Creato da: orsotenero1 il 01/08/2003

La Tana dell'Orso
  Appunti di viaggio quotidiano

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Messaggio N° 4
 20-08-2003 
 

Post N° 4

Da oggi mi sono trasferito ad uno spazio diverso. Se hai voglia di continuare a leggere, mi trovi a
http://orsotenero.splinder.it



 
  Inviato da orsotenero1 @ 07:23 COMMENTI: 0

Messaggio N° 3
 06-08-2003 
 

Post N° 3

“Sorridi sempre …. Anche quando è un sorriso triste, perché più triste di un sorriso triste c’è la tristezza di non saper sorridere!”



 
  Inviato da orsotenero1 @ 09:40 COMMENTI: 1

Messaggio N° 2
 05-08-2003 
 

Post N° 2

A CENA FUORI
Ieri sera ero a cena fuori. Come ogni tanto.
Ristorantino delizioso, con vista mare. Non fa molto caldo, ma c'è comunque poca gente. Il padrone mi riconosce subito, mi da il mio tavolo, da una parte. Sa che voglio il mio posto tranquillo, dal quale, comunque, posso osservare tutto.
E' presto, rispetto ad altre volte. Mi rimbocco le maniche e mi permetto un aperitivo, cosa che faccio di rado. Non ho fretta. Ho tutta la serata davanti. Mi gusto un "amousebouche", tanto per cominciare, ed entra la prima coppia. Sono giovani. E' la loro prima volta in questo posto. Si vede subito. Si guardano intorno, come a circoscrivere il territorio. E' un atteggiamento tipico del mondo umano-animale.
Lui è sui trentacinque, bruno, vestito sportivo, cultura media, mani da impiegato, un pò impacciato.
Lei ha due o tre anni di meno, pettinatura di vent'anni fa, mani da commessa di profumeria, collants troppo spessi, vestito orrendo come di chi non si sa guardare allo specchio, occhi curiosi, ma tristi, trucco insignificante.
E arriva la seconda coppia. Questi almeno una volta qui ci sono stati. Chiedono un tavolo in particolare, lontano dalla finestra che da sul viale. Hanno entrambi la stessa età, più o meno quarantatré quarantacinque anni.
Particolarmente curata lei, ben pettinata, vestito semplice, ma portato bene, un filo sottile di perle.
Più trasandato lui. Giacca spiegazzata, pochi capelli, barba non fatta da ieri, espressione rassegnata, con la mente è da tutt'altra parte.
Davanti al menu si evidenziano maggiormente le differenze fra le due coppie.
La prima non sa proprio (come si suol dire) che pesci prendere. Confabulano (forse vedendo i prezzi), cambiano idea dieci volte. Il cameriere li guarda prima incuriosito, poi chiede se può essere di aiuto. No. Fanno da soli. Ancora cinque minuti e trovano una soluzione. Prendono entrambi gli stessi piatti. Un antipasto di pesce crudo ed un branzino al forno. Mezza bottiglia di vino bianco, un Pigato da spendere poco, una caraffa d'acqua.
La seconda è più rapida. Decide prima lui. Di poche, pochissime parole, sapeva già che cosa avrebbe mangiato: fettuccine agli scampi e sogliola alla mugnaia. Più difficile lei. Fa cento domande al cameriere. Si informa sul salmone. Lo vorrebbe alla griglia, ma ben cotto, magari con una salsina al burro fuso. Finalmente trova ciò che gli aggrada. Sceglie una zuppetta di crostacei ed un filetto di rombo al vino bianco.
Mi portano l'antipasto: gamberoni bolliti con maionese fatta a mano. Poco cotti, come piacciono a me.
Passano gli anni, purtroppo, ma l'ambiente è sempre lo stesso.
Poche cose alle pareti lisce e chiare, senza quelle brutte lanterne marine rifatte e quei vecchi cimeli di mare polverosi, che fanno tanto taverna marinara finta di una volta. Un pò di narcisismo per qualche foto incorniciata del Vip di turno, capitato qui per caso, l'acquario con gli astici vivi che ti guardano ed il piccolo palombaro di piombo, imprigionato fra quattro pareti di vetro, che guarda da sempre il fondo di pietruzze colorate; i tavoli di legno quadrati, che non ciondolano, le tovaglie pulite senza essere ricercate.
