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Iran, ragazza incinta si dà fuoco

Post n°985 pubblicato il 08 Luglio 2007 da Tatianna

Una ragazza incinta, appena lasciata dal fidanzato, è morta oggi dopo essersi data fuoco in un parco di Teheran davanti agli occhi del ragazzo e dei passanti. Intanto oggi la Guida suprema iraniana, l'ayatollah Ali Khamenei, ha ammonito le attiviste che nel Paese si battono per una modifica degli articoli più discriminatori della legge islamica nei confronti delle donne, tra le quali c'è la premio Nobel per la pace Shirin Ebadi, a non «giocare con la sharia».

Secondo la ricostruzione dei fatti, Monireh, questo il nome della giovane, aveva dato appuntamento al fidanzato Hossein in un parco nel centro della capitale, per cercare di parlare della loro relazione cercando di evitare la separazione. Il giovane da tempo le aveva detto, però, di volerla lasciare e aveva cercato di convincerla ad abortire. Questa volta la donna aveva con sé una tanica di benzina e di fronte ai continui dinieghi del ragazzo ha minacciato di usarla per darsi fuoco se Hossein non avesse accettato di sposarla. Dinanzi all'incredulità dell'uomo, Monireh è passata all'azione e si è appiccata le fiamme. Hossein è allora fuggito, mentre alcuni passanti intervenivano per spegnere il fuoco.

La donna trasportata in ospedale è morta alcuni giorni dopo a causa delle ustioni riportate sull'80 per cento del corpo. Non è il primo caso del genere che succede in Iran. Un fatto simile era avvenuto già il giorno di San Valentino, sempre a Teheran, quando una ragazza di 24 anni si era suicidata appiccandosi il fuoco davanti all'ufficio dell'ex fidanzato. Ma il suicidio con il fuoco è anche una forma estrema di protesta usata da alcune ragazze delle aree rurali come ribellione all'imposizione dell'autorità paterna, soprattutto per rifiutare matrimoni forzati.

Casi di suicidio con il fuoco sono stati registrati negli ultimi anni soprattutto nelle province del Khuzistan, nel sud-ovest del Paese, e in quella occidentale dell'Ilam. Così le vittime hanno voluto ribellarsi nel modo più atrocemente autolesionistico a matrimoni alle quali le famiglie le volevano obbligare. Un segno del contrasto tra il perdurare di un'antica tradizione - che le autorità cercano di scoraggiare - e una nuova presa di coscienza da parte delle giovani e giovanissime con un superiore livello di istruzione rispetto al passato. Nel 1998 la stampa diede grande risalto al caso di una ragazza di soli 13 anni, Roya, che si era data fuoco, procurandosi ustioni sul 60 per cento del corpo, perché era stata costretta dai genitori a diventare la seconda moglie di un uomo di 40.

Uno di questi drammi è stato anche narrato qualche anno fa nel film iraniano 'Arus atash' (la sposa di fuoco), del regista Khosrow Sinai. La pellicola racconta di una ragazza che, arrivata a Teheran dal sud, frequenta la facoltà di medicina e si innamora di un collega studente. Ma la famiglia la obbliga a sposare un cugino semianalfabeta. Dopo la cerimonia, e prima che il matrimonio venga consumato, la ragazza si uccide dandosi fuoco sul talamo nuziale. Nel 2001, invece, nella città di Borajan fu un giovane uomo a morire dopo essersi dato fuoco davanti alla casa della ragazza di cui era innamorato, perché il padre di lei aveva ripetutamente rifiutato di concedergli la sua mano.

Tornando invece al monito di Khamenei, negli ultimi tre mesi otto femministe hanno subito condanne al carcere per aver preso parte un anno fa a un raduno pacifico contro alcuni articoli della legge islamica che limitano i diritti delle donne: quelli per esempio che stabiliscono che a una donna spetta la metà della parte di eredità dei fratelli maschi, o che la sua vita vale la metà rispetto a un uomo ai fini dei risarcimenti per incidenti mortali, e ancora che conta la metà la sua testimonianza in tribunale rispetto a quella di un uomo.L'ultima ad essere condannata è stata Delaram Ali, che oltre a dover scontare una pena di due anni e dieci mesi di reclusione dovrà ricevere dieci frustate. Khamenei parlava a un uditorio tutto femminile in occasione della "giornata della donna" islamica, che in Iran viene celebrata giovedì, anniversario della nascita di Fatima, figlia di Maometto, e non l'8 marzo. «Il ruolo più importante di una donna è quello di madre e di moglie», ha affermato la guida spirituale iraniana, attaccando il concetto di uguaglianza voluto dall'Occidente. «Dire questo non è giusto - ha sottolineato - perché essere una donna perfetta ha più valore che essere un uomo perfetto».

«Alcuni attivisti, donne e uomini, in Iran - ha sottolineato l'ayatollah - cercano un'assimilazione delle leggi iraniane alle convenzioni internazionali, sul modello occidentale. Cercano di giocare con la legge islamica, per aggiungervi o togliervi qualcosa, ma questo non è un metodo corretto».

Fonte: Il Messaggero

 
 
 
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