosione
non sempre granata allontana
 
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