Creato da allua25 il 17/11/2005

pensieri sparsi...

solo per me!

 

 

Santorini: dall'incubo al sogno

Post n°117 pubblicato il 16 Agosto 2008 da allua25
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Siete stanchi? Depressi? Annoiati? Incazzati neri col mondo e con le palle che vi girano in ogni direzione? Una bella vacanza è ciò che ci vuole e Santorini fa proprio al caso vostro.

 

 

 

Cari amici,

ricordate l’ultimo mio post in cui parlavo di pianti e lacrime, scenette patetiche e incazzature? Ebbene, è bastato un biglietto aereo e una settimana indimenticabile per rinascere e lasciarmi tutto alle spalle.

Dunque, a Santorini trovate di tutto, mare, paesaggi meravigliosi, cultura, divertimento.

Sono partita con alcune amiche totalmente folli. La mattina rigorosamente mare, con sdraio, ombrellone e cocktail. Se poi il sole lo prendi in topless è ancora meglio: una sensazione di libertà assoluta e da provare. Si passa dalla spiaggia nera di Kamari, alla red beach e infine alla white beach. E’ straordinario vedere a pochi Km di distanza spiagge così diverse. I locali sul lungomare sono assolutamente deliziosi. Hanno tutti la piscina, sdraio, musica, gente sorridente. Alcuni hanno persino dei letti dove poter sonnecchiare fra la gente e chiacchierare a ritmo di musica, mangiando e bevendo continuamente. Il pomeriggio dedicato alle escursioni. C’è un interessante monastero del XV secolo a Pyrgos dove si può assistere al rito ortodosso; c’è Oia, la città dei mulini tutta piastrellata di marmo bianco, il punto più bello dove poter vedere il tramonto; c’è Thira antica con i suoi scavi. Consigliata la gita sul veliero, dove dalle 5 del pomeriggio fino al tramonto con musica greca come sottofondo, si balla, si mangia e soprattutto si beve senza sosta. La sera e la notte non si dorme mai. I vicoli di Thira sono un brulicare di gente, musica, accenti diversi. I locali sono tantissimi e tutti belli. Alcuni sono frequentati solo da ragazzini dai 16 ai 23/24 anni. Altri da gente più adulta. Grazie alle amicizie fatte ( si è tutti amici), ci sono stati consigliati i locali giusti per cenare, ballare e divertirsi. In particolare noi abbiamo fatto amicizia con tre ragazzi italiani con i quali abbiamo trascorso tre serate stupende. Anzi, visto che vi ho dato l’indirizzo del blog, quando ritornerete dalla vostra vacanza (beati voi che siete ancora lì), lasciate un commento. Prometto che vi spedirò le foto al più presto. E poi le passeggiate panoramiche alla scoperta di vicoli e angoli bianchi e azzurri, dall’alto godere della vista del mare, della caldera e di paesini a picco sul mare. Non poteva mancare ovviamente la “salita coi muli”. Circa 600 gradini da fare seduti non proprio comodamente su dei muli a tratti isterici. Divertentissimo.

Vacanza assolutamente sconsigliata a chi ha problemi di linea. In Grecia si mangia benissimo, dai dolmades alla straordinaria mousakas, ai fagottini di zucchine o melanzane o pomodori, alla pita con tzatziki. Il pesce è sempre freschissimo. Io sono ingrassata quasi 4 Kg, ma per fortuna me lo posso permettere. Dopo il tramonto è vivamente sconsigliata anche alle coppie.

Unico neo di questa vacanza solo il tempo. 7 giorni sono pochi, soprattutto quando fai amicizia e si crea un bel gruppetto. Qualche giorno in più sarei rimasta volentieri.

Insomma, ora sono qui, ma la testa e il cuore sono rimasti lì!!

 

 
 
 

TUTTE A ME....

Post n°114 pubblicato il 05 Luglio 2008 da allua25
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Stamattina visita dal dermatologo. Macchie solari, la mia teoria. Non la sua.

Dunque…il medico mi si avvicina con una sorta di lente d’ingrandimento, mi scruta, mi chiede di guardare in basso, di voltarmi a destra, poi a sinistra. E questa lente col suo occhio gigante inquisitore sempre su di me. Non riesco neppure a distinguere il colore del suo occhio. E’ solo un occhio che mi guarda. Poi il dottore ritorna alla sua scrivania e mi chiede: “ E’ sposata?”… (che cazzo c’entra????) ..mmm…”No”…”Ha figli”?...(ancora????)…”No”… “Assumeva anticoncezionali e poi ha smesso”? ( forse sono entrata per sbaglio nello studio del ginecologo???) …mmm ”No”! Aria perplessa, la sua, la mia, quella di mia madre. Azzardo solo un “Dottore, c’è la possibilità che queste macchie vadano via?”. Lui guarda le mie analisi, mi si avvicina di nuovo col suo occhio e poi, finalmente, mi tranquillizza in tal senso e mi indica il trattamento chimico che dovrò fare , le cure e le precauzioni che dovrò prendere. Soddisfatta e contenta, mi alzo per salutare. Ma mia madre (perché me la sono portata dietro??), chiede al dottore da cosa è causata la comparsa delle macchie. E il dottore comincia a fare il suo discorsetto sui miei ormoni. Morale della favola: i miei ormoni funzionano benissimo, ma hanno avuto un periodo di “assestamento” con un’aumentata produzione di estrogeni. Secondo il dottore il metodo più veloce per far scomparire le macchie è fare un figlio. Ma dottore io vorrei aspettare un due o tre annetti ancora. Le pare che un figlio si fa per far scomparire le macchie? E lui e mia madre continuano il discorsetto sui miei ormoni come se io non ci fossi. Ma cazzo, del fatto che non scopo da una vita non ho mai fatto mistero, ma la sfortuna pure della lettera scarlatta no….Ed effettivamente, a pensarci bene, la macchia è comparsa circa tre anni fa, quando sono passata da un periodo di fervida attività sessuale costante e prolungata negli anni, a un periodo di astinenza assoluta. Ma ai miei ormoni chi cazzo l’ha detto di farmi spuntare le macchie? Gli estrogenei non dovevano diminuire piuttosto che aumentare? merda! Io questa cosa non l’accetto proprio. Io me ne fotto delle macchie! Siamo nel 2008. Esistono creme e cure idonee e il medico in pratica, sottilmente, mi suggerisce di scopare per “assestare” i miei ormoni  ! Bah….Come dire: se tu non scopi puoi anche stare bene, ma i tuoi ormoni ti chiedono altro! E questo doveva dirmelo un dermatologo????

