suni à paris

una catastrofe ambulante per le vie della ville des merveilles.. and more!

 

Discover Danny Elfman!
 

PERLE GENERICHE

  • VIVIANA: " La figlia di Mastroianni? Ah, sì, Isabella Rossellini!"
  • VIVIANA: "Chiamarlo Rio, come Rio Casadei..."
  • GIGI: Thank you bien!"
 

LE MIE PERLE

19-10-06: "...Una baguette FRESCA di FORNO"

 

AREA PERSONALE

 

TAG

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Marzo 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
        1 2 3
4 5 6 7 8 9 10
11 12 13 14 15 16 17
18 19 20 21 22 23 24
25 26 27 28 29 30 31
 
 

FACEBOOK

 
 

Elezioni 2008. Io sono qui. E tu dove sei?

 

 

Roba da matti

Post n°48 pubblicato il 07 Aprile 2008 da suniz
 

Non ci posso credere. Non ci posso proprio credere. Sto ridendo istericamente da trenta minuti e parlo da sola in giro per casa. Mi sento in una soap opera di serie zero e il bello è che non ho fatto niente. Sono allibita. Non ho parole.

Poco fa mi è arrivata una mail anonima da un simpatico indirizzo senza nome che mi diceva che la novità-romain ha una donna, che se ci sono andata a letto basta che lo dica e lei me lo cede, ma di stare attenta perché è un contaballe.

Così. Dal nulla.

Sul momento sono scoppiata a ridere e contemporaneamente mi sono sentita veramente inquieta. Chi è che ha la mia mail e perché scrivermi ciò? Ma soprattutto come l’ha avuta, la mia mail? Ma che vuole da me? Ma quanti anni ha, cinque? Ma aiuto. Aiuto. Aiuto.

Fortunatamente la novità-romain non ha il mio indirizzo di casa. E meno male, a questo punto. Capace che mi venivano ad aspettare con le spranghe sotto al portone.

Non ci posso credere. So che sto diventando ripetitiva, ma non riesco davvero a crederci. Tra un po’ salterà fuori Morpheus a chiedermi di scegliere tra la pastiglia rossa e quella blu e sento già il fiato dell’agente Smith sul collo.

Per giunta la novità-romain era su msn in quel momento. Presa dal panico – ma chi è, chi è, chi è sta persona misteriosa – l’ho informato che mi era arrivata una strana mail su di lui. Mi ha chiesto cosa c’era scritto. Gli ho chiesto a chi avesse dato la mia mail. E’ scomparso.

Oh, ma siamo fuori? Ma che è ‘sto manicomio?

Solo a me poteva succedere una cosa del genere. A me e ai personaggi di Un posto al sole.

E rido. Che altro posso fare?

 
 
 

Pillola di autoanalisi

Post n°47 pubblicato il 06 Aprile 2008 da suniz
 

Va bene. Ogni tanto ci vuole.

Partiamo dai presupposti: la novità-romain è ricomparsa brevemente in nottata – brevemente mica tanto, calcolando il numero di ore. Ma è stata una sola comparsa e per questo dico brevemente. Niente di stabile.

E io sono stata, lo ammetto, stronza. Non che lui sia un tesoro, diciamocelo, ma questo non mi giustifica e infierire su una persona quando la vedi a terra non è mai un bel gesto. E’ anche troppo semplice ed è, ecco, meschino. Io non voglio essere meschina.

Blanca mi ha fatto notare questa mia stronzeria nell’occasione in questione – non ho nemmeno voglia di scendere nei dettagli, è stato un gesto di puro egoismo – e io, non so bene perché, mi sono messa a pensare. Mi sono data questa giustificazione che nemmeno lui blablabla. Ma mi sono resa conto che, appunto, non è una scusa. Nemmeno mi avesse fatto qualcosa di male, mi avesse seriamente ferita, ma no. E allora sono passata al mio non voler essere una persona meschina. Ed è a questo punto che è scattata l’autoanalisi. Sono brava a pensare a cosa non va fatto, a cosa è scorretto e crudele e – ribadiamolo – meschino, ma poi al momento del dunque non sono certo esemplare. E mi è partita la riflessione sull’immagine che posso aver dato di me ai suoi occhi, di come spesso il mio comportamento sia ad anni luce da quello che vorrei a causa di insicurezze e paranoie e complessi del cavolo – soprattutto nei confronti dell’universo maschile – che dovrei decidermi ad affrontare una buona volta invece di barricarmici dietro e usarli come scuse.

