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Creato da: Passavo_per_caso il 25/04/2007
Prendo appunti, si sa mai decida di partire

 

 
« Messaggio #9Messaggio #11 »

Post N° 10

Post n°10 pubblicato il 11 Maggio 2008 da Passavo_per_caso
 



Mercurio, come aspetto e dimensioni è molto simile alla Luna, primo per distanza dal Sole è anch'esso noto fin dall'antichità nonostante sia difficile un'osservazione precisa viste le interferenze che una così ingombrante vicinanza comporta.

E' poco meno della metà della Terra, con un diametro di 4880 km ma al contrario della Luna ha una densità molto alta il che fa supporre una conformazione interna simile agli altri pianeti terrestri con un nucleo di ferro, un mantello fluido (da che ne deriva un leggero campo magnetico) ed una crosta rocciosa punteggiata, questa sì come la Luna, dagli impatti con i meteoriti, ben visibili nelle fotografie delle varie missioni (in particolare la mariner 10) in quanto non erose da un'atmosfera. Infatti per la bassa gravità, 0,377 g e per la vicinanza con il Sole ed il suo vento nessun gas può essere trattenuto sulla superficie, anche se data l'attività vulcanica, nelle vicinanze dei crateri attivi è possibile scorgere nubi di zolfo e CO2.
Non ha satelliti, orbita ad una distanza dal Sole variabile data la sua ellitticità da 46 a 69 milioni di km, che è circa un terzo della Terra, il suo periodo orbitale, l'anno mercuriano è di 116 giorni e compie una rotazione in 58 e poco più giorni fornendo un bellissimo esempio (e alquanto vicino) di risonanza orbitale, completando tre rotazioni ogni due rivoluzioni, fatto curioso certo ma che comporta un'esposizione al Sole, che ricordo è alquanto vicino, per ben 176 giorni ad una temperatura di 430° (all'ombra se la trovate) per poi crollare nella successiva notte (sempre 176 giorni) a 170° sotto zero. La temperatura media 167° risulta accettabile (se siete una crostata e vivete in un forno) e non si dovrà neppure correre visto che per inseguire il terminatore, la velocità dovrà essere di appena 260 km/ora.
Il fatto più interessante di Mercurio è la precessione del perielio (la sua distanza minima dal Sole)


Noto, come detto da lungo tempo, fu naturalmente fra i primi ad essere studiato, lo stesso Newton nella sua teoria della gravitazione universale aveva previsto questa precessione senza poterla misurala con precisione. Fu Urban Le Verrier all'inizio dell'ottocento a valutare l'entità di questa precessione più veloce (43 secondi d'arco) di quanto dovrebbe essere, almeno stando alle teorie newtoniane ormai consolidate e riscontrate.
Tutto sommato se ne può bellamente fregare delle bizzarrie di un vecchio messaggero, rimane il fatto che questa discrepanza vorrà ben dire qualcosa, se non ai più, almeno ad uno.
Con la pubbicazione nel 1919 della teoria della relatività generale ad opera di un ancora giovane Albert Einstein si ebbe in questa antipatica precessione il primo riscontro oggettivo di detta teoria.
Mercurio, come lo deve essere un qualunque messaggero, è veloce, il più veloce fra i pianeti del sistema solare con una velocità media di 48 km al secondo (la Terra si muove a 30 km/sec.) e allora se la meccanica celeste che trae le sue certezze dalla matematica e dall'applicazione della geometria euclidea, non può essere errata in quanto mero calcolo, l'unica variabile che può mutare, è il tempo.
Il tempo non è quindi uguale in ogni luogo ma è funzione della velocità, e quanto più ci si avvicina alla velocità limite, quella della luce (300.000 km/sec) quanto più si contrae in quel punto, quello che noi superficialmente chiamiamo tempo.

Il quinto postulato di Euclide dice che se una retta, incontrante altre due, forma gli angoli interni da una stessa parte minore di due retti, le due rette, prolungate all'infinito, si incontrano dalla parte in cui sono i due angoli minori di due retti, tradotto sarebbe a dire che dato un punto e una retta non passante per dato punto, esiste solamente un'altra retta ed una sola parallela alla prima e passante per il punto dato. (così è molto più chiaro)
Ma se il tempo è relativo lo spazio non è più euclideo ma è curvo, ma non semplicemente (qui l'inghippo interessante) ma in modo variabile in funzione della massa che compone l'universo.
Dieci anni prima Einstein pubblicò la teoria della relatività ristretta (successivamente incorporata in quella generale), in cui trattava i sistemi inerziali (non sottoposti ad accelerazione) allo scopo di rendere compatibili fra loro meccanica (quindi anche quella celeste) ed elettromagnetismo
Un celeberrimo esperimento concettuale, noto come ascensore di Einstein, fu l'intuizione da cui prese le mosse tutto il successivo sviluppo della teoria della relatività generale: su un ascensore in caduta libera dovuta a un campo gravitazionale, senza possibilità di vedere all'esterno, un osservatore supporrebbe di essere in assenza di gravità; per provarlo, egli lascia cadere una moneta ed osserva che la moneta resta alla stessa altezza nella cabina ovvero non cade rispetto ad essa, che per l'osservatore è l'unico punto di riferimento. Questo porterebbe allora a dire che un sistema in caduta libera in un campo gravitazionale, è indistinguibile (almeno per un certo periodo) da un altro non sottoposto ad alcuna forza.
D'altra parte, quando l'ascensore posto in un campo gravitazionale sta fermo, l'osservatore sente la forza di gravità (e una moneta lasciata libera cade ai suoi piedi); non appena l'ascensore inizia a cadere, la moneta resta a mezz'aria: in questo caso l'osservatore può pensare che sia comparso all'improvviso un campo gravitazionale dalla direzione del soffitto, che bilancia esattamente quello di partenza; di nuovo non può decidere quale delle due situazioni si sta verificando.

Quindi, i sistemi accelerati non dovevano essere così eccezionali.
E qui arriva Mercurio.





 
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