Comunque io e mia madre salutiamo il dottore, usciamo e mia madre mi fa :” Mi è sembrato convincente. Comunque, per precauzione consultiamone un altro ….ma dopo ti porto dall’esorcista!!!” Grazie mamma, grazie tante!!!  

 
 
 

Post N° 108

Post n°108 pubblicato il 10 Giugno 2008 da allua25

 
 
 

Post N° 107

Post n°107 pubblicato il 07 Giugno 2008 da allua25
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FINALMENTE.......

 
 
 

Post N° 105

Post n°105 pubblicato il 05 Maggio 2008 da allua25
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Uno dei compleanni più belli che io ricordi. Una sorpresa dopo l'altra, emozioni bellissime... Mi avete fatto vivere un giorno di festa, dimostrandomi affetto e tante attenzioni. Non dimenticherò mai quello che oggi avete fatto per me.

Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie. Vi voglio bene 

 
 
 

Post N° 104

Post n°104 pubblicato il 03 Maggio 2008 da allua25

Primo Maggio a Portella della Ginestra.

Esperienza splendida.

Qualcosa sta cambiando dentro....

 
 
 

Post N° 102

Post n°102 pubblicato il 14 Aprile 2008 da allua25
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                       Zapatero arrivooo...

 
 
 

Sull'orgasmo femminile...

Post n°100 pubblicato il 03 Aprile 2008 da allua25
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Mi è stato sempre detto che l'orgasmo femminile, a seconda della conformazione fisica di ognuna, può essere di due tipi: clitorideo o vaginale. E non ho mai avuto dubbi in proposito. Qualche giorno fa, ad un seminario su tematiche relazionali, ho assistito alla lezione tenuta da un sessuologo che ha approfondito degli studi sull'argomento, affiancato da un equipe di psicologi specializzati in dinamiche di coppia e di famiglia. Dopo un'ampia divagazione sulle modalità di ricerca e di studio, si arriva al quid della situazione: l'orgasmo femminile è uno ed è solo ed esclusivamente clitorideo. Ops, scusate, ho capito bene? Chiedo alla ragazza seduta accanto a me. Ha capito anche lei così. Ma siamo sicuri? Mi guardo intorno e tutti ora sono particolarmente attenti. Per il sessuologo non ci sono dubbi. Ma come lo ha stabilito? Si è messo a spiare un campione di coppie copulanti cercando di cristallizzare il momento topico di lei con una telecamerina e riempiendo nel frattempo fogli e fogli di relazioni? Fatto sta che la sua relazione risulta abbastanza convincente. Anche per lo psicologo non ci sono dubbi. La maggior parte delle donne prese in esame, dice lui, lamenta il fatto di essere anorgasmica, non per un fatto oggettivo, ma per una insufficiente attenzione da parte del partner. Un'alta percentuale, inoltre, sentendosi inadeguata, finge l'orgasmo. Alla replica" c'è differenza tra il sostenere di avere un orgasmo vaginale e fingere l'orgasmo", ovviamente posta da un uomo, il sessuologo risponde che è in grado di poter affermare con assoluta certezza che tutte le donne che sostengono di avere un orgasmo vaginale, in realtà non hanno mai provato un orgasmo. Scusate, ma com'è che tutti gli uomini dicono che la maggior parte delle donne da loro avute sono vaginali e come può una donna continuare a mandare avanti un rappporto che non la soddisfa anche dal punto di vista sessuale? Risponde lo psicologo (sono stata brava, ho preso pure appunti). Lui sostiene che se una donna finge, è difficilissimo che l'uomo se ne accorga e non può far a meno di crederle. Se una donna finge può continuare a farlo per moltissimo tempo per una serie di motivi: sentirsi inferiore rispetto al partner, scarsa autostima, educazione troppo rigida, paura di deludere il partner, ecc... Questo problema, continua lui, persisterà nella coppia per moltissimo tempo, se non per sempre, perchè lei non confesserà mai a lui di fingere e il falso soddisfacimento rientrerà nella normalità del rapporto di coppia, al punto che un eventuale orgasmo accidentale potrebbe destabilizzare lo stesso rapporto. Insomma, gli ultimi studi sull'argomento vanno in questa direzione a livello mondiale e sia l'esposizione delle dinamiche psicologiche sia l'illustrazione della conformazione fisica della donna da parte dei nostri esperti sono risultate abbastanza convincenti, al punto che ultimamente, parlando con delle amiche, ho avuto conferma della veridicità delle suddette teorie.
A questo punto mi preme fare un appello a tutte le donne: se non riuscite a raggiungere l'orgasmo, parlatene col vostro compagno, forse risolverete il problema, provate a chiedere, provate a migliorare insieme la qualità del vostro rapporto sessuale, ma vi prego non fingete. Non farete altro che mettere sulla piazza, quando per un qualsiasi motivo la storia sarà finita, uomini che sono convinti che basti mettere il pipino nella pipina per far godere una donna. Una tragedia insomma.

