Stultifera Navis

Non sono ubriaco, ma diversamente sobrio

 


Vado alla ricerca della felicità naturale e possibile
sapendo che la felicità non è una meta,
ma un modo di viaggiare

 

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« Oh que serà que seràSuoni »

Mahsun

Post n°466 pubblicato il 18 Ottobre 2016 da hieronimusb

Ci sarebbe da scrivere un post completo sulle varie giornate mondiali di qualchecosa perchè pare che per ogni aspetto della vita, per ogni persona, per ogni situazione ci sia una giornata mondiale, ma non è lo scopo di questo mio scritto, piuttosto stamattina ascoltando il giornale radio ho sentito che oggi è la giornata mondiale contro la tratta e lo sfruttamento delle persone.

E' la nuova schiavitù, o meglio, è la schiavitù senza ulteriori aggettivi perchè da sempre vale l'homo homini lupus degli antichi, da sempre l'uomo ha cercato di sopraffare e trattare gli altri come cose, come un mero possesso, in alcuni casi trincerandosi dietro le religioni, altri semplicemente per il gusto del potere e del denaro.

Allora vorrei lasciare qui un ricordo di qualche anno fa, una storia vera di uno di quei volti che definiamo genericamente "migranti" .
Dobbiamo fare attenzione ai termini perchè anche questa disumanizzazione, questo cancellarli dalla lista delle persone ed inserirli in un generico insieme può apparire alla fine una forma di schiavismo, cosa è infatti la schiavitù se non togliere alle persone la loro umanità?

Questa è la storia di un uomo incontrato alcuni anni fa, uno di quegli "incontri di viaggio" di cui è piena la mia vita e trasformano semplici momenti in magie.


Mahsun

Mahsun, amico mio, lascia che racconti la tua storia, con quel potere delle parole che mi è stato concesso e che non avrebbe senso e scopo se non generasse emozioni e non facesse apparire, oltre i veli della storia i visi delle persone, se non facesse percepire gli sguardi e le vite di chi ogni giorno sfiora la nostra mente nei racconti senza cuore dei telegiornali.

Ricordo la notte in cui ti ho incontrato, una notte magica come sono le notti di viaggio, quando percorri le strade consuete, ma tutto appare nuovo alla luce della luna.

La mia auto mi aveva abbandonato, avevo dovuto lasciarla all'officina, ma il giorno dopo avrei dovuto essere a Modena per un impegno urgente ed allora il meccanico si era offerto di accompagnarmi alla stazione dove avrei potuto prendere il treno.

Sulla strada c'era un ristorante, uno di quei ristoranti da camionisti con il grosso parcheggio all'esterno ed il classico odore di fritto e cipolla.

Entrai a chiedere se qualcuno andava verso nord ed aveva voglia di darmi un passaggio e tu alzasti la mano. Eri seduto ad un tavolo da solo, davanti a te non c'era il classico mezzo di vino rosso e neppure la birra, mangiavi le tue verdure all'agro accompagnandole con piccoli bocconi di pane come se facessi di ogni boccone una comunione.

Mi dicesti che saremmo partiti a mezzanotte, quando finivano di caricare il tuo camion ed ingannai l'attesa facendo cena a mia volta e poi rimanendo a guardare il via vai di camion sulla statale.

Il viaggio iniziò, l'Adriatico alla nostra destra si intuiva più che vedere, una massa scura oltre le luci dei paesi e delle case.
Quanto è lunga l'Italia se la percorri a ottanta chilometri orari? Un infinità... ed allora parlammo, seppi che venivi dal Kurdistan, e mi raccontasti la tua storia che era poi la storia di una donna, tua moglie, Malli Gullu.

Tua moglie era una donna dell'Hadep, una di quelle che nel 1998 avevano fatto lo sciopero della fame per protestare contro il sequestro del vostro presidente, tutte le donne avevano fatto lo sciopero  in tutte le città e moltissime erano state imprigionate e torturate.
Tua moglie fu tra queste..