Cioè, se mi guardo attraverso i suoi occhi vedo esattamente l’immagine della stronzetta spocchiosa e venefica che non voglio dare e non penso di essere. Una fighetta al vetriolo ermetica, scostante e supponente che sputa fuori pochissime parole e quelle poche sono aggressive o condiscendenti o peggio ancora moraliste, come se avessi qualcosa da insegnare a qualcuno. Io. Ma figuriamoci. Divento rigida, misurata e quasi altezzosa, e io non sono niente di tutto questo. Io sono solo un concentrato di paure, diffidenza e scarsa fiducia nel prossimo – sentimentalmente parlando. E siccome lo so vedo nella prospettiva autentica i miei stupidi atteggiamenti, ma lui, o chiunque altro, cosa cavolo ne sa? Se lo deve inventare, deve essere un medium per capirlo.

Oggettivamente, pretendo troppo dalla gente. Nessuno sa leggere nel pensiero.

Che poi possa essere uno stronzo anche lui è un discorso a parte.

…In tutto ciò, la ricomparsa della novità-romain non influisce in nessun modo sui miei piani fantasiosi a proposito di Jann.

Seriamente, penso di essere pazza.

 
 
 

Premere il tasto Off

Post n°46 pubblicato il 04 Aprile 2008 da suniz

…della mia ghiandola produttrice di piciate.

Dovrei farlo davvero, prima o poi.

Adesso il mio bacato cervelletto ha prodotto una nuova fesseria.

I colpi di fulmine a scoppio ritardato.

Sissignore. A scoppio ritardato.

Andiamo con ordine.

Martedì me ne vagavo per il 18° col mio carico di curriculum da distribuire a casaccio. La location precisa è Place de Clichy, esattamente davanti al cinema di una nota catena che non citerò per non fare pubblicità. Ero lì che zampettavo con la testa per aria e gli occhi fissi a terra (non avete idea della quantità di merda di cane che si può calpestare a Parigi. Ma io sì) quando una voce – maschile - mi fa: “Bonjour! Vous cherchez un travail?” [trad: buongiorno! Cercate un lavoro?].

Sapendo già che c’era puzza di fregatura ho sventolato i miei curriculum piegati e chiusi in una busta – quindi che poteva saperne quello di cos’erano – starnazzando “Oui! Oui!” come un’oca giuliva. A quel punto ho guardato il mio interlocutore registrando un commento mentale disinteressato del tipo “non male, il fanciullo” e sono passata a prestargli attenzione blandamente, più o meno assorbita dai fatti miei. L’individuo – giovane, biondo, begli occhioni chiari, sorriso simpatico e io a tutto ciò sul momento non ho fatto caso – è passato a illustrarmi di cosa si trattava. Ovvero di reclutare donatori (di soldi) per svariate ong (organizzazioni non governative) tipo Medecins du Monde e il WWF eccetera eccetera. In pratica tu stai per strada a scartavetrare i maroni alla gente più o meno come stava facendo lui in quel momento, solo che invece di offrire lavoro chiedi coordinate bancarie.

E insomma siccome non ho una cippa da fare e il dinero scarseggia mi sono prestata a questa cosa e mi sono fatta dare un appuntamento per un colloquio con i diretti interessati, ho lasciato i miei dati e balle varie. In un momento imprecisato di questa conversazione, non sapendo perché, ho buttato l’occhio sulla targhetta d’identificazione per vedere come si chiamava – Jann, che suona tanto Gianni e fa un po’ paura ma vabbè, non si può avere tutto dalla vita. Quindi la conversazione si conclude, gli stringo la mano, sorrido, lui sorride, saluto, lui saluta con un allegro “a bientôt”.

Dopo trentacinque minuti da questo fatto – trentacinque, vacca schifa, mica due – ho avuto questa specie di illuminazione divina che constava grossomodo di una voce eterea e tonante, come una chiamata dall’alto, che diceva: “porcaccio schifo, che pezzo di ragazzo stratosferico questo Jann. Che impressionante popò di fanciullo”.

Riassunto: cazzo, che figo.

