Creato da socialismoesinistra il 28/06/2008
Rivista di approfondimento culturale e politico dell'Associazione SocialismoeSinistra
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LA RIVISTA TELEMATICA
Siamo Socialisti convinti che la crisi delle economie dei paesi sviluppati abbia ormai assunto i caratteri di una vera e propria crisi di sistema, tale da incrinare la fiducia collettiva in un futuro caratterizzato dai livelli di garanzie sociali finora conosciuti, e cancellare l’egemonia delle idee-forza attorno a cui l’occidente ha consolidato gli equilibri di potere responsabili dei processi economici, finanziari e sociali oggi entrati in crisi.
Riteniamo quindi che la Sinistra democratica debba necessariamente rivedere la propria impostazione culturale e programmatica, non più adeguata alla profondità della crisi che sta coinvolgendo il capitalismo finanziario a livello globale,recuperando una concezione del riformismo socialista nuovamente proiettata a perseguire una trasformazione strutturale degli assetti economici e sociali, in grado di individuare un diverso modello di sviluppo,diversi parametri di riferimento della qualità della vita della società, e nuove regole di controllo sociale delle variabili economiche.
Questo percorso deve essere perseguito attraverso una ristrutturazione di tutta la Sinistra, essendo evidente che la straordinarietà della crisi implica il superamento della distinzione inevitabile tra chi proviene dal socialismo europeo e chi si è finora riconosciuto in esperienze politiche nominalmente più radicali.
La nostra rivista telematica di discussione e di approfondimento vuole essere uno strumento utile a questo progetto di ricostruzione della Sinistra.
Associazione SocialismoeSinistra per contatti: socialismoesinistra@libero.it
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La sinistra che verrà che non è quella che è “andata”, di Felice Carlo Besostri
Post n°403 pubblicato il 19 Aprile 2014 da socialismoesinistra
Non possiamo riscrivere la storia, neppure la cronaca del passato più recente. Eppure non è sbagliato chiedersi cosa sarebbe successo se nella sinistra non ci fossero state due scissioni che indebolirono le sue componenti non comuniste proprio nei primi decisivi anni della Repubblica: la scissione di Palazzo Barberini del Partito Socialista Italiano (1947) e quella del Teatro Italia del Partito d’Azione (1946). Scissioni inevitabili, basta pensare al retaggio linguistico che hanno lasciato nella sinistra dove “socialdemocratico” e “azionista” non erano semplici aggettivi ma insulti, i socialdemocratici traditori della classe operaia e gli azionisti astratti intellettuali borghesi, quindi senza salde radici nella classe operaia, nel proletariato: un proletariato che aveva vinto in Russia e che presto avrebbe vinto nel mondo intero. In Italia quei fatti produssero un fenomeno unico nei paesi, che si trovavano nella parte occidentale dell’Europa, cioè l’egemonia a sinistra di un partito comunista, saldamente parte del movimento comunista mondiale e fedele al paese guida, l’URSS. Invero anche in Francia ci fu qualcosa di analogo, cioè un partito comunista più forte di quello socialista, ma con due grandi differenze, cioè la mancanza di un partito democristiano interclassista e di un patto di unità azione tra socialisti e comunisti. La divisione del mondo tra Est e Ovest, che in concreto significava la divisione tra economia di mercato ed economia pianificata e collettivizzata, tra NATO e Patto di Varsavia, relegava la sinistra, tutta la sinistra all’opposizione. Tale condizione impediva alla sinistra di elaborare un proprio modello di sviluppo, di essere una forza di governo, cioè di essere in grado di pretendere la guida del paese con propri uomini e programmi, al più poteva denunciare le storture, quando non le vere e proprie ingiustizie prodotte dallo sviluppo capitalistico. Accanto ad un forte partito democristiano interclassista, che nel 1948 conquistò da solo la maggioranza assoluta, la sinistra italiana, a differenza di quella francese, doveva fare i conti con la Chiesa Cattolica, la sua gerarchia ed il Vaticano. In Francia i valori repubblicani e laici erano, invece, condivisi anche da gran parte della destra conservatrice. Malgrado i suoi limiti la sinistra è stata capace di rappresentare nel governo locale un’alternativa di governo, con il suo sindacato la CGIL un soggetto affidabile della contrattazione e con il movimento cooperativo un soggetto economico solidale, in altre parole di essere su questi terreni, amministrativo, sindacale e cooperativo come la sinistra socialista socialdemocratica e laburista nel resto d’Europa, senza ammetterlo e senza dar seguito ed un processo di revisione ideologica, neppure sotto la spinta di avvenimenti quali i fatti ungheresi del 1956, la primavera di Praga del 1968, la nascita di Solidarnosc e il golpe polacco del 1981. Soltanto il crollo del muro di Berlino del 1989 e