La andasti a riprendere in quel palazzo
"Riprénditela, ma falle cambiare vita. E cambia strada pure tu, finché sei
in tempo. Lo sappiamo che sei un terrorista, tu e tutti i tuoi parenti
laggiù a Sirnak. Ce l'hai portata tu nella sede dell'Hadep, tua moglie, e
tu sei responsabile dei suoi guai. La prossima volta non la rivedrai tanto
facilmente!"

L'avevi sollevata tra le braccia... non era mai stata molto pesante, ma ormai era un fuscello, il viso tumefatto, i capelli , i suoi lunghi capelli neri sporchi rappresi del suo sangue.
La portasti via dalla caserma di Gebze mentre ogni tuo muscolo ogni tuo nerbo era contratto nello sforzo di non rispondere, non reagire, non colpire neppure davanti agli sguardi pieni di disprezzo delle sentinelle.

Ogni tuo movimento le strappava un gemito.

Fuori accorsero le donne, la sollevarono delicatamente sulle braccia
robuste intrecciate a barella, volarono verso la macchina in attesa. I veli
bianchi fluttuavano intorno a lei come un vestito da sposa.

Il medico che la visitò era troppo spaventato dall'ufficiale di guardia per dire qualsiasi cosa, "sono solo contusioni, guarirà presto"
"Mi hanno torturata" lei tento di dire disperatamente
"no, non c'è bisogno di nessuna certificazione, sono solo lividi, se dovessimo metterci a scrivere per ogni sciocchezza", il dottore vi congedò... nella stanza l'ufficiale non si era mosso.

L'avresti portata via da li, l'avresti portata in un posto dove libertà era una realtà e non solo una parola vuota e per farlo c'era quella possibilità, quel barcone dove vi siete imbarcati tu, il corpo di tua moglie ed i tuoi bambini.

La barca di Caronte per traghettarvi fuori dall'inferno, quella barca che tu sogni ancora ogni notte quella barca che ha spaventato così tanto le tue bambine che ora non vogliono più dormire per timore di ritornarci in sogno.

Quando le tavole di lamiera si chiusero con colpi secchi di chiavarde sopra
le vostre  teste, Malli barcollò e sarebbe caduta se non avesse trovato, nel
buio, il tuo braccio . Si strinse a te , e le due bambine si
strinsero ad entrambi. L'aria era rappresa di calore e fetore,
irrespirabile.

"Come in quella cella." mormorò. "Manca l'aria e la luce, come là dentro.
Ricordi? Mi sento male come allora. Ma almeno qui non verrà nessuno a
picchiarmi, ci siete voi."

Scandiva le parole con difficoltà, ansimando. Le accarezzasti con dolcezza
i capelli e la fronte, come facevi sempre per calmarla quando le tornavano
quei ricordi. "Calma, Malli. Siamo come in prigione, è vero, ma ti
attendeva una prigione molto peggiore. Invece stiamo andando verso la
libertà. Fatti forza, è l'ultima fatica".

Qualcuno nel buio ti toccò il braccio, poi una voce in kurdo con l'accento
del sud: "Hevàl, avete cibo e acqua con voi? Siamo chiusi qua dentro in
quattrocento da tre giorni, fermi ad aspettare voialtri dalla Turchia.
Abbiamo messo in comune tutto, e dovreste farlo anche voi. Abbiamo sete, ci
è rimasta solo una tinozza d'acqua sporca e dei pani ammuffiti che non vi
consiglio, hanno fatto apposta a lasciarceli vicino alla latrina. Hai acqua
e pane per i miei bambini, hevàl?"

Ti svincolasti lentamente dall'abbraccio di Malli, dal grande zaino militare tirasti fuori  una bottiglia e due pani rotondi odorosi di sesamo.
L'altro quasi te li strappò di mano mormorando un
"grazie, hevàl". Con gli occhi ormai abituati all'oscurità, lo vedeste farsi
largo nel groviglio di corpi fino a un gruppo di donne e bambini addossati
alla parete, accasciati sul terriccio misto a letame che copriva il fondo
della stiva. I pani e l'acqua finirono in un attimo.