E pure fornito di soliti principi morali, visto che stava lì alle cinque di pomeriggio come un disperato a ripetere TUTTO quel che si può voler sapere su almeno sei ong diverse, tra cui Action Contre la Faim che è la mia preferita.

E lì mi sono resa conto che il motivo per cui mi ero soffermata sui dati anagrafici del giovanotto era che qualcosa dentro di me – non il cervello, ché quello è in stand-by da tempo – aveva già percepito a livello subcosciente che c’era puzza di una delle solite seghe mentali della sottoscritta illustrissima.

Per cui, ecco, colpo di fulmine a scoppio ritardato.

Adesso sono tre giorni che penso al suo “a bientôt”. Oggi pomeriggio sono addirittura ripassata davanti al cinema che continuerò a non citare, perché mi trovavo proprio lì dietro e mi son detta non si sa mai. Ovviamente non c’era, suppongo che non viva lì davanti.

L’impagabile Juls quando gliel’ho narrato ha commentato “cazzarola, questa è regressione al livello spicegirls”. Lo so. Sembra che io abbia dodici anni e francamente è imbarazzante. Ma che posso farci? Se me ne fossi resa conto sul momento avrei potuto tentare un approccio ma, siccome la signorina me stessa è talmente pigra che la sua materia grigia, la zona cardiaca e tutto il resto funzionano con due ore di ritardo, poi mi trovo a far ‘ste cazzate.

Passando oltre – sulla tastiera, perché la mia testolina è ferma da giorni davanti a quel cinema – oggi ho avuto un colloquio per un lavoro orribile a maggio ma ben pagato che consisterebbe in un tour de France in autobus per pubblicizzare un dentifricio. Lo so che suona orrendo ma son poi duemila euro per tre settimane e già suona meno orrendo, no?

Risposta tra due settimane. Si vedrà.

E lunedì ho il colloquio con quelli delle ong, un certo Patrick. Ho la vaga speranza che siano tutti come Jann ma so che verrà disillusa.

La primavera avanza. Oggi ero in magliettina, gonnella e cappotto leggero, c’era il sole a faceva caldo, mi sono fatta il giro di tutto l’8° mentre tornavo verso nord.

Ovviamente la novità-romain è svanita nel nulla. Me ne frega assai, quando sposerò Jann non lo inviterò neanche. Tié.

Se scrivo ancora una volta il nome Jann tiratemi una bottigliata. A parte questa volta, voglio dire.

In realtà è successa una cosa divertente che mi ha fatto sorridere. E’ successa in quel momento lì, ma non c’entra con Colui Che Non Deve Essere Nominato (e che non è Voldemort). Mi stava spiegando ancora la cosa delle ong quando si è avvicinato un barbone chiedendo dei soldi in cambio di una poesia. Stava biascicando il baratto quando ha posato lo sguardo sulla giacca di Colui  e sulla scritta ong e subito ha alzato le mani facendo un passo indietro e ha cominciato a dire “ah, pardon, je n’avais pas vu, excusez-moi, bon travail.” [trad: ah, chiedo scusa, non avevo visto, scusate, buon lavoro]. Colui ha risposto “c’est rien, au-revoir et bonne journée” [non credo di dover tradurre, ma comunque: fa niente, arrivederci e buona giornata] e il barbone si è pure levato il capello.

E’ stato buffo.

Lo so, state pensando che se queste sono le cose entusiasmanti della mia vita, allora povera me.

… Bè, ce ne sono anche altre.

Ieri sono andata con Patch a Musicora, un salone di esposizione di strumenti musicali classici enorme al Louvre. Era patrocinato da quel debosciato di Sarkò ma siccome Patrizio aveva gli inviti gratis ho pensato fosse giusto e doveroso approfittarne alla facciazza del Presidente. E’ stato strano. Non avevo mai visto così tanti strumenti e così tanti musicisti tutti insieme, c’era un sacco di gente che provava pezzi e io vagavo in giro un po’ stordita a farmi sommergere da quell’ambiente sconosciuto ma affascinante. Mi sembrava di respirare la musica.

