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LUCANIA: STAZIONE FANTASMA SU BINARIO MORTO

Post n°7 pubblicato il 13 Novembre 2013 da ipsensei

A distanza di un secolo e mezzo dall'Unità d'Italia, gran parte della Basilicata non ha ancora una linea ferroviaria. Un record mondiale al negativo che però ha bruciato una ingente somma di denaro pubblico. «Vado a Matera a trovare lo zio Pietro. Come? In treno naturalmente». Così recitava nel 2005 lo spot radiofonico di Trenitalia, bollato come ingannevole. Una trovata divertente, se non fosse che l'importante città lucana è l'unico capoluogo di provincia dello Stivale dove le locomotive delle FS non sono mai approdate. Al loro posto infinite promesse. L'ultima quella dell'ex ministro Lunardi, alla vigilia delle amministrative del 2002: «Avrete stazione e ferrovia». Da allora i lavori per la costruzione del tratto fra Matera e Ferrandina, nel cuore del Val Basento, non sono più ripresi: 20 chilometri sui quali dal 1986 sono stati spesi 530 miliardi di inflazionate lirette (in valuta corrente: oltre 270 milioni di euro). Insomma: treni dei desideri. Già, perché sono state realizzate con denaro pubblico opere pubbliche ormai in malora. La galleria Miglionico, per esempio: 6 chilometri di valico fra Basento e Bradano, sfidando un terreno argilloso e franoso soggetto a smottamenti continui, per scoprire che era piena di gas. «Questo ha richiesto un incremento di budget (altri 115 milioni di euro, ndr) ma non ha fermato i lavori - spiega Erwan Gueguen, geologo e ricercatore del Consiglio Nazionale delle Ricerche - restano gravi problemi di instabilità geologica che ci fanno dubitare della sua reale possibilità di funzionamento».

Collegamenti sospesi - A novembre del 2007, sembrava fatta: la regione Basilicata ed il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti avevano concluso un accordo per l'impiego delle risorse provenienti dal Fondo per le aree sottosviluppate. Le somme erano già state deliberate nel '96 dal Comitato interministeriale per la programmazione economica al fine di ultimare il tracciato ferroviario entro il 31 dicembre 2008. Più recentemente, l'ennesimo colpo di scena: in risposta ad un'interrogazione di Cosimo Latronico (PdL), il sottosegretario Bartolomeo Giachino aveva rivelato che «I lavori di completamento del tratto ferroviario Ferrandina-Matera hanno trovato copertura finanziaria, ma la loro prosecuzione è condizionata da criticità finanziarie derivanti dalle riduzioni dei trasferimenti di cassa determinati dalle leggi finanziarie 2006 e 2007: attualmente è autorizzata la sola prosecuzione delle opere in corso elencate nella Tabella A del contratto di programma». In sostanza, aveva snocciolato il sottosegretario di Stato «Il costo dell'opera è stimato in 165 milioni di euro interamente finanziati con la contabilizzazione al 2006

Il progetto prevede la realizzazione di due tratte: una da Ferrandina a Matera La Martella e, la seconda, da Matera La Martella a Venusio. La prima, il cui costo è pari a 116,9 milioni di euro, è finalizzata alla realizzazione della nuova linea a semplice binario di circa 19 chilometri non elettrificata che collegherà la stazione di Ferrandina alla stazione di Matera La Martella. 

