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Ho voluto che accadesse tutto questo

Post n°82 pubblicato il 07 Aprile 2020 da squaw04

Neanche il tempo di realizzare. Di rendere reale quello che accade.

Mi sento terribilmente in ritardo rispetto agli eventi. Non ci sto dietro.

È successo qualcosa che mi precede. Di molto.

Lo rincorrono la mia mente, i miei pensieri,

le mie improbabili analisi e ancor più improbabili previsioni, lo rincorrono i miei sentimenti.

Ogni tanto riesco a sfiorarne un frammento, ma è questione di un attimo.

La sensazione di massima è che sia irreale,

che in qualche modo non stia accadendo veramente.

Ed una parte di me, non vuole che stia accadendo.

Una grande parte di me non lo vuole.

La stessa che detesta i cambiamenti.

La mia parte sedentaria.

La mia parte costruttiva.

La mia parte addizionata.

Quella parte che da anni lotta con i denti per assicurarsi qualcosa.

Un tetto, qualcosa da mangiare, un lavoro.

Quella parte che non vuole che cambi niente.

MAI.

Quella parte che si era dolcemente messa ad aspettare la morte,

ma senza nessuna rassegnazione o tristezza. 

Dolcemente, come si aspetta un amico che arriverà.

E nel frattempo si prepara al meglio la casa per poterlo ospitare. 

Poi l'altra parte.

Quella mai doma.

Quella che ha sempre tirato brutti scherzi all'altra parte. 

Quella che mi ha messo a rischio anche quando non ce n'era bisogno. 

Quella che scalpita. Il cavallo che non si fa cavalcare.

La bestia che non si fa addomesticare.

Inopportuna, folle, irragionevole, incontrollabile. 

Quella parte che da un lato mi ha salvato e dall'altro rovina sempre tutto. 

Quella che fa del male a me e agli altri. 

Soprattutto a chi mi è più vicino.

Ecco, lei, quella parte, non aspettava altro che quello che sta accadendo.

Da sempre.

Anzi, lo sapeva già.

Ricordo un bar di Bologna, più di vent'anni fa.

Ricordo che mi guardai attorno.

Vedevo.

Non guardavo, non osservavo, non pensavo: vedevo.

Uno sguardo che era mio ma che non era mio. 

Lontano da me ma vicinissimo alle cose.

Talmente vicino da vederne il futuro.

Questo significa profezia: entrare nel presente.

E una volta che lo vedi non ci vuole un granché a vedere dove va.

Vedevo.

Poi un pensiero.

Non pensato, non formulato.

Direi "arrivato".

Un pensiero non pensato arrivò.

Disse: "Tutto questo non può restare in piedi, crollerà". 

Il sentimento che provai fu di sollievo.

Perché la verità, quella né mia né tua né di nessuno ma di tutti e di tutto, è riposante.

Mette a tacere la mente.

Da un nome a quello che non riesci a nominare.

Ti dice quello che sai senza sapere di saperlo.

Quello che sta accadendo io lo sapevo già.

In ogni mia fibra, in ogni mia cellula.

Una parte di me era, anzi, già qui.

Io stesso mi sono preceduto.

Da qualche mese ormai stavo lavorando ad uno spettacolo.

In scena sarebbero andate una sessantina di persone.

Età: dai 15 agli 85 anni.

Tema: l'apocalisse.

Ricordo all'inizio del progetto questo pensiero ossessivo riguardo l'apocalisse.

Che poi non significa altro che "togliere il velo" e quindi "vedere".

Soprattutto ricordo le resistenze.

Perché non essendoci testi teatrali adeguati (neanche la peste di Camus),

avrei dovuto costruire una drammaturgia originale.

Quanto ho resistito!

Ho ipotizzato di tutto pur di non affrontare quel tema.

Ma è stato letteralmente più forte di me.

Non voleva star giù. 

Non voleva andarsene.

E allora mi sono arreso.

Non potevo fare altro.

Da mesi io, i miei collaboratori, giovani, adulti e anziani

parlavamo di quello che sta accadendo.

Per la precisione, lo stavamo mettendo in atto.

In parte, seppure in uno spazio e in un tempo delimitati,

abbiamo vissuto in anticipo quello che sta accadendo.

Ci sono forze che agiscono.

Non parlo di fede, di energia cosmica, né di altro.

Non perché abbia un pensiero in merito,

semplicemente perché sono cose al di fuori dalla mia portata.

Io sono come il bambino che riceve uno schiaffo.

Al bambino non interessa il perché dello schiaffo, anzitutto constata l'evento.

E così io constato l'evento.

L'evento era già qui. Da tanto tempo.

L'evento ora mostra la sua zampata finale, ma era già qui.

Lo abbiamo preparato, forse lo abbiamo voluto.

L'evento non è un evento ma l'insieme delle nostre azioni e relazioni. 

L'evento non è caduto dal cielo ma è salito dalla terra.

L'evento siamo noi.

Noi con le nostre azioni passate, noi con le nostre azioni presenti.

E allora mi viene da porre una domanda: "Perché abbiamo voluto tutto questo? Perché?"

Onestamente non vedo domanda più responsabile di questa.

Non "perché è avvenuto?" o "di chi è la colpa?", no, davvero.

Fuggire da qualcosa che abbiamo creato sarebbe, appunto, irresponsabile.