In tutto ciò un uccellino stamattina ha deciso di suicidarsi sul parabrezza della mia auto. Vorrà dir qualcosa?

 
 
 

Post N° 99

Post n°99 pubblicato il 18 Marzo 2008 da allua25

 
 
 

Riflessioni notturne e senza senso...

Post n°98 pubblicato il 08 Marzo 2008 da allua25
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E' passato un po' di tempo dall'ultima volta che ho aggiornato il blog. Non che non abbia scritto in questo periodo, ma non ho fatto altro che stracciare, scrivere e stracciare come se volessi distruggere e cancellare per sempre quei pensieri che prendevano forma e nome sulla carta.
Ultimamente accade tutto troppo in fretta nella mia vita ed io mi sento destabilizzata. Ho perfino cambiato posto di lavoro, anche se non del tutto perchè in parte continuo a lavorare lì, ma con diverse mansioni e in tutt'altra fascia oraria. Il mio lavoro è altrove adesso e questo proprio quando il mio ex "capo", avendo avuto modo di conoscermi, mi aveva lodato e affidato dei compiti particolari; proprio quando un collega che stimo tanto mi aveva elogiato per il mio lavoro in un momento in cui per me non aveva senso niente; proprio quando cominciavo a vedere i risultati che attendevo da mesi. Non sono particolarmente contenta di ciò che in un altro periodo avrei chiamato "soddisfazioni". Non c'è nessuno con cui possa condividere, a cui importi veramente, che capisca cosa significhi. Ogni cosa mi scivola addosso con un sorriso spento. Sono pentita di aver desiderato di andarmene. Mi sentivo coccolata e voluta bene, nonostante l'insofferenza provata ultimamente per tanti di quei motivi da pensare non solo di essere diversa dagli altri, ma perfino migliore. Ed io odio sentirmi così, perchè quando accade, quando ne prendo consapevolezza, allora capisco che non può esserci comunicazione e sento la necessità di ridimensionarmi, mi isolo, non comunico se non con frasi di circostanza. Mi sento sola. Adesso devo ricominciare dall'inizio. Una sorta di metempsicosi mediante la quale, però, rinasco sempre uguale e con una piena coscienza del mio passato. Purtroppo. 
Ci sono volte in cui penso di essere stata sempre sola, altre, invece, di essere stata soffocata da solitudini che non si son fatte compagnia. Ci sono volte in cui penso che l'amore non esista, altre in cui non posso credere di aver sofferto e gioito per nulla. Ci sono volte in cui credo alle parole, altre solo alle mie sensazioni. A volte sono contenta di quello che sono, altre penso che un braccio e il cuoio capelluto non bastino. A volte penso che qualcuno mi voglia bene, ma poi mi rendo conto che ciascuno si misura solo con se stesso ed io sono diversa. Ci sono volte in cui penso che la frase "Per me sarebbe un onore se tu volessi far parte della mia vita" sia diversa da " sarebbe un onore poter far parte della tua vita" e che significhi soltanto "Ti do il permesso di chiamarmi qualche volta e chiedermi come sto", altre in cui penso che non abbia senso niente. A volte penso di essere troppo per chiunque, altre di aver bisogno solo di affetto come chiunque. A volte vorrei solo essere abbracciata e coccolata, altre solo capita. Ci sono volte in cui sono stanca di bugie, parole vuote, delusioni, bambinate, altre in cui sono troppo arrabbiata per aver investito tempo che mi è stato rubato e sentimenti che non hanno mai contato nulla per nessuno. A volte penso che dormire sia la soluzione, altre che non dormire sia la soluzione e mi massacro, prendo impegni e tanto prima o poi crollo lo stesso. Ci sono volte in cui penso di avere bisogno ancora di un po' di tempo, altre che un solo giorno sia troppo. A volte penso di aver dato troppo e non aver ricevuto niente e sono contenta lo stesso, altre che la parola fine sia orrenda, ma l'unica possibile. A volte mi sento arrabbiata, altre solo nauseata. A volte penso che la soluzione sia semplice, altre ho paura di cadere in un baratro più profondo e oscuro, una nuova condanna.
Ci sono volte in cui non so chi sono.

 
 
 

Post N° 97

Post n°97 pubblicato il 14 Febbraio 2008 da allua25

                                                      

 

 
 
 

Post N° 95

Post n°95 pubblicato il 07 Gennaio 2008 da allua25

Per T.

Stasera, quando mi parlavi al telefono, avevo in mente questo aforisma di Cioran:

Detestare qualcuno è volere che sia qualunque cosa, salvo ciò che è. T. mi scrive che sono l’uomo che ama di più al mondo…, ma mi scongiura nello stesso tempo di abbandonare le mie ossessioni, di cambiare strada, di diventare diverso, di rompere con colui che sono. Quanto dire che rifiuta il mio essere.


