Creato da black_rose_and_moon il 21/07/2011

Astral Night Reverie

Stargazers ride through virgin oceans...

 

 

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I’m Changed

Post n°44 pubblicato il 02 Settembre 2012 da oltre_ogni_suono
 

Charles si recò al luogo indicatogli da Tom; scese dall'auto e recuperò dal bagagliaio una torcia, guanti e la piccola falce che usava in campagna durante i rilievi, e si addentrò nella lieve insenatura. L'interno era pieno di vegetazione spontanea che, per farsi strada verso l'angolo sinistro, rimosse e appiattì al suolo. Poi scavò: sotto una ventina di centimetri di terra trovò un sacco di juta con all'interno una scatola di latta. Tornò in auto ma nonostante la curiosità aspettò di tornare a casa per aprirla.

***

Tornato al villino portò la scatola nello studiolo, la pose sulla scrivania e uscì dalla stanza.
Charles era un uomo che difficilmente si faceva prendere dalla curiosità e, quella volta, ne aveva tanta, ma aveva anche una sorta di presentimento strano, decise di rimandare l'apertura di quella scatola a più tardi. Fece una lunga doccia e, ancora con l'asciugamano intorno alla vita, infornò un pasticcio di carne, indossò una tuta, si versò in un bicchiere, con tre cubetti di ghiaccio, del whisky e andò fuori sul porticato a bere. Mentre l'ultimo raggio di sole sprofondava dietro le montagne e i grilli cantavano la loro melodia, lui pensò al tramonto visto dal suo appartamento a New York e al tramonto visto dalla riva del ruscello: in entrambi c'era qualcosa di magico e stupendo che faceva tacere la sua mente e gli placava l'anima.

Il timer del forno gli ricordò all'improvviso che la cena era pronta; mentre mangiava pensò che il lavoro e gli impegni sono soltanto dei modi per rubare del tempo prezioso alla vita; pensò a Emily, a Tom e a come invece riuscivano a godersela appieno.
Ripensò a poche ore prima, quando era nel bosco proprio con loro due, e quando lei gli aveva detto di poggiare una mano sulla foglia di una grande quercia per provare a sentire come il cuore di quel grande albero batteva; per Emily, sempre radiosa e spensierata, la vita era tutto un gioco: mangiare, bere, respirare, dormire, andare all'asilo, stare con il papà e con la mamma e, ora, stare anche con Charles, faceva parte di una fiaba dove lei era la protagonista principale, una principessa.
Lei, quella piccola creatura, era energia pura e un tutt'uno con la natura.
Charles si rese conto in quel momento che quando sarebbe finito il suo incarico in quella cittadina sperduta, il tempo da trascorrere con Emily non ci sarebbe più stato... probabilmente non avrebbe più rivisto il suo viso dolce a meno che non si ripromettesse di andare a trovarla ogni tanto... sì, questa era un'ottima idea... ma nonostante questo le sarebbe mancata tanto, lo ammise a se stesso e sentì un tuffo al cuore, per un istante gli mancò l'aria. In pochi mesi era cambiato profondamente.

Forse qualcuno, se avesse potuto leggergli nel pensiero in quel momento, gli avrebbe consigliato di trovare una compagna con la quale avere dei figli, ma in realtà l'amore, per Charles, era qualcosa di lontano, sfiorato poche volte; materialmente e spiritualmente lui non sapeva cosa significasse amare una persona o forse, più semplicemente, non aveva ancora conosciuto la donna giusta perché non aveva permesso a nessuna di penetrare nel suo cuore e nella sua anima; la sua essenza era arida e sigillata con pesanti catene. Forse solo da quando aveva conosciuto Emily gli si era socchiuso il cuore verso qualcosa di tenero che, a causa del suo cinismo, non aveva mai potuto fiorire prima.
Tante volte a New York aveva visto bambini con i genitori nella metropolitana, lungo le strade e, più raramente, in ufficio quando qualche cliente portava i figli con se perché la baby-sitter aveva dato loro buca all'ultimo momento. Spesso quei bambini erano capricciosi, irritanti, dispettosi e irrispettosi; Charles ne era infastidito e non sognava di diventare un padre isterico con sempre le solite parole sulla bocca come "Non toccare" e "Stai fermo". Ma Tom non era così...  Emily non era così...

Il cellulare iniziò a squillare catapultandolo nel mondo reale, Charles guardò il display luminoso: Victor. Pensò per un attimo a come l'amico avrebbe riso di lui se gli avesse raccontato ciò che poco prima stava pensando e sorrise scuotendo leggermente il capo. Victor era il tipico uomo che passa da un letto all'altro pensando a divertirsi il più possibile, era lo stereotipo del giovane sigle affascinante, esperto e mangia-donne che non dava importanza ai sentimenti.
"Ciao Victor! Come stai?"
"Ciao Charles. Bene, grazie. Come procedono le cose lì, invece?"
"Sto aspettando che venga confermata la veridicità dei vari atti e poi aspetteremo il permesso per il disboscamento della zona"
"Dici che gli atti verranno dichiarati autentici?"
Charles esitò ma alla fine decise di essere sincero con l'amico "Spero di no"
Dall'altro capo ci furono alcuni istanti di silenzio assoluto, si sentiva solo il flebile respirare di Victor nella cornetta prima che quest'ultimo scoppiasse a ridere "Charles, sei un attore nato! Dal tuo tono stavo quasi per prenderti sul serio sai?"
"Spero davvero che gli atti siano falsi"
Victor rise ancora "Vecchio burlone non ci casco!"
"Sono serissimo Victor"
Quest'ultimo, analizzando a fondo la voce dell'amico, capì che stava parlando sul serio, il suo tono si fece allora stridulo e irritato "Ti rendi conto che in quel caso te ne torneresti a casa con il solo pagamento del disturbo per averti chiamato e tenuto lì per tre mesi inutilmente? La soluzione sarebbe fargli causa e allora dovremmo pagare pure gli avvocati..."
"Lo so perfettamente, non c'è bisogno che mi ricordi come funziona il mio lavoro, grazie"
"Ma ti sei bevuto il cervello? Ma ora dimmi perché diavolo speri questa cosa!" ora Victor, spazientito, stava urlando, non capiva cosa passava per la mente di Charles.
"Victor, credimi, non puoi capire quanto è bella questa foresta e quanto significhi per chi ci abita vicino. E' una pazzia deturpare così l'ambiente e distruggere alberi che da secoli sono lì..."
"Charles, da quando ti sei lasciato prendere dal romanticismo? Capisci quanto potremmo guadagnare? Questi tizi non badano a spese!" disse con una nota di sarcasmo Victor interrompendolo, poi, riacquistando un po' di calma, continuò a parlare con tono pacato "Torna in te, non voglio credere alle mie orecchie, forse hai bevuto un po' troppo stasera a cena"
"Fidati amico mio, non c'entra niente l'alcol, penso davvero che non bisogna abbattere quegli alberi e edificare lì"
"Sei assurdo, provo a richiamarti domani, forse la notte ti farà rinsavire. Buona serata Charles"
"A te Victor".

 
 
 
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