Conosco già l'obiezione e la capisco benissimo:"Ma chi l'ha voluto?! Pensa per te!

Io non l'ho voluto!"

Ok, va bene.

Capisco, davvero.

E lo dico senza nessuna ironia perché anche in me qualcosa protesta allo stesso modo.

Ma ora, oggi, stamattina, non voglio ascoltare quella parte,

voglio sentire cosa ha da dire l'altra.

E dunque.

Perché io ho voluto che accadesse tutto questo?

Frammenti.

L'ho voluto perché non credo aduna vita sicura.

Mi sembra un ossimoro.

Perché nulla è sicuro e piazzare una cosa sicura in mezzo ad un oceano d'insicurezza

mi sembra poco ragionevole.

L'ho voluto perché avevo bisogno di un limite.

A tutto.

Perché avevo bisogno di essere limitato.

Perché vivere senza limiti non è cosa di questa terra.

Quello forse accadrà dopo la morte.

Forse.

Mentre la vita su questa terra è un limite dietro l'altro.

Non posso scavalcare una montagna, non posso bere il mare,

non posso toccare la luna.

E giù giù fino ai più piccoli limiti: non posso vivere senza respirare,

senza mangiare, senza bere, senza dormire.

Ho voluto che accadesse tutto questo perché da anni e anni mi dico

che questa vita non è la vita ma una sua brutta copia.

Per me vita è sentire tutto, innamorarsi da farti esplodere le vene,

amare da farti sbullonare l'anima,

piangere urlando come un lupo,

ridere da aver bisogno di un catino per versarci tutte le lacrime,

gioire per il solo fatto di esistere;

vivere è ringraziare e lodare e innalzare inni,

e a volte perfino farsi del male.

È soffrire senza difenderti.

È quel minuscolo istante in cui ti andrebbe bene di morire

perché stai provando una gioia che è dolore che è male che è felicità distillata

che è qualcosa che non sai cos'è ma ti collega a tutto il benedetto sistema solare.

Vivere è amare la morte perché è la presenza della morte che garantisce l'esistenza della vita.

Volevo che accadesse tutto questo perché avevo smesso da molto di credere nella nostra società.

Cos'è? Non so, un mostro mitologico? Cosa diavolo è? Cos'è tutta questa sofferenza per il mondo?

Cosa ci fanno i ricchissimi con tutti quei soldi?

Cosa ci fanno?

Che poi sono tristi, si ammalano, si deprimono, si suicidano.

Non stanno bene, non stanno per niente bene.

E allora se i soldi non gli servono manco a quello, cosa diavolo stanno facendo?

E, dall'altra parte, cos'è tutta questa miseria?

Io non riesco più a sopportarla.

È ovunque.

È terribile, è tremenda, è terrificante.

"Stai male? Beh, dai, c'è chi sta peggio!"

Sai cosa, caro contabile dell'esistenza, ho smesso di sentirmi meglio se qualcuno si sente peggio

ed ora se so che qualcuno sta peggio... sto peggio.

Ho voluto che accadesse tutto questo perché non posso neanche più pensare alla natura.

Quante immagini ho messo via! Stavo per scoppiare!

Manco i server di google contengono tutte le immagini stipate nella mia mente.

Foreste in fiamme o devastate, acque plastificate, animali letteralmente torturati.

La natura, la natura tutta.

Crudele a volte, certo, ma fondamentalmente docile.

Come un cucciolo,

come un bambino che ti guarda incredulo mentre lo stai facendo a pezzi.

Potrei andare avanti per molto.

Ma, ecco, io ho voluto che accadesse tutto questo.

Dolorosamente l'ho voluto.

Molto dolorosamente.

E quando, in questi giorni, leggo di persone morte o dei loro cari che non possono stargli vicino, piango.

Ma non per loro.

Su questo non posso proprio fingere: io non riesco a piangere per chi non conosco.

No, piango per me.

Per la mia miseria.

Per la mia debolezza.

Per il mio essere stato incapace di evitare tutto questo.

Per non aver evitato tutte queste morti e tutto questo dolore.

Piango per averlo voluto. Disperatamente.

Come fossi un attacco di panico.

Io ho sofferto di attacchi di panico.

Li ho odiati come non mai!

Poi mi sono fermato. Li ho ascoltati.

Con una certa dose di rabbia ho chiesto loro "cosa diavolo volete da me?!"

Nessuna risposta.

Ancora dolore, ancora paura.

Finché non sono stato fiaccato del tutto.

A quel punto, quando ero talmente a terra da essere praticamente sotto terra,

mi hanno risposto.

"Vogliamo che ti fermi. Vogliamo solo che ti fermi.

E che scendi da una vita che non è la tua vita

ma quella che altri o i tuoi fantasmi o le tue paure e preoccupazioni o il tuo io ipertrofico vogliono per te.

Fermati e ditti chi sei."

Ho voluto tutto questo perché ci fermassimo. E ancora non lo siamo, fermi.

Siamo in casa, non possiamo uscire, ma ancora non siamo fermi.

"Dobbiamo ripartire in fretta!"

No, dobbiamo fermarci in fretta. poi ripartiremo.

Poi. Non ora.

Ora metteremmo in piedi una brutta copia del passato.

Un'orrenda copia del passato.

Perché se ripartiamo come prima i deboli diventeranno più deboli,

i potenti più potenti, i poveri più poveri, i ricchi più ricchi.