P.S. mi vuoi bene o mi detesti in realtà?

 
 
 

CRONACA DI UNA MORTE ANNUNCIATA....

Post n°94 pubblicato il 07 Gennaio 2008 da allua25

Ho bisogno di scrivere adesso, subito. Ho bisogno di mettere ordine. Pensare non mi basta più. I pensieri volano, mi sfuggono, partono da un’immagine e si perdono nei meandri dei ricordi, mi confondono, saettano in direzioni lontane dalla verità, sono episodici. Ho bisogno di far chiarezza dentro di me per non impazzire, di appropriarmi di una percezione univoca degli eventi che non sia da interpretare, che non sia un falso suggerimento o una blanda convinzione. Io devo scrivere, io devo fare discorsi prolissi, prolungati, promiscui, che dei pensieri sono la miglior faccia, devo farlo per me. Non so neppure da dove cominciare, perché da qualunque punto o momento io parta le storie che mi racconto sono due, a volte tre. Adesso altre immagini si affollano e penso che non abbia senso neppure ricostruire. I miei perché non avranno risposta. Ma devo farlo. Devo, perché devo dire basta, perché devo non impazzire, perché devo smettere di piangere, di tormentarmi, di colpevolizzare, di amare. Devo. E allora parto dall’inizio, dalla mia verità, perché è quello che ho vissuto io, che ho provato io, che ho sentito io che conta veramente adesso e non ciò che cercano di propinarmi gli altri. E allora parto dal 13 Gennaio dello scorso anno. Nuovo posto di lavoro, accettato dopo molte titubanze. Arrivo e lui era lì, in piedi, una mano nella tasca del  giubbotto di pelle nera, una sigaretta nell’altra, i capelli lunghetti, un ricciolo davanti agli occhi e lo sguardo perso nel vuoto. Non immaginavo che avrei rivisto questa scena molte e molte altre volte ancora. “Carino- pensai- ma anche stronzo”. Non ricordo come accadde che ci presentammo o che parlammo, ma ricordo il tavolino di un chioschetto e i caffè consumati parlando del più e del meno. “E’ una persona interessante, da frequentare” pensavo e al contempo mi chiudevo e a volte diventavo antipatica perché non potevo sbagliare, non di nuovo. Ricordo che una volta, in quello stesso periodo, parlando di noi, dissi: “Per ora sono serena, pensa che non verso una lacrima da 4 anni”. Lui sorrise, poi portò il dito sulle labbra e rispose: “Non lo dire, qualcuno lassù potrebbe sentirti”. E sorrisi anch’io. Mi resi conto di volergli bene, perché era tenero, simpatico, educato, intelligente, sensibile, buono. Perché eravamo in sintonia e non mi succedeva da tanto di essere in sintonia con qualcuno. Ma non mi fidavo lo stesso. Non lo so perché. Sentivo l’esigenza di allontanare da me e da lui l’idea che potesse piacermi. Lo definii “ compagno delle ore buche”, solo questo. Mi innervosivano gli altri che dicevano “state troppo bene insieme, fate tenerezza”. Mi affrettavo a smorzare le chiacchiere con un “Siamo solo colleghi e poi lui è più piccolo”. Quanta intelligenza nei pensieri di allora, quando si vive tutto con distacco.

Fu dopo circa un mese che uscimmo insieme con un altro collega, ora amico. Ricordo che ero imbarazzata, che non riuscivo a guardarlo negli occhi e preferivo parlare col suo amico. Riconoscevo in lui una parte di me, una sensibilità simile, una solitudine atavica. Ammiravo il suo coraggio di esternare le proprie emozioni, mentre io ero così freddamente controllata. Mi imbarazzava il suo modo di guardarmi, di leggermi dentro. In silenzio, avevo capito che lui aveva capito che mi nascondevo da me stessa. Lui aveva capito e non era necessario dire nulla. Si arrabbiò tanto quella sera. Lasciò me e il suo amico al tavolo e uscì fuori a fumare una sigaretta. Io lo seguii, lo guardai ed ebbi l’impulso di abbracciarlo, di baciarlo, di chiedergli scusa. Non feci niente di tutto ciò. Fumai la sigaretta in silenzio, col nodo alla gola perché mi resi conto in quell’istante di essermi innamorata e di non poter tornare più indietro. Al ritorno, in macchina c’era il cd di Capossela. Io ero seduta dietro e ricordo lo sconforto che mi prese e il martellare dei miei pensieri. “Non può essere, non può essere” mi ripetevo e Vinicio cantava “Accolita di rancorosi” e lui guidava e le sue dita tamburellavano sullo sterzo a ritmo di musica. Passarono 15 giorni di chiacchierate e caffè al solito chioschetto, di battute e frecciate, prima che uscissimo di nuovo insieme. Era il 30 Marzo. Una passeggiata al porto, una leggera pioggerella, un pranzo luculliano che difficilmente dimenticherò, lui che mi prende per mano. Un bar, lui un whisky, io un bayles. Lui che fa discorsi su di noi, belli. Poi silenzio, lo sguardo nel vuoto e le sue parole: “Io sono attratto da te, ma sono fidanzato” Non so che faccia abbia potuto fare io facendo finta che non m’importasse, ma sentii come un pugno allo stomaco. Avevo immaginato e mi ero illusa di poterlo frequentare, di poter costruire qualcosa insieme. E invece…ci alzammo, facemmo qualche passo, lui si voltò di scatto e mi baciò sulle labbra. Un po’ in macchina a parlare, ad abbracciarci e baciarci. Ma non era come avevo immaginato. Tutto era rovinato fra noi ed io piangevo dentro e questo non poteva vederlo. Per più di due mesi non ci rivolgemmo parola. Feci qualche tentativo per far pace, ma non servì a nulla e non capivo neppure perché si era giunti a quel punto. Lo guardavo ogni giorno mentre mi dava le spalle, gli passavo davanti senza salutarlo o ci guardavamo freddamente da lontano. E tutte le volte avrei voluto abbracciarlo e dirgli “torniamo indietro, cancelliamo tutto, ricominciamo” e tutte le volte lo ignoravo e mi ripetevo che era meglio così e mi rassegnavo e mi allontanavo a poco a poco. Facemmo pace alla fine di Giugno grazie ad un’uscita col collega-amico. Il mare, una passeggiata, una cena. Poche parole e pochi sguardi. Ed io ero ormai rassegnata e anche serena. Era arrivata l’estate, cominciavano le uscite, i programmi per le vacanze. Avevo conosciuto gente nuova. Mi sentivo distante da lui. Ogni tanto un sms giusto per non perdere i contatti, ma lo sentivo fuori dalla mia vita.

