Astral Night Reverie

Reflection Of The Moon

L'estate stava lasciando spazio all'autunno, l'aria diventava sempre un po' meno calda e i fiori sul mio terrazzo iniziavano ad appassire nonostante le mie costanti cure.
Era una domenica sonnacchiosa, avevo passato tutta la giornata in casa a sistemare l'armadio per il cambio di stagione e mi stavo godendo in terrazzo un po' dell'aria fresca della sera appena scesa.

Daniel tornò all'improvviso, non mi aveva detto nulla, lo vidi solamente comparire sul suo terrazzo preceduto dal cigolio dei suoi infissi. Era dimagrito, sembrava invecchiato di qualche anno, ma era sempre lui, sempre lì. Gli corsi incontro abbracciandolo da dietro quella bassa ringhiera che ci separava.
Per il momento aveva bisogno di assoluto riposo.
Eravamo felici di poter riprendere il nostro chiacchiericcio e, ogni sera, ancora, continuavamo ad incontrarci su quei terrazzi per goderci gli ultimi sprazzi di cielo limpido notturno e quelle leggere brezze autunnali che precedono il freddo inverno.

Una di quelle sere, mentre parlavamo, fummo interrotti da un rumore forte, come uno sparo, poi il cielo si illuminò di mille scintille colorate a formare tanti ombrelli. Quei fuochi d'artificio erano bellissimi e restammo a guardarli in silenzio, sorpresi.
Mentre ne ero rapita, sentii un braccio cingermi la vita, un torace piatto sfiorare la mia schiena e una guancia appoggiarsi alla mia. Sussultai un po' per il gesto inaspettato ma subito mi rilassai e una mia mano si posò su quel braccio intorno ai miei fianchi. Io e Daniel restammo così a guardare il cielo, senza coraggio di parlare, senza coraggio di muoverci o staccarci l'uno dall'altra.
Il mio cuore batteva forte, sentivo il suo respiro tranquillo, mentre il mio, in contrasto, non lo era affatto.

Tre colpi, come di cannone, segnalarono la fine dello spettacolo pirotecnico, rimase solo il fumo che piano si dissolse restituendoci il cielo stellato, ma Daniel non si mosse, anzi, mi strinse a se con entrambe le braccia.
Un brivido percorse la mia schiena quando sentii la sua bocca avvicinarsi al mio orecchio e sussurrarmi con dolcezza "Giulia, vorrei che tu fossi la stella del mio cielo", mi strinse di più con entrambe le braccia e mi baciò una guancia dolcemente, vi poggiò le labbra, guardandomi negli occhi e cercando il permesso per spingersi oltre. Mi girai verso di lui e lo guardai a mia volta, mi baciò, prima dolcemente, poi più con trasporto, attirandomi a se.

***

La luna risplendeva alta nel cielo e illuminava il letto, giocava con i nostri corpi ricoprendoli di luce pallida e ombre fitte. Accarezzavo con la punta delle dita le labbra di Daniel, così perfette e piene, lui mi guardava mentre, calmo, mi accarezzava un fianco. Mi baciò le dita, poi afferrò la mia mano, con delicatezza la portò sul suo cuore che batteva forte nel suo petto: aveva lo stesso ritmo dei mio. Si avvicinò ancora di più a me, mi abbracciò baciandomi i capelli.
Le coperte avvolgevano i nostri corpi: lattee, formavano un velo morbido attorno a noi; in loro erano ancora impressi gli attimi di ciò che c'era stato poco prima, quando, dolcemente, ci eravamo donati l'uno all'altra, senza timore alcuno.
"Non pensavo che innamorarsi volesse significare questo" mi disse in un sussurro "Ho tenuto gli occhi chiusi per troppo tempo, ma con te li ho aperti. Sei la cosa più bella che mi potesse capitare. Non lasciarmi mai".
"Non farlo neanche tu" gli risposi, baciandogli quelle labbra che poco prima avevo accarezzato.

Daniel aveva vinto la sua battaglia e quel giorno, con me, aprì quella gabbia, spalancandola, mi prese per mano e volammo insieme, negli occhi lo stesso riflesso dorato.
E sono ancora immersa in quel bellissimo sogno... nella speranza di non sfiorare mai il suolo e rimanerci ancorata.