Abbandono programmato - Tuttavia, la stessa Uver (Unità di verifica degli investimenti pubblici), che fa capo al Dipartimento nazionale per le politiche di sviluppo, ha individuato grandi difficoltà nell'attuazione del progetto. Nel parere rilasciato dopo un sopralluogo nel febbraio 2004 si legge: «La persistenza di gravi criticità, unita alla vetustà delle opere già realizzate, condiziona la conclusione dell'opera e non consente di fugare tutte le perplessità circa l'entrata in funzione della nuova linea ferroviaria». Oltretutto la stazione fantasma di Martella, alla periferia di Matera, abbandonata al degrado è un covo di insidie pericolose per gli incauti visitatori. un tempo, lungo la dorsale Basento-Bradano, l'antidiluviana littorina delle Calabro-Lucane faceva la spola da Bari a Matera, fino ad arrivare a Montabalbano Jonico assicurando un collegamento con l'interno della Basilicata. Quei 170 chilometri furono realizzati in 17 anni e hanno funzionato per quasi un secolo. Nell'era dell'alta velocità non bastano 25 anni per un tratta di 20 chilometri: addirittura priva di binari ed elettrificazione. Sono stati costruiti anche due ponti - uno di 110 metri a campata unica, il più lungo d'Italia - perché i treni potessero attraversare le gravine del Bradano. Grandiose sculture metalliche per un valore di 100 miliardi, inutilizzate e preda ormai della ruggine. Nel frattempo una sorte grottesca accomuna le stazione di Matera-La Martella e Ferrandina. Mentre la prima è ancora incompiuta, l'altra viene rimodernata per essere chiusa. Con  il medesimo risultato: l'abbandono e il degrado. Il capolinea di Matera è un casermone vuoto e pericoloso per gli ignari avventori con un norme piazzale merci, nessun binario e sotterranei colmi di rifiuti; salvo poi trovare sulla statale, a poche centinaia di metri, l'indicazione "Ferrovie dello Stato". Lo scalo di Ferrandina invece è stato messo a nuovo con sei binari, pensiline luccicanti, bagni, sale d'aspetto, sottopassi e scivoli per disabili. Tutto perfetto. Peccato che dopo essere stata inaugurata il 15 dicembre 2005 sia stata chiusa il 21 gennaio 2006. La Basilicata è da guinness dei primati, ma in negativo. Per tenere aperta la stazione venti giorni sono stati spesi 7 milioni di euro, circa 500 milioni di lirette al giorno. Non resta allora che sperare che il nipote di zio Pietro non abbia rinunciato a partire per Matera. Per ora il convento passa una stazione fantasma su binario morto e sepolto all'aria aperta.

fonte aperta :

http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2012/04/lucania-stazione-fantasma-su-binario.html

 

 
 
 

Tutti al raddoppio

Post n°6 pubblicato il 13 Novembre 2013 da ipsensei
 

 

Faccio la legge, ma mi tengo il comma che mi fa comodo. Il decreto legge 54 del 21 maggio 2013, redatto appunto dal sottosegretario Filippo Patroni Griffi, sancisce che i ministri “non possono cumulare il trattamento stipendiale”. Basta doppie indennità, chi è già parlamentare non può avere anche la busta paga da ministro. Lo stipendio lordo da ministro è di 63mila euro all’anno, quello di deputati e sanatori di 135mila. I ministri non eletti in Parlamento, invece, hanno diritto ad essere equiparati, dunque anche per loro ogni anno in banca arrivano 135mila euro.

E fin qui la norma, tutto sommato, è anche comprensibile, facendo un piccolo sforzo. Ma il decreto Patroni Griffi lascia aperta una possibilità (articolo 3, comma 1 bis) che in buona sostanza consente sia a lui che al viceministro dell’Economia, Antonio Catricalà, di guadagnare molto di più degli altri membri dell’esecutivo. I meandri della legge sono un po’ noiosi – mica tutti hanno una laurea in giurisprudenza – ma vale la pena seguire il filo. Il comma 1 bis, infatti, rimanda all’articolo 1 della legge 418 del 1999 che, appunto, equipara il trattamento dei ministri non parlamentari a quello dei parlamentari. Per completare il quadro normativo, aggiungiamo anche due leggine del 1993 e del 1980, gli anni del boom del debito pubblico, quando si spendeva quanto o anche più di oggi, ma nessuno si lamentava. Queste due leggi permettono a Patroni e Catricalà di conservare la paga dell’amministrazione pubblica dalla quale sono in aspettativa. Cioè consentono di incassare ulteriore denaro pubblico per un lavoro che non stanno facendo. Entrambi sono presidente di sezione del Consiglio di Stato: Catricalà è fuori ruolo da dodici anni e Patroni da due. Nonostante questo, gli scatti di carriera non si fermano e il compenso sale. Dalla segreteria generale della Giustizia amministrativa fanno sapere che il Consiglio di Stato versa sia a Patroni che a Catricalà 243.911,91 euro lordi all’anno per non fare praticamente nulla. 