È il 26 luglio quando usciamo di nuovo insieme, stavolta in quattro. Da quel giorno tutto è cambiato, è cominciato qualcosa o forse è stato solo l’inizio della fine. Non lo so, ma fu una bella uscita. Lui era veramente bello quella sera, era sorridente, non era taciturno, era allegro. Quando mi guardava i suoi occhi erano vivi e non era necessario andare oltre con le parole. Eravamo di nuovo in sintonia. Io non mi facevo domande, non avevo paura. Eravamo noi due insieme, eravamo belli e stavamo bene. Lui mi diceva di dargli tempo, per conoscermi, per capire. Era giusto. Sotto casa mia gli feci solo una domanda: “pensi di poterti innamorare di me?” e lui mi abbracciò fortissimo e dandomi baci disse: “Certo che posso, sì che posso, posso”. Gli avrei dato il tempo allora, tutto quello che voleva, perché quell’abbraccio e le sue vibrazioni valevano più di mille parole. Io non stavo perdendo tempo e lui non ne avrebbe fatto perdere a me. Era sincero e mi sono fidata. Ho messo da parte la mia vita passata, i miei errori, le mie paure e mi sono persa in quell’abbraccio, sentendomi protetta e al sicuro. I due mesi successivi non sono stati affatto semplici. Ci sentivamo ogni giorno, ci dicevamo cose bellissime, ci sentivamo vicini pur essendo lontani. Ma non eravamo così vicini perché comunque lui non era libero. Ricordo quando eravamo insieme e arrivavano le telefonate di lei. Io ci restavo male perché mi rendevo conto solo in quei momenti che non stavamo insieme e lui stava male perché si sentiva in colpa per entrambe. In questa fase abbiamo trascorso dei momenti molto belli. Andai due volte da lui e , nonostante alcune incomprensioni e qualche lite, siamo stati bene. Mi portava ogni sera in un pub e lì stavamo a chiacchierare su due sgabelli, a bere, ad abbracciarci e baciarci. Lì ci siamo raccontati. Lì mi ha parlato di sé, del suo passato ed io coglievo le sfumature delle sue sofferenze. Lo capivo e mi sentivo vicina a lui come se lo fossi sempre stata. Ero felice ed orgogliosa di stargli accanto e avevo la sensazione che anche lui lo fosse, che con me si sentisse meno solo. Abbiamo ascoltato la sua musica insieme, al buio, a casa sua. L’ho visto piangere e mi ha permesso di asciugargli le lacrime, mentre sottovoce mi sussurrava:” sei la persona che aspettavo”. Le sensazioni più forti di questo periodo le provai un pomeriggio all’inaugurazione del negozio di un suo amico. Non abbiamo fatto niente di particolare, ma io avevo l’impressione che gli altri ci guardassero e pensassero che stavamo bene. Perché io mi sentivo così. Perché lui mi guardava ed era contento. Per un attimo mi sono proiettata in un futuro immaginario ed improbabile di noi due insieme a giocare con una bimba. Giorni dopo di nuovo insieme. Al lungomare, quando mi abbracciò e mi disse “Io ti amo, ti amo davvero” o di notte davanti al nostro posto di lavoro, dove c’eravamo conosciuti, dietro quella cancellata che ci escludeva da quel passato troppo vicino che mi mancava terribilmente. E noi due vicini fra pensieri contrastanti. Non immaginavo che neppure 15 giorni dopo saremmo stati di nuovo lì. Ero felice di vederlo ogni giorno, anche se non potevo sfiorargli neppure la mano. Ero felice di vederlo entusiasta del suo lavoro. Ero felice di vederlo sereno e sorridente. Ma mi mancavano i momenti solo nostri, mi pesava essere solo una collega. Io ero nervosa e lui mi rinfacciava il fatto che, nonostante il tempo passato insieme, io non avessi voluto fare l’amore con lui. E non perché non mi fidassi, semplicemente non ci riuscivo. Mi bloccava il fatto che lui non fosse libero. Desideravo abbandonarmi completamente a lui e dargli tutta me stessa, ma non ne ero capace e lui me lo rinfacciava. Quei giorni passati insieme al lavoro non furono come li immaginavo. Pensavo che ci fosse stata data una possibilità dal destino, che qualcuno là in alto ci avesse concesso un periodo per stare insieme e conoscerci. Avrei voluto passare più tempo con lui, dormire insieme, portargli la colazione a letto, cucinare per lui, guardare un film e….insomma, avrei voluto essere la sua ragazza. E invece ci allontanavamo e le telefonate diventavano strane ed io lo vedevo irrequieto. Avrei voluto coccolarlo e non me lo permetteva. E poi all’improvviso la svolta: s’innamora di un’altra. Sulle mie prime reazioni ho già scritto e non voglio ritornare sull’argomento assolutamente. Stavo male perché mi mancava da morire e mi sentivo sola, ma mi consolava vederlo sereno. È durata poco. Ero arrabbiata, perché vedevo lui stare male. Avrei voluto telefonare a lei e dirle che persona splendida stava perdendo. Avrei voluto soffrire io per mille volte, fare mie tutte le sue sofferenze e vederlo di nuovo sorridere. Perché lui è meraviglioso quando sorride e lo fa sempre troppo poco. Potevo solo stargli vicino, anche se sapevo che non era me che voleva vicino in quel momento, che ero sempre troppo poco per lui. Ma ero lì e dovevo stargli vicino. È stato in quel periodo che ho fatto l’amore con lui, un periodo in cui era lontano da me. Che strano. Abbiamo fatto l’amore poche volte, ma siamo stati bene e ci siamo riavvicinati tanto. All’inizio cercavo di essere razionale e di capire che lui non stava attraversando un bel momento, ma poi mi sono illusa di poter ricominciare, di poter cambiare in meglio il nostro rapporto, di poter stare bene insieme. Uscivamo insieme più spesso, parlavamo di più, ridevamo di più, ci prendevamo in giro. Ci conoscevamo meglio e lui chiedeva altro tempo. Ma sì. È giusto così. Posso aspettare, non ho fretta. Sto bene anche così per ora e tu sei sereno. Va bene. E invece sbagliavo anche stavolta.

