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Mafia, Pavia si rivolge a Saviano

Post n°45 pubblicato il 05 Ottobre 2010 da TerritorioCavese

E' stato bello ieri sera vedere piazza Leonardo da Vinci piena soprattutto di giovani, tanti semi piantati non possono non dare frutti.

Dal blog di Stefano Pallaroni, La Provincia Pavese.

Pavia non ha ancora elaborato lo choc del 13 luglio 2010, gli arresti ordinati dalla procura di Milano del direttore sanitario dell’Asl di Pavia Carlo Chiriaco e dell’avvocato Pino Neri, residente a San Martino Siccomario e con lo studio in piazza della Vittoria a Pavia. Può aiutarla l’arrivo oggi in città di Roberto Saviano, lo scrittore che vive sotto scorta dal 2006 per l’impegno costruito con le parole e indirizzato contro le mafie.

Rivoluzione culturale. Parole che sono il contrario del silenzio, il brodo di coltura della criminalità organizzata. Parole che Saviano ha pronunciato e scritto, il successo di Gomorra, il suo libro, quello che ha aperto gli occhi, la mafia che da entità prende la forma delle persone. Così che da quel momento ciò che era anonimo diventa in modo definitivo una lista di nomi e cognomi anche per il grande pubblico.

Far finta di niente? Pavia ha dentro tante domande da quel 13 luglio, domande che aleggiano sospese e che riguardano anche la realtà della sua provincia. Proviamo a metterle in fila. La prima: si può davvero ignorare quanto emerge dall’inchiesta della procura di Milano in attesa della verità giudiziaria? Oppure abbiamo già il diritto-dovere di prendere le distanze da chi, indipendentemente da rapporti di affari, conversazioni e particolari circostanze è stato colto sul fatto, mentre parlava con gli arrestati di campagna elettorale, soldi, favori e cantieri?

Campagne elettorali. E alla luce dei fatti emersi un interrogativo si pone anche rispetto alla lettera mandata via mail da Chiriaco ai dipendenti dell’Asl di Pavia in cui si invitava a votare per un esponente storico del centrodestra come Giancarlo Abelli. Può bastare la risposta che si fa così da sempre? Può bastare un laconico “ma tu, dove vivi?” per chinare la testa, abbassare lo sguardo e rinunciare a pretendere spiegazioni?

Giocava a fare il boss. Chiriaco ha detto agli inquirenti che da sempre si finge boss per darsi un tono, millanterie mafiose per farsi bello, quasi un gioco: indipendentemente da quanto emergerà nelle aule di giustizia, lo può accettare una comunità dopo che lo ha votato ed eletto, meccanismo che lo ha poi portato all’importante nomina di direttore Asl? E perché nel 2008 Chiriaco, politico di lungo corso arrivato a Pavia nel 1977 da Reggio Calabria, prima attivo nel Movimento studentesco, poi convertitosi alla Dc e quindi passato in Fi e Pdl, è stato messo a capo di una struttura con migliaia di dipendenti dopo una condanna in secondo grado di giudizio per estorsione? E perché nelle strutture sanitarie pavesi sono stati ricoverati e curati proprio in quel 2008 Giuseppe Setola, spietato killer del clan dei casalesi, e Francesco Pelle, accertato miliziano della ’ndrangheta, ricoverato alla Maugeri come paraplegico in seguito a un incidente stradale nonostante avesse cicatrici evidenti per le fucilate a pallettoni alla spina dorsale?

Politica a disposizione? Chiriaco, nelle intercettazioni dei carabinieri di Monza, parla al telefono con disinvoltura di strategie elettorali, affari e progetti con un consigliere comunale; Chiriaco è in confidenza con un consigliere di un ramo dell’Asm di Pavia; Chiriaco lascia intendere di poter disporre dell’assessore cittadino ai lavori pubblici. Chiriaco parla con l’assessore pavese al commercio Piero Trivi, che è il suo legale e che è al momento indagato per corruzione elettorale. Trivi si è sospeso dall’incarico.

Carroccio arrabbiato. E’ ancora la politica che viene interrogata sulla situazione del consigliere regionale leghista Angelo Ciocca. Al Pirellone è stato eletto con 18mila preferenze. Ci sono foto che lo ritraggono con il presunto boss Pino Neri in una zona centrale di Pavia. E Ciocca, dopo una violenta reazione alla pubblicazione delle immagini, ha comprato una pagina intera di giornale per spiegare che la sua condizione di politico lo espone al rischio delle frequentazioni. Anche per la Lega è un problema la ’ndrangheta. Proprio Saviano lo ha chiesto al Carroccio in un’intervista («Mafia al Nord, la Lega dov’era?») cui sono seguite affilate reazioni dei vertici del partito di Bossi.

Incendi e intimidazioni. Ma come cittadini abbiamo o no il diritto di chiedere cosa sta facendo la politica contro le infiltrazioni mafiose in provincia? Lo ha detto qualche giorno, fa in un convegno al Borromeo, il giudice Salvini che non si può credere che auto, camion e mezzi da cantiere che vanno continuamente a fuoco (tanti i casi in Lomellina) siano casi fortuiti. Perché in realtà si tratta del primo livello delle intimidazioni. Molti vorrebbero da Saviano parole anche su questo.