A dire il vero, c’è anche chi se la passa meglio di Patroni e Catricalà. I dirigenti di prima fascia e dei capi di gabinetto di Palazzo Chigi possono contare su retribuzioni da favola. Elisa Grande, vicesegretario generale, incassa 236mila euro lordi l’anno. A Guido Carpani, capo gabinetto del ministro della Pubblica amministrazione Giampiero D’Alia, finiscono in tasca 225mila euro lordi. Oltre a loro ci sono altri 25 dirigenti che superano i 200mila euro di stipendio annuo, molto di più dei ministri dai quali dipendono e che dovrebbero servire. In media i cento dirigenti di prima fascia della presidenza del Consiglio percepiscono 188mila euro lordi l’anno. Cifre troppo alte ma “giustificate” dal raggiungimento del massimo degli obiettivi e del rendimento. A Palazzo Chigi succede praticamente a tutti, alla faccia della meritocrazia. Dal commesso fino allo stenografo, non è una prerogativa esclusiva dei dirigenti.

 

fonte: Scritto da Fabrizio Arnhold | Yahoo Finanza – mar 5 nov 2013 14:42 CET

http://it.finance.yahoo.com/notizie/patroni-griffi--sottosegretario-ricco-grazie-sua-legge-134254015.html

 

 
 
 

Le previsioni di spesa per "Casa Napolitano"

Post n°5 pubblicato il 05 Febbraio 2013 da ipsensei
 

Il Colle costa troppo. Le cifre parlano chiaro. Gli italiani corrono a cheidere prestiti per pagare l'Imu, e invece al Qurininale si spende a tutto gas. Sì, è il caso di dirlo. Secondo il bilancio di previsione per il 2013 di "casa Napolitano", alla Presidenza della Repubblica si spendono 185,000 euro per portare Re Giorgio in giro per l'Italia e per il mondo. Ma non è l'unica spesa cospicua. A quanto pare al Colle si sta sempre attaccati alla cornetta: la spesa per la telefonia è di 200,000 euro. Napolitano tiene molto anche alla pulizia e al suo vestiario. Un'attenzione maniacale a giudicare dalle cifre. Il bilancio racconta di327,000 euro che vengono spesi per biancheria e abiti. Occhio anche alle poltrone, alle cassettiere e ai suppellettili del Quirinale. Il buon gusto tra le mura del Colle costa agli italiani ben 545,000 euro,tutti spesi per gli arredi della sede istituzionale. Ma non è finita. Tra banchetti, incontri e cenette a Palazzo, la buona cucina non può mancare. Così il palato del Qurinale ci costa 398.980,00 euro. Infine non bisogna dimenticare l'acquisto, fondamentale per le sorti della Repubblica, di bestiame, macchine e attrezzature agricole per la tenuta di Castelporziano. Costo degli amici a quattro zampe? 144,000 euro. Non male per un periodo di austerity. 

 

tratto da fonte aperta: quotidiano libero alla pagina

http://www.liberoquotidiano.it/news/politica/1175699/Ecco-il-bilancio-del-Qurinale---bestiame--biancheria-e-arredi--Il-Colle-ci-costa-243-milioni.html

 
 
 