Non siamo più colleghi. Lui in un posto, io in un altro. Ma non ci ha allontanato la distanza fisica. Sono io che non vado bene, che non sono mai abbastanza. Prima mi rinfacciava di non voler fare l’amore con lui, poi che non mi faccio desiderare. Non sono stupida. Quando ci avviciniamo troppo e lui da solo, senza che io gli chieda niente, capisce che siamo troppo vicini, troppo, allora si allontana. È sempre stato così, dall’inizio. Potrei fare qualunque cosa, essere perfetta, ma è inutile tutto: lui con me non ci vuole stare. Arriviamo alla fine dell’anno con un litigio. Io che ci resto male perché lui non mi telefona pur essendo vicino, un sms anonimo arrivato a me (e mi sto scervellando per capirne il senso) e i miei momenti di rabbia. Avrei tanto voluto passare il capodanno con lui e brindare e divertirci e guardarci e ridere, ma ci avevo già rinunciato molto tempo prima. Mi organizzo con degli amici che non vedevo da tempo, ma a lui è sembrato giusto telefonarmi incazzatissimo e chiudermi quasi il telefono in faccia. Io metto il pigiama e non voglio sapere né di amici, né di feste, cenoni, divertimenti, perché tanto sarà un anno di merda ed io non voglio vedere nessuno. E così inizia il nuovo anno e non ci facciamo neppure gli auguri. Lui mi manca e non so che fa e se sta bene. Ed io non riesco a stargli lontana e voglio trasferirmi lì dov’è lui. Cerco su internet le case in affitto e prendo alcuni appuntamenti e col lavoro in qualche modo farò, anche se sarà pesante, anche se mi stancherò, ma così adesso non ha senso niente. Vado da lui. Pensavo che avremmo litigato. Invece no, ma c’era distanza, freddezza. Era come se non contassi più nulla, se non fossi contata mai nulla. Avevo giurato di non piangere, di controllarmi, ma ho bevuto un po’ di più e non ce l’ho fatta. E mentre piangevo, in macchina, lui mi dice “Io ti lascio”. E sarei lì nel mio bivani adesso se lui mi avesse dato un minimo di speranza. Io ti lascio. Io ti lascio. Io ti lascio. Tre parole, mentre arrivavano telefonate e mi lasciva sola al pub o in macchina mentre piangevo e mi sentivo disperata. All’inizio l’ho vista come una mancanza di rispetto, come un non contare nulla. Dicevo fra me “Cazzo, accompagnami e fa’ tutte le telefonate che vuoi fare”. Poi ho capito che lo faceva di proposito, per farmi capire che dovevo accettare, che non c’è posto per me nella sua vita, che io sono di troppo. Mi ha fatto vedere dove lavora adesso, così ora posso immaginarlo col suo giubbotto di pelle, la mano in tasca e nell’altra la sigaretta. Gli piace questo posto e piace pure a me. Ed è così che voglio pensare a lui. Mi riaccompagna a casa ed io mi sento strana. Sento di essere ancora innamorata di lui, ma sento anche una serenità che si contrappone a tutte le lacrime di prima. La sensazione è quella di vederlo per l’ultima volta, la sensazione è quella di essere stanca di piangere e di non avere più lacrime, è quella di aver accettato di esser arrivati ad un punto di non ritorno, di essere vuota e stanca, di non stare bene, di aver bisogno di pace. Mentre ci salutiamo arriva un’altra telefonata. Lui s’innervosisce, mi guarda e irritato, agitando il telefono, dice: “Non ce la faccio più, non ce la faccio più. Tutte innamorate, tutte che soffrite, ma che devo fare, che devo fare, dimmi che devo fare?”. Ci diamo un bacetto, mi avvio verso il portone e dandogli le spalle penso: “ Che cazzo mi chiedi che devi fare? Hai già fatto. Hai mandato a fare in culo me”!

