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BIENNALE, PROMOSSI E BOCCIATI NELLA KERMESSE LAGUNARE

Post n°231 pubblicato il 20 Giugno 2009 da eleperci
 

Piccolo vademecum di bellezze e brutture sul palcoscenico della Serenissima. Dal caos all’Arsenale al Leone alla carriera di Yoko Ono...


di ELENA PERCIVALDI
«La mia speranza? È che questa Biennale non presenti dei meri frammenti di qualcosa che è crollato, ma fornisca anche degli spunti di qualcosa di là da venire, se non come una visione nuova e totalmente coerente, almeno come una pluralità emergente di possibilità». Così il direttore Daniel Birnbaum annunciava a una nota rivista d’arte, pochi giorni prima dell’apertura ufficiale, sogni progetti e programmi di questa 53ma edizione della mega-rassegna d’arte in Laguna. Ci è riuscito? Ecco qua, secondo il nostro modesto parere, una piccola selezione di promossi e bocciati della kermesse.

PROMOSSI

PORTO D’ARMI... O PORTO D’ARTI. Il grande Luciano Caramel ha preso otto artisti di livello assoluto - Franco Batacchi, Ennio Finzi, Ferruccio Gard, Riccardo Licata, Gianmaria Potenza, Santorossi, Livio Seguso, Ottorino Stefani -, denominatore comune il particolare legame con Venezia, che ciascuno ha scelto come luogo dove creare le proprie dieci opere. Location straordinaria (la duecentesca chiesa sconsacrata di Santa Marta, all'interno bookshop, caffetteria e spazio conferenze) e mission not impossible: usare il Porto restaurato, luogo di approdo e scambio tra culture diverse, per dimostrare che nella Serenissima l’arte continua, come in passato, a fare la Storia. Obiettivo centrato.

UN BACON DAGLI ARMENI. Una piccola mostra gioiello in un grande gioiello architettonico. La Punta dell’Iceberg, curata da Alberto Agazzani e Edward Lucie-Smith, propone una ventina di disegni su carta di Francis Bacon che delineano una galleria di personaggi umanamente mostruosi tipici dell’iconografia del celebre pittore irlandese scomparso nel 1992. Evento e contesto di rara emozione.

BERLUSKA ÜBER ALLES. In mezzo alla bagarre elettorale, tra riforme sulle intercettazioni e il cancan mediatico delle note vicende coniugali e noemiane, il premier fa bella mostra di sé in un'installazione al padiglione russo. Un salto alla mostra di Birnbaum, ed eccolo lì, sogno (o incubo) di George Adéagbo che ne ha fatto il soggetto principe del suo intervento. Berlusconi ha il dono dell’ubiquità. C’è anche quando manca. Vizio o virtù?

BOCCIATI

FARE MONDI... O DISFARLI? Making Worlds, rassegna principe di Birnbaum collega in un’unica mostra le sedi espositive del rinnovato Palazzo delle Esposizioni ai Giardini e dell’Arsenale, e riunisce – inclusi i collettivi – più di 90 artisti da tutto il mondo, con nuove opere di tutti i linguaggi. Ma risulta inutilmente e fastidiosamente parcellizzata nonché dispersiva. Il percorso all’improvviso si interrompe per lasciare posto ad una serie di padiglioni nazionali (Cile, Turchia, Italia) e poi riprende con i lavori di Miranda July e di Lara Favaretto. In mezzo, una giungla senza capo nè coda. Disorientante e fuorviante, si esce con la sensazione di essere passati in un frullatore.

L’ARSENALE IN BARCA. Le opere esposte all’Arsenale lasciano quantomeno perplessi. Poche le cose degne di nota. Come la seconda opera, una installazione di Michelangelo Pistoletto con una serie di specchi infranti, che lo restituisce all’Arte dopo una lunga e non giustificata interruzione. Ma in mezzo a video che mostrano figurine intente ad amplessi collettivi, pareti piene di bastoni da passeggio appesi, madie colme di pani del mulino bianco, il tono generale è incline al caos. Sulla terraferma, viene il mal di mare.

100 SEXES D'ARTISTES. Prima ancora di essere allestita, è stata bocciata dagli organizzatori, direttore Birnbaum e presidente Paolo Baratta in testa. Jacques Charlier voleva esporre alcuni disegni nei quali proporre in maniera caricaturale il ritratto immaginario degli “organi di riproduzione” degli artisti che a suo avviso, a partire da Marcel Duchamp, hanno segnato l'arte del XX secolo. Il ministero della cultura belga suggerisce di esporne 100 come cartelloni in giro per Venezia. Ma il Comune nega gli spazi per le affissioni, sostenendo che «alcuni cartelloni potrebbero offendere il comune senso del pudore». La mostra è stata fatta ma una barca ormeggiata sulla Riva dei Sette Martiri, vicino ai Giardini. Lontano dagli occhi degli spettatori più pudìchi.

PREMIO ALLA CARRIERA A YOKO ONO. L’Omaggio a Yoko Ono a Palazzo Contarini del Bovolo, con tanto di megaparty e bagno di folla all’inaugurazione, ha suscitato molti sorrisi stiracchiati. Possibile che la moglie di John Lennon, scopertasi artista "di tendenza" in età ormai veneranda, meriti un Leone d’Oro alla Carriera? Poi si scorrono i nomi dei giurati e tutto diventa subito più chiaro. Pure troppo.

ORGANIZZAZIONE. Cartelli piazzati male. Indicazioni inesistenti. Il percorso dell’Arsenale buttato come capita. Difficoltà a trovare informazioni. Giravano poi voci di biglietti a costi folli (350 euro, ma stiamo scherzando?) per vedere le mostre durante i giorni dell’inaugurazione per chi, a parte i pochi fortunati, non aveva l’accredito. D’accordo che la Biennale è lunga. Ma l’arte non dovrebbe essere alla portata di tutti e non solo dei soliti noti o danarosi?

IL SINDACO CACCIARI. Infine, consentiteci una nota biografica. Siòr sindaco, ci spiega per favore per quale motivo i ponti che passano sulle calli - e non solo quelli minori: anche quelli lungo Riva degli Schiavoni tranne uno - sono privi di scivoli? Come si fa a passare con la carrozzina (i disabili) o più semplicemente con un passeggino (la sottoscritta, gravata dal dolce peso di un bimbo piccolo)? Al settimo ponte di seguito, superato solo grazie alla solidarietà di qualche gagliardo turista, mi sono arresa. Stremata. Possibile che una città che attira milioni di turisti debba essere ostaggio delle barriere architettoniche? Provvedere, please.

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