Stultifera Navis

Non sono ubriaco, ma diversamente sobrio

 


Vado alla ricerca della felicità naturale e possibile
sapendo che la felicità non è una meta,
ma un modo di viaggiare

 

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IV Novembre

Post n°477 pubblicato il 03 Novembre 2016 da hieronimusb

Pioveva quel 4 novembre 1918!
Pioveva sulle trincee che si stavano svuotando
Pioveva sulle interminabili colonne di uomini, animali e mezzi che arrancavano nel fango in una lenta marcia
pioveva sugli uomini dalle diverse divise, ma con lo stesso sentimento nel petto:"E' finita, sono sopravvissuto"
pioveva soprattutto su 1.500.000 tombe, sui piccoli cimiteri di guerra, sulle fosse comuni, sui campi intrisi di sangue, sui reticolati divelti.

La resa era stata firmata alle 15.30 del 3 Novembre, ma sarebbero ancora servite 24 ore per avvisare tutte le truppe austriache lungo il fronte e per permettere agli italiani di conquistare altro terreno.
Servivavo 24 ore anche e soprattutto per inviare in tutta fretta una nave da guerra a Trieste, quasi un simbolo della liberazione, della città irredenta.

Attorno alle 15 del IV Novembre un gruppo di cavalleria italiana agli ordini di un giovane ufficiale si lancia all'assalto di una postazione di mitragliatrici rimasta a proteggere la ritirata dell'esercito austriaco, non si sa ancora oggi il perchè di questa carica, cosa abbia pensato l'ufficiale, quella che era stata la regina della guerra canta per l'ultima volta, Non sopravvivrà nessuno, nè gli uomini, nè i cavalli.

Un minuto dopo la guerra era finita!

E' da quando sono bambino che mi interesso alla Prima guerra mondiale, guerra di uomini, prima che di mezzi, una linea netta nella storia, ciò che era prima non sarà più dopo, il modo di combattere, il modo di concepire il nemico, il modo di morire.
Come amo fare in ogni cosa mi piace scostare i veli della Storia fino ad arrivare agli uomini, all'eroismo degli umili che morivano perchè qualcuno li mandava in salita incontro ad una mitragliatrice, all'idea di eroismo dei generali e degli ufficiali che credevano disonore mettersi al riparo, tanto da ridurre dei plotoni al comando di un caporale solo pochi mesi dopo l'inizio della guerra ed obbligare gli alti comandi ad emanare una direttiva che vietava ai sig. ufficiali di esporsi senza motivo al fuoco nemico.

Ma scostando i veli della retorica si scopre come la nostra più grande virtù sia stata quella di saper resistere, non il valore tattico degli strateghi militari, non la preponderante massa umana, non la superiore qualità tecnica dei mezzi, ma la pazienza e l'abnegazione degli uomini disposti a morire da ambo le parti senza chiedersi il perchè.

Non sono stati i generali italiani a vincere la guerra, non sono stati i fanti austriaci a perderla, leggendo le pagine di Fritz Weber, ufficiale di artiglieria dell'esercito austriaco vi si trovano le stesse emozioni, le stesse sensazioni, la stessa umanità priva di esaltazione delle pagine di Lussu, di Ungaretti.

A cosa è servita la Prima guerra mondiale? Si potrebbe fare un lungo discorso sulle motivazioni, i pro ed i contro, ma sinteticamente si può dire che dal punto di vista territoriale è stata inutile, trentanni dopo avevamo perso quanto si era guadagnato a così alto prezzo, ed anche prima, per garantirsi la neutralità dell'Italia l'Austria era disposta a concessioni pressochè totali.
La prima guerra mondiale serviva come collante per tanti popoli, divisi da secoli e che da pochi anni erano divenuti uno solo, serviva a creare un senso di patria, un senso di unione tra tutti gli abitanti della penisola, per questo è oggi festa dell'Unità Nazionale.

Per questo vorrei prendere per i marroni i leghisti che predicano "i soldi del Nord rimangano al Nord" e farli percorrere leggendo ad uno ad uno le file di Esposito, Palumbo, Siciliano posti sotto una croce ed una data, per far loro  capire che la sua "ricchezza" poggia anncora oggi su quelle scommessa.

Alex

 
 
 
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Un blog di: hieronimusb
Data di creazione: 10/12/2008
 

UANDEO (E SE) MORIRÒ

Quando , (e se), un giorno morirò
non voglio un prete che mi parli di un dio in cui non credo
o di paradisi che non mi interessano,
di inferni che non ho meritato
e se un purgatoriò ci deve essere
non sarà diverso dal mondo in cui ho vissuto

quando , (e se), un giorno morirò,
non voglio tombe costruite come casa
nè che si estirpino  fiori
se il senso della vita deve essere
nel tornare da dove son venuto
sarà l'utero della terra la mia ultima casa

Quando, (e se) morirò
sarà perchè ho vissuto
in un lungo istante senza tempo
raccolto come seme che diventa albero e poi frutto
come il fiume che corre e corre per tornare al mare
senza pensare neppure un momento
che questa vita possa finire

Se e quando morirò,
sarà perchè ho cercato nell'ultimo viaggio
la chiave segreta del tutto

 Alex

 
 

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