Creato da socialismoesinistra il 28/06/2008
Rivista di approfondimento culturale e politico dell'Associazione SocialismoeSinistra
 

 

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I bruchi e le farfalle

Post n°332 pubblicato il 22 Dicembre 2009 da socialismoesinistra



L’Assemblea Nazionale di Sinistra Ecologia e Libertà è stata un successo, perché vi si è avuto un confronto pacato e costruttivo, ma allo stesso tempo è maturato e cresciuto, fino all’ultimo intervento straordinario di Vendola, un clima di grande fervore ed entusiasmo. Quello che brucia ogni scoria e fa nascere una grande speranza che non può e non deve essere disattesa.
E’ la speranza di avere anche in Italia finalmente quel grande partito della sinistra e io direi anche socialista di cui si sente un gran bisogno, perché, nonostante la defezione di un partito che di nome continua ad essere socialista, ma di fatto disattende gli appuntamenti cruciali del socialismo, la strada tracciata, per stessa ammissione di Vendola, è quella del Socialismo del Terzo Millennio: quello che già si è affermato globalmente dal Sudamerica all’Europa. Quello che come ha ricordato Nichi, rifiuta la privatizzazione delle nuvole e la proibizione di usare le bacinelle per raccogliere l’acqua piovana (è davvero accaduto in Bolivia e solo Evo Morales ha impedito che ciò si realizzasse). Il Socialismo che rifiuta nelle intenzioni, nel pensiero, nelle parole, e nella prassi la bestemmia di avvalorare che un capitalismo senza freni e senza regole si affermi e dilaghi con la stessa ferocia ed indifferenza con cui devasta la dignità umana e la riduce a merce di scambio, così come tende ad annichilire la natura e la biodiversità, sfruttandole come appendici di un apparato tecnico globale teso solo al suo auto accrescimento e auto potenziamento. E’ quel Socialismo che esige lo scrupoloso rispetto della legalità, della legge uguale per tutti, ma che non scadrà mai nel giustizialismo perché mette al primo posto la dignità dell’essere umano, specialmente quando l’essere umano è in condizioni di sofferenza, di sfruttamento e di povertà. Che sa che esseri umani, natura e società umana sono variabili interdipendenti di un’unica grande civiltà: quella della vita che si oppone a quella della morte, la quale ritiene, nella sua smodata arroganza, che la ricchezza e la devastazione possano persino essere effetto di una sorta di grazia divina, per coloro che ne sono i predestinati. Ma di quale dio? Il dio del nulla!
Noi continueremo invece a coniugare Dio come se fosse veramente il Verbo dell’ Amore, della cura, della fratellanza universale tra tutti gli esseri viventi e non solo tra quelli umani, e a riconoscerne il tempio ed il culto non nei sepolcri, nelle basiliche o nelle chiese, ma nel cuore stesso di ogni essere vivente, a partire da quelli più poveri e bistrattati
Custodiamoci senza diventare custodi, macchine di sorveglianza, senza che la custodia divenga mai prigione di pestaggio, di morte e di sopraffazione.
Diventiamo custodi per amore di una terra e di una libertà che siano finalmente per tutti e di tutti, dei bruchi così come delle farfalle.
Ecco i passaggi principali dell’intervento di un grande leader del Socialismo del Terzo Millennio: Nichi Vendola


“Io penso che la cultura della legalità sia la difesa intransigente dello stato di diritto, delle regole e dei principi dello stato di diritto e sia il contrasto drastico a qualunque emergenzialismo a qualunque idea dello stato di eccezione e dunque ritengo che la cultura della legalità non possa prendere la scorciatoia del giustizialismo. E che oggi in Italia vige purtroppo un giustizialismo di classe che è quello che ha gonfiato le nostre carceri in maniera inverosimile, e non portiamo nemmeno più la contabilità di un fatto: che è tornato un fenomeno tipico degli anni sessanta, un numero inverosimile di morti e suicidi nella patrie galere: una vergogna assoluta.

Una sinistra grande popolare e unitaria, una sinistra che consenta alle differenze di convivere e di sentirsi reciprocamente l’una l’arricchimento dell’altra. Finisca il tempo dei risentimenti e inizi il tempo dei sentimenti, finisca il tempo dei rancori incrociati e iniziamo a costruire analisi condivise, per battaglie comuni referendarie contro la legge che impone il nucleare, quella che privatizza l’acqua e la legge 30.

Penso che sia sbagliato ragionare per veti, ci siamo battuti affinché si sviluppi un colloquio nel merito delle questioni essenziali anche con altre componenti della sinistra come Rifondazione. E’ un errore di prospettiva credere che senza l’UDC si perde. Se uno ha proprio l’ansia di vincere e proprio ritiene che l’altra squadra è imbattibile, basta che cambi la squadra.
Siamo di fronte a una profonda crisi che richiede nuove prospettive antropologiche, i temi veri: l’economia e l’antropologia della precarietà, la critica della fabbrica della paura, il tema della catastrofe ambientale. La crisi evoca una frase di Lao Tze: “Quello che il bruco chiama la fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla”
L’alternativa non può essere tra un grande centro e una grande destra perché i temi della sinistra non sono soltanto legati alle nostre biografie, perché non c’è nelle culture dominanti della destra e del centro la percezione dalla gravità della crisi nel mondo, non c’è la politica legata al respiro necessario ad affrontare i temi inquietanti del tempo nostro. La sinistra è la ragione del tema della libertà nel lavoro ed è anche il tema della liberazione dal lavoro.

Badate, io per il mio futuro ho bisogno di chiedere il dono della cultura dell’altro perché io nel mio bagaglio non ho quello che hanno i socialisti nel loro bagaglio ve lo dico con sincerità, mi mancano dei pezzi: il culto umanitario, il primato della persona e il primato della libertà personale che è nella variegata storia dell’umanesimo socialista italiano, non sta dentro la mia tradizione politica o culturale. Ho bisogno di loro per il futuro, ho bisogno di questo, ho bisogno di sentire la ricchezza di parole che si incrociano, perché dentro la parola sinistra ci sono discontinuità necessarie, equivoci da sciogliere e ambizioni nuove da far sorgere.
Non possiamo vivere nel culto delle radici o in quello della nostra identità, dobbiamo far crescere l’albero, le foglie, i germogli, i frutti, perché io di identità ne ho molteplici: un guazzabuglio, sono comunista, cattolico, meridionale, gay, pugliese..è un guazzabuglio, la bella cosa degli esseri umani è che ciascuno è portatore sano della propria singolarità!
Le radici non servono a niente se si esauriscono nel culto
 dei morti dei quali non dobbiamo smarrire mai il senso dell’esempio e del sacrificio, ma non si vive col culto dei morti, bisogna vivere con l’ansia dei vivi. Abbiamo voglia di pensare al Socialismo del Terzo millennio, abbiamo voglia di rimetterci in cammino, abbiamo voglia di non essere sconfitti, abbiamo voglia di non rassegnarci alla banalità del male."

Abbiamo voglia, aggiungo infine, di esserci e ci saremo, perché esserci stavolta vuol dire restare, e restare insieme uniti, con la specificità di ciascuno, in tanti e ancora di più, per fare sempre di più..


Carlo Felici

 
 
 
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