C’erano delle teche con degli Stradivari che dovevano valere quanto mezza Torino. Ho immaginato me stessa che provava a suonarne uno, le cadeva e si sfasciava e mi sono quasi messa a ridere da sola. Ovviamente non mi sono nemmeno avvicinata. Metti che inciampavo e cadevo contro la teca e quella si schiantava a terra e il contenuto si sfracellava, io poi cosa facevo? (So che i tempi verbali in questa frase sono a schifio ma è il tono colloquiale). Meglio non correre rischi.

Ecco.

Adesso mi preparo al weekend.

Che auguro essere lieto per tutti voi.

(Tornerò davanti al cinema martedì. E’ deciso.)

 
 
 

Matematicamente certa

Post n°45 pubblicato il 31 Marzo 2008 da suniz
 

…di fare una minchiata. E’ così. Al mattino, quando mi alzo dal letto, so per prima cosa nel momento stesso in cui apro gli occhi che, a un certo punto della giornata, farò almeno una minchiata clamorosa. L’unico margine di dubbio che mi rimane da lì a sera è l’entità della clamorosa minchiata in questione. Discreta? Notevole? Portentosa? Epocale?

Quella di oggi è stata abbastanza massiccia.

Ma partiamo dal principio.

C’è almeno una novità nella mia esistenza e no, purtroppo non si tratta di un lavoro. Per quello mi sto ancora attrezzando.

La novità – che non è particolarmente clamorosa, lei, o meglio non riveste particolare importanza – si chiama Romain. E’ una novità recente e di vita breve. Conclusa, direi a questo punto.

Praticamente un aborto di novità.

Bisogna dire che ci siamo impegnati entrambi perché così fosse, ma andiamo con ordine.

La novità-romain mi è capitata tra capo e collo boh tempo fa. Boh sta per meno di un mese e più di tre settimane, mi pare. Non so.

Comunque.

In base a quanto mi conoscete bene sapete più o meno che una novità di sesso maschile è qualcosa di assai inusuale nella mia esistenza, soprattutto se non si tratta di una cosa che sta solo nella mia testa – tipo i miei grandi amori segreti a senso unico – ma con un effettivo riscontro reale. Biblico, come dire.

Biblicamente anche piuttosto interessante, per restare su toni elevati.

Ebbene, dopo alcuni biblici incontri notturni e ravvicinati tra loro, nonchè interessanti, la novità-romain, che tra l’altro sembrava essere anche più entusiasta di me della faccenda – sempre molto espansiva io, sicuramente ve lo state immaginando. Una specie di cubetto di ghiaccio che spara fuori una frase ogni due ore. Mi chiedo perché la gente si ostini ad avere che fare con me. Oh, sto divagando. Dicevo, la novità-romain è scomparsa nel nulla. Per scrupolo ho chiesto notizie. Ben due volte, uno sforzo di una certa portata.

Invano.

Lo sapete come sono fatta. Mi batto solo ed esclusivamente per questioni di principio che lasciano il tempo che trovano e fondamentalmente non mi cambiano la vita. Ma tant’è. Detesto la viltà e la mancanza di chiarezza, penso che superati i dodici anni si possa raggiungere il livello di maturità atto a dialogare civilmente con la gente. Il mio ragionamento – di una semplicità disarmante, a parer mio – è stato: non mi vuoi vedere? Dillo, santo cielo, invece di ignorarmi. Mica mi butto dal balcone. Intanto perché il balcone non ce l’ho, e primariamente perché non vedo gli estremi per cotale gesto. Voglio dire, non è che trovarmi il fidanzato sia la mia preoccupazione primaria. Direi anzi il contrario.

E dopo svariati giorni di stizza – perché sì, queste cose mi stizziscono, non ci posso fare niente – ho deciso di liberarmi del fastidio, tipo togliere il famoso sasso dalla scarpa, inviando una mail in cui basilarmente riassumevo in poche parole (educate, tengo a precisarlo) questa mia linea di pensiero.

Lo so che non lo dovevo fare. Ma ho pensato che almeno così mi sarei tolta il problema.

Ma la parte più divertente ha da arrivare.

Mentre col mio simpatico puntatore premevo invio – quindi troppo tardi per fermarmi – la novità-romain si è palesata su msn con queste parole: ciao, scusa ma in questi giorni ho un casino da fare, sono di corsa. Spero vada tutto bene.

Attimi di panico.

“Mail inviata con successo” mi sorrideva beffardamente dallo schermo.