Siamo scesi dal treno in corsa. Ma stiamo ancora correndo.

Cerchiamo di risalire al volo, come nei film.

Io dico:fermiamoci.

Lasciamo che il treno corra via.

Perché quel treno non è la nostra vita ma qualcosa che ci è sfuggito di mano e ci precede.

Lasciamolo andare via.

Con tutta la paura che ciò comporta.

Con il terrore di ritrovarci in un deserto, vicino ad un binario vuoto, senza più nulla.

Fosse per me farei una cosa molto semplice e molto chiara: azzererei i calendari.

Questo farei.

Non siamo nel 2020, no, siamo in un nuovo anno 0.

Con tutta la paura e l'eccitazione che questo comporta.

La storia ora non va avanti, si ferma.

E riparte oggi.

Oggi, 6 Aprile dell'anno 0.

In questi giorni le uniche musiche che riesco ad ascoltare sono quelle cantate da cori di donne e uomini.

Nessun protagonista, nessun antagonista, nessun attore principale, nessuna comparsa.

Cori, solo cori.

Cori di voci, accordi tra esseri umani,

cori di persone fuori dal coro ma nel cuore esatto della vita.

Di una vita che, questa volta, si è fermata.

E ci sta aspettando.

(SERAFINO BANDINI) 

 

 

 

 

 
 
 

Quel lungo sguardo di mamma

Post n°81 pubblicato il 29 Febbraio 2020 da squaw04

Il piccolo non sa nulla, dorme nel passeggino e sogna, sballottolato nel chiasso delle strade. Mamma Valentina  lo sospinge, tenendo con l'altra mano la sua sorellina, che in un giornale si chiama Madona e in un altro Morena. Sembra una leggenda in cui tutto danza, nomi e ragioni, fatti, lacrime e mito, una di quelle favole tzigane che si tramandano davanti a un falò di un campo nomadi.

Ma è giovedì 27 febbraio 2020, a pochi passi della stazione Termini, sono le 17:14 e le telecamere dei negozi di via Cattaneo hanno sguardi meno indifferenti, quasi più umani di quelli dei passanti chini sui loro smartphone. Sembrano vite virtuali, le nostre, a chi è solo come questa giovane donna che non sa più dove sbattere la testa, mentre le teste di quelli che le passano accanto si nascondono sotto la sabbia di mille piccoli schermi sfavillanti.

La mamma si ferma accanto a una macchina bianca, mette il freno al passeggino. Il piccolo Diego dorme, io credo che guardi e sappia già tutto, allertato dalle sue telecamere di sorveglianza interiori. Ma non ne può avere coscienza, ed è meglio per lui che sia così. Valentina gli posa accanto il biberon colmo di latte, gli dà un'ultima carezza. Di una dolcezza avvelenata ma è comunque amore. "Mamma che fai?" chiede la sorellina. "Dobbiamo andarcene" risponde la madre, "il treno per l'Austria parte fra poco, lassù, a Villach, lo zio non può tenerci tutti".

Che cosa prova la bimba "fortunata", estratta dalla mamma in questa lotteria orrenda, nel vedere il suo fratellino abbandonato lì per strada, senza biglietto? Le telecamere di sorveglianza non leggono ancora nei nostri pensieri. Sanno solo che Morena o Madona ha sistemato il ciuccio al fratellino, assicurandosi che non gli scivolasse dalla bocca.

Quanto tempo occorre a una mamma per abbandonare il suo bambino? Un istante. E invece questo strazio ci impiega sette lunghissimi minuti prima di consumarsi. Valentina si guarda intorno come una tigre che cerca di proteggere i cuccioli da un branco di iene. Dalle 17:14 alle 17:21. Alla fine si decide, lascia il piccolo, indifeso, nella tana. Ma l'ultimo è il fotogramma più atroce. Fatti alcuni passi con la bambina aggrappata alla sua mano, la mamma si ferma. Si gira. Resta così, come una statua di sale. Un lungo sguardo a controllare che non gli stia succedendo nulla di male. Che qualcuno si prenda cura del suo cucciolo. In questo immenso sguardo al piccolo Diego, mamma Valentina rivede tutto: 25 anni passati a girovagare per l'Europa. Lei è nata a Gallarate, Madona (o Morena) in Belgio, e Diego che dorme laggiù, ma ha assistito a tutto con gli occhi del cuore, a Roma. Non hanno un padre o ne hanno molti, che vuol dire nessuno: uno dei compagni di viaggio di Valentina volati via, alla nascita dei piccoli, come rondini da un incendio. Poi anche questa venticinquenne d'origine serbo-croata e sua figlia, alle 17:22, scompaiono definitivamente dalla scena.

Ma le telecamere stanno a guardare come stelle fisse o sentinelle virtuali dalle loro guardiole coi paraocchi di ferro.

Adesso appare un giovane passeggero in partenza, trafelato. Si blocca, incuriosito. Rischia di perdere il treno ma non gli importa. E' l'unico di tutto il quartiere Esquilino a chiedersi che diavolo ci faccia quel passeggino fra le auto in sosta, con un poppante abbandonato dentro. Suppone che la madre sia entrata in un negozio dei paraggi e l'attende, teme che il piccolo potrebbe fare brutti incontri. Dopo dieci minuti, allerta la polizia. Che sopraggiunge a sirene spiegate.