"Una nave di clandestini è stata avvistata" ci dicono i telegiornali, ma cosa è una nave di clandestini?
Sono occhi sbarrati, gente che fugge, la paura delle marce notturne sotto la minaccia delle armi, e gli equipaggi mafiosi e le mazzette di denaro che si fanno via via più gonfie
Sono barconi arrugginiti e marci dove si vive e si attende al buio, dove dall'alto arrivano gli ordini secchi ed il portellone si apre per far entrare altri disgraziati per poi richiudersi ed il fetore dei corpi, il sudore, la puzza di urina e di escrementi, il disagio delle donne per la promiscuità, la paura per le figlie ed il pianto dei bambini.
Ed è la paura per i colpi delle onde contro il fasciame marcito ed i vestiti che si fanno sporchi ed unti di salsedine, la sete, la fame, la paura.

Il terzo giorno Malli svenne. "E' come se si fosse rotto qualcosa dentro" ti disse, "sento che sto per morire"
Tu le facesti coraggio. "Sei stanca, sei debole non è nulla dai, vedrai siamo quasi in Europa"
Ma lei insistette ogni suo respiro era come una pugnalata profonda ed allora per farle piacere hai accettato la sua richiesta ed hai tirato fuori dallo zaino il vestito della festa

Era il più bello , quello rosso e verde rilucente delle monete dell'oro e dei monili, il vestito della festa e delle danze.
Intorno a voi tutti dormivano, il respiro costante di quattrocentocinquanta persone era quasi un frastuono.
Le tendesti davanti una coperta e distogliesti lo sguardo mentre la sentivi tra i gemiti sfilarsi il vestito nero e rivestirsi di lucida seta.

Le hai pettinato i capelli e sei rimasto a guardarla, non era mai stata così bella, ti sentisti doffocare dalla tenerezza.
Ti ha sorriso

Ma i suoi occhi si sono fatti di vetro ed allora hai gridato, hai gridato fino a svegliare t utti.

Due giorni sei stato a vegliarla, due giorni  in quel caldo soffocante, due giorni mentre attorno a voi si era fatto il vuoto, quello stesso vuoto che ormai sentivi dentro di te.

Tutto il resto è un sogno, un brutto sogno, la nave incagliata sugli scogli, l'equipaggio fuggito, la paura di annegare, poi un elicottero, una nave che vi porta in salvo.

Quando al largo di Crotone la issarono sopra coperta, il suo corpo snello s'era gonfiato al punto che tutti pensarono che fosse stata incinta.
Ma sembrava ugualmente una regina. Sulla seta lucente il vento agitava i suoi lunghi capelli neri e faceva tintinnare le monete d'oro.

Tu eri nel campo di permamenza temporanea di Crotone e non hai potuto neppure accompagnarla a Roma, nell'ultimo viaggio, avresti almento voluto portarle un fiore, ma la burocrazia italiana te lo ha impedito.
Avete scritto un messaggio sulla tela che la ricopriva, con un pennarello "Noi popolo kurdo in Italia e gli amici italiani" , scritto in turco ed in kurdo che sapevate sarebbero stati cancellati, all'arrivo a Istambul ed avete firmato, alcuni con uno scarabocchio, altri per esteso quasi come una sfida.
Nell'ora in cui l'aereo riportava il corpo di Malli in Turchia hai guardato il cielo, hai abbracciato le tue bambine e ti sei chiesto se avrebbero mai più avuto una vita normale.

Quella sera, per la prima volta in dieci giorni, sei riuscito a piangere.
"Vorrei tornare anch'io con lei." Dalle roulotte rugginose allineate sulla
pista dell'ex aeroporto erano usciti in tanti, ti si erano stretti intorno
senza parlare. Il tuo dolore era anche il loro.

"Vorrei tornare." Indicavi in direzione del mare, oltre il mare e le
montagne di Grecia e d'Anatolia. Tendevi le mani verso un villaggio del
Botan, le ombre dolci delle montagne e il verde della valle del Tigri, il
profumo del fieno, i canti e le risate nel tramonto, i vecchi accoccolati
davanti alle case, le donne alla fontana, l'odore del pane appena cotto.