Italia.it ... sito web...o voragine

Post n°4 pubblicato il 06 Febbraio 2012 da ipsensei
 

A nominare "Italia.it" il mondo del turismo si ricorda un grande fallimento. L'idea era ottima, promuovere sulla rete le bellezze del paesaggio e della cultura dell'Italia. L'aveva lanciata nel 1994 il ministro per l'Innovazione Lucio Stanca all'epoca del primo governo Berlusconi. Poi il progetto era stato ereditato dal governo Prodi, che in poco tempo si rese conto che avrebbe potuto costare milioni di euro. Alla fine Italia.it venne lanciato, alla Bit del 2007, da Francesco Rutelli, all'epoca ministro dei Beni Culturali. E dopo un solo anno di attività, ma anche di scarso interesse da parte dei navigatori, il portale chiuse i battenti, rivelando di essere stato un enorme spreco di denaro pubblico, alla fine i milioni stanziati furono 45.
Michela Vittoria Brambilla, battagliero ministro del Turismo, ci ha riprovato. E dopo aver lanciato il logo "Magic Italy" per il rilancio del turismo italiano, ha presentato il nuovo portale che si chiama, guardacaso, Italia.it. Il progetto, esplicitamente una nuova versione del vecchio Italia.it, è frutto di un accordo con il ministero della Funzione Pubblica di Renato Brunetta. I fondi stanziati per la nuova operazione? Dieci milioni di euro, comprensivi, come si può leggere nel
testo dell'accordo, di «progetti connessi alle attività di promozione dell'immagine nazionale all'estero, ivi comprese quelle inerenti alla promozione e gestione del Portale».

Tratto da fonte aperta: http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Italia/2009/07/italia-portale-turismo.shtml?uuid=9e7f77f8-717a-11de-8038-7c3d16f1aec5

Non so quanti di voi sono esperti di siti web, ma un sito normale costa intorno ai 1500 euro, uno più elaborato potrebbe arrivare anche a 20.000 euro..ma con 55 milioni di euro cosa hanno comprato???!!!

 
 
 

62 MILIONI a KM per una strada

Post n°3 pubblicato il 15 Gennaio 2012 da ipsensei
 


375.823.250

TRECENTO-SETTANTA-CINQUE milioni OTTOCENTO- VENTITRE mila DUECENTO – CINQUANTA euro. Una cifra che basterebbe per comprare trecento carrozze deluxe per i treni dei pendolari. O rimettere in sesto tutte le strutture universitarie scassate dell'Aquila, pagare per un anno le rette degli studenti e poi, con quel che avanza, acquistare tremila casette di legno per gli sfollati del terremoto. SOLDI spesi per una strada, una piccola tangenziale a sud ovest di Asti. Un nastro d'asfalto lungo appena 5.329 metri che costa, considerando i 2.848 metri di bretelle e svincoli per collegarlo alla viabilità ordinaria, più di 60 milioni al euro al chilometro. Esattamente, 62,2 milioni. La breve tangenziale corre su un lungo viadotto e poi sotto terra: immaginate i denari che servono.

Ma se non è la strada più cara del mondo, poco ci manca. Per capire: la Variante di Valico, che si sviluppa quasi tutta in galleria, vale 52 milioni al chilometro. Ed è probabilmente il più costoso tratto di strada mai realizzato in Italia, dove per costruire un chilometro di autostrada si spendono mediamente 32 milioni, contro i 14,6 milioni della Spagna. Senza considerare che la tangenziale sud ovest di Asti non è nemmeno un'autostrada in senso stretto, visto che per un terzo avrà una sola corsia per senso di marcia. Ma in un Paese che nonostante le promesse continua a costruire infrastrutture con il contagocce, sarebbe perfino una spesa benedetta (sempre giustificandone il livello astronomico). Se invece, come qualcuno sostiene, fosse una strada completamente inutile? Così almeno la pensa un comitato locale che da anni la contesta. E così la pensano anche alcuni consiglieri del Piemonte.

E i soldi? Nessun problema: c'è la Legge obiettivo. Inutili le proteste degli oppositori, secondo cui non è stato mai fatto uno studio di viabilità, e quindi nessuno sarebbe in grado di dire quante macchine passeranno su quella strada. Inutili anche le osservazioni avanzate dal comitato su alcuni aspetti dell'operazione. Per esempio, la circostanza che la società Autostrada Asti-Cuneo del gruppo Gavio, concessionaria della tangenziale, sia partecipata al 35% dall'Anas, cioè dal concedente. Per esempio, che il progetto sia stato affidato a un'altra società del medesimo gruppo Gavio, la Sina spa, di cui è amministratore delegato Agostino Spoglianti, contemporaneamente pure presidente della Asti-Cuneo.

tratto da fonte internet : corriere.it

 

 

 
 
 
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