la dissoluzione dell’URSS nel 1991 convinsero una parte, ma neppure tutta, della sinistra ad arrendersi all’evidenza del fallimento di un’utopia, ma come stato di necessità, da superare con il minimo sforzo necessario: un cambiamento di nome ed una forte rimozione del passato. L’Italia è (o lo era? ) un paese europeo, cioè parte di un continente in via di integrazione dalla C.E.C.A. alla Comunità Economica Europea, alle Comunità Europee fino all’Unione Europea eppure lo scenario europeo non è mai stato quello principale dell’interesse internazionale della sinistra italiana nel suo complesso. Basta paragonare il tempo e le energie dedicate a Cuba, al Vietnam, all’Africa Australe o l’infatuazione maoista al sostegno delle opposizioni spagnole, portoghesi e greche, per non parlare della dissidenza nell’Europa Orientale. In questo panorama due eccezioni, sia pure per motivi opposti: la riflessione sui fatti cileni del 1973 e l’entusiasmo per l’abbattimento del regime salazarista portoghese ad opera di un gruppo di militari rivoluzionari nel 1974 Nel primo caso per trarne la conseguenza che nella parte occidentale del mondo non bastava conquistare la maggioranza dell’elettorato, quindi prudenza. Nel secondo che, invece, era possibile una via rivoluzionaria con un partito comunista non egemone, la forza era dei militanti, ma almeno protagonista. La sinistra italiana, nel suo complesso, si è separata dall’Europa, compresa quella già appartenente al campo sovietico. Nell’Europa Centrale e Orientale dissolta l’URSS, la sinistra si è ristrutturata secondo il modello europeo, cioè con un partito socialista/socialdemocratico dominante, anche quando i suoi quadri erano in prevalenza provenienti dall’antico partito guida di ispirazione comunista, quale che fosse il suo nome (POSU in Ungheria o POUP in Polonia o SED in DDR). La sinistra italiana dopo i rovesci del 2008 e del 2009 ed in attesa dei risultati delle regionali del 2010 è la più debole d’Europa sia in termini assoluti che relativi. Un segno della sua debolezza è rappresentato dal fatto, che non è stata capace di capitalizzare le perdite del PD a differenza del Partito Socialista in Olanda o della Linke in Germania, che hanno raccolto, sia pure parzialmente le perdite rispettivamente del PdvA (Partito del Lavoro) e della SPD. Nelle Europee c’è stato un recupero del 50%, se calcoliamo la somma dei voti di Sinistra Arcobaleno e di PS del 2008, ma si tratta pur sempre di poco più di un 6% (calcolato su un minor numero di elettori) complessivo e diviso ed ulteriormente frammentato, se pensiamo alle vicende di Sinistra e Libertà, che ha perso per strada la maggioranza dei Verdi e dei socialisti del PSI e che con il nuovo nome di Sinistra Ecologia e Libertà deve scommettere tutto sulla popolarità e telegenia del suo leader Vendola a prescindere da una capacità di elaborazione programmatica innovativa, di insediamento territoriale e di radicamento sociale. Nel panorama politico italiano un modello si è ormai affermato, quello di lista con un leader nel logo dopo Berlusconi, Bonino e Pannella ( qui sono due come Dolce e Gabbana), Di Pietro e Sgarbi, ora abbiamo un Vendola, senza dubbio l’unico spendibile dopo il successo nelle primarie pugliesi. Soltanto grazie alle sconfitte elettorali ed organizzative del PD abbiamo evitato che nascesse un partito con abbinato il nome di Veltroni. La mancanza di una sinistra, come in Europa, cioè socialista, autonoma, democratica e laica se spiegasse da sola la debolezza della sinistra italiana, darebbe indicazioni della strada da percorrere per ricostruirla o almeno per provarci, ma ogni processo deve avere un protagonista, ancorché minoritario all’inizio, che funga da catalizzatore o punto di coagulo. Se si tratta di condurre la sinistra nell’alveo del socialismo europeo, sia pure in modo critico e originale, (il PSE non è un partito europeo, ma una confederazione di partiti socialisti nazionali) il compito avrebbe dovuto essere di un partito socialista. Un partito socialista con questa funzione e con questa ambizione non c’é, neppure potenzialmente, dopo il fallimento della Costituente Socialista ed in mancanza di una chiara collocazione a sinistra del PSI. Le scadenze elettorali hanno finora imposto scelte tecniche e tattiche, ma che, proprio per questo, si sono rivelate finora di scarsa capacità attrattiva come la Federazione della Sinistra e persino Sinistra e Libertà, che pure rappresentava una novità, quando non un fallimento come Sinistra Arcobaleno. La sinistra italiana ed in senso più largo il centrosinistra sono impegolati nella crisi più vasta del sistema politico italiano, che è percepito come inefficiente e a protezione della “casta” Né può essere diversamente, quando, anche in queste regionali, alleanze si sono fatte o rotte in base alla pura convenienza elettorale dei candidati, nobile criterio, se il problema principale della sinistra fosse quello di salvare la propria