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« Messaggio #29Da Sandali »

anche per me.....

Post n°30 pubblicato il 04 Aprile 2006 da magdalene57

  
Inviato da TerzaPaginaPress il 04/04/06 @ 14:10 via WEB

Una persona per bene. SENZA MEDAGLIA... giovedì 19 maggio 2005 Non ho mai conosciuto Enzo G. Baldoni. Non ho avuto questa fortuna. Ci siamo scambiati - anni fa - solo qualche email cazzona, scherzando sulla mailing list dell'ADCI. Non l'ho mai conosciuto, eppure mi manca. Perchè in una nazione dove abbondano santi ed eroi, io credo che a mancare siano le persone perbene come lui. Riprendo un'intervista in cui parla dei suoi "viaggi", del lavoro di pubblicitario e delle contraddizioni che comporta. Questa intervista, di Luca Bettio e Mauro Longone, è pubblicata su TvSpot.it. Post scriptum: quest'intervista è stata effettuata il 22 Ottobre 2003. Mai ci saremmo aspettati che nemmeno un anno più tardi sarebbe suonata come un ricordo di una persona scomparsa in circostanze così tragiche... Ciao Enzo, mancherai a tante persone. Enzo Baldoni è il fondatore dello storico gruppo creativo Le Balene e autore di alcune delle più memorabili campagne pubblicitarie degli scorsi anni. Al suo lavoro ufficiale affianca alcune passioni insospettabili che lo coinvolgono in situazioni a volte rocambolesche, ben lontane dalla solita immagine del creativo. Qualche settimana fa ci ha accolto nella sua agenzia a Milano per una chiacchierata insolita e divertente dai molti risvolti. Partiamo come sempre dal principio. Qual è la tua storia? Come sei finito a fare il pubblicitario? Io sono un ragazzo di campagna. Vengo da un paesino dell’Appennino Umbro di 600 abitanti, che mi stava stretto, perché ho sempre pensato che avrei abitato a Londra o Parigi da grande. Mio padre aveva un’azienda agraria e anch’io ho studiato agraria, perchè ero predestinato all’azienda di famiglia, ma… sono scappato di casa e sono venuto qui a Milano. Una scelta senza dubbio coraggiosa! Ma avevi già delle idee precise o sei venuto a Milano all’avventura? In realtà c’era di mezzo una ragazza! Però avevo già un’idea: volevo scrivere, quindi o il giornalista o il copywriter. Per fortuna non ho fatto il giornalista, se non come secondo mestiere. Ho portato avanti la cosa mentre studiavo contemporaneamente all’università, in ambito agrario per far contenti i miei. Per mantenermi mi arrangiavo facendo il tecnico di laboratorio e altri lavoretti. In seguito ho mollato l’università e sono andato a lavorare in un’agenzia pubblicitaria. In proprio come freelance o ti sei inserito subito in qualche struttura? Da soli è impossibile iniziare! Si comincia sempre inserendosi in qualche agenzia. Ho avuto molta fortuna perché ho iniziato subito in agenzie importanti, come la BGS e la NCK, con grandi maestri. Sono anche stato un paio d’anni a lavorare a Londra per loro, coronando il mio sogno da ragazzo. Poi son tornato e a… 29 anni mi sono messo in proprio. Com’è nata l’idea di fondare la tua agenzia? Più che un’agenzia, forse eccessivo, io parlerei di gruppo creativo. All’inizio eravamo due soci, io e Maurizio Dal Borgo. Siamo partiti con un annuncio che diceva….vi faccio vedere dal sito: “Appello per la salvaguardia delle balene. Tempi duri per i troppo grossi…Mentre topi e scarafaggi se la sfangano benissimo, le bestie più grandi del mondo sono in pericolo di estinzione… E’ un disastro per l’economia, la politica, il turismo. Perfino per la pubblicità. Per esempio: se un giorno non ci fossero le balene, a chi potreste paragonare la coppia creativa più grossa d’Italia (e forse d’Europa)?”