 
 
 

Post N° 93

Post n°93 pubblicato il 21 Dicembre 2007 da allua25

Da qualche giorno non faccio altro che canticchiare questa canzone ......mah!!!!

 
 
 

Post N° 92

Post n°92 pubblicato il 15 Dicembre 2007 da allua25

 
 
 

Post N° 90

Post n°90 pubblicato il 11 Dicembre 2007 da allua25

Oggi la musica è questa....

 
 
 

Post N° 86

Post n°86 pubblicato il 28 Novembre 2007 da allua25

 
 
 

Post N° 80

Post n°80 pubblicato il 02 Novembre 2007 da allua25
Foto di allua25

Ho rovinato tutto. Non sono incapace di intendere e di volere. Sono solo fragile. Ho trascorso una bella serata. Non ero rilassata, proprio per niente, ma è stata bella. Avevo dubbi, perplessità, un po' di rabbia, ma ho voluto non pensarci e vivere il momento. Ho provato ad essere amica e non ci sono riuscita. Non sto male, soltanto consapevole di non avere e non poter avere nessun ruolo, non più. E adesso? Sono pronta a voltare pagina. Stavolta sì...

 
 
 

Non plus ultra... 

Post n°77 pubblicato il 26 Ottobre 2007 da allua25
Foto di allua25

Io non credo più in niente. Non ci sono più valori da rispettare, idee, senso di giustizia. Non credo più in quello che faccio, in quello che mi circonda, in chi mi circonda. Mi sento un automa che fa le cose per dovere e non per passione. E le fa pure male. Ho perso l'entusiasmo e la voglia di credere. Sono stanca, nervosa, incazzata, impulsiva e compulsiva. Mi sento troppo sola e non capita, neppure da me stessa. Ho paura. Non si tratta solo di lui. Sì, anche. Sono convinta che abbia fatto una cazzata a rinunciare a me, non sono mai stata così sicura, ma l'ha fatto lo stesso. Gli sono stata vicino, come amica, in un momento in cui non stava bene. L'altro ieri ho lasciato perdere tutto quello che stavo facendo per andare ad una riunione di cui non poteva fregarmene di meno e solo perchè ho pensato che lui stava male e poteva fargli piacere la mia presenza, farlo sentire meno solo. Io cerco di fare qualunque cosa per farlo stare bene e lui sta male. Ed io m'incazzo il doppio perchè non vedo il senso. Stiamo male in due e lui rinuncia a me per questo, per stare così. Poi il giorno dopo sta bene ed io non servo più. Lui lo sa che io sto male. Non importa che non mi stia vicino, che non mi chiami, che non mi chieda come sto. Non è questo il punto. Vorrei solo un po' di rispetto per quello che lui sa sto passando. Vorrei tempo per accettare. E invece no. Lui sta bene ed io divento trasparente, mi rivolge a stento la parola, sta a trafficare col telefono. Cazzo, aspetta che me ne vada!! No, lui sta bene ed io non servo più. Mi sento sollevata vedendolo stare meglio, ma se non rispetta  e non capisce quello che sto vivendo io, allora non posso. Così mi perde davvero. Ma forse non gli importa. Ed io sto a riflettere e pensare. A che cazzo serve la comprensione, la solidarietà, lo stare vicino? E' solo una percezione distorta di una proiezione inesistente. E' il nulla. E' un momento. Questo è il percorso che si proietta in tutto quello che faccio. Ho bisogno di trovare altre basi. Ho bisogno di morire e di rinascere. Ho bisogno di riposare. Di credere.

 

 

 

Domani ore 10.40 aereo prenotato per Roma. La settimana scorsa ho rifiutato di andare. La gita per diciottenni non la reggo. Adesso ho accettato. Subito, senza preghiere. Voglio respirare e ho il terrore degli aerei. Vado, ma non credo.

 

 

 

E' un periodo strano questo. Io mi sento strana. Mi chiedo se sono ancora innamorata. Fino a ieri non me lo chiedevo. Era così. Ora non lo so, sono confusa. Ci sono rimasta male. Ancora. Mi sono sentita usata. So che non lo ha fatto, ma così mi sono sentita. Sono troppo fragile adesso. Quando la voglia di cambiare e la paura s'incontrano, il risultato è la paralisi. Sto ferma, mi muovo, ma non credo.

 

 

 

Voglio stare sola a fumare mille sigarette e non sentirmi dire:"Fumi troppo". Voglio stare sola a piangere, urlare e dire parolacce e non sentirmi dire:"Cos'hai?". Voglio farmi venire un accidente andando al mare da sola di sera, ogni sera, e col freddo e non sentirmi dire:"Dove sei stata?". Voglio stare sola e sentirmi libera. 