Ambiente violato. La gente si chiede anche il perché delle trasformazioni spesso distruttive del nostro territorio dove da anni si costruisce troppo e male. Stiamo sporcando la campagna, la nostra terra. E cresce l’insofferenza alla regole. Come per la Zona di protezione speciale che la Provincia, in Lomellina, vuole abolire, ridurre. Ed è la politica che deve toglierci il dubbio che possa essere un modo per togliere vincoli a una zona che dovrà poi essere attraversata, almeno così sembra nei progetti, dall’autostrada Broni-Mortara. Una grande opera controversa, ma che sembra funzionale sia a servire il nuovo scalo ferroviario commerciale di Mortara, sia a diventare una comoda ed efficace direttrice per la spazzatura che dall’Oltrepo va trasportata all’inceneritore di Parona. O addirittura una specie di nastro trasportatore per l’amianto assassino della Fibronit che potrà così venire smaltito in una discarica, quella per la quale di questi tempi sono state prospettate le sedi di Gambolò e Ferrera Erbognone.

Troppe case. E perché in tanti centri della provincia ci sono tutte quelle case vuote di recente costruzione? E perché a Vigevano (ma il fenomeno è diffuso nelle nostre cittadine e soprattutto nei nostri paesi) il consiglio comunale ha appena votato altri 28mila metri quadri di aree edificabili? E cosa succederà a Pavia con le aree dismesse? E cosa accade già oggi con gli insediamenti abitativi di Pavia Ovest verso la Bereguardina, di viale Brambilla o di viale Giulietti che producono intasamenti ulteriori nel traffico urbano, dunque minor qualità della vita per tutti?

Mafia che non spara (per ora). Tante altre le domande che Pavia può rivolgere a Saviano. Riguardano la trasformazione, il salto di qualità delle mafie. Come si fa a spiegare alla gente del Nord che l’espressione militare di un’organizzazione criminale è solo una delle tante sue facce? E che se qui ancora non si spara con la drammatica frequenza del Sud, non significa che la mafia non ci sia? E perché anche qui chi affronta l’argomento mafia rischia di venir additato, emarginato ed escluso più di chi fiancheggia, concorre esternamente o fa parte di un’organizzazione? Come spiegare che anche al Nord la mafia sono comitati di affari che pensano al proprio interesse?

Società spaccata. Vogliamo aspettare che anche qui i tessuti connettivi sociali e culturali della popolazione vengano distrutti, per poi passare alla seconda fase, lo sfruttamento di una massa dolente alimentata dal solo effetto sgocciolamento di ricchezze sempre più concentrate nelle mani di pochi? E come spiegare al Nord che lotta alla mafia è anche prodigarsi perché nelle scuole, forse il primo dei collanti sociali, siano mantenute condizioni accettabili nei servizi e nelle strutture, impiegando lì sì i soldi di tutti, magari facendo attenzione alle credenziali delle imprese incaricate, ma comunque allo scopo di non far cadere tetti e pareti degli edifici che ospitano i nostri figli nei primi passi del loro percorso di formazione?

 

 
 
 

Giulio Cavalli ci racconta chi sta gestendo il nostro territorio

Post n°44 pubblicato il 05 Ottobre 2010 da TerritorioCavese

Ecco uno di quelli che hanno il coraggio di impegnarsi per cercare di cambiare qualcosa, venuto nell'assonnata Pavia per ribadire che non possiamo più far finta di niente.

Da la Provincia Pavese

Cavalli: colpa vostra se sono sotto scorta

“Se sono sotto scorta è colpa dei lombardi, dunque è anche colpa vostra. Colpa della vostra indifferenza. I lombardi hanno permesso a un gruppo di zotici di prendere piede. Oggi facciamo i conti con figli e nipoti di chi a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta ha raccolto denaro con 150 sequestri di persona in Lombardia in soli 9 anni. Il frutto di quei riscatti pagati dai lombardi si è trasformato in investimenti, è servito a sviluppare interessi, oltre che sul mercato internazionale della droga, anche nella ristorazione, nell’edilizia, nel movimento terra. Oggi quei figli e nipoti vivono in mezzo a noi, hanno nomi noti a tutti, sono sempre le stesse famiglie, girano con i Suv e gli abiti firmati, hanno creato società con sedi nel cuore di Milano e di tutte le città lombarde. Sempre grazie all’indifferenza generale. E anche a sindaci che come Pillitteri negli anni Ottanta fino alla Moratti oggi dicono, in buona compagnia di alcuni prefetti, che la mafia a Milano non esiste”. Giulio Cavalli, 33 anni, attore milanese-lodigiano sottoposto a programma di protezione dal 2008 per la sua performance contro le mafie Do ut des, vicenda dove il protagonista si chiama Totò Nessuno, ha parlato a Pavia, all’Aula magna dell’università, davanti a una platea numerosa ma senza rappresentanti del governo cittadino, sindaco e assessori, forse tenuti lontani dalla volontà di evitare contestazioni. Come accadde il 16 luglio scorso a Pavia, tre giorni dopo la maxi operazione anti ‘ndrangheta ordinata congiuntamente dalle procure di Milano e Reggio Calabria, l’arresto di Carlo Chiriaco, direttore sanitario dell’Asl di Pavia ex dc in quota fi, quello dell’avvocato Pino Neri, residente a San Martino Siccomario e ritenuto il capo della locale lombarda, l’avviso di garanzia per frode elettorale all’assessore comunale pavese Piero Trivi. Allora il corteo in piazza della Vittoria si spaccò in due, urla e insulti compresi all’indirizzo di sindaco e amministratori.

