Creato da: gavasi il 09/11/2006
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Finzione

def 1: simulazione, falsità, doppiezza: parlare, agire con finzione; non credetegli, è tutta una finzione
def 2: creazione fantastica: finzione poetica; finzione scenica, cinematografica, l'illusione della realtà creata dal teatro, dal cinema
def 3: finzione giuridica, situazione ipotetica da cui la legge fa derivare determinate conseguenze.

etimo: Dal lat. fictio¯ne(m)

Fonte: http://www.garzantilinguistica.it/interna_ita.html

 

Realtà

def 1: tutto ciò che esiste: l'osservazione, la conoscenza della realtà | realtà esterna, il mondo che ci circonda ' realtà interiore, il mondo degli affetti, la psicologia di un individuo
def 2: cosa vera, concreta; il complesso delle cose concrete, materiali, in opposizione alle cose immateriali, non tangibili: il sogno è divenuto realtà; è preferibile guardare alla realtà e non perdersi dietro le fantasie | realtà virtuale, simulazione con tecniche elettroniche multimediali di una realtà che dà la sensazione di essere effettiva
def 3: la qualità di essere reale, cioè di esistere effettivamente, e di non essere soltanto apparente o immaginario o possibile: la realtà di una situazione | in realtà, veramente, effettivamente.

etimo: Dal lat. mediev. realitate(m)

Fonte: http://www.garzantilinguistica.it/interna_ita.html

 

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CRITICHIAMO NOSFERATU

Post n°27 pubblicato il 03 Maggio 2007 da gavasi

Colgo l'occasione di avere per le mani un lavoro che reputo di alto livello per divulgare alcuni precetti sulla critica cinematografica.

Il cinema è arte. Come per ogni branca dell'arte esistono delle tecniche specifiche per creare determinate suggestioni. Oggi quest'arte si è un pò persa si utilizzano cliché collaudati, effetti per stupire e sensazionalizzare (certo il risultato talvolta è gradevole). Io mi affeziono a quei film ricchi di sottili simbologie, leggibili su più livelli...è bello perdersi nella "pura e semplice storia" ma anche in quel dedalo di significati sottintesi.

ecco un pò di buona critica cinematografica per capire meglio cosa intendo:

Nosferatu il vampiro

Titolo originale:Nosferatu, eine Symphonie des Grauens

Paese:Germania

Anno:1922

Durata:94'

Colore:B/N

Audio:muto

Genere:horror

Regia:Friedrich Wilhelm Murnau

Soggetto:Bram Stoker (romanzo)

" Nina, dopo aver letto nel Libro dei Vampiri che solo il sacrificio di una ragazza dal cuore puro può far terminare la peste che dilaga a Brema, decide di permettere a Nosferatu di entrare nella sua camera. Dopo aver mandato via dalla casa il marito Jonathan, con la scusa di sentirsi male e di avere dunque bisogno del professor Van Helsing, attende l’arrivo del vampiro.

Nina si alza dal letto per controllare dalla finestra l’arrivo del vampiro: vediamo quello che i suoi occhi guardano, un esterno (peraltro frequenti in tutto il film) in cui si vede il caseggiato di fronte deserto. Subito dopo appare l’immagine -in realtà contemporanea alla scena precedente- dell’ombra del vampiro che sale le scale del palazzo di Nina.

Il personaggio del vampiro vede per tutto il film l’alternarsi dell’immagine della sua persona e della sola ombra; tale alternanza sottolinea la duplice natura del personaggio: uomo in carne ed ossa ma anche creatura ultraterrena ed al contempo fuggevole e sinistra. La scelta dell’una o dell’altra forma dipende dalla natura prevalente nel dato momento, se il conte Orlok assume il ruolo di conte oppure di vampiro. Inoltre, l’utilizzo dell’ombra del vampiro permette una serie di deformazioni della sua figura che aumenta la mostruosità del personaggio. Nel caso della scena presa in esame, nel momento in cui il vampiro minaccia la porta della ragazza, vediamo che la mano di Nosferatu si allunga minacciosamente e innaturalmente verso l’entrata, trucco ottenuto grazie alla forma rientrante del muro.

Murnau propone inoltre un’inquadratura del vampiro dal basso verso l’alto, in maniera tale da sottolineare lo stato di potere e pericolosità del mostro.