nomenklatura. E’ giocoforza constatare che a sinistra siamo pieni di buoni sentimenti, ma non sono sufficienti perché <> (Beniamino Placido, Quando sognavamo GIUSTIZIA e LIBERTA’, La Repubblica, 8 febbraio 2010) e perché <> (Saint-Just). Non si costruisce una società giusta con i buoni sentimenti – come ci ricorda ancora Beniamino Placido – ma con le articolazioni istituzionali. Men che meno si può costruire una società giusta se persino i dirigenti della sinistra hanno una scarsa conoscenza dei meccanismi istituzionali e non posseggono la virtù dei pochi. Nel 2001 si sono perse le elezioni per salvare una decina di personaggi con le liste civetta alla Camera, consentendo a Berlusconi di vincere anche al Senato. Nel 2006, invece, dimenticando che siamo un sistema bicamerale perfetto, l’Unione ha infarcito il Senato di oppositori interni, rendendo ancor più precaria la risicata maggioranza di Prodi. Due elaborazioni sono necessarie per ricostituire una sinistra: 1) un progetto istituzionale che rompa con il bipolarismo ed il mito dell’elezione diretta dei vertici degli esecutivi e la mera difesa della Costituzione dopo averla alterata con le leggi elettorali e la riforma del titolo V della Parte II; 2) un progetto di sviluppo economico e di uscita dalla crisi con scelte nette e radicali per eliminare le crescenti diseguaglianze, ma senza nostalgia per l’intervento pubblico buono e salvifico di per sé, a prescindere da come, da chi e a favore di chi sia fatto. Occorre abbandonare il sinistrismo per ritrovare il socialismo, se non come progetto di società, come sistema di valori guida: uguaglianza, libertà, giustizia, rispetto della dignità umana, solidarietà nazionale ed internazionale. Nella nuova Sinistra, per un socialismo nel XXI secolo, dobbiamo portare le nostre radici, cioè il nostro passato con tutte le sue luci ed ombre, ma senza nostalgie recriminazioni, rimozioni o identità autoreferenziali e senza aver timore delle contraddizioni, se siamo interessati a progettare insieme il futuro. I morti, tanto per fare un esempio, non a caso , Craxi e Berlinguer, non dovrebbero afferrare i vivi. Se proprio dobbiamo costruirci un altarino comune dovremmo metterci, rimanendo in Italia, piuttosto Nenni e Gramsci, Di Vittorio e Buozzi, Trentin e Colorni, Lama e Santi, Terracini e Giolitti con Riccardo Lombardi e Altiero Spinelli: ciascuno si faccia poi il suo come culto privato. [Nel mio metterei Gaetano Arfé, Francesco De Martino, Ignazio Silone, Giuseppe Saragat, Giorgio Amendola, Vittorio Foa e Lelio Basso. I “santini” provenienti dal PCI sono tuttora felicemente in vita]. La divisione storica del XX secolo tra socialismo e comunismo deve essere superata: le ragioni teoriche ed ideologiche sono venute meno e nel frattempo si sono incorporati nella sinistra l’ambientalismo, il femminismo, la difesa radicale dei diritti umani e delle libertà fondamentali, l’umanesimo laico e l’ispirazione religiosa della compassione e della solidarietà. Abbiamo il dovere di riprendere e sviluppare il progetto originario di Sinistra e Libertà, che non solo è “possibile”, anzi è necessario. Bisogna agire a tutto campo senza preclusioni a priori, né nei confronti del PD, che dei soggetti componenti la Federazione della Sinistra, di tutti i settori di democrazia laica e men che meno dei socialisti, unico collegamento con una dimensione europea e socialista della sinistra. Felice Carlo Besostri dal sito: http://sinistrainparlamento.blogspot.it/2014/04/la-sinistra-che-verra-che-non-e-quella_17.html#more e dal blog: http://fbesostri.wordpress.com/
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SOCIALISMO E ANTIFASCISMO
Rodolfo Morandi
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Da un'antica ferita ad una prossima resurrezione di Carlo Felici
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Un appello di Carlo Rosselli ai comunisti che sembra scritto ieri di Carlo Felici
Non una somma di etichette ma un insieme di valori di Carlo Felici
Sull'attualità del 25 Aprile di Luca Fantò
La Festa d'Aprile di Nicolino Corrado
Sembra scritta da poco, anzi, pochissimo di Carlo Felici
Il Centro socialista interno (1934-1939)- appunti per un dibattito su antifascismo e unità di classe di Marco Zanier
parte prima
parte seconda
parte terza
parte quarta
parte quinta
MARXIANA
Karl Marx
Costituzione, neoliberismo, nuove povertà di Marco Foroni
Sulle teorie del valore di Renato Gatti
Le crisi di Renato Gatti
parte prima
parte seconda
Globalizzazione i compiti della Sinistra di Franco Bartolomei
note del Coordinamento del Forum di SocialismoeSinistra
La crisi e i suoi rimedi di Renato Gatti
Al papa sarebbe necessario un poco di marxismo di Leonardo Boff
Note e riflessioni su socialismo, comunismo e capitalismo di Giuseppe Giudice
L’anticipazione del nostro tempo. Marx, la sinistra e il recupero delle solidità di Marco Foroni
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MARXIANA .