La cucina è sempre là in fondo, dietro la porta con i chiodi grossi fatti a mano e con i nodi del legno in bella vista.
La Francesca non ne esce quasi mai. E' diventata grassa, col tempo. Probabilmente, se tu la vedessi, non le daresti i suoi cinquant'anni. Come si suol dire "li porta bene". Il seno è maturo, ma porta i segni di una giovinezza birichina. Non ha potuto avere figli, dopo quel brutto aborto di dieci anni fa ed ormai se ne è fatta una ragione. Almeno in apparenza. Parla raramente. Sembra non interessarle affatto ciò che avviene fuori dal mondo dei suoi fuochi sempre accesi. Non pensa ai soldi. Quelli sono un problema del suo uomo.
Ah la sua frittura! Chi non l'ha mai assaggiata non ha la minima idea di cosa si è perso! Mista a sufficienza da sembrare davvero l'avanzo del pescato, dorata che pare dipinta, croccante quanto basta, mai e poi mai con un minimo di unto!
Federico, il suo convivente, te la porta in un lampo, forse un pò goffamente, ma con simpatia.
E la Francesca è contenta, se le mandi un complimento per un piatto. Non la vedi, ma te la immagini, con il suo grembiulone legato stretto, mentre sorride.
Federico, il suo compagno, è diverso. Ha qualche anno più di me, ma è un giocherellone di natura. Uno che fa di tutto per farti sentire meglio che in casa tua. Sa perfettamente - perché ha imparato a conoscermi con il tempo - quando sono in serata storta. Mi lascia stare, non mi racconta niente né della sua Inter, né delle tasse che lo strangolano, né del tempo, "che non è più quello di una volta".
Si apre la porta. Entra Gioia. Vecchia conoscenza. Alta, capelli scuri, trucco dato di fretta, profumo di lavanda, vestitino leggero, scarpe con il tacco alto.
Vive da sola, nel vecchio borgo, all'ultimo piano di uno stabile con la facciata appena rifatta.
"Ciao Federico" e si avvia al suo tavolo, accanto alla finestra. Guarda fuori, ma non aspetta nessuno. E il cellulare suona. Lo afferra quasi distratta, come se non glie ne fregasse nulla, ascolta senza ribattere. Dice "d'accordo!", con decisione, lo spegne e lo ripone. Guarda fuori. Non prende il menu, non ordina nulla. Federico sa già che cosa portargli.
La prima coppia è silenziosa. Ma non è un silenzio complice, lo si definirebbe un silenzio distratto. Non si guardano intorno. Sembrano fuori posto. Pare che siano qui perché ormai l'avevano deciso.
Probabilmente ognuno dei due vorrebbe essere altrove. Forse un tempo si sono amati, ma ora non si amano più. Al massimo si vogliono bene.
Gioia continua a guardare fuori. Forse non si accorge nemmeno di che cosa gli hanno portato davanti. Mangia per abitudine, perché a quell'ora è previsto quel rito, ma non ne trae soddisfazione. Potrebbe essere un piatto di stoccafisso come una seppia in umido. Sarebbe uguale. Ha uno sguardo tradito, ma senza l'ombra di una vendetta latente. E' una triste rassegnazione.
Ed ecco la mia frittura. Se non temessi che si raffreddasse, rimarrei a guardarla per un pò. Sembra compostissima, nella sua confusione di pesci diversi. Me la centellino, quasi ad imprimere nella mente ogni singolo sapore.
E il tempo passa. C'è silenzio. Nessuno più parla. Lo so bene, per questa sera e con questo tempo non verrà più nessuno.
Alle undici Federico inizierà a sistemare le sedie e la Francesca a pulire i fornelli spenti.
Poi, a mezzanotte passata, spegneranno le luci e chiuderanno la porta dietro di loro, come fanno ogni sera, prima di uscire.



 
  Inviato da orsotenero1 @ 08:06 COMMENTI: 2

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