Lo sentirono tutti all'improvviso, l'odore del fieno e del pane. Fu quando
un anziano ti prese le mani e disse con voce forte, a te e a tutti: "Non
piangere più. Tua moglie ha finito di soffrire. E' tornata nel vostro
villaggio, e lì ti aspetta. Un giorno prenderai per mano le tue figlie e
tornerai laggiù con loro. Con tutti noi. Torneremo laggiù un giorno, nel
nostro paese, ricostruiremo i villaggi distrutti e canteremo nella nostra
lingua, e taglieremo il fieno e spezzeremo il pane."

era il 27 ottobre 2001

Quanto è lunga l'Italia se la devi attraversare ad ottanta all'ora? E' breve, immensamente breve se paragonata al cammino che deve fare un uomo per essere libero.

Alle cinque di mattina mi lasciava, dopo un ultimo caffè, al casello di Carpi.

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Commenti al Post:
Stolen_words
Stolen_words il 18/10/16 alle 10:40 via WEB
un colpo al cuore:)
 
 
hieronimusb
hieronimusb il 18/10/16 alle 23:27 via WEB
A conoscerli li i vede con occhi diversi vero?
 
   
Stolen_words
Stolen_words il 19/10/16 alle 07:16 via WEB
Si possono immaginare storie simili quando li vedi arrivare stremati o li incontri per sTrada o in qualche locale pubblico o anche a scuola sentirmelo addosso così come è successo a te è molto forte e capisci il valore delle parole : vita liberta e amore . Mi ha emozionato moltissimo leggere e i miei problemi si sono ridotti ai minimi termini.buona giornata :)
 
     
hieronimusb
hieronimusb il 19/10/16 alle 07:20 via WEB
Beh, si effettivamente ci sono persone che hanno problemi di fronte a cui quelli per cui ci lagnamo sono ridicoli ...
 
lab79
lab79 il 22/10/16 alle 04:10 via WEB
Fa male. C'è un pezzo di me che è stanco di sentirsi così, e che vuole voltare lo sguardo dal mondo. A volte vince, e mi sembra di non pensare a niente di tutto questo. Altre volte invece trovo la forza di voltargli il volto con dolcezza, e costringerlo a vedere, a bere questo calice amaro. Fatto di parole bellissime, e dolorose. "Non è nient'altro, la vita?" mi chiede. "No, è solo orrore, e meraviglia" gli rispondo. E in mezzo a queste storie lascio scivolare anche la mia, e così mi sento meno solo, persino fortunato perché la mia storia è più semplice, fa meno male, e quando sento pronunciare parole sprezzanti contro di noi anche queste fanno meno male. E a volte trovo persino la forza di contestarle.
 
 
hieronimusb
hieronimusb il 22/10/16 alle 07:26 via WEB
Non troverei altre parole che tu non abbia già scritto per esprimere gli stessi concetti
 
Gli Ospiti sono gli utenti non iscritti alla Community di Libero.
 
 
 

INFO


Un blog di: hieronimusb
Data di creazione: 10/12/2008
 

UANDEO (E SE) MORIRÒ

Quando , (e se), un giorno morirò
non voglio un prete che mi parli di un dio in cui non credo
o di paradisi che non mi interessano,
di inferni che non ho meritato
e se un purgatoriò ci deve essere
non sarà diverso dal mondo in cui ho vissuto

quando , (e se), un giorno morirò,
non voglio tombe costruite come casa
nè che si estirpino  fiori
se il senso della vita deve essere
nel tornare da dove son venuto
sarà l'utero della terra la mia ultima casa

Quando, (e se) morirò
sarà perchè ho vissuto
in un lungo istante senza tempo
raccolto come seme che diventa albero e poi frutto
come il fiume che corre e corre per tornare al mare
senza pensare neppure un momento
che questa vita possa finire

Se e quando morirò,
sarà perchè ho cercato nell'ultimo viaggio
la chiave segreta del tutto

 Alex

 
 

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