Mi sono messa a ridere. Cos’altro avrei dovuto fare? Gambizzarmi?

Così ho risposto che sì, andava tutto bene e gli avevo appena inviato una mail che potrebbe spaventarlo.

Come ha reagito alla mail?

Non lo so, è appena successo. Io comunque sto ridendo un sacco, e questo non può essere male.

Sono stata impulsiva? Sì, sicuramente. Hey, ovvio: sono suni. Parto in quinta alla prima occasione, mica è una novità.

Comunque bastava dirlo anche che aveva da fare. Io quando ho da fare lo dico, non è che non rispondo alla gente.

Scusate la scarsità espressiva, è che sto ancora ridendo.

A parte questo, oggi forse è iniziata la primavera. C’era bel tempo, faceva caldo e col mitico cambio d’ora il sole è calato tardissimo. Ho fatto il giro di tutta la butte Montmartre, marciando per ore attraverso questo paradiso di viuzze. Abito a quaranta metri dalla zona più bella di Parigi, questa è una cosa che non cesserà mai di entusiasmarmi.

Un solo tarlo mi continua  a rodere.

Cosa diavolo combinerò domani?

 
 
 

Parodie di Heroes, neve, violoncelli...e birra.

Post n°44 pubblicato il 22 Febbraio 2008 da suniz
 

E’ strano… Non so nemmeno come definirlo, non mi era mai veramente successo di sentire la mancanza di qualcosa che per me fosse sempre stato naturale.

La neve. Mi manca un sacco.

Di solito mi capita che i miei amici che vengono da città marittime mi dicano che hanno nostalgia del mare, dell’aria che tira in riviera, le coste battute dalle onde, e mi è sempre sembrato abbastanza normale. Ma è una condizione geografica, non meteorologica. E’ che finora in vita mia non mi era mai nemmeno venuto in mente che si potesse stare senza neve, per me è ovvio che nevichi, come che piova o che faccia sole.

A casa nevica ogni anno, anche abbondantemente. Nelle rare annate che sono proprio di magra c’è comunque almeno una grossa nevicata invernale che lascia tutto imbiancato e soffice per una decina di giorni, con l’aria frizzantina. Quest’anno, le due volte che sono scesa in Italia, ho temuto di non riuscire a tornare a Parigi e rimanere bloccata in campagna per le condizioni delle strade innevate.

A Parigi non nevica.

L’anno scorso è successo una o due volte che il cielo spruzzasse qualcosa di vagamente bianco per un paio d’ore, e quest’anno c’è stato un giorno in cui ha leggermente nevischiato, se quello si poteva chiamare nevischio. Non ho mai visto la neve, a Parigi.

E ne sento la mancanza. Mi manca quel chiarore candido e brillante delle colline bianche, i giochi di luce create dai raggi di sole sulle creste di neve, mi manca affondare i piedi in trenta centimetri di bianco soffice e sprofondarci, immergere la mano intera nella neve fredda e passarmela sul viso, mi manca persino la classica palla di neve tirata a tradimento nel collo della giacca, che cola giù lungo la schiena e fa venire brividi e voglia di bestemmiare e scomodare qualche santo.

Diavolo. Parigi lo doveva pur avere, un difetto non relativo all’ambito puramente sociale. Quasi sono sollevata dell’averlo trovato, così mi sembra un posto un pochino più reale e meno iperuranico.

A parte questo, non ho ancora trovato lavoro. Non mi sto nemmeno impegnando troppo per trovarlo, se devo essere proprio proprio proprio sincera. In compenso per il resto sto bene e sono abbastanza rilassata. L’altra sera sono andata per l’aperitivo a casa di una ragazza italiana che avevo conosciuto a ottobre, Vale, ed eravamo in un clima abbastanza internazionale. Ci siamo strafogati di spritz ed è stato buffo spiegare ai tedeschi e ai messicani presenti del nostro aperitivo. Alle undici Arthur mi ha chiamata e mi ha raggiunta.

Due giorni fa mi ha telefonato Olivier a metà pomeriggio, dopo mesi di silenzio prolungato e abbastanza immotivato da ambo i lati.

Il suo esordio è stato:

“Ciao, va tutto bene? Senti ma il violino lo suoni ancora?”

Momento di ragionevole silenzio.

“Ciao. Sì, lo suono, perché? Tu come stai?”