  

 
 
 

Grazie...

Post n°76 pubblicato il 15 Ottobre 2007 da allua25
Foto di allua25

Ancora stento a crederci. Che nessuno venga a dirmi che è impossibile presentire gli avvenimenti. Anni fa mi presero in giro per una caffettiera e ora nessuno può dire niente. L'ho persino scritto in un post qualche giorno fa e si è verificato. Non lo so come mi sento. Anestetizzata forse, vuota. Quello che ho provato è stato atroce e me ne vergogno pure. Ho perso il controllo e la percezione di me, non mi sono sentita più. Ho provato odio per me stessa e desiderio di non esserci.
Mi chiedeva di essere felice per lui. D'altronde è quel che desidero: che lui sia felice. Solo che fino a pochi minuti prima immaginavo di poter essere io a renderlo felice, ne ero davvero convinta, ero sicura. Guardando il mare ho ripercorso con la mente i momenti passati insieme, a casa sua, a cena fuori, nel suo pub preferito, le sue parole, i suoi sguardi, gli abbracci. Non poteva essere finto, non potevo non esserne sicura. Ho aspettato tanto, ho sopportato e avuto pazienza solo perchè ci credevo, mi fidavo. Come non mai. E invece? Non ho capito un cazzo. Qual è il senso? Il nulla. Niente rabbia. Niente rancore. Lo guardavo, bello come sempre, dolce come sempre, triste come sempre. Lui diceva di essere felice ed io lo vedevo triste, come se avvertissi una felicità finta, irreale, illusoria. ma mi sbagliavo. Nonostante le mie sensazioni, lui continua a dire di essere felice. Non volevo farmi vedere così da lui, ma avevo bisogno che mi stesse vicino, che mi dicesse che anche se ora è altro, che anche se la sua mente è altrove, che anche se io non conto più nulla, comunque non ha dimenticato.
Il giorno dopo è stato ancora peggio, perchè dovevo fingere con lui e con tutti. Le mie amiche mi hanno detto che sono troppo buona, che avrei dovuto incazzarmi e offenderlo per quel che mi ha fatto. Ma che cazzo ne sanno loro di come mi sento, di quel che provo, di lui? Io vado oltre la mia persona. Sono stata sincera quando gli dicevo che ero contenta per lui. Ma purtroppo io esisto e sto male. Purtroppo non riconosco altra realtà diversa dal mio dolore, che non tento neppure di lenire.
E poi sono arrivate le parole di Sà. Mi sono sfogata, ho pianto, mi sono disperata perchè mi manca, perchè non conto nulla per lui, perchè mi guarda con distacco e non come una persona che per lui c'è stata e che gli vuole bene, perchè mi sento una fallita come donna e nel lavoro, perchè non mi stima, perchè gli do fastidio quando sono troppo presente a me stessa e non riesco a mostrare contentezza per lui, perchè ho troppe forze uguali e contrarie dentro, perchè una cosa bella per lui per me è una tragedia, perchè quello che mi è successo è assurdo, ingiusto ed io non me lo merito. Perchè la vita mi è insopportabile e la morte mi terrorizza. Sà mi ha ascoltato, in silenzio. Poi ha parlato. Mi ha messo di fronte ad altre realtà. Mi ha raccontato. Mi ha fatto sapere. E la ferita bruciava e mi sono sentita un'idiota. Mi sono voluta più bene e ne ho voluto di più a lui, perchè è dolce e mi fa tanta tenerezza. Perchè a volte è piccolo. Non sto bene, sto ancora male, ma va meglio. Sono sempre troppo innamorata di lui, ma è diverso adesso, perchè il nostro rapporto è cambiato, non potrebbe mai essere come prima e perchè si comporta in un modo che mi ferisce. Non devo dimostrargli nulla, dovrei pensare solo a me, ma non sono fatta così, è quello che mi sento di fare. Voglio che mi veda ridere perchè non voglio rovinargli nulla, voglio che stia bene a 360 gradi e se starò di nuovo male mi allontanerò, perchè non è giusto che mi veda soffrire senza lui poter far niente, perchè deve essere felice. Lui lo sa che io per lui ci sono e ci sarò sempre, come amica, per qualunque cosa, anche se io mi sento sola, ma in fondo lo sono sempre stata. Adesso il mio sorriso non è spontaneo, dentro sono lacerata, ma col tempo tutto passerà, perchè quando cado mi rialzo sempre. Sì, deve essere felice davvero, e spero che ci riuscirà, che duri, che non gli capiterà mai di rendersi conto di aver sbagliato, di aver rinunciato per sempre a me. Perchè , e lo dico senza presunzione e , davvero, adesso con assoluta cognizione di causa: io sono unica e il meglio che gli potesse capitare. Non lo dico per consolarmi, per la mia autostima, perchè mi sento disperata. No. Non sono così stupida. Lo dico perchè è vero. Perchè lo so. Lui non lo ha capito e non lo saprà mai...

GRAZIE Sà

"Hai mai sognato di trovare una donna a cui poter dire tutto, capace di comprendere tutto, di scusare le tue debolezze, di perdonare i tuoi difetti, di ammettere la fatalità delle tue colpe, di amarti nonostante le tue infamie?"
(da "La messa di nozze" di F. De Roberto")

E adesso ascolterò per l'ultima volta quella che consideravo la nostra canzone, ma lui non sa neppure questo....

 
 
 
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