Astral Night Reverie

The West Pole

-Qui non vendiamo cicche francesi, Milady - si affrettò a farfugliare Geoffrey con il tono più elegante e gentile che potesse offrire.

Andrea Leitner sbarrò gli occhi come se avesse appena ascoltato un'oscenitá, una barzelletta sporca raccontata da un adolescente ed inarcò il sopracciglio a sottolineare il disappunto. Poi strinse le labbra e senza scomporsi ulteriormente, inforcò di nuovo gli occhiali. Com'era entrata, uscì, stavolta con il cappello sottobraccio. Ci furono brevi secondi, venti o trenta, in cui il pubblico trattenne il fiato, come ad aspettare l'esito della risposta ad un quiz televisivo milionario. 

Quella mancanza non aveva minimamente scalfito il carisma di Andrea Leitner.

Si avvicinava all'uscita un passo dopo l'altro, piedi rigorosamente in fila, fianchi che oscillavano. Era lei il polo magnetico per le pupille del White Chair, era lei che calamitava le teste. Varcata la porta, un sospiro di gruppo, un vento di rilassatezza serpeggiò tra gli sgabelli ed i tavolini. Finalmente i frequentatori del White Chair potevano riprendere a fare ciò che avevano interrotto, senza curarsi, almeno in apparenza, di quanto era appena accaduto. Si rianimarono dal torpore come se avessero appena ripreso vita dopo che una mano beffarda aveva congelato la loro clessidra. 

Fu per tutti così tranne che per Richard Glance, che continuava a fissare l'uscio assorto nella fissità di un vuoto irreale, attratto da un particolare al momento inesistente, prigioniero del ricordo estetico di Andrea Leitner. Riavutosi dall'empasse, trangugiò avidamente la scolatura del suo boccale e si precipitò di fuori. Osservò prima a destra, poi a sinistra ma nulla. Poi d'un tratto s'illuminò. Da lontano vide la figura allungata della ragazza, i suoi fianchi da fenicottero in abito da sera che si stropicciava il piumaggio all'imbrunire.

Andrea Leitner era lì con le sue forme che pennellavano lo sfondo grigiastro dei palazzi, con le sue gambe lunghe che si stiravano e si piegavano come i pistoni di una fuoriserie. Ma qualcosa stonava in quella visione: Andrea Leitner era a trenta metri di distanza ed aveva raggiunto un uomo alto con un cappotto grigio che, essendo rivolto di spalle, non era riconoscibile.

Richard si nascose dietro ad un albero, schermato parzialmente dall'ingombro di una cabina telefonica, convertita dalle consuetudini di strada in una latrina. La ragazza discuteva animatamente con l'uomo, sembravano due agenti di borsa della City o due avvocati che commentavano gli esiti di una sentenza. Gesticolavano ampiamente, soprattutto lei che sembrava molto contrariata. Ad intervalli regolari, l'uomo annuiva, per poi riprendere parola e dire la sua. La figura di Andrea Leitner assumeva contorni nuovi, regalando un'immagine che cozzava incredibilmente con quella ricca di aplomb ed eleganza che tutti avevano potuto ammirare all'interno del White Chair. 

Ma Richard Glance non ebbe tempo di metabolizzare la sorpresa, perchè i due, improvvisamente, senza che nessun indizio lo facesse preventivamente presagire, salirono in fretta e furia sull'auto di lei, una Wiesemann scura. 

DY10 EWT: Richard fece appena in tempo a leggere la targa.