Stultifera Navis

Non sono ubriaco, ma diversamente sobrio

 


Vado alla ricerca della felicità naturale e possibile
sapendo che la felicità non è una meta,
ma un modo di viaggiare

 

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Messaggi del 23/04/2017

Io , il Giapu e lo Scuro

Post n°547 pubblicato il 23 Aprile 2017 da hieronimusb

Dovrei lavare i vetri delle finestre che, soprattutto lato mare, hanno arabeschi e ghirigori che paiono merletti di Burano mentre sono solo residui dei venti invernali che spiattellano sui vetri acqua e sale, ed invece sia ieri che oggi ho dovuto lavorare.

Fedele a quel principio di deontologia per cui non devi fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te, ho lasciato i ragazzi a casa con le famiglie, (loro ce l'hanno), e sono stato io con il giapu a seguire la macchina in quel di Boretto (RE).

ieri sera abbiamo lavorato fino alle 18, poi sono tonato a Cesena e stamattina sono ritornato su per l'appuntamento che avevamo alle 11.00

Tralascio i dubbi tecnici che formavano tre grossi punti interrogativi sulla testa mia, su quella del cliente e su quella più giovane del Giapu che si fa chiamare Henry, perchè il vero nome è destinato solo alla famiglia, in ogni caso la macchina stava lavorando e sapremo come è andata solo mercoledì, quando avrà finito.

Erano comunque le 11 ed ho proposto al cliente di unirsi a noi per il pranzo. E' lo stesso che la scorsa settimana è andato fuori di matto, lui ha nicchiato un po', poi quando gli ho proposto un posticino che conosco sul lago di Garda, si è lasciato convincere.

Abbiamo preso la mia auto e non la Jaguar che si è comprato dopo che la moglie lo ha mollato, perchè gli ho detto, sei ospite, è domenica anche per te, rilassati.

Il navigatore, quasi avesse capito la situazione ci ha guidato attraverso stradine e stradelle nella campagna mantovana, luoghi che di norma non vedresti mai perchè lontani da ogni tratta conosciuta, ma che riservano visione di paesini, casali e casolai in pietra, antiche chiese, ma soprattutto campi e canali a gogò.

Il ristorante si trova vicino a Desenzano, è gestito da napoletani veraci come le vongole che ormai mi conoscono ed anche i camerieri vengono a stringermi la mano "Signò, dove vi volete accomodare? Teniamo u tavolo in terrazza, in pole position come piace a voi".

Questo del "voi" è un'usanza napoletana che mi piace un sacco, è una forma di rispetto, ma amichevole, un po' come il "vocè" portoghese ed è carico di affetto e complicità, nulla a che vedere con l'asettico "lei".

Il tavolo in pole position è un tavolo che, di fianco ha solo più le papere e poi l'acqua del lago. La giornata era soelggiata, ma fresca, con una brezzolina che spirava dal lago.

Ho ordinato per tutti sapendo di andare a colpo sicuro, antipasto misto e poi ravioli di gamberi e porcini con sugo di pomodorini che, da soli, valgono il prezzo del piatto.

Un litro di prosecco, poi integrato da un altro quartino e pieno relax.

Il cliente si è sciolto, ci ha raccontato della sua vicenda familiare, (ed io traducevo in inglese ad Henry che sapeva rispondere solo "Oh, really?", diventando via via più rosso in faccia mano a mano che il vino faceva il suo mestiere) , poi Henry ci ha raccontato della sua vita, lui è vietnamita di origine , la sua famiglia vive ad Ho Ci Minh city, l'antica Saigon, (e si è stupito quando mi ricordavo il nome dell'antica capitale, lui in giappone da solo, le sorelel in Francia.
Ci ha raccontato della difficoltà della lingua giapponese, di come spesso non sappia translitterare i nomi, (ed io stavolta traducevo in italiano) insomma è stato un pranzo sereno, un momento di relax, "in fondo", ripetevo, "oggi è domenica per tutti".

Al ritorno Henry ha ceduto, si è messo sul sedile dietro e si è addormentato prima ancora di arrivare in autostrada.

Con il cliente abbiamo chiaccherato, le sue preoccupazioni per la macchina, (che specularmente sono le mie), le sue difficoltà, la tristezza per il fatto che ciò che ha costruito non sia stato apprezzato dalla moglie, anzi, gli sia stato ritorto contro ed io a fare il supporto psicologico ripetendogli il io mantra, "abbiamo solo una vita e non sappiamo quanto dura, dobbiamo viverla meglio che possiamo".

E' stato un momento di profonda condivisione tra uomini, domani torneremo su fronti contrapposti, come è giusto che sia , ma oggi era domenica per tutti.



 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: hieronimusb
Data di creazione: 10/12/2008
 

UANDEO (E SE) MORIRÒ

Quando , (e se), un giorno morirò
non voglio un prete che mi parli di un dio in cui non credo
o di paradisi che non mi interessano,
di inferni che non ho meritato
e se un purgatoriò ci deve essere
non sarà diverso dal mondo in cui ho vissuto

quando , (e se), un giorno morirò,
non voglio tombe costruite come casa
nè che si estirpino  fiori
se il senso della vita deve essere
nel tornare da dove son venuto
sarà l'utero della terra la mia ultima casa

Quando, (e se) morirò
sarà perchè ho vissuto
in un lungo istante senza tempo
raccolto come seme che diventa albero e poi frutto
come il fiume che corre e corre per tornare al mare
senza pensare neppure un momento
che questa vita possa finire

Se e quando morirò,
sarà perchè ho cercato nell'ultimo viaggio
la chiave segreta del tutto

 Alex

 
 

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