Un blog creato da Azzurro_Blu il 28/01/2008

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PICCOLO DIZIONARIO REGGIANO

Alcuni termini dialettali sono spesso utilizzati in questo blog. Ecco un piccolo dizionario per una più immediata comprensione del testo:

- Bimblòn = fannullone. Spesso utilizzato anche come sinonimo di sempliciotto, tatone, susinone.
-
Nani = piccina, tesorino, termine affettuoso utilizzato dalle nonne.
- Nèsi = sempliciotto, cretino... termine meno affettuoso del primo.
- Pita = tacchino. Questo termine si usa soprattutto nell'espressione "Fèr la pita" (traducibile più o meno con "fare l'oca") quando si vuole indicare un essere femminile particolarmente petulante e poco sveglio. Curiosamente anche l'aquila raffigurata sull'asso di denari delle carte da briscola piacentine è denominata "La pita".
- Rezdòra o Resdora (italianizzato) = donna di casa, "reggitrice" della dimora e signora dei fornelli... insomma: quella che comanda!

Se volete allenarvi nella pronuncia potete seguire anche qualche lezione on line.

 
 
 
 
 
 
 

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Miramare, Miramonti, Belvedere

Post n°50 pubblicato il 03 Settembre 2008 da Azzurro_Blu
 
Foto di Azzurro_Blu

Quand’ero piccola l’estate iniziava e finiva con il mare. Quindici giorni con i nonni e quindici giorni con mamma e papà (baby sharing) mi fruttavano un mese di divertimento assicurato.

In più avevo il vantaggio di aver stretto un’amicizia fraterna e virile con il figlio del bagnino, privilegio che mi consentiva di accedere agli intrattenimenti più cool dell’epoca.

Infinite battaglie a soldatini che, in realtà, si esaurivano ben presto, ma che richiedevano piani d’attacco studiati fin nei minimi particolari e meticolose procedure di schieramento. Innumerevoli i dispersi sul campo, la maggior parte dei quali veniva poi puntualmente ritrovata solo il giorno seguente, alle prime luci dell’alba, in mezzo alle cicche di sigaretta e agli stecchini dei gelati, durante le procedure di setacciamento del fronte balneare operate dal bagnino-padre.

Faraoniche piste per le biglie il cui piano regolatore veniva stabilito dalle chiappe del primo malcapitato che si lasciava trascinare sulla sabbia (rovente) dal geometra di turno. Successivamente, a suon di secchielli di acqua marina, ne veniva delineata la struttura funzionale: rettilinei, bordo pista, curve paraboliche, incroci, passaggi e sottopassaggi.

Sanguinose guerre a palle di sabbia bagnata che vedevano fronteggiarsi due avverse fazioni di bambini urlanti e trincerati dietro ai canotti incautamente lasciati vicino alle cabine dagli ignari proprietari.

Tornei di bocce e di ping pong, sfide a qualsiasi gioco di carte (da “Rubamazzo” fino all’estenuante “Machiavelli”), lunghissimi bagni con o senza pattino, con o senza canotto, con o senza materassino, indimenticabili ore di scavi e sbancalamenti arenari condotti in riva al mare e, soprattutto, i pomeriggi passati insieme al mio amico a guardare “Carletto il principe dei mostri” mentre sua nonna puliva telline e preparava profumatissime zuppe di pesce.

Al ritorno da quelle vacanze tornavo nera come il carbone, con le tasche piene di Puffi (estorti soprattutto durante i primi quindici giorni di villeggiatura) e completamente toscanizzata nel linguaggio (e non vi dico la soddisfazione nello sfoggiare termini quali “ganzo” e “grullo” di fronte ai vari reduci di Pinarella presenti in classe).

Durante le elementari l’amore per il mare (per quel mare!) era smodato, assoluto e passionale.

E devo solo ringraziare i miei genitori se (del tutto involontariamente), all’affacciarsi dei primi tremori adolescenziali, decisero un bel dì di dedicarsi totalmente alla montagna!

Lunghe camminate tra la Val Gardena e la Val Badia mi hanno permesso di svalicare tutto sommato in scioltezza l’ansia per la prova costume, l’incubo del chilo di troppo, il mito della pancia piatta e della coscia scolpita nel marmo, lo stress del se-mi-guarda-vuol-dire-che-gli-interesso e tutti gli altri turbamenti estivi associati.

L’unico inconveniente era l’abbronzatura ed il doversi ripresentare a scuola, oltre che con la famosa “maglia del muratore”, anche con il “calzino dell’alpinista”!

Così il mare ha conservato per me il fascino intatto dei primi anni dell’infanzia e di recente, con grande gioia, sono tornata a trovarlo.

Attraverso gli occhi dei miei figli ho potuto riassaporare la felicità che provavo allora e posso vantarmi, oggi come vent’anni fa, di aver saltellato tra le onde, raccolto le conchiglie nel secchiello e costruito castelli di sabbia mentre la calda luce del tramonto teneramente abbracciava quell’immensa e meravigliosa distesa di ricordi.

 
 
 
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Azzurroblu è un progetto fatto in casa come le buone torte di una volta.

A volte serio, molto spesso ironico e allegro,

si propone di allietare con semplicità le tue giornate.

Ciò che trovi scritto è frutto dei due neuroni

che rimbalzano nel mio cervello.

Se ti piace passalo agli amici

come i giornaletti di quando eravamo piccoli.

Se hai voglia di contribuire aggiungi pure le tue creazioni.


Ti ringrazio per l’attenzione.

Buona lettura.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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