Cavalli ha proprio puntato l’indice sulla questione della frammentazione che vicende come questa producono nel tessuto di una comunità. E ha invitato a non demonizzare la parte politica che governa e che si ritrova ad essere da una parte avvicinata, tentata quando non addomesticata e infiltrata (”oggi la ‘ndrangheta in Lombardia elegge direttamente i suoi membri nelle assemblee rappresentative, si dice conti per il 3% della base elettorale. Significa che rifare le elezioni al netto della mafia produrrebbe un consiglio regionale completamente diverso”) e dall’altra additata, esecrata, ritenuta portatrice del male assoluto soprattutto dagli avversari politici. La ricetta di Cavalli è quella di una lotta alle infiltrazioni che prescinda dalle convinzioni politiche e che deve partire dalle persone in quanto individui, attraverso una costante presa di distanze da ogni tentazione, seduzione e pretesa/concessione di favori. “Se nella vostra attività viene a trovarvi qualcuno che propone affari che non vi convincono, non limitatevi a rifiutare l’offerta. Andate anche a denunciare il fatto in procura _ ha aggiunto Cavalli _: non è vero che certe situazioni non siano riconoscibili. Quando ad esempio un locale, come un bar o un ristorante, spesso di nuova inaugurazione, resta chiuso quattro o cinque giorni la settimana, quella è la prova evidente che non si sostiene con l’attività rivolta ai clienti”.

 
 
 

Interessante articolo da Il Fatto Quotidiano di qualche giorno fa

Post n°43 pubblicato il 27 Agosto 2010 da TerritorioCavese

Il Fatto Quotidiano, Cronaca  | di Michele Sasso             21 agosto 2010

Broni-Mortara, l’ultima brillante idea di Formigoni. E in Liguria non si potrebbe fare

Strana vicenda quella dell'autostrada che collegherà l'A21 con l'A7. Secondo la Consulta questi progetti non pososno essere avviati senza l'ok del governo. Particolare che non vale per Regione Lombardia. L'opera si farà. Grande sponsor Giancarlo Abelli
L’autostrada Broni-Mortara, che collegherà la A21 (Torino-Piacenza-Brescia) con la A7 (Milano-Genova), è avversata come opera inutile e dannosa dagli ambientalisti, ma per la Regione Lombardia è tra le “opere prioritarie per lo sviluppo della rete viaria regionale”. Ora scopriamo che la si può costruire in Lombardia, mentre in Liguria non sarebbe possibile: due pesi e due misure per le autostrade regionali. Nel 2009, infatti, il governo Berlusconi ha sollevato un conflitto d’attribuzione tra Stato e Regione contro la Giunta ligure di Claudio Burlando (centrosinistra), sostenendo che le Regioni non possono autonomamente dare il via libera alla costruzione di autostrade, che devono avere l’approvazione anche del governo. E la Corte costituzionale ha sentenziato che il governo ha ragione. Tutta un’altra musica in Lombardia: la Regione guidata da Roberto Formigoni (centrodestra) ha deciso di fare la Broni-Mortara e la sta per realizzare, senza che il governo Berlusconi abbia avuto nulla da ridire. Ecco la vicenda, ricostruita da ilfattoquotidiano.it.

Nel 2001, la Regione Lombardia vara una legge che stabilisce che le decisioni sulle autostrade da costruire vengono prese dalla Regione. Nessuno ha niente da ridire, neanche il governo di allora, presieduto da Silvio Berlusconi. Otto anni dopo, invece, il governo ricorre alla Corte costituzionale contro una legge identica varata dalla Regione Liguria. E la Consulta dà ragione al governo: il 28 maggio 2010 dichiara l’illegittimità costituzionale dell’articolo 7 della legge regionale ligure (la numero 30 del 6 agosto 2009) impugnata dal governo. Le ragioni? Per le autostrade è necessaria la valutazione d’impatto ambientale, una procedura amministrativa che prevede quali saranno i costi e i benefici delle opere pubbliche, affidata al ministero dell’Ambiente. Allo Stato, dunque, e non alle Regioni. Così la Liguria di Burlando (Partito democratico) non potrà decidere autonomamente la realizzazione di nuove tratte, appaltandone la costruzione a privati a cui verranno poi lasciate in concessione.

La Lombardia, invece, procede con una legge fotocopia di quella ligure e con questa sta realizzando la Broni-Mortara. Qui la Regione è al tempo stesso promotore dell’opera e controllore del suo impatto sull’ambiente. Avanti dunque con i 51 chilometri di autostrada tra la Torino-Piacenza e la Milano-Genova. “Un progetto non giustificato dalle stime trasportistiche ed economico-finanziarie”, dichiara Michele Candotti, segretario di Wwf Italia. “Se realizzato, provocherà danni irreversibili”. Candotti ha presentato già nel luglio 2007  un ricorso al Tar della Lombardia, sostenendo proprio che il provvedimento regionale è illegittimo, perché non prevede la valutazione d’impatto ambientale nazionale, obbligatoria per le autostrade.

Impatto rilevante: 4 milioni di metri quadri di pregiato terreno agricolo cancellato (all’interno del Parco del Ticino); 11 milioni di metri cubi di sabbia e ghiaia da impiegare per costruire l’autostrada; 1 miliardo e 800 milioni di euro il suo costo per flussi di traffico modesti. A questa lingua di asfalto tra la campagna della Lomellina sono nettamente contrari gli ambientalisti. “Un’opera utile per la nostra terra”, ripete invece Giancarlo Abelli, ex assessore lombardo, deputato pavese del Pdl e grande sponsor della Broni-Mortara. Sulla stessa linea Infrastrutture Lombarde spa (holding di Regione Lombardia), società Pirelli per le grandi costruzioni, Sabrom spa (società promotrice dell’opera), Provincia di Pavia e Unione Industriali di Pavia, che ha commissionato lo studio di fattibilità. E naturalmente Regione Lombardia, che ha fatto partire l’iter grazie alla legge regionale del 2001 e alla delibera del 2007 per dare l’avvio ai lavori. Così si decide che è sufficiente la valutazione d’impatto ambientale regionale e si inserisce l’autostrada tra le opere prioritarie per lo sviluppo della rete viaria regionale.