. Allora non ci chiamavamo ancora le Balene, ma semplicemente Baldoni e Dal Borgo, ma tutti iniziarono a chiamarci con “ah, le balene”, “ecco che arrivano la balene”, … anche perché avevamo fatto una campagna perfetta per il prodotto, che del resto conoscevamo benissimo: noi stessi! Dopodichè, l’anno dopo, inventammo una coppia che si chiamava Bagolo e Brandoldi -saprete che bagolo in veneziano vuol dire scherzo- che in realtà è l’anagramma di Baldoni e Dal Borgo, e che parafrasava i nostri annunci, chiudendo con un “la coppia creativa più piccola d’Italia (forse d’Europa)”. Facemmo uscire prima tre loro annunci piccolini, poi due più grandi, uno firmato da noi, con “Vieni avanti, piccino” a cui loro, sempre con foto e numeri telefonici diversi, risposero con un “A proposito di ipertrofici ego punti sul vivo”... Vi siete inventati una specie di dialogo virtuale, insomma! Esatto! Rispondemmo con un annuncio veramente cattivo: “Mille grazie, piccini!”, ringraziando “quella coppia creativa piccina piccina che ha profuso denari e ingegno per fare pubblicità alla coppia creativa più grande d’Italia (forse d’Europa)”. E poi “loro” risposero di nuovo. Tutta la storia fece parlare e divertire molto il mondo dei pubblicitari, che iniziarono a chiederci “ma chi sono quelli lì?”, “che rompiscatole”,”ma cosa vogliono?”, ecc…. Alla fine uscimmo con un annuncio a tutta pagina che svelava: “La coppia creativa più piccina d’Italia? Diciamo la verità: non esiste proprio!”. Sapete che solo pochi pubblicitari avevano capito che era uno scherzo? Ancora oggi ci capita di incontrare gente del mestiere che ci chiede: “Ma quei due, Bagolo e Brandoldi, che fine hanno fatto?” Sia da questo che dalle varie campagne e dal vostro stesso sito, si coglie sempre la presenza di una certa dose di ironia nei vostri messaggi… La vita è già fin troppo complicata, dai! Poi il mondo dei pubblicitari spesso si prende un po’ troppo sul serio… A parte il vostro stesso lancio, quali sono le vostre campagne più famose ed importanti? Il nostro primo grosso cliente fu Enichem, con il gigante a cartoni animati. Poi Bic, i rasoi, gli spot con Chiambretti che prendeva in giro le pubblicità che lo precedevano. Sempre Bic, la penna col pulcino e il rasoio con i palloncini. Quest’ultimo è un caso di pubblicità italiana esportata in tutto il mondo. Abbiamo fatto una lunga serie di spot per Panorama, [nelle quali delle situazioni sembravano quello che in realtà alla fine si scoprivano non erano, ndr] in uno dei quali c’è stato il primo [falso] stupro in pubblicità. Peraltro gli spot erano collegati, l’uno finiva dove il successivo riprendeva…ma nessuno l’ha colto!! [ride, ndr] Poi tutta la serie per l’acqua San Benedetto, …. E in generale, qual è il vostro marchio di fabbrica, che vi contraddistingue dalle altre agenzie? Noi siamo dei creatori di icone. Sono molte quelle che abbiamo creato: dalla rondinella dell’acqua San Benedetto, al pulcino Bic, al panino di McDonald’s con la bandierina italiana. Siamo per una grande coerenza nella comunicazione: secondo me quando hai impostato un messaggio bisogna ripeterlo per anni. Peraltro McDonald’s è un cliente molto importante per noi e per loro il nostro panino con la bandierina è diventato un emblema: prima McDonald’s era visto solo come un marchio americano, invece noi abbiamo messo l’accento sull’aspetto italiano. Per Mc Donald’s abbiamo fatto uscire una pagina per una sola domenica, con il messaggio “Ma chi sono, San Sebastiano?” [nel quale si ironizzava sull’attacco ricorrente a McDonald’s, ndr] e ne hanno parlato tutti, dal Corriere della Sera, al Sole 24 Ore, al Giornale, a Italia Oggi. L’idea era quella di ritrovare il coraggio di comunicare… Noi siamo quelli che hanno pubblicato l’annuncio Mc Donald’s “Lavoro Nero? No, grazie”, il 1° Maggio sull’Unità! Di solito vi lasciano libertà assoluta? Come fate a costruire nel tempo un’icona o una strategia? Veramente no! Di solito sono rigidissime le richieste. Secondo me più paletti rigidi hai più riesci a dare un