Creato da Nuovo_Cavaliere il 12/07/2011

Tempus Animae

il duro risveglio dell'Homo Dormiens

 

Messaggi del 18/07/2011

Non ho paura

Foto di Nuovo_Cavaliere

Ieri, dopo un anno che mancavo da Milano, sono salito di nuovo sulla filovia: ho preso la 91 per andare da Piola a Stelvio. Insomma, poche fermate...

Il mezzo era semivuoto, così ho trovato subito posto: di fronte a me si sono seduti un uomo sulla sessantina ed una donna sui 35/40 probabilmente sudamericana.

La ragazza stava masticando una chewing-gum e a me, come a tutti gli altri, la cosa non dava assolutamente fastidio.

Almeno questo credevo.

Infatti, senza alcun motivo, l’uomo sulla sessantina (occhiali da sole firmati, borsellino da passeggio Pierre Cardin, camicetta aperta sul petto che rivelava un intervento al cuore dato che c’era in bella mostra una cucitura di circa quindici centimetri) si gira versa la donna e le urla – così alla brutt’è cazzo – “Ma fai veramente schifo! E smettila co ‘sta cicca! Fai schifo! Schifo!”

Rimango basito.

La ragazza smette non solo di masticare ma perfino di respirare.

Allora l’uomo (se tale lo vogliamo generosamente definire) non pago di avere urlato le sue discutibili ragioni rincara la dose sbottando: “E poi vedi a farvi entrare tutti nel nostro Paese!? Ci portate solo 'sto schifo! Dovrebbero bruciarvi vivi alle frontiere... dovrebbero uccidervi tutti sui barconi... appena arrivate! Dovrebbero ammazzarvi tutti prima che venite da noi a fare schifo!”

Per me questo è troppo.

Sono un emigrante anch'io, dato che vivo da un anno negli Stati Uniti e, se mai dovessi sentire qualcuno insultarmi o dirmi che devo morire perché sono un italiano schifoso, gli staccherei la testa con un ceffone.

Ma siamo in Italia, amici miei. Il Paese dei campanelli...

Allora, prima di intervenire, mi guardo in giro e vedo che, a parte quel coglione maleducato, sono l’unico italiano a bordo del mezzo.

C’è un bel ragazzo croato, grosso e con due spalle così, vicino al predellino dell’uscita che mi sorride e fa segno come a dire “Questo cretino è andato di testa...”

Ci sono due filippini seduti alcuni posti più in fondo.

Ci sono tre marocchini dietro di me, che si sono già girati dall’altra parte, commentando da soli l’accaduto.

Scorgo alcuni cinesi seduti negli ultimi posti della filovia.

Milano e l’Italia stanno diventando luoghi multirazziali, come le altre grandi capitali di tutto il mondo lo sono da anni (Parigi, Londra, New York, Berlino, etc...)

Dobbiamo prenderne atto e cercare di sfruttare al meglio e al massimo questa grande opportunità di incontro fra culture diverse: con tutti i problemi, sicuramente anche di integrazione, che essa produce.

Ma torniamo sulla filovia.

Fisso il cazzone infartato nei begli occhiali da sole e gli chiedo: “Ma tu la conosci questa donna? Siete parenti? State per caso insieme?”

Lui, infastidito: “No! E che c’entra... siamo in Italia e io esprimo liberamente la mia opinione!”

Rispondo, col fuoco nelle vene: C’entra che tu non hai espresso liberamente la tua opinione: tu hai insultato questa donna! L’hai umiliata, le hai detto che vorresti vedere lei e la sua razza bruciare sui barconi... Adesso la smetti...? La smetti!?”

Lui, strafottente: “Perché... sennò che fai...?”

Anche se la voglia era quella di aprirlo con una craniata gli rispondo: “Sai che faccio? Chiamo il 113 e ti denuncio per insulti a sfondo razzista! Se leggi i giornali dovresti sapere dei due imbecilli usciti dal Grande Fratello che circa tre settimane fa, pieni di alcool e droga, hanno preso a parolacce un cameriere d’albergo filippino a Milano... beh, si sono fatti una notte a San Vittore... hai capito, cafone del cazzo!”

Prendo il telefono e compongo il 113.

Attendo.

Una simpatica musichetta pare non volermi abbandonare e, con due occhi davvero disarmanti e sinceri, la donna mi mette la mano sul braccio e mi dice: “No... lascia stare... No denuncio... No...”

Interrompo la telefonata.

“Tu non vuoi denunciare quest’uomo?” Esclamo “Non vuoi sporgere denuncia per le porcherie che ti ha detto? Guarda che sono pronto a testimoniare per te”  Poi mi guardo in giro e mi rivolgo a tutti i non-ancora-italiani sul mezzo “Ed ognuno di voi dovrebbe testimoniare! Non dovreste avere paura... Forse temete per il permesso di soggiorno? Ma non pensate che, anche questo, faccia parte del vostro vivere onestamente in Italia...?”

Metto via il cellulare.

Guardo l’infartato attraverso gli occhiali da sole (che non si è mai tolto) e gli dico: “Ringrazia questa donna... Hai capito? Devi dirle grazie! Perché se fosse stato per me ti avrei portato in Questura e ti avrei fatto pagare a livello penale tutte le cazzate che hai detto...”

Proseguo il viaggio (ormai due fermate) fino alla mia meta e fisso l’imbecille diritto senza mollare: la donna sorride, il croato è già sceso e qualche ragazzo mi strizza l’occhio, complice.

Prima di andarmene dico alla ragazza: “Stai tranquilla, in Italia non siamo tutti degli stronzi...”

Lei si mette a ridere, come una bimba.

Scendo dal predellino e mi sento bene.

Vuoi vedere che, sotto-sotto, il mondo lo possiamo cambiare davvero?

Basta non accettare certa demagogia da quattro soldi, spacciata in maniera spicciola dal politico scansafatiche di turno.

Basta usare la propria testa, la propria sensibilità, la propria anima.

Basta essere uomini.

Esseri umani.

 
 
 

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