Il governo tace e questa volta non ricorre alla Consulta. Intanto l’iter marcia spedito, tanto che la Regione Lombardia spera di aprire l’autostrada nel 2015. Rimane una domanda. Che cosa farà il Tar di Milano quando, su sollecitazione del Wwf, dovrà decidere sulla Broni-Mortara: solleverà l’illegittimità costituzionale per gli stessi motivi che hanno portato alla bocciatura della legge ligure?

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E di seguito, per approfondire, il link della sentenza della Corte Costituzionale

Sentenza 186/2010
Giudizio     GIUDIZIO DI LEGITTIMITÀ COSTITUZIONALE IN VIA PRINCIPALE
Presidente AMIRANTE - Redattore TESAURO
Udienza Pubblica del 27/04/2010    Decisione  del 26/05/2010
Deposito del 28/05/2010   Pubblicazione in G. U. 03/06/2010
Norme impugnate:     Artt. 5, c. 2° e 3°, 6, 7, 8 e 9, c. 2°, della legge della Regione Liguria 06/08/2009, n. 30.
Massime:     34683   34684   34685   34686   34687 
Titoli:    
Atti decisi:     ric. 92/2009

http://www.cortecostituzionale.it/giurisprudenza/pronunce/Elenco.asp?oHHidComando=RIC&oHTbxAnno=2010&oHTbxNumero=186&oHSelPresidente=&oHSelRelatore=&oHSelTGiudizio=&oHSelTDecisione=&oHtbxTestoDec=&oHSelNC=0&oHSelRFT=&oHTxbRFD=&oHTxbRFN=&oHTxbRFA=&oHSelPCT=&oHTxbPCD=&oHTxbPCN=&oHTxbPCA=&oHTxbPCC=&x=34&y=19

 
 
 

21 agosto, fine delle risorse

Post n°41 pubblicato il 18 Agosto 2010 da TerritorioCavese

21 agosto, fine delle risorse

Stiamo per andare in rosso. Con oltre quattro mesi di anticipo rispetto alla
fine del 2010, il 21 agosto l'umanità avrà già consumato tutte le risorse
che la natura può fornire nel corso di un anno
. Ad annunciare la data del
"Earth Overshoot Day", il giorno del superamento, in cui la terra inizia a
vivere al di sopra dei propri mezzi ecologici, è il Global Footprint
Network
, l'organizzazione internazionale che misura l'impatto dell'esistenza
sulla natura.

La scadenza corrisponde al giorno in cui esauriamo il nostro budget
ecologico annuale, mettendo la terra in condizioni di produrre risorse oltre
la sua naturale capacità di rinnovarle. Un prestito dagli effetti devastanti
per gli equilibri del pianeta, secondo i responsabili del GFN: "dalla
capacità di filtraggio dell'anidride carbonica a quella di produrre cibo,
chiederemo alla terra di consumare stock di risorse aggiuntive accumulando
ulteriori gas a effetto serra in atmosfera".

A misurare il numero massimo di giorni che la biosfera può approvvigionare
in un anno è il rapporto tra l'impronta ecologica globale (indice
statistico di 150 Paesi che mette in relazione il consumo annuo di risorse
ecologiche con la loro disponibilità) e la capacità della natura di
rigenerarsi nel corso dello stesso arco temporale.

Un indicatore di sostenibilità che precipita di anno in anno, trascinando
con sé i buoni intenti di uno stile di vita più eco-compatibile. Dai trend
annuali dell'organizzazione, nel 1987, primo anno in cui fu calcolato l'
"Earth Overshoot Day", il sorpasso avvenne con soli dieci giorni di anticipo
rispetto alla scadenza del 31 dicembre. Nel 1995 fu il 21 novembre mentre
dieci anni dopo il pianeta andò in riserva già il 20 ottobre. Negli ultimi
due anni la deadline per l'equilibrio della terra è stata anticipata di un
mese (da settembre a agosto) e forse ora è davvero arrivato il momento di
fermarsi. "Quando si esauriscono in nove mesi le risorse di un anno si
dovrebbe essere seriamente preoccupati", afferma Mathis Wackernagel,
presidente di Global Footprint Network.

"La situazione non è meno urgente
sul fronte ecologico: cambiamenti climatici, perdita di biodiversità e
carenza di cibo e acqua sono tutti chiari segnali di come non potremo più
continuare a consumare a credito".

 
 
 

LE AUTOMOBILI SI NUTRONO DI ESSERI UMANI

Post n°40 pubblicato il 15 Giugno 2010 da TerritorioCavese
 
Tag: Testi

VANDANA SHIVA: LE AUTOMOBILI SI NUTRONO DI ESSERI UMANI

[Da Vandana Shiva, Ritorno alla terra, Fazi, Roma 2009, pp. 79-80.]

Vandana Shiva, scienziata e filosofa indiana, direttrice di importanti istituti di ricerca e docente nelle istituzioni universitarie delle Nazioni Unite, impegnata non solo come studiosa ma anche come militante nella difesa dell'ambiente e delle culture native, e' oggi tra i principali punti di riferimento dei movimenti ecologisti, femministi, di liberazione dei popoli, di opposizione a modelli di sviluppo oppressivi e distruttivi, e di denuncia di operazioni e programmi scientifico-industriali dagli esiti pericolosissimi.

Tra le opere di Vandana Shiva: Sopravvivere allo sviluppo, Isedi, Torino 1990; Monocolture della mente, Bollati Boringhieri, Torino 1995; Biopirateria, Cuen, Napoli 1999, 2001; Vacche sacre e mucche pazze, DeriveApprodi, Roma 2001; Terra madre, Utet, Torino 2002 (edizione riveduta di Sopravvivere allo sviluppo); Il mondo sotto brevetto, Feltrinelli, Milano 2002. Le guerre dell'acqua, Feltrinelli, Milano 2003; Le nuove guerre della globalizzazione, Utet, Torino 2005; Il bene comune della Terra, Feltrinelli, Milano 2006; India spezzata, Il Saggiatore, Milano 2008; Ritorno alla terra, Fazi, Roma 2009]

In Gran Bretagna, durante la stesura degli enclosure acts, Tommaso Moro scrisse: "Le pecore mangiano gli uomini".

Si riferiva al passaggio dalla terra coltivata per le necessita' e il sostentamento degli uomini a quella destinata all'allevamento per produrre la lana e il materiale grezzo finalizzati al profitto dei proprietari terrieri e delle fabbriche. I contadini furono sradicati e nacque una nuova poverta'. La terra, che fino ad allora aveva nutrito le persone, era ora destinata ad alimentare le fabbriche.

Oggi sono le macchine che mangiano gli uomini. La terra e' destinata alla costruzione di parcheggi, di autostrade, di cavalcavia e di fabbriche automobilistiche. L'estrazione del ferro e della bauxite da cui si ricavano l'acciaio e l'alluminio sta distruggendo la terra e l'ecosistema. Le trivellazioni per estrarre il petrolio stanno divorando altra terra.

Le macchine mangiano la terra e gli ecosistemi. E le emissioni dei combustibili fossili l'atmosfera.

 
 
 

"Il suolo: una risorsa non rinnovabile"

Post n°39 pubblicato il 26 Gennaio 2010 da TerritorioCavese
 

In occasione del terzo compleanno del nostro comitato riparte anche il blog segnalando un evento:

Il Progetto Cambiamo, nell'ambito della campagna intitolata

"Il suolo: una risorsa non rinnovabile"

ha organizzato  un Convegno che si terra'

Martedi 26 Gennaio, alle ore 21:00, in Aula del '400, presso l'Universita' di Pavia
(ingresso da Piazza Leonardo da Vinci).

30 ettari, cioè 44 campi di calcio:
il terreno divorato dal cemento in Italia ogni giorno
 
La gigantesca espansione delle città avvenuta nell'ultimo mezzo secolo
è stata guidata più dalla speculazione che da una corretta pianificazione urbanistica.
Come risultato, il verde è stato ormai cancellato
dalle vastissime periferie delle città.
Ora il processo prosegue estromettendo l'agricoltura e degradando i paesaggi
anche al di là dei confini della città, oggi non più riconoscibili.
Per non parlare dei patrimoni storici, artistici, naturalistici
che hanno contraddistinto in maniera unica il nostro Paese
ed ora sono minacciati dall'urbanizzazione selvaggia.

Che fare?

Alcune proposte nella prospettiva di un uso intelligente del territorio

Il convegno sarà anche l'occasione per celebrare il triennio di attività del
Coordinamento Comitati Contro l'Autostrada BR-MO.

La serata verra' trasmessa in diretta web, il link sul sito di cambiamo.

I relatori sono:
Domenico Finiguerra - Sindaco di Cassinetta di Lugagnano
Marco Boschini -Coordinatore dell'Associazione Comuni Virtuosi
Maurizio Pallante - Presidente del Movimento per la Decrescita Felice
Fabrizio Bottini e Maria Cristina Gibelli - Eddyburg
Renato Bertoglio - Legambiente
Paolo Ferloni - Dipartimento di Chimica Fisica dell'Università  di Pavia
Ermanno Bonazzi - Sindaco di Travacò Siccomario
Moderatore: Gabriele Porrati

 
 
 

Post N° 36

Post n°36 pubblicato il 01 Agosto 2007 da TerritorioCavese

ALTRI RICORSI AL TAR CONTRO L’AUTOSTRADA BRONI-MORTARA

 

 

Dopo il ricorso al Tar del WWF contro l’autostrada Broni-Mortara, reso noto nei giorni scorsi, altre iniziative legali sono state intraprese da cittadini e Associazioni, presso il Tribunale Amministrativo di Milano, con l’obiettivo dell’annullamento degli atti regionali relativi all’autostrada.

Dopo le migliaia di firme di protesta, consegnate ai Sindaci che hanno votato a favore  della costruzione della Broni-Mortara nella Conferenza di Servizi, le decine di manifestazioni pubbliche sul territorio, gli appelli e i comunicati stampa, siamo giunti a questi atti ufficiali per manifestare il dissenso che i cittadini, coinvolti da quest’opera, hanno espresso.

Il progetto dell’autostrada, che nasce al di fuori di una corretta programmazione, compromette l’equilibrio di un tessuto agricolo, consolidatosi in centinaia d’anni, e di una qualità dell’ambiente con condizioni ancora soddisfacenti di vivibilità.

Questa autostrada, proposta dalla Regione Lombardia come nuovo corridoio alternativo alla A4, non risolve il problema della viabilità locale ed è solo un’arteria di “attraversamento”, che porterà migliaia di veicoli al giorno, provenienti da altre regioni, a passare sul territorio pavese per raggiungere destinazioni fuori provincia, lasciandoci unicamente un pesante inquinamento di aria, acqua e suolo.

Sono stati presentati alcuni ricorsi voluti dai Comitati, da singoli cittadini, da imprenditori agricoli e da Associazioni ambientaliste.

Due ricorsi, particolarmente agguerriti, contestano diversi punti della procedura seguita dalla Regione Lombardia e da Infrastrutture Lombarde nella gestione del progetto.

Il primo ricorso, predisposto dagli avvocati Stefano Nespor, Ada Lucia De Cesaris e Andrea Costa, è stato firmato da numerosi cittadini, imprenditori agricoli e dall’associazione Legambiente.