senso. Un po’ come una bottiglia di champagne: è bella perché è compressa, perché c'é pressione. Se la bottiglia fosse aperta non intesserebbe a nessuno. La creatività è così. Basta pensare anche a Michelangelo: un blocco di marmo e ci vedeva dentro il David. E’ un po’ come le donne: una che ci sta subito che gusto ti da? Quelle che ti ricordi veramente sono quelle che ti hanno fatto soffrire per conquistarle. La creatività vive di limiti e contenuti. Parlando di limiti, di questi tempi si respira un’aria di crisi nell’ambiente economico e forse anche pubblicitario. La subite anche voi? No! Intanto siamo sempre stati abbastanza saggi da non fare mai il passo più lungo della gamba. E soprattutto noi lavoriamo aggregando un gruppo per ogni progetto. Non stiamo sentendo la crisi, anzi stiamo andando veramente bene! Noi siamo contenti e ai clienti piacciono le cose creative. Credo che magari ci siano problemi all’interno delle agenzie, nel senso che la struttura dell’agenzia non permette troppi rischi. Se uno rischia, spesso finisce per essere bacchettato. Noi invece siamo un po’ dei corsari: il rischio ci piace. Spesso vinciamo le gare perché le agenzie hanno un approccio più conservatore. Del resto l’agenzia ha un organico pesante da gestire. E’ come coordinare cinque auto diverse, mentre noi siamo più una moto, una Honda o un Harley Davidson che viaggia più spedita. E’ una nostra scelta personale. Ci sentiamo un po’ artigiani come mentalità. Non abbiamo voglia di avere tanti clienti e tanti soldi da gestire, ci troviamo bene anche con dimensioni piccole. L’importante è essere contenti di quel che si fa. Come organizzate il lavoro, una volta conquistato il budget di una campagna? Prendo i migliori freelance che ci sono in giro. Ad esempio per la campagna per Deborah, un po’ al di fuori dei nostri canoni usuali, ho preso un’art director molto brava nel campo dei cosmetici e della moda. Il mio ruolo è quello grossomodo di direttore creativo e soprattutto copywriter. Scegliamo le persone giuste e la casa di produzione giusta per ogni lavoro, ci riuniamo tutti intorno ad un tavolo e iniziamo a parlare. Ci si rivede, si discute, si litiga e alla fine viene fuori il lavoro da presentare al cliente. E’ tutto abbastanza semplice, in verità, non è che abbia scoperto qualcosa di straordinario… Con la casa di produzione instaurate un rapporto già in fase creativa? No. A volte con la casa di produzione facciamo un lavoro prima, che io trovo molto utile. Ma non sempre avviene. Ad esempio per San Benedetto abbiamo collaborato con la Microweb di Andrea de Micheli, una casa di produzione nata da poco, ma con produttori molto bravi e di grande esperienza, che ci hanno presentato delle ricerche sull'acqua e ci hanno seguito passo passo durante la realizzazione. Siamo andati dal cliente col film praticamente già finito. Ma non c'é una regola. La miglior regola é non avere regole, no? Leggendo un po’ in giro, abbiamo scoperto che non ti occupi solo di pubblicità, ma hai interessi più o meno lavorativi anche in altri campi! Io ho tre lavori: uno é il pubblicitario, quello che mi da da mangiare e mi piace tanto; secondo il traduttore: traduco fumetti per Linus e diversi fumetti francesi; il terzo é quello del reporter… di guerriglia, in qualche modo. Circa 10 anni fa capitando per caso in Chapas ho incontrato il comandante Marcos… Per caso? Molto seguendo l'onda del caso, sì. Ero lì a chiacchierare con un'amica .... se esci un attimo dall'Italia o dall'Europa, se vai in questi posti che sono in guerra, il caso ti cambia la vita. Sono stato sequestrato pochi mesi fa in Colombia e mi era successo già l'anno scorso. Per dire… io quest'estate sono andato in Colombia. Avete mai sentito parlare di Ingrid Betancourt? E' una parlamentare colombiana di origine francese rapita dalle