“Bene, bene. Ma ce l’hai qui?”

Altro silenzio.

“No, ce l’ho giù dai miei…”

“Ah. Ho noleggiato un violoncello e ho deciso di imparare a suonarlo, pensi di poterne capire qualcosa?”

Non l’avevo mai nemmeno visto da vicino, un violoncello, tengo a precisarlo.

“No. Io suono il violino.”

“Ma almeno sai come si tiene in mano un archetto.”

Effettivamente sì.

“Quello lo so.”

“Bene, allora se non hai da fare passa da me e fammi vedere. Ti faccio un tè.”

E’ talmente pazzo che non posso fare a meno di volergli bene. E’ più forte di me. Con il suo ghiottissimo stipendio da stage strasfruttato, da cui deve tirare fuori vitto e alloggio, lui ha deciso di investire il poco rimasto nel noleggio di uno strumento musicale che non sa minimamente suonare, ma nemmeno per sbaglio.

E siccome non stavo effettivamente facendo nulla di particolare, ho detto che sì, potevo dare un’occhiata all’oggetto e vedere se ci capivo qualcosa.

Il violoncello è uno strumento bellissimo. Sinceramente tra quelli che ho provato finora la palma va forse al contrabbasso, ma il violoncello ha un altro fascino, è anche lui abbastanza imponente – rispetto a un violino senz’altro – ma non così massiccio, più maneggevole. Il suono è intenso, vibra. Naturalmente è stato un disastro e ne è venuta fuori una roba che penso che i suoi vicini di casa mi odieranno per sempre. Mai quanto odieranno Olivier medesimo, comunque. Era inascoltabile, ovviamente. Ed effettivamente teneva l’archetto come una zappa.

Quando mi sono arresa e mi facevano male le dita ho avuto il mio tè, accompagnato da visione di cazzate su youtube – come la meravigliosa parodia di Heroes che vedete qui sopra - e altre fesserie, tipo giochini scemi con la tastiera che aveva in casa e il registratore. Penso di aver inciso una delle versioni più esilaranti di sempre di Cappuccetto Rosso con accompagnamento musicale del maestro Olivier.

E non avevamo nemmeno bevuto. Penso che succeda qualcosa di strano ai nostri cervelli quando si incontrano, una specie di cortocircuito. Vanno in tilt e producono solo più minchiate.

Comunque.

Ieri pomeriggio ho bevuto una birra con Patrizio, che sta qui al Conservatorio, e con un altro tizio cubano che suona la viola. Ed è saltato fuori che: ho sbagliato la posizione del mignolo sull’archetto che non è come nel violino; ho sbagliato la posizione del violoncello medesimo che va inclinato.

 Perfetto.

I due musici sono passati qui a casa e quando se ne sono andati era arrivata Blanca, così ho continuato a bere con lei. E a bere. Sono scesa all’alimentari a prendere qualche birra. Abbiamo mangiato e discusso di politica, società e cazzate stratosferiche, tutto mischiato. E’ arrivato Simon. Blanca è scesa a comprare altra birra. Simon ha tirato fuori la chitarra. Ci siamo messi a cantare. E’ arrivata Cotie. Abbiamo continuato con i Led Zeppelin.

Purtroppo all’interno della coppia le cose non stanno andando alla grande e Simon si trasferisce per un po’. Mi mancherà un sacco, anche se immagino continuerà a bazzicare casa con una certa frequenza. E’ stata una serata carina.

E domani sera diamo una festa per il compleanno di Cotie. Presenze previste: cinquanta. Spero vivamente che una buona metà diserterà la serata perché vorrei che restasse in piedi almeno un mobile di tutta la casa.

 

 
 
 
Successivi »
 
 
 

INFO


Un blog di: suniz
Data di creazione: 14/10/2006
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

ULTIME VISITE AL BLOG

GioJoint82LorenzaNegronuncetrippapegattisu_nixdabbexsunizPhilomenAsusiellemorwannaDreamJameLiz850
 

ULTIMI COMMENTI

 

NICK

 

SCEMATA



How to make a suni
Ingredients:

5 parts mercy

1 part courage

3 parts instinct
Method:
Stir together in a glass tumbler with a salted rim. Top it off with a sprinkle of fitness and enjoy!



 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963