Creato da black_rose_and_moon il 21/07/2011

Astral Night Reverie

Stargazers ride through virgin oceans...

 

 

« FearsTides Of Times »

Ending

Post n°54 pubblicato il 21 Gennaio 2014 da oltre_ogni_suono
 

Il giorno seguente la mostra, Michael era di pessimo umore, entrò nel suo ufficio sbattendo la porta: era infuriato con se stesso per il fatto di aver creduto che, la sera precedente, Mya fosse andata alla mostra per vederlo. Era chiaro che la  sua solita amica giornalista le avesse chiesto il favore di partecipare alla mostra per recensirla per andare altrove. Anche quel giorno Mya sarebbe arrivata in ufficio, senza degnarlo di uno sguardo.
Michael al distributore prese con rabbia il secondo caffè chiedendosi se fosse ormai inutile farle ancora quella gentilezza: era chiaro che Mya non voleva saperne più nulla di lui. Per la prima volta, iniziò anche a pensare di lasciare il suo lavoro per dedicarsi completamente alla sua passione per l’arte, iniziò così a sperare che la mostra desse i suoi frutti: chissà, forse qualche riccone era rimasto colpito e voleva comprare qualche sua opera. Sarebbe diventato milionario e non avrebbe più dovuto lavorare accanto alla donna che non ricambiava i suoi sentimenti. Anzi, si sarebbe preso anche la soddisfazione di licenziarla.
Tornato in ufficio, e lasciato sulla scrivania di Mya il caffè, si mise a lavoro. Mya entrò poco dopo e si diresse verso di lui posando sulla scrivania una busta.
Continuando a lavorare al pc, Michael si rivolse alla collega “Sono le tue dimissioni?”
“Leggi tu stesso”
Michael aprì con apparente calma la busta, ma in realtà dentro di lui stava montando una forte rabbia come un’alta marea che trascina con se una forte tempesta dove i lampi sono lo spezzarsi in mille pezzi del cuore e ogni onda è un grido di dolore dell’anima. L’avrebbe persa sul serio allora, dopo mesi aveva deciso di dargli il benservito e andarsene.
Iniziò a leggere le parole vergate dalla calligrafia ordinata e leggermente inclinata di Mya e, in quel momento, il tempo e il mondo stesso parvero fermarsi.

Caro Michael,
Tutto ciò che mi hai scritto nella lettera che, mesi fa, mi hai lasciato sulla scrivania, l’ho capito solo adesso e mi rendo conto che è tutto vero: sì, ho paura di amare.
Quando, l’ultima notte che abbiamo passato insieme, mi sussurrassi di amarmi ho avuto paura di non sapere affrontare una vita insieme a te e sono scappata via. Ho avuto paura che, legando seriamente il mio cuore a te, le mi ali avrebbero smesso di spiccare il volo. Ho pensato che, possessivo come sei, mi avresti privata della libertà.
In quell’attimo mi chiesi se ero la donna adatta a te, pronta a viverti accanto per sempre, e decisi che non ero affatto pronta a tutto ciò che l’amore vuol dire.
Nei mesi passati insieme ero felice, lo eri anche tu, ma non ho saputo rispondere al tuo amore, non ho saputo reggere al fiume di emozioni di cui mi inondavi. Credevo che era il solito amore d’estate o una di quelle passioni passeggere che spesso lega i colleghi per brevi frammenti di vita. Mi sono limitata a lasciar scorrere sulla mia pelle ogni cosa bella proveniente da te per poi disfarmene e lasciarti solo.
Questa sera, alla tua mostra, ho potuto rivivere i momenti più significativi della nostra storia, la testa mi si è riempita di dolci e bellissimi ricordi, di te e di noi.
I tuoi quadri mi hanno fatta rendere conto ancora una volta che cerchi una storia d’amore vera e una donna che sappia amarti completamente. Io non sono capace di farlo, certamente non sono la donna che cerchi però, adesso, ho capito.
Ho capito che, la tua, non era possessività ma voglia di essere mio; i tuoi abbracci non erano cappi ma un modo di dirmi di non aver paura del male, perché accanto a te mi sarebbero successe solo cose belle.
Il difendermi a tutti i costi dall’amore vero, è la mia prigione, una gabbia dorata in cui mi sono rinchiusa per privarmi della libertà.
E ho capito un’altra cosa: quella donna che vuoi al tuo fianco voglio essere io.
Spero tu possa perdonarmi se troppo tardi mi rendo conto di tutto questo.
Voglio tornare ad essere tua, voglio imparare a credere in me e a credere in noi.
Spero che tutto ciò che provavi per me sia ancora vivo, ma se così non è, dammi la possibilità di ricostruire tutto.