FARC, guerriglieri colombiani. Sono andato a cercarla e sono finito in un'affaire molto complicato. C'é stato un tentativo per liberarla. Sono stato ospite per due settimane delle FARC. Ho fatto anche un reportage fotografico...sapete cos'é questa? [ci mostra una foto di una donna davanti ad un enorme mucchio di foglie sparse sul pavimento]..coca! Un bell'ambiente, insomma! Ma sono iniziative che nascono da te spontaneamente o fai proprio l'inviato? Molto in libertà. Questa é stata un'avventura stile Apocalypse Now o Cuore di Tenebre di Conrad! Ho incontrato un personaggio del genere, che si chiama il comandante Antonio e vive con una quindicina di ragazzi in mezzo alle montagne della Colombia sequestrando, ammazzando, ecc... E' una specie di Kurtz con la sua corte. I suoi ragazzi lo adorano, lui é un pazzo sanguinario. C'era pure una ragazza carina, di buona famiglia, anche lei adorante. Mi capita così di fare servizi per Linus, per Repubblica, per Diario. Una vita movimentata! Sì, ma se no che palle, dai! Star sempre qua…! Sono stato a Cuba, Tenerife, Birmania, Bucarest coi bambini nelle fogne, Timor Est.. Ho fatto un'intervista a Xanana Gusmao che adesso é presidente di Timor Est. La prima domanda che mi fece mentre lo intervistavo nel suo bunker durante i massacri fu: "Ma come sta Ronaldo?". Iniziai a pensare: "Ronaldo chi? Quale comandante guerrigliero si chiama così?". Aveva il paese a ferro e fuoco! E poi aggiunge: "Sì, perché so che domenica deve giocare col Parma ma gli fa male il ginocchio, ora che Baggio é passato al Parma". Eravamo a Jakarta, la CNN parlava del suo paese bruciato e distrutto e lui mi parla di Ronaldo! Lui é un grande, uno che non se la mena! Ma stabilisci dei rapporti in zona e poi ritorni? Mah, uno va e poi succedono le cose più strane. Ad esempio io sono arrivato a Jakarta che non conoscevo nessuno e sono finito ad intervistare il capo della resistenza! Mi sono trovato per caso a proteggere un ragazzo in pericolo di vita, che s'è rifugiato per un po' nella mia camera d'albergo e poi ho scoperto che era il numero 5 della catena del comando della resistenza. Per cui mi hanno detto: "va bene, ti facciamo intervistare Xanana Gusmao". Nessun altro giornalista in quel periodo ha avuto un'intervista esclusiva… E per quanto riguarda i fumetti, di cosa ti occupi? Traduco un fumetto che si chiama Doonesbury, poi le strisce di Wiz, B.C., Batman, con “Il Cavaliere oscuro" di Frank Miller, un classico bellissimo... Va beh, sono un uomo con cento ossessioni! Con tutto questo sono un padre di famiglia, tranquillo.... Tranquillo anche quando parti per certi posti? Quando parto, parto. Ma non é che corra rischi, eh? Io sono uno che mette sempre la cintura di sicurezza, obbligo tutti in macchina a metterla, sono una persona attentissima. Io circa due volte al mese vado in autostrada fino in Veneto, per i miei clienti ed in realtà é molto più pericoloso! Il Kurtz della Colombia che citavo prima, mi ha fatto sequestrare dai suoi accoliti. Gli abitanti del villaggio, miei amici, li hanno fermati. A questi guerriglieri allora ho dato un bigliettino con scritto: "Caro comandante Antonio, mi dispiace di non poter accettare il caffé che voleva offrirmi. Però siccome sto intervistando tutti i comandanti di vari posti, potrei intervistare anche lei". Ma quando sono andato nel suo accampamento non sono andato da solo! Mi sono portato dietro 4 ragazzi armati. Io vado nei posti presentato, preparato, cerco alleanze. Mica vado lì così...se no ti rapiscono! Sei bianco, occidentale… cosa vuoi! Però sei hai gli amici giusti... Non hai mai pensato di coniugare questa tua attività di impegno anche umanitario con il tuo lavoro ufficiale di pubblicitario? Una volta ho provato a fare un annuncio per Mc Donald's con il subcomandante Marcos, ma non l'hanno