Il secondo ricorso, che si è avvalso dell’assistenza legale degli avvocati Carlo Coppini e Giuseppe Lomboni, è stato sottoscritto, oltre che da numerosi cittadini e imprenditori agricoli, anche da rappresentanti di associazioni locali come “La Rondine”.

I ricorsi denunciano diverse irregolarità che vanno dalla violazione di norme europee, nazionali ed anche regionali, al mancato rispetto di disposizioni ambientali e procedurali, all’eccesso di potere, mancanza di pubblicizzazione e partecipazione.

Dopo questi atti legali, il Coordinamento dei Comitati e delle Associazioni continuerà con la sua azione di informazione sul territorio, impegnandosi per fare emergere un modello di sviluppo sostenibile che tenga conto anche delle peculiarità del territorio e delle aspettative dei cittadini.

 

Il Coordinamento dei Comitati e delle Associazioni contro l’autostrada Broni-Mortara

 

Pavia 27 luglio 2007

 
 
 

Post N° 35

Post n°35 pubblicato il 01 Agosto 2007 da TerritorioCavese

Autostrade lombarde

 

RICORSO AL TAR DEL WWF SULLA BRONI – MORTARA

I motivi di illegittimità della procedura regionale su un progetto inutile e dannoso

 

 

Il WWF Italia ha fatto ricorso al TAR Lombardia contro la delibera della Giunta regionale di approvazione del  progetto preliminare dell’autostrada regionale Broni-Mortara.


Secondo il ricorso al TAR presentato
ieri dal WWF Italia il provvedimento regionale è del tutto illegittimo perché: è stata iniziata una procedura, prevista dalla Legge Regionale 9/2001, che elude la VIA statale obbligatoria sulle opere autostradali come segnalato dal Ministero dell’Ambiente, in risposta al WWF, nella sua lettera del dicembre 2006; è stato frammentato arbitrariamente un progetto che in realtà è interregionale; viene imposto ai Comuni un vincolo di salvaguardia urbanistica  su un tracciato,  prima ancora che esista un progetto definitivo, che può subire variazioni sostanziali se non, addirittura essere bocciato.

 

Si tratta di un progetto per un collegamento autostradale interregionale tra le autostrade A21 ed A26, che ricade in parte in Lombardia (per 53 Km) ed in parte in Piemonte (per 16 Km), che interessa il Parco regionale della valle Lombarda del Ticino, patrimonio mondiale dell’UNESCO, tre ZPS, quattro Sic e tre garzaie, in un contesto, quale è quello della provincia pavese, a vocazione fortemente agricola, dove vengono prodotto alimenti biologici di altissima qualità, conosciuti ed esportati in tutto il mondo. La realizzazione dell’autostrada, comporterebbe la cancellazione di oltre 4 milioni di metri quadrati di suolo pregiato agricolo, cui sarebbe da aggiungere il suolo destinato a divenire area di cantiere e l’utilizzo di 11 milioni di metri cubi di materiale inerte per realizzare l’opera. Con un costo complessivo previsto di oltre 800 milioni di euro l’autostrada solleva gravi problemi anche economici.

 

A fronte di questi impatti e di questi costi elevati di realizzazione i flussi di traffico dell’autostrada Broni Mortara risultano decisamente modesti, variando tra i 3.800 ed i 7.300 veicoli/giorno, a seconda della tratta presa in esame (il valore massimo è riscontrato tra Garlasco e l’interconnessione A7). Tali livelli di traffico rappresentano un tasso di utilizzo medio giornaliero della reale capacità stradale della infrastruttura inferiore al 10%. La stima dei flussi di traffico è stata effettuata attraverso il modello trasportistico Re.Na.T.A. (Rete Nazionale Trasporti e Ambiente), sviluppato da Polinomia in collaborazione con il WWF Italia.

 

Michele Candotti Segretario Generale del WWF Italia dichiara: “Ancora una volta siamo stati costretti a ricorrere al TAR per tentare di fermare un progetto, non giustificato dalle stime trasportistiche ed economico-finanziarie che, a nostro avviso e a avviso del Ministero dell’Ambiente sta seguendo una procedura illegittima. Inoltre provocherà danni irreversibili al Parco del Ticino, importante corridoio ecologico tra le Alpi e il Po, intaccando fortemente un’area agricola che ospita  garzaie tutelate a livello europeo”.

Milano, 24 luglio 2007

Scheda tecnica

SINTESI DEL RICORSO WWF

( a cura dell’avv. Valentina Stefutti)

Con il progetto dell’autostrada Borni-Mortara si tende a realizzare un collegamento  tra le autostrade  A21 ed A26, per 53 chilometri in Lombardia e 16 in Piemonte. Lo scopo dichiarato dell’infrastruttura è quello di alleggerire il traffico sulla autostrada A4, e di costituire un tracciato alternativo di collegamento tra il centro Italia e il traforo del Monte Bianco.

 

LA VIA NAZIONALE E’ OBBLIGATORIA:

 

Sin dall’inizio della vicenda, e la delibera impugnata ne è stata l’ultima conferma,  è emerso come la Regione Lombardia intendesse applicare la normativa regionale (di cui alle LLRR n.20/99 in materia di valutazione di impatto ambientale e n.9/01 in materia di programmazione e sviluppo della rete viaria regionale) nonostante l’intervento sia del WWF sia del Ministero dell’Ambiente, il quale, nel dicembre del 2006, aveva indirizzato una nota alla Regione, all’ANAS; al Ministero delle Infrastrutture e alla Regione Piemonte, in cui contestava l’applicabilità della VIA regionale sotto un duplice profilo.

In primo luogo, come è stato ampiamente illustrato nel primo motivo del ricorso proposto dal WWF Italia, la Direttiva 85/337/CEE, come modificata dalla Direttiva 97/11/CEE, ha classificato le autostrade tra le opere per le quali la VIA è obbligatoria e il DPCM 10 agosto 1988 n. 377 ha chiarito, nel rispetto delle norme comunitarie che tale tipologia di progetti debba essere sottoposta a VIA statale. Già sotto questo aspetto, pertanto, il provvedimento regionale si presentava del tutto illegittimo, secondo il WWF. E questo senza neppure considerare che ai sensi dell’art .21 comma 2 della legge n. 340/00 le autostrade possono essere realizzate solo nel caso in cui, non verificatosi in questa sede, che l’opera sia stata inserita nel Piano generale dei trasporti.

Inoltre appare a dir poco clamoroso che la Regione Lombardia abbia ritenuto di poter legittimamente attivare autonomamente e senza considerare che la normativa nazionale prevede lo svolgimento per i progetti autostradali di una VIA nazionale, la procedura di VIA regionale nonostante l’opera interessi anche il Piemonte.

DIVIETO DI FRAZIONAMENTO DEL PROGETTO:

 

La giurisprudenza amministrativa (ma vi sono anche circolari ministeriali che depongono nel medesimo senso) ha più volte riferito, sempre in senso univoco, in ordine al divieto di frazionamento del progetto,  in sede autorizzativa,  di approvazione in conferenza dei servizi, di espletamento della VIA. Tali principi fondanti, sembrano essere stati totalmente disattesi nel caso di specie.

 

 

 

CORRIDOIO DI SALVAGUARDIA

 

Sempre ai sensi della LR n.9/01, con particolare riferimento all’art.19 commi 3, 4 e 5, al punto n.3 della delibera impugnata è stato definito un corridoio di salvaguardia, di tipo urbanistico, pur in presenza di un progetto preliminare dove la localizzazione dell’opera non poteva che essere di massima.

 

Purtuttavia, ed in presenza di Comuni che in sede di conferenza dei servizi si erano espressi in senso contrario alla realizzazione dell’opera. Il tutto, per all’appunto, in una fase precedente l’espletamento della VIA. Ora, a meno di non voler ritenere che l’Amministrazione sia determinata a realizzare l’opera ad ogni costo, ancorchè non sostenibile dal punto di vista ambientale, davvero non si comprende come si possa imporre un vincolo di salvaguardia così forte, laddove in sede di progettazione definitiva ben potrebbero realizzarsi variazioni sostanziali del tracciato o addirittura potrebbe essere espresso un giudizio di compatibilità ambientale negativo sul progetto in questione.

IMPATTO AMBIENTALE:

 

Va ulteriormente considerato come il tracciato autostradale ricada parzialmente all’interno di una serie di aree protette, quali il Parco del Ticino, e diversi Sic e ZPS.

Ora, da un lato, visti gli impatti sull’ambiente, che per stessa ammissione della Regione paiono essere irreversibili, davvero non si vede come possa  sostenere che nonostante la realizzazione dell’opera i siti della Rete Natura 2000 rimarranno in uno stato di conservazione soddisfacente. Dall’altro, ed è questo il punto fondamentale, gli interventi contemplati nel progetto preliminare si pongono in contrasto col disposto di cui all’art.11 comma 3 della legge n.394/91,, con particolare riferimento alle lett. b), c) ed e), che come è noto, vietano la modificazione del regime delle acque, la distruzione dei cicli biogenetici ed il prelievo di materiali.

PIEMONTE: Non paiono da ultimo legittime né la pretermissione della Regione Piemonte dalla conferenza dei servizi, che ha visto la convocazione solo degli enti facenti parte del lotto lombardo, in palese violazione del divieto di frazionamento, né la mancata considerazione dell’opzione zero, nonostante gli studi prodotti dal WWF e dallo studio  Polinomia avessero ampiamente illustrato la scarsissima redditività dell’opera in rapporto agli insostenibili costi ambientali.

 

 
 
 

Post N° 34

Post n°34 pubblicato il 01 Agosto 2007 da TerritorioCavese

Agli Organi di informazione: COMUNICATO STAMPA

 

Oggetto: Consegna delle firme contro i progetti di logistica e interporto di Bressana Bottarone (PV)

 

Sabato 14 Luglio alle ore 10.30 il Comitato per uno sviluppo di qualità del territorio consegnerà presso il Municipio di Bressana Bottarone le firme raccolte a corredo della petizione contro i progetti di logistica e interporto. Una delegazione del Comitato promotore sarà ricevuta dal Sindaco Eddy Latella.

Nelle scorse settimane il Comitato promotore aveva consegnato le sottoscrizioni a Stefano Del Bo, Sindaco di Castelletto di Branduzzo, altro Comune che insieme a Bastida Pancarana è interessato dalla realizzazione dell'opera, prevista su terreni posti in prossimità del punto di incontro del territorio dei tre Comuni. Le adesioni raccolte a Bressana Bottarone hanno superato 1400, un numero ragguardevole, che supera la maggioranza dei votanti che si sono espressi in occasione delle più recenti tornate elettorali. Il Comitato promotore ringrazia i volontari che si sono impegnati nella raccolta firme e e tutti i cittadini che hanno sottoscritto la petizione.

Vogliamo ribadire che la vicenda dell'interporto di Voghera, poi trasferito a Bressana, testimonia una mancanza di programmazione delle scelte strategiche. In questo vuoto di programmazione si inseriscono soggetti privati che legittimamente promuovo gli interessi aziendali, entrando però in conflitto con gli interssi generali e con la esigenza di uno sviluppo del territorio razionalmente pianificato. Nel caso specifico ricordiamo che la Società promotrice del progetto di logistica possiede, come essa stessa dichiara nel progetto di fattibilità dell'interporto (alias "villaggio delle merci") 600.000 m2 in regime di uniproprietà, acquistati come terreni agricoli.

 Tale area è sufficiente per realizzare una struttura intermodale di grandi dimensioni, ragion per cui ci pare strumentale che ancora oggi si voglia negare tale evidenza, sostenendo che la logistica sia un progetto a se' stante. Respingiamo inoltre il tentativo di svuotare di contenuto della iniziativa di raccolta firme negandone la validità sulla base del fatto che il progetto di interporto a Bressana parrebbe ufficialmente accantonato e dunque il no alla logistica perderebbe di significato, in quanto correlato al rifiuto del progetto di interporto. Per quanto ci riguarda, ci impegneremo, anche con il supporto dei Comitati che sono sorti negli ultimi mesi, affinchè la volontà espressa dai cittadini di Bressana e dei Paesi limitrofi venga rispettata.

Chiediamo che la Provincia, già socia della "Società Interporto SpA", chiarisca una volta per tutte il destino del progetto di interporto, elabori un progetto credibile e complessivo che riguardi la intermodalità in provincia di Pavia  e renda pubblicamente conto (unitamente agli Enti pubblici che furono coinvolti) delle risorse finanziarie spese in modo improduttivo dalla suddetta "Società Interporto".

 
 
 

Post N° 33

Post n°33 pubblicato il 01 Agosto 2007 da TerritorioCavese

Dalle Regioni / Lombardia

A Zinasco (Pv) il nuovo impianto di bioetanolo

Pronto nel 2010, assorbirà la manodopera in esubero dello zuccherificio di Casei Gerola

REGIONE.LOMBARDIA.it - 5 Luglio 2007

Milano, 4 Luglio 2007 - Il nuovo stabilimento di bioetanolo sarà realizzato in provincia di Pavia, a Zinasco, e garantirà la riconversione occupazionale di chi lavorava allo zuccherificio di Casei Gerola. Lo ha comunicato ufficialmente il presidente di Italia Zuccheri, Mario Resca, durante la riunione convocata a Milano, al Palazzo della Regione, su iniziativa del Ministero delle Politiche Agricole e delle Regioni Lombardia e Piemonte, rappresentate rispettivamente da Viviana Beccalossi, vicepresidente e assessore all'Agricoltura, e da Mino Taricco, assessore all'Agricoltura.

Alla riunione hanno preso parte, fra gli altri, anche il presidente della Provincia di Pavia, Vittorio Poma, i rappresentanti delle Amministrazioni locali interessate al problema e dei sindacati dell'industria e dell'agricoltura e l'assessore regionale Gian Carlo Abelli, presidente del Tavolo territoriale di confronto per la provincia di Pavia.

"Abbiamo già individuato nel Comune di Zinasco l'area in cui far nascere il nuovo insediamento produttivo - ha aggiunto il presidente di Italia Zuccheri, Mario Resca -. Il nostro obiettivo è quello di mantenere viva la filiera e l'attività agricola dei territori interessati da questa vicenda".
L'impianto, che dovrebbe essere operativo nel 2010, avrà una vocazione diretta in particolare ai cereali (mais, frumento, sorgo) e "lavorerà" - secondo le stime di Italia Zuccheri - complessivamente 55.000 ettari di prodotti all'anno.

"Tutte le parti coinvolte - ha commentato la vicepresidente Beccalossi - hanno dimostrato grande attenzione ed una particolare sensibilità al problema. Ognuno vuole fare la propria parte e in tal senso abbiamo iniziato a tracciare un percorso, scandito da tappe e scadenze temporali, che ci consenta di raggiungere, con unità d'intenti, il traguardo finale".

In tal senso Ministero delle Politiche Agricole, Regioni Lombardia e Piemonte, Italia Zuccheri, Confagricoltura, Coldiretti, Cia, Cgil, Cisl e Uil hanno siglato un accordo preliminare "che - conclude Viviana Beccalossi - conferma la realizzazione del nuovo impianto produttivo di bioetanolo a Zinasco, stabilisce che il progetto esecutivo e il partner industriale saranno definiti entro settembre e prevede la convocazione di Tavoli Tecnici per definire, entro il 18 luglio, un accordo di filiera che tenga conto di tutti gli aspetti che, a vario titolo, riguardano questa vicenda".

www.regione.lombardia.it

 
 
 
 
 

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LIBRI: SAPERE PER SAPER ESSERE

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- Gotica, Giovanni Tizian, Ed. Round Robin

- 'ndrangheta Padana, Enzo Ciconte, Ed. Rubettino, 2010

- Nomi, cognomi e infami, Giulio Cavalli, Ed. Verdenero

- La parola contro la camorra, Roberto Saviano, Einaudi
- La bellezza e l’inferno, Scritti 2004 — 2009, Roberto Saviano, Mondadori
- Il contrario della morte, Roberto Saviano, Einaudi
- Sei fuori posto, Roberto Saviano, Einaudi
- Gomorra, Roberto Saviano,

- Cecenia. Il disonore russo, Anna Politkovskaja, 2009, Fandango Libri
- Per questo. Alle radici di una morte annunciata. Articoli 1999-2006, Anna Politkovskaja, 2009, Adelphi
- Un piccolo angolo d'inferno, Anna Politkovskaja, 2008, Rizzoli
- Diario russo 2003-2005, Anna Politkovskaja, 2007, Adelphi
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- Russia di Putin, Anna Politkovskaja, 2005, Adelphi

 

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