Tua, Mya

***

Michael alzò gli occhi da quelle parole, ripose la lettera nella busta, si alzò e andò alla finestra; guardò il sole riflettersi sulla superficie delle auto in sosta nel parcheggio e notò come i rami degli alberi permettevano alle prime gemme di fare capolino su di loro, si chiedeva se amava ancora quella donna a distanza di mesi, mesi in cui aveva fatto di tutto per riconquistarla e si era rassegnato a mettere tutto da parte, mesi in cui aveva deciso di fare la mostra nonostante quasi tutte le creazioni parlassero della donna che lo aveva riempito di gioia.

Si girò verso di lei e se la ritrovò a pochi passi di distanza, incerto su cosa pensare e fare, la fissava senza saper dire nulla.
Mya all’improvviso scattò verso di lui e lo abbracciò con tutte le sue forze e lui, dopo un attimo di confusione, ricambiò quell’abbracciò forte sussurrandole tra i capelli un “Mi sei mancata” tremolante.
Mya alzò il viso dalla spalla di Michael e cercò quella scintilla nei suoi occhi; le parole le vennero, spontanee e sincere, alla labbra nel sussurro più dolce e vero: “Ti amo”.

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Commenti al Post:
fading_of_the_day
fading_of_the_day il 23/01/14 alle 10:07 via WEB
Trovarsi per poi lasciarsi e, infine, ritrovarsi di nuovo. Forse uno schema che ad alcuni farà arricciare il naso, ma che trovo incredibilmente efficace nell'ambito narrativo. Sei capace di descrivere situazioni e storie sospese nel tempo, un'incollocabilità cronologica che affascina perchè ognuno può sistemarla nel contesto che preferisce. A dispetto del contorno che trasportano la storia a giorni nostri, io vedo la vicenda di Michael e Mya stagliarsi nel secolo scorso, tanto lontana dalle abitudini odierne è scrivere a mano su un pezzo di carta i propri sentimenti, tanto avulso dalla frenesia contemporanea è la capacità di aspettare, di far maturare quello che oggi non è e che domani potrebbe essere. Una favola bella, a lieto fine, lontana dai tecnicismi dell'epoca che ci circonda. Brava cara compagna di viaggio. Ti abbraccio e godo leggendo le tue storie.
 
 
oltre_ogni_suono
oltre_ogni_suono il 04/02/14 alle 13:54 via WEB
Ti rispondo solo ora e rileggendo il tuo commento. Grazie compagno di viaggio, come al solito, mi dai punti di vista che non ho considerato nella vicenda. Mi conosci abbastanza da sapere che preferisco scrivere lieto fine, perchè la vita è ciò che è con le sue brutture, allora perchè non rifugiarsi in un mondo "perfetto"? In questa storia volevo sottolineare la maturazione improvvisa che ha avuto Mya, il rendersi conto di vivere un'occasione e non sprecarla. Ti abbraccio
 
   
fading_of_the_day
fading_of_the_day il 05/02/14 alle 10:05 via WEB
Io sono convinto che siano le storie a plasmare la penna dello scrittore e non viceversa. Al massimo lo scrittore deve "addomesticare" i pensieri, renderli più seducenti, arricchirli con particolari, ma non deve condizioanre più di tanto il libero scorrere delle idee. Questo per dirti che, se nel tuio immaginario doveva esserci questo finale, è giusto che tu non l'abbia stravolto. Non necessariamente bisogna andare controcorrente rispetto al senso comune solo per il gusto di apparire "originali". Un abbraccio.
 
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