A questo punto viene inquadrato nuovamente l’interno della stanza, nella quale la ragazza, dal volto terrorizzato e con la mano sul cuore, fissa il vampiro fuoricampo, di cui noi possiamo solo intuire la presenza nella stanza grazie al suo sguardo. Anche i suoi movimenti sono intuibili dallo sguardo e dai movimenti della ragazza, che, continuando a fissarlo, inizia ad indietreggiare fino al letto.

Una volta seduta sul letto, vediamo finalmente l’ombra del vampiro: la sua mano dalle lunge ed ritorte dita sale lungo la camicia da notte di Nina fino a giungere all’altezza del cuore, dove si chiude in un pugno; il significato simbolico di questo gesto è chiaro: la ragazza è ora in suo potere, il cuore -sede dell’anima- è ora in suo possesso. Anche in questo caso l’inquadratura non è neutra, essendo -per opposizione alla precedente- dall’alto verso il basso, ha mostrare la situazione si svantaggio di Nina.  E’ infine da notare l’uso di mascherine per focalizzare l’attenzione dello spettatore o per creare effetti di evanescenza: infatti, quando il vampiro sale le scale, l’immagine è chiusa sopra e sotto da tendine per enfatizzare la figura centrale del personaggio, ma quando questo si  trova innanzi la porta, la sfumatura scura in basso cancella i piedi della figura, creando l’impressione che il vampiro sia sospeso in aria."

di Arianna Giordano

 
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La magia dell'amore

Post n°26 pubblicato il 13 Aprile 2007 da gavasi

Ieri trascinato un pò a forza...un pò controvoglia mi sono ritrovato davanti al grande schermo; il film che girava era "The Illusionist". Partivo un pò prevenuto (non vado matto per l'800,  periodo storico in cui è ambientatto il film ) e i titoli di testa un pò lentini non hanno aiutato. Tuttavia nel giro di breve mi sono ricreduto lasciandomi coinvolgere nella finzione filmica completamente, seguendo con interesse e partecipazione ogni scena del film.

immagineBravo Norton, recitazione magnifica. Fotografia molto bella che a tratti pare arte. Ma la cosa che più mi ha fatto riflettere è la storia d'amore retta sul tema della  magia (di per sè la trama segue l'iter narrativo tipico: eroe per raggiungere l'oggetto del suo desiderio sfida un nemico potente, supera imprevisti e  viene aiutato da qualcuno)  e proprio la metafora della magia spiega come può scattare quella scintilla che fa innamorare due persone. Fin dalle prime scene (in cui si narrano i primi incontri tra i due amanti) sembra proprio che il giovane protagonista abbia incantato con la magia la sua contessina. Per una volta il romanticismo hollywoodiano esce dalla logica pretty woman e le moderne "cenerentole" magari possono trovare un bel "principe" del loro stesso lignaggio o, come nel caso di "Illusionist", meno fortunato di loro. l'importante è che ci sia quella magia (detto banalmente), quella forza sconosciuta e impalpabile che crea l'attrazione. Forse poi bisogna essere un pò illusionisti per creare quella suggestione che il mondo razionale non può capire e non capirà mai. Dicesi amore.

 
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La Chapelle contro Oliviero Toscani

Post n°25 pubblicato il 15 Marzo 2007 da gavasi

Sono due fotografi che hanno, a mio avviso, molto in comune...entrambi hanno una vena dissacrante e anticonformista, sono entrambi un prodotto involuto della società perbenista occidentale. Con i loro scatti turbano la sensibilità individuale lasciando un retrogusto amaro che si blocca in gola; perchè le immagini che mostrano minano le fondamenta di ciò che fino ad oggi ci hanno raccontato, sradicando i meccanismi dell' ordinaria società civile e si innestandosi nel attualità come un germe critico.

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David La Chapelle è famoso per le foto glamour delle dive e divette di hollywood...prende in un certo senso il testimone dal Andy Warhol che già negli anni 60 si divertiva a esporre i miti dell'america del consumismo in quadricolor. Ma non è solo questo: la forza di questo fotografo sta nella composizione: riesce a bilanciare i soggetti a regola d’arte, utilizza un forte contrasto, che proietta l’osservatore in un mondo surreale ma con forti richiami alla quotidianità.

Oliviero Toscani è sceso alla ribalta immagineper le campagne pubblicitarie della benetton che, fine anni '80- inizio ’90, hanno sconvolto le città italiane e non solo(chi non ricorda i cartelloni pubblicitari con la foto dei tre cuori umani su sfondo bianco o del bambino appena nato ancora ancorato al suo cordone ombelicale?). I colori sono utilizzati con eleganza, non c’è contrasto la tavolozza che utilizza Toscani è quella dei colori primari (certo con qualche licenza poetica) l’eccesso è nel contenuto, non nella forma. E questa è la grande differenza con La Chapelle che, in un certo senso si trova agli antipodi: l’americano predilige l’eccesso nella forma con soggetto quotidiano/riconoscibile.

Nel contesto attuale siamo costantemente bombardati da immagini. La forza che pochi ma grandi artisti riescono a generare con i loro scatti provano che non siamo ancora del tutto desensibilizzati all’immagine…c’è ancora qualcosa che è in grado di sorprenderci?! Io dico di si!

 
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Il folle tassista solitario

Post n°24 pubblicato il 12 Febbraio 2007 da gavasi

Può capitare di sentirsi soli pur in mezzo alla gente. Questa sensazione se diventa cronica...

Molte persone restano volutamente isolate dal resto del mondo, barricate nei loro monolocali, schiavi di piccoli gesti quotidiani soli in casa e soli fuori..

Nella solitudine possono maturare grandi perversioni perchè il contatto con la realtà viene meno, mentre il contatto con la gente è una vera medicina: più parli, più hai modo di comprendere diversi punti di vista, ascolti diversi pareri e in un certo senso comprendi quello che la gente si aspetta che tu faccia in una determinata situazione...

L'uomo è un animale sociale, quando perdiamo il contatto con un gruppo di riferimento siamo perduti. Nella mente dell'uomo nascono anomalie che possono portare alla disperazione o alla pazzia.

Come un triste abbandono...la solitudine ricorda quello che avevamo e quello che non ci sarà più, quello che cercavamo e quello che scopriamo aver definitivamente perso.

Una sensazione di impotenza affligge ogni momento della giornata, come una maledizione...

Come un tassista solitario nella notte ti ritrovi a vagare senza una meta, alla ricerca di uno stimolo, di qualcosa..qualcuno che salga nel tuo taxi, per dirti lui dove andare, per darti un indirizzo..Così per un pò segui la sua strada e poi scendere... e ti saluto. Può essere triste l'allegoria del tassista ma è quanto mai azzeccata.

Consiglio a tutti i tipi/e solitari/e la visione di TAXI DRIVER, (1976) Martin Scorsese

 
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...E così Cristo inventò "il Grande Fratello"

Post n°23 pubblicato il 31 Gennaio 2007 da gavasi

"Una grande accozzaglia di individui affollano questa terra che IO ho creato. Come una miriade di insetti popolano queste città grige, incubatrici di perversione e vizio...oggi è il 2007, dopo tutte queste migliaia di anni passati dall'avvento di Adamo, questi miei poveri figli (nell'inedia dei millenni) hanno perso l'impulso alla conoscienza che li ha portati dove ora sono. Hanno perso il mio spirito e ora sono profondamente...annoiati".

Così parlò il "Cristo preoccupato" prima di dare all'uomo nuova linfa vitale...

Nella volontà di assecondare il destino dei propri figli produce un orpello divino chiamato "il grande fratello". Il suplizio del Cristo  si rinnova ora quotidianamente nelle menti dei teledipendenti perchè, se il Cristo ha sofferto in croce, soffrirà in egual misura tutta l'Umanità.

"Solo chi saprà incassare questo duro colpo mediatico potrà dirsi profondamente Uomo. Solo chi, reduce dalla 6 serie, avrà ancora l'uso dell'intelletto potrà dirsi espiato.

Solo pochi, in fine, dopo aver resistito alla tentazione di intruffolarsi nella vita quotidiana di un branco di decelebrati..potrano dirsi forgiati dalle fiamme Divine..

Ma dopo questa tentazione, innumerevoli altre corromperanno le instabili menti degli Uomini...questo è sicuro!!!!" (Cristo)

 
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