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IL CONTAFAVOLE Ispirazioni e aspirazioni

Post n°106 pubblicato il 12 Marzo 2013 da teatron78
 

IL CONTAFAVOLE
Inspirazioni e aspirazioni.

Non tanto tempo è passato da quando i nostri nonni si riunivano insieme alla famiglia attorno al tepore di un focolare per narrare storie e fantasticherie che accendevano sogni negli occhi dei più piccoli. Raccontare e divulgare le proprie esperienze e i propri consigli di vita era considerato un bene prezioso, appartenente a un’antica tradizione, da conservare come un tesoro.
La parola stessa è dotata di un forte potere sacrale ed evocativo, infatti i primi importanti cicli di storie altro non erano che i grandi miti epici: mythos da myo, “chiudo la bocca”, inerente all’iniziazione sacra ai misteri, indica l’atto di mantenere un segreto, qualcosa che è giunto all’orecchio oppure alla vista. Infatti, per “mito” si intende la “parola” nei suoi diversi livelli di articolazione: una sequenza di parole organizzate in “discorso”, una “narrazione” sospesa tra realtà e immaginazione. Si tratta di un tipo di racconto divulgato oralmente e non per iscritto, è un possesso collettivo concesso dalla Memoria, la madre delle muse, Mnemosine. Grazie alla loro benevolenza o secondo il loro capriccio, le muse ispiravano i cantori e permettevano loro di poter intravedere una realtà immutabile, nascosta tra le pieghe del tempo. Il mito, dunque, scaturisce da una condizione misteriosa in cui è il dio che assale l’artista, il quale si anima e respira l’arte. L’atto del respirare è molto importante, lo stesso oracolo di Delfi così come altre sibille, riceveva dei vapori considerati divini da una caverna sacra ad Apollo, prima di pronunciare la profezia. È quel tipo di racconto sospeso nel verosimile che chiede in cambio fede e accettazione. In quanto parola, essa è destinata a subire mille riadattamenti, a divenire schiava di chi ne fa uso. Il mito ordinava la realtà nell’immaginario primitivo e permetteva di dare delle risposte agli interrogativi più intellegibili della vita.
L’educazione primordiale si avvaleva di esempi, agendo attraverso un procedimento mentale analogico di rimembranza e tale è rimasto oggi. Ben presto nacque la favola, una narrazione di fatti allegorici dotata di una morale finale, che aveva per protagonisti solitamente animali, ma anche piante o oggetti inanimati. La fiaba, invece, ha molti punti di contatto con la favola, a partire dalla stessa radice etimologica, ma si differenzia soltanto da un punto di vista letterario per il suo contenuto meno realistico: qui alberga la totale “fantasticheria”.
Il termine “fantasia” nasconde in sé il verbo “apparire” ed infatti è proprio questa la sua missione: irrompere nel quotidiano, dare una leggera luce all’invisibile, non un fascio accecante che annebbia l’orizzonte, ma quel poco che fa scorgere una lontana verità, l’essenza delle cose che tutti ricerchiamo nella nostra vita.
Il linguaggio diviene così fortemente simbolico (symballo, metto-getto insieme) e pregno di significati da stimolare l’immaginazione umana, la quale non appartiene soltanto al mondo dell’infanzia, anzi, è il mondo degli adulti ad averne un bisogno più stretto. Il simbolo infatti sintetizza in sé il finito attraverso le immagini, con l’infinito, ciò di cui non possiamo dare una spiegazione totalmente esauriente. Raccontare una storia allora assume un significato altamente carico di valore: non solo ci riporta alle origini, alla scoperta di se stessi e all’importanza della parola, ma ci tiene legati ancora saldamente a una tradizione millenaria.
“Raccontare” ritorna ad essere “educare”, formare e scolpire l’uomo attraverso la fantasia più rudimentale che sta perdendo molto campo nell’era tecnologica, dove, comunque, tutto è nell’etere dove è sempre stato, ma come riflesso sbiadito e capovolto della vera realtà. Quel tutto rinchiude in una monade l’uomo moderno dell’epoca della comunicazione, in cui vive convinto di essere in continua relazione con la società, quel tutto ha perso la sua voce, non ha più un respiro, quindi nemmeno l’antica sacralità. “Ah l'uomo che se ne va sicuro”, scriveva Montale, costui ha una visione parziale della realtà, crede di essere popolare e finisce invece col girare da solo, con un lanternino acceso che “ci fa vedere sperduti su la terra, e ci fa vedere il male e il bene; un lanternino che proietta tutt’intorno a noi un cerchio più o meno ampio di luce, di là dal quale è l’ombra nera, l’ombra paurosa […]” (L. Pirandello, Il fu Mattia Pascal).
Il poeta, il vate, l’aedo, il cantastorie sono tutte figure di antichi eroi che reggono il vessillo della cultura, intesa come l’atto di coltivare le menti attraverso i semi della scienza, ciò che si può conoscere. I racconti che da bambini ci hanno fatto sognare e sono rimasti vividi ed impressi nei ricordi, da adulti divengono materia prima per accendere le menti dei nuovi piccoli, in un continuo passaggio di testimone. La purezza di quest’atto non dovrà mai essere persa del tutto, la volontà di regalarsi all’altro tramite le proprie parole che sanno di esperienza, donate senza secondi fini ma per puro amore, il sentimento che tiene stretto il creato e ripete continuamente l’atto del creare: “Amor che move il sole e l’altre stelle” .
Il Contafavole si propone di rievocare e continuare questa lunga tradizione, offrendo un ruolo di primo piano a chi è più grande, soltanto per età, rispetto all’altro. Costui, un bambino, un ragazzo, un uomo, potrà dispensare attraverso le storie un po’ di se stesso e arricchire, seminare, alimentare gli animi degli astanti, poiché non è possibile dimenticare le proprie origini e l’essenza che ci caratterizza come esseri dotati di un grande pensiero, scintilla del divino, e di una voce demiurgica.

Silvia Amaolo per Il Contafavole.


 
 
 
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grazie
Inviato da: teatron78
il 22/03/2013 alle 17:30
 
Bellissima iniziativa!
Inviato da: asia1958a
il 22/03/2013 alle 14:36
 
a ognuno il proprio ruolo. Sono sempre simpatiche le favole...
Inviato da: lamiapelle
il 06/03/2013 alle 14:34
 
quando parlano le piante mi mandano in visibilio..:)....
Inviato da: lamiapelle
il 06/01/2013 alle 17:24
 
Buon Anno Nuovo Teat.., con affetto!
Inviato da: lamiapelle
il 06/01/2013 alle 17:18
 
 

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