Karl Marx
Karl Kautsky ed Otto Bauer: due grandi maestri del socialismo dimenticati. Giuliano Amato: un maestro del non-socialismo da dimenticare di Giuseppe Giudice
Ragionando su Marx e Kautsky di Renato Gatti
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I TEMI DEL SOCIALISMO ITALIANO
Francesco De Martino
La risorgiva socialista di Carlo Felici
Eppure il vento soffia ancora di Carlo Felici
I TEMI DEL SOCIALISMO INTERNAZIONALE
Willy Brandt Verso un nuovo ordine mondiale di Leopold Sédar Senghor note del Coordinamento del Forum SocialismoeSinistra La guerra infinita di Giorgio Pesce
Noam Chomsky - "Pirati e imperatori"- la guerra al terrorismo e le ipocrisie dell'Occidente di Marcella Guidoni
Il sogno americano del "socialista" Barack Obama di Nicolino Corrado
Le responsabilità e il dovere del Socialismo Europeo di Franco Bartolomei
Una socialdemocrazia globale di Nicolino Corrado
Di fronte alla crisi mondiale, tre sfide per la socialdemocrazia di Kevin Rudd
Appuntamento a Pittsburgh di Renato Gatti
I TEMI DEL SOCIALISMO INTERNAZIONALE
I TEMI DEL SOCIALISMO ITALIANO
Riccardo Lombardi
Dopo il crollo del comunismo non ha più senso il dividersi tra socialisti e comunisti di Giuseppe Giudice
Ricominciare da Labriola di Carlo Felici
Berlinguer e Craxi: due progetti falliti, una sinistra distrutta di Giuseppe Giudice
Socialisti, l'anello debole ma inestimabile della sinistra italiana di Carlo Felici
I caratteri della crisi ed il compito dei Socialisti di Franco Bartolomei
Note e riflessioni su socialismo, comunismo e capitalismo di Giuseppe Giudice
Riccardo Lombardi: il riformismo come metodo democratico di trasformazione Socialista dei rapporti economici e sociali di Franco Bartolomei
Breve nota sul contingente gattopardesco di Carlo Felici
L'infinito e disperato salvataggio delle capre e dei cavoli di Carlo Felici
Angelo Ciufo - in ricordo di un amico, in memoria di un compagno di Stefano Pierpaoli
Documento programmatico dell'Associazione "Nuova Sinistra per il Socialismo" di Angelo Ciufo
Giacomo Matteotti ammi- nistratore pubblico di Marco Zanier
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PER COSTRUIRE SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
I Nuclei Aziendali di Sinistra e Libertà di Marco Zanier
Avrà successo "Sinistra e Libertà"? di Gioacchino Assogna
I doveri della sinistra italiana di Franco Bartolomei
Io su Sinistra e Libertà la penso così di Luca Fantò
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Socialismo e Libertà di Carlo Felici
Le tre fasi del socialismo di Renato Gatti
Libertà, e non solo per uno di Carlo Felici
Le elezioni europee di Gioacchino Assogna
Il grano e il loglio della Sinistra documento scritto da socialisti iscritti o senza tessera e da elettori si Sinistra e Libertà
Un nuovo sole contro l'arsenico e i vecchi merletti di Carlo Felici
Una nuova Sinistra per l'Italia è un sogno realizzabile? di Michele Ferro
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