accettato! [ride, ndr] No, sono due cose da tenere separate comunque. Però devo dire che, in un modo che non so bene, le mie esperienze all'estero arricchiscono il mio patrimonio di creatività. Perché sono contatti con una realtà diversa, contatti umani importanti. Noi qui nell'agenzia cerchiamo di essere tutti felici e di non fare del male agli altri. Qui si lavora bene. Ci vogliono un sacco di energie per essere infelici: tutte le coltellate alla schiena, gli odi... L'invidia logora chi ce l'ha! Noi lavoriamo piano, tranquilli. Vogliamo dai clienti almeno 3 mesi per fare una campagna fatta bene. Così si lavora con più tranquillità e lavori bene. E' questo il trucco dei servizi segreti! Quando sei in una casa sicura che viene "bruciata", che hanno scoperto, e sai che stanno arrivando, non devi metterti improvvisamente a dar fuoco ai documenti, a truccar le facce perché se ne accorgono e ti fregano. Devi fare tutto lentamente, perché se sei lento sei molto più efficace. E' un po’ come il biliardino, il calcio balilla. C'é un tiro particolare, una palla lenta, che vince sempre. Arriva da un angolo particolare e non so perché, ma non riesci a pararla. E' così, a volte con la lentezza vinci. Non senti un certo conflitto, almeno secondo una certa visione new o no-global intransigente, fra la tua passione per le aree di rivolta sociale del mondo e la presenza di un bersaglio privilegiato come McDonald's, fra i vostri clienti di punta? L'etica del pubblicitario! Bellissima domanda. Allora, ci sono dei prodotti per cui noi rifiutiamo di fare pubblicità. Non facciamo pubblicità per le pellicce, di recente abbiamo rifiutato una pubblicità di sigarette e io ho rifiutato anche una pubblicità sul nucleare. Rifiutare McDonald's mi sembra francamente una stronzata! McDonald's é demonizzato. Se licenzia due operai la dittarella tal dei tali, non frega niente a nessuno. Se muoiono dei muratori cascando da un ponteggio, trafiletto di due righe. C'é una lite sindacale da McDonald's e partono i titoloni. E' stupidamente demonizzato. Io sono di sinistra, ma la sinistra é stata troppo a lungo vittima dei pregiudizi stupidi, dei fantasmi inutili, per cui McDonald's no, ma, che ne so… Marlboro, nessuno ha mai detto niente! Marlboro va bene, ma le sigarette fanno trentamila morti l'anno in Italia! Si accusa McDonald's di distruggere la foresta amazzonica. E' vero, vengono abbattuti gli alberi per metterci dei pascoli per allevare i bovini. Però con quei bovini ci fanno le bistecche gli abitanti locali. McDonald's usa solo le zampe anteriori. Al massimo riciclano della carne poco pregiata. E' che McDonald's é un simbolo, come la Coca Cola. Vi racconto un episodio molto bello. Nel '68 la Coca Cola era il nemico, sangue di Vietnamita si diceva. Ora, Chapas, eravamo un gruppo di giornalisti che stavano intervistando Marcos e c'era un giornalista francese che fa la seguente domanda idiota: "Subcomandante, voi state lottando per la libertà del Messico dalla miseria, dal liberismo selvaggio. Come mai nei campi, qui, c'é la Coca Cola? Non é una contraddizione?" E Marcos lo guarda, tira due boccate di pipa e gli fa: "La Coca Cola é una bevanda. Ma che domanda é?" Parliamo di cose serie! Peraltro Mc Donald's ha un politica aziendale fantastica. Non hanno lavoro nero! Tant'é che ho fatto l'annuncio "Lavoro Nero? No, grazie", nel quale c'é la foto di questa ragazza di colore che ho intervistato personalmente… ho intervistato molti impiegati Mc Donald's. Lei é senegalese, lavora 4 ore al giorno e il resto della giornata lo passa col suo bambino. Per lei é un lavoro ottimo, perché é perfettamente in regola e a posto con il libretto e il resto. Non c'é un lavoratore in nero. Certo, fanno lavorare la gente, é vero. Ci sono dei ritmi infernali, é vero. Ma dove non è così? Potete leggere alcuