Stanotte

Questa notte era pomeriggio e invece di camminare corro per le strade di una città. Sento che ho molto fiato e non mi stanco troppo.Sto coprendo molto bene, mi dico, i minuti di moto che mi ero prefisso di fare quotidianamente.

Sono in un gruppo e si decide di andare a trovare una persona che è un po' in crisi. Ma, secondo me andarci in tanti è troppo esagerato e plateale. Allora dico che è meglio che io resti a casa e preghi magari per almeno un'ora facendo il cosiddetto Daimoku, la preghiera buddista Nichiren, insieme a un giovane che ha l'aspetto di Coutinho.

La grassa e slavata giovane commessa del supermercato mi spiega come si cuoce la zucca.

Sono in treno e parlo fitto in treno con MF, un compagno di pizze e biliardo di tanti anni fa, su come mangiano male i giovani d'oggi. 

Nel corridoio dello scompartimento vedo per terra qualcosa di simile a un hurrà saiwa, quasi tutto intero.

Sono seduto a un tavolo di una sala studio, forse si trova vicino casa mia. Davanti a me ci sono tanti piccoli telefonini che ha lasciato una ragazza. Sono una decina e sono tanti, tutti molto piccoli. Forse è una nuova moda averne così tanti. Ne prendo in mano uno, forse voglio rubarlo. Appena lo prendo in mano parte dall'apparecchio una voce registrata e mi sento come osservato, così lo ripongo sul tavolo.

Si avvicina alla mia sinistra una ragazza e mi canta o mi fa sentire qualcosa che sembra una vecchia canzone francese molto affascinante, tipo quelle che cantava Françoise Hardy. Sento che mi vuole sedurre, ma io faccio finta di niente, le resisto.

Una tipa deve andare via e porta con sé due valigie, si apre una specie di passaggio e adesso cambia il paesaggio. Siamo forse vicino al mare, i piedi poggiano su un piano che sembra fatto di scogli inclinati. Qualcuno dice che bisogna stare attenti perché in un punto all'improvviso si affonda. Ho un po' di paura.