Valentina sarà fermata dalla Polfer alla stazione di Bologna. Ora è rinchiusa nel carcere di Dozze per abbandono di minore. La piccola Madona (o Morena) ha subito la stessa sorte di Diego. Anche il suo biglietto della Lotteria dei disperati non era vincente. A fatica i poliziotti, in quel treno per l'Austria, sono riusciti a sciogliere l'intreccio delle sue piccole dita con quelle della mamma. L'hanno portata via piangente in una casa famiglia vicino Ferrara. Diego, invece, si è svegliato alla sua nuova vita fra le pareti bianche dell'ospedale Bambin Gesù. Era ben nutrito, ben curato, lindo. I medici l'hanno trovato in ottima salute.

Non credo che questa storia vada giudicata. E' soltanto una pagina posata sull'acqua, come mille altre di un libro che continuiamo a scrivere, ciascuno scollegato dagli altri. Le pagine compaiono e scompaiono nell'oceano, sparse e fluttuanti, ma sono tutte legate insieme. Questa qui ondeggia e danza così come tutto ha danzato in quei sette minuti di un giorno di ordinaria disperazione. Fino all'istante in cui anche il respiro si è fermato. Questo. Vorrei che l'accompagnassimo con un lungo sguardo, ora, mentre la pagina scritta sull'acqua discende lentamente nelle nostre tenebre e si posa sul fondo. Piano piano, onda dopo onda, immaginiamoci che dal profondo buio di noi stessi, dalla morte del cuore, l'indifferenza si trasformi in vita e la corrente del nostro amore collettivo risalga alla luce, come migliaia di mani d'oro aperte e illuminate. Per sostenere mamma Valentina, il piccolo Diego e una bambina dall'incerto nome.

DIEGO CUGIA - JACK FOLLA



 
 
 

Libro

Post n°80 pubblicato il 19 Gennaio 2020 da squaw04
 

Copertina

Vorrei consigliare questo libro. A me è piaciuto molto, è un po' la storia della nostra bella Italia. Racconta una realtà che è stata vissuta davvero, magari non proprio da Amerigo, il protagonista di questa storia, ma da tanti bambini che, dopo la guerra, per la povertà che c'era, venivano mandati in Emilia Romagna per un periodo.

Venivano ospitati da famiglie emiliane e nutriti, mandati a scuola, insomma, come se fossero i loro figli. L'Emilia era una regione ricca, poteva aiutare i ragazzi del sud.

E' una storia triste, ma una tristezza diversa, non so spiegarla.

E' comunque la storia di un Italia solidale, che si tiene stretta. Di una bella Italia.

E' un libro da leggere.

 
 
 

2020

Post n°79 pubblicato il 03 Gennaio 2020 da squaw04

                  

 

DuemilaVENTI!

Che sia l'anno dei "VENTI".

Vento che mescola gli odori,

che gioca con i capelli,

che frena l'incedere e poi spinge,

fino a volare.

Vento che spettina le verità acquisite,

che diffonde le risate leggere,

che asciuga le pene

che libera i desideri

e soffia via i giorni di niente.

Vento che sveste,

che solleva i pensieri,

sbroglia le paure e gonfia le vele

per condurti lontano.

Fa che sia il tuo anno dei "VENTI".

E che ti portino esattamente

dove desideri andare.

Buon 20VENTI!

(dal web)


 
 
 

Wislawa Szymborska

Post n°78 pubblicato il 03 Gennaio 2020 da squaw04

La vita sulla terra

costa abbastanza poco.

Per i sogni, ad esempio,

non paghi un soldo.

Per le illusioni,

solo se perdute.

Per il possesso di un corpo...

solo con il corpo.

(Qui, da Due punti)

 
 
 

HELP

Post n°77 pubblicato il 01 Gennaio 2020 da squaw04

Help, non riesco più ad inserire video da youtube, seguo la procedura, inserisco il codice, ma mi dice che posso inserire solo video da youtube.

Ma lo sto facendo... perchè non me lo accetta?

Vabbè che è tanto che non entro nel mio blog, e ho notato che i video che già avevo inserito, anni fa, ora non si vedono più.

Perchè?

Cosa è cambiato?

C'è qualcuno che mi può aiutare?

 
 
 

Buon anno

Post n°76 pubblicato il 31 Dicembre 2019 da squaw04
Foto di squaw04

E' stato un 2019 fantastico, pieno di emozioni forti.

Sono diventata nonna di una bellissima bambina (si lo so, sono di parte, ma è bellissimo essere di parte). E' stata un'emozione indescrivibile, paragonabile a nulla, diversa da essere genitori, non più o meno, diversa, non si può spiegare, e chi, come me, è già nonna mi può capire.

Mio figlio si è sposato, bellissimo giorno carico di emozioni, accompagnarlo all'altare, vedere la sua emozione...

Unico neo è che vivono distanti da me, e non posso vederli e godermeli come vorrei.

Sono stata con loro un mese a settembre e adesso mi mancano tanto, ma grazie alle foto i video e le video chiamate riesco a vedere la crescita della piccola.

Non ho niente di più da chiedere all'anno che verrà, mi basta la metà delle emozioni e delle gioie dell'anno che sta per finire.

Tanti auguri a tutti.

Buon 2020, che sia almeno sereno per tutti.

 
 
 

DONNE E CORAGGIO

Post n°75 pubblicato il 18 Maggio 2013 da squaw04

Le donne provano la temperatura del ferro da stiro toccandolo.

Brucia ma non si bruciano.

Respirano forte quando l'ostetrica dice:

"non urli, non è mica la prima".

Imparano a cantare piangendo,

a sciare con le ossa rotte. ù

Portano i figli in braccio per giorni

in certe traversate del deserto, 

dei mari sui barconi,

della città a piedi su e giù per gli autobus.

Le donne hanno più confidenza col dolore.

E' un compagno di vita,

è un nemico tanto familiare da esser quasi amico.

Ci si vive, è normale.

Strillare disperde le energie,

lamentarsi non serve.

Trasformarlo, invece: ecco cosa serve. 

Trasformare il dolore in forza.

E' una lezione antica,

una sapienza muta e segreta:

ciascuna lo sa.

(DONNE E CORAGGIO di Concita De Gregorio)

 
 
 

LA LEGGENDA DEL DREAM CATCHER

Post n°74 pubblicato il 18 Maggio 2013 da squaw04

Molto tempo prima che arrivasse l'uomo bianco, in un villaggio cheyenne viveva una bambina il cui nome era Nuvola Fresca.

Un giorno la piccola disse alla madre, Ultimo Sospiro della Sera:

"Quando scende la notte, spesso arriva un uccello nero a nutrirsi, becca pezzi del mio corpo e mi mangia finchè non arrivi tu, leggera come il vento, e lo cacci via. Ma non capisco cosa sia tutto questo".

 

Con grande amore materno, Ultimo Sospiro della Sera rassicurò la piccola dicendole: " Le cose che vedi di notte si chiamano sogni e l'uccello nero che arriva è soltanto un'ombra che viene a salvarti"

Nuvola Fresca rispose: "Ma io ho tanta paura, vorrei vedere solo le ombre bianche che sono buone".

Allora la saggia madre, sapeva che in cuor suo sarebbe stato ingiusto chiudere la porta alla paura della sua bambina, inventò una rete tonda per pescare i sogni nel lago della notte, poi diede all'oggetto un potere magico,  riconoscere i sogni buon, cioè quelli utili per la crescita spirituale della sua bambina, da quelli cattivi, cioè insignificanti e ingannevoli. 

Ultimo Sospiro della Sera costruì tanti dream catcher e li appese sulle culle di tutti i piccoli del villaggio cheyenne.

Man mano che i bambini crescevano abbellivano il loro acchiappasogni con oggetti a loro cari e il potere magico cresceva, cresceva, cresceva insieme a loro...

Ogni cheyenne conserva il suo acchiappasogni per tutta la vita, come oggetto sacro portatore di forza e saggezza.

 

Ancora oggi, a secoli di distanza, ogni volta che nasce un bambino, gli indiani costruiscono un dream catcher e lo collocano sopra la sua culla.

Con un legno speciale, molto duttile, plasmano un cerchio, che rappresenta l'universo, e intrecciano al suo interno una rete simile alla tela del ragno.

Alla ragnatela assegnano quindi il compito di catturare e trattenere tutti i sogni che il piccolo farà.

Se si tratterà di sogni positivi, il dream catcher  li affiderà al filo delle perline (le forze della natura) e li farà avverare.

Se li giudicherà invece negativi, li consegnerà alle piume di un uccello e li farà portare via, lontano, disperdendoli nei cieli.

                                                       (dal web)

 
 
 

L'ADDIO

Post n°73 pubblicato il 17 Maggio 2013 da squaw04

Sento che il mio cammino è quasi

arrivato al termine.

So di avere ancora tante cose da insegnargli

ma credo non ne avrò il tempo.

Dovrò far si che, quando sarò partito,

il mio ricordo possa dargli la forza

di capire anche la sua vita.

Che impari sempre di più ad accettarla

come a noi è stato dato l'istinto.

Con quella capacità di viverla

adattandosi ad essa anche quando

si vorrebbe maledirla,

affrontando malattie,

guardando come naturale parte di essa

i nostri difetti, la sordità,

la vista che si annebbia,

le gambe che non si trovano più,

la fortuna, la sfortuna,

spesso anche le botte e la cattiveria.

 

Questo so che deve ancora capire

e vivere dentro di sè.

Ha cominciato.

Ma la strada è lunga

e lo sarà senza che io possa stargli vicino.

Senza parole, ma con quel po' di luce

che i miei vecchi occhi possono ancora dargli.

 

Ora abbiamo da vivere questo addio

che durerà giorni e mesi.

Che sarà per me naturale, ma non per lui.

So che lo sta sentendo.

Da come, certe sere, mi abbraccia

e poggia il suo naso sulla mia testa.

Da come mi accarezza.

Da come mi parla.

Da come mi guarda,

come non ha mai fatto,

con tristezza e tenerezza.

Cerco di stargli sempre a contatto

ma i miei occhi lo vedono attraverso la nebbia ormai,

e i suoi contorni sono sfumati.

Ciò mi renderà più naturale il distacco.

Per lui sarà più difficile.


Spero di poter poggiare il muso nelle sue mani

anche in quel momento.

Ma sa già ora che,

anche quando non gli potrò essere vicino,

potrà sentirmi e sapere che starò bene.

Finchè ci ritroveremo

o qualcosa di noi si ritroverà.

 

In un filo d'erba,

in un sasso

o in una nuvola di primavera.

 

Noi cani lo sappiamo.

Noi cani conosciamo il segreto della vita

e del mondo.

(C. A.)

Questa è per la mia cagnetta Sissi che il 21 Maggio 2012 dopo 14 anni se n'è andata. Mi manchi tanto cucciola mia.

 






 
 
 

CAVALIERI E FANTI

Post n°72 pubblicato il 17 Maggio 2013 da squaw04

Se aveste mai dormito con un gatto

o con un cane adagiato sopra al grembo,

ora conoscereste un altro sonno, 

anch'esso animato da sogni

e da fantasmi,ma indenne da mentali

avvitamenti e conseguenti crucci e vacui spasmi,

proteso al cuore originario della vita:

l'uno da cui siamo venuti tutti

e a cui tutti torneremo.

 

Se aveste mai dormito con un gatto

o con un cane adagiato sopra il grembo,

ora sapreste cos'è la vera pace:

la felicità di assentarsi

dal frastuono e assieme

la prontezza di non mancare

mai all'appuntamento buono.

 

Se aveste mai dormito con un gatto

o un cane adagiato sopra al grembo,

ora sapreste che la metamorfosi è possibile,

che uomo e gatto e cane sono

entità volatili e cangianti: nel sonno

condiviso scompaiono le stinte

gerarchie tra cavalieri e fanti.


(Franco Maraldo)



 
 
 

Non chiedere...

Post n°70 pubblicato il 11 Maggio 2013 da squaw04

 

"vi sono risposte che non avrei la forza di ascoltare e perciò evito di fare domande."

(Simone De Beauvoir)

 
 
 

SE...

Post n°69 pubblicato il 11 Maggio 2013 da squaw04

 

Se potessi essere quella che vorrei essere ti amerei da morire,

ti augurerei il buongiorno ogni mattina,

ti farei regali all'improvviso,

ti dedicherei canzoni, film e dolci.

Se potessi essere quella che vorrei essere ti amerei da morire,

ti scriverei sui muri, sulle strade,

ti lascerei lettere nei cassetti,

ti direi che mi manchi e che ti amo,

e che sei bello, e che ti voglio.

Ogni volta che mi viene da piangere

perché è un po' troppa la gioia di averti accanto,

non mi nasconderei dietro la mia sciarpa,

o dietro un paio di occhiali da sole.

Ogni volta in cui mi rattristo perché ci speravo tanto,

e da te me l'aspettavo,

e invece no,

te lo direi senza aver paura di risultare pesante.

Se potessi essere quella che vorrei essere

me ne fregherei delle conseguenze,

del mio passato, delle mie ferite,

e ti amerei come se senza il nostro amore potessi morire.

Se potessi, ma non posso.

Non posso perché ho già amato così,

ed era considerato "troppo",

come ogni cosa che faccio.

Quindi ora vado avanti così,

amo senza dirlo, senza dimostrarlo,

a volte scoppio e amo più forte,

e poi torna tutto normale.

A costo di risultare fredda,

insensibile, stronza.

Amo come mi hanno insegnato ad amare: sto attenta.

Tu mi dirai che è impossibile,

che chi ama lo fa e basta,

e forse hai ragione.

Ma non io, non più.

Io non amo e basta,

io amo cercando di non farmi distruggere di nuovo.

Consapevole che se potessi essere quella che vorrei essere,

la nostra sarebbe tutta un'altra storia.

Troppo bella per durare, probabilmente.

 

(Susanna Casciani)




 
 
 

DIMENTICARTI E' POCO

Post n°68 pubblicato il 11 Maggio 2013 da squaw04

Vieni a galla nei ricordi

nel mezzo dell'oceano

spunti come un ramo secco

nel verde immenso a maggio

nelle cose che ho preso e che ho cambiato

ci sei e ci resterai

un "TI AMO" salvato andrebbe invece

sempre cancellato.

Così come il tuo bel nome

che ancora suona forte

via regali via dettagli

cornici solo vuote

se bastasse davvero tutto questo

sarebbe tutto a posto

ma ho paura che a questo giro invece

dimenticarti è poco...

dimenticarti sarà per l'altra vita

questa è già piena di corsi e di ricorsi

di capelli tuoi tanti che ho raccolto

in casa e per la strada

di promesse che ho mantenuto solo

quand'era troppo tardi.

La tua voce è un suono lungo

come una nave in porto

l'espressione del tuo volto

è chiara ma non troppo

questa lunga convalescenza spero

mi renderà più forte

ma se adesso qualcosa mi toccasse

troverebbe il vuoto.

Dimenticarti è poco e non ha senso

niente mi sposta da il punto che mi hai dato

sono troppe le cose a cui di colpo

hai tolto luce e fiato

sono pezzi di vita che a fatica

avevo costruito,

grazie di tutto eternamente grazie

meglio aver male che essere un fantasma,

grazie per i tuoi giorni giovani che

a me hai dedicato

grazie per i tuoi fronte contro fronte

dimenticarti è poco

dimenticarti è poco...



 
 
 

C'è chi...

Post n°67 pubblicato il 11 Maggio 2013 da squaw04

 

C'è chi passa notti insonni

per dimenticare quei 5 minuti,

Chi invece 5 minuti gli bastano

per perdonare i torti di una vita.

C'è chi porta rancore per quella parola scappata,

chi invece impegna parte della sua vita

con la speranza di sentirla.

C'è chi sarebbe capace di amare

la persona che la sta pugnalando,

chi invece non si accorge

di chi gli sta donando il cuore.

C'è chi non vede la soluzione migliore

perchè abbagliato dalla rabbia,

e chi pur vedendoci chiaro

inciampa negli stessi errori.

C'è chi ha nostalgia del tempo delle mele

e chi invece si fa le pere per dimenticarlo.

C'è chi perdona l'odio

e chi disprezza l'amore.

Sarebbe tutto troppo semplice,

questa è la vita.

(C. Cassani)



 
 
 

DICONO CHE...

Post n°66 pubblicato il 10 Maggio 2013 da squaw04

dicono che tutti i giorni dobbiamo mangiare una mela per il ferro

e una banana per il potassio.

Anche un'arancia per la vitamina C

e una tazza di thè verde senza zucchero

per prevenire il diabete.

Tutti i giorni dobbiamo bere due litri d'acqua,

anche se poi espellerli richiede il doppio del tempo che

hai perso per berli.

Tutti i giorni bisogna bere un Actimel o

mangiare uno yogurt per avere gli indispensabili bacilli L. Casei Defensis, 

che nessuno sa bene che cosa cavolo siano,però sembra che,

se non ne ingoi almeno un milione e mezzo tutti i giorni,

finisci per vedere sfocato.

Ogni giorno un'aspirina per prevenire l'ictus,

e un bicchiere di vino rosso contro l'infarto,

più un bicchiere di bianco per il sistema nervoso,

ed uno di birra che già non mi ricordo per che cosa era.

Se li bevi tutti insieme,

ti può provocare un'emorragia cerebrale, ma non ti preoccupare,

perchè non te ne renderai neppure conto. 

Tutti i giorni bisogna mangiare fibra.

Molta, moltissima fibra,

finchè riesci a cagare un maglione.

Si devono fare tra i 4 e i 6 pasti quotidiani, leggeri,

senza dimenticare di masticare 100 volte ogni boccone.

Facendo i calcoli,

solo per mangiare se ne vanno 5 ore.

Ah, dimenticavo,

dopo ogni pasto bisogna lavarsi i denti.

Ossia dopo l'Actimel e la fibra lavati i denti,

dopo la mela i denti,

dopo la banana i denti,

e così via, finchè ti rimangono 3 denti in bocca.

Senza dimenticarti di usare il filo interdentale,

di massaggiare le gengive e di fare il risciacquo con Listerine.

Bisogna dormire 8 ore e lavorare altre 8,

più le 5 per mangiare fa 21.

Te ne rimangono 3,

sempre che non ci sia traffico.

Secondo le statistiche, vediamo la televisione per 3 ore al giorno.

Già, non si può,

perchè tutti i giorni bisogna camminare almeno mezz'ora,

facendo attenzione a tornare indietro dopo 15 minuti,

senno la mezz'ora diventa una.

Bisogna mantenere le amicizie,

perchè sono come le piante,

da annaffiare tutti i giorni.

E bisogna pure tenersi informati,

leggendo almeno due giornali e un paio di articoli di rivista,

per una lettura critica.

Ah, importante,

si deve fare l'amore tutti i giorni,

però senza cadere nella routine.

Bisogna essere moderni, creativi,

e rinnovare la seduzione.

Bisogna anche avere il tempo per spazzare per terra,

lavare i piatti, i panni,

e non parliamone se hai un cane o magari dei figli.

Insomma, per farla breve,

i conti danno 29 ore al giorno.

L'unica possibilità che mi viene in testa

è fare varie cose contemporaneamente.

Per esempio ti fai la doccia con acqua fredda

e con la bocca aperta,

così almeno ti bevi i due litri d'acqua.

Mentre esci dal bagno con lo spazzolino in bocca

fai l'amore (tantrico)col compagno/a

che nel frattempo guarda la televisione e ti racconta,

mentre tu lavi per terra.

Ti è rimasta una mano libera?

Chiama qualche amico!

O i genitori!

Bevi il vino, perchè,

dopo aver chiamato i tuoi ne avrai bisogno.

Il Bio Puritas te lo può dare il tuo partner o la tua partner,

mentre si mangia la banana con l'Actimel

e domani fate cambio.

Mi è venuta la confusione mentale.

Adesso ti lascio, perchè tra lo yogurt, la mela, la birra,

il primo litro d'acqua e il terzo pasto con fibra della giornata,

già non so più cosa sto facendo.

So che devo andare urgentemente in bagno.

E ne approfitto per lavarmi i denti.

Però se ti rimangono due minuti liberi,

invia una copia ai tuoi amici,

che devono essere annaffiati come una pianta.

Se ti avessi già mandato questo messaggio,

perdonami.

E' l'Alzheimer che, nonostante tutte le cure,

non sono ancora riuscita a debellare.

                                        (dal web)














 

 
 
 

FEMMINICIDIO

Post n°65 pubblicato il 09 Maggio 2013 da squaw04

Per firmare l'appello:

www.feriteamorte.it

change.org

 
 
 

Signor Presidente...

Post n°64 pubblicato il 09 Maggio 2013 da squaw04

"... Signor Presidente della Commissione Europea [PRODI], so che in Italia La chiamano Mortadella. E di ciò mi dolgo per la mortadella che è uno squisito e nobile insaccato per cui andar fieri, non certo per Lei che in me suscita disistima fin dal 1978.Ossia dall'anno in cui partecipò a quella seduta spiritica per chiedere alle anime del purgatorio dove i brigatisti nascondessero il rapito Aldo Moro e attraverso il gioco del piattino un'anima ben informata rispose che lo nascondevano in un posto chiamato Gradoli. Non mi parve serio Monsieur. Meglio: non mi parve rispettoso, pietoso, umano, nei riguardi di Moro che stava per essere ucciso. Quando poi si scoprì che lo avevano nascosto in un covo d'una strada chiamata per l'appunto via Gradoli fui colta da uno strano disagio. E supplicai il Padreterno di tenerLa lontano dalla politica..."

Oriana Fallaci

 
 
 

BUIO SULLA AUSCHWITZ ITALIANA

Post n°63 pubblicato il 27 Aprile 2013 da squaw04

Vorrei poter fare un programma tv con i poveri e per i poveri di questo paese: un manuale di sopravvivenza urbana, innanzi tutto (dove dormire? dove consumare un pasto gratis? cosa fare se si è persa la residenza e non si può rinnovare la carta d'identità?) Non m'interessano i reportage che mostrano pensionati curvi sui cassonetti o che frugano nelle verze e lattughe marce al mercato, non si può fare "clamore" anche su questo e poi andare a dormire; non è giornalismo, è da vampiri.

Il servizio pubblico avrebbe il potere assoluto di produrre delle prime serate d'emergenza (come lo avrebbe se ci fosse un'epidemia di peste o un attacco nucleare dei coreani) perchè undici milioni di poveri sono una calamità nazionale e lasciarli da soli è un delitto di Stato.

Romeo Dionisi e Annamaria Sopranzi, i due coniugi di Civitanova Marche che si sono tolti la vita per la vergogna di essere caduti in miseria (ultimo anello di una catena di suicidi di padri di famiglia e di piccoli imprenditori falliti), non si erano giocati la pensione alle slot machine, ma sono le vittime di una politica parlamentare che si gioca i cittadini più deboli alla roulette del proprio tornaconto.

Non m'interessa che nel programma del Movimento % Stelle (l'ultima speranza) fosse chiaro che loro non si sarebbero alleati con nessuno.

Ma chissenefrega.

Di fronte alla morte di centinaia di italiani, alla fame, alla disperazione di milioni, il banco salta, e il signor cittadino Vito Crimi e la signora cittadina Roberta Lombardi, capigruppo M5S, avrebbero dovuto sentire il dovere di precipitarsi a fare un governo per mantenere in vita il Paese, alle loro condizioni, ci mancherebbe, invece di chiedere l'impossibile pur di far saltare il banco e rilasciare dichiarazioni supponenti e irrispettose, per chi sta morendo di fame, riprova definitiva che il senso dello Stato neanche loro sanno dove sia di casa.

Da un comico non lo pretendo, da due giovani e nuovi capogruppo si.

Stesso discorso per Renzi e tutto il cucuzzaro.

Vantà e solo vanità.

La Rai, infestata da dirigenti della stessa risma della classe politica, tranne poche eccezioni, sta lasciando milioni e milioni di persone al buio, nella vergogna, nel non ascolto, nella desolazione e nel disamore.

Solo il Papa ha parole per loro.

Ma in che Stato di sepolcri imbiancati viviamo?

E' mai possibile che il servizio pubblico non sia capace di produrre una serie di eventi dedicati all'emergenza povertà?

Di restituire loro almeno uno straccio di microfono per gridare la propria indignazione, per confrontarsi e per chiedere aiuto? 

Con tanto di De Gregori e Vasco Rossi gratis?

Con una Telethon laica 24 ore su 24?

Un terzo del paese non solo è senza un euro ma è stato privato del diritto di cittadinanza in televisione.

Non può specchiarsi, scoprire di avere una nuova dignità né ricevere testimonianze di affetto o di pragmatica solidarietà dai suoi concittadini.

Lo sapete perchè, vero?

Perchè i poveri non comprano, e se i telespettatori sono loro, ci sarebbe ben poca pubblicità.

Non si potrebbe lucrare.

A questo siamo arrivati, anche pagando il canone.

I nuovi poveri sono numeri da sondaggi per riempirsi la bocca e fare audience da Vespa o a Ballarò.

Solo numeri appunto, numeri come a Auschwitz.

(Diego Cugia alias Jack Folla)

 

 

 
 
 

DIEGO CUGIA

Post n°62 pubblicato il 27 Aprile 2013 da squaw04

Siamo pieni di nulla.

La chiacchiera, da sempre patrimonio nazionale, ha rotto gli argini.

Il cazzeggio è smisurato come il nostro debito pubblico.

Giornali, televisioni, social network, inseguono farfalle come una gigantesca Vispa Teresa e i nostri cervelli sono i suoi retini acchiappaballe.

I pensieri della gente, pieni di buchi, si lasciano sfuggire cazzate a loro volta con tweet e sms.

Tutto cinguetta e muore.

Senza spensieratezza ma con gravità.

Questo è davvero assurdo: siamo diventati davvero stronzi.

(Jack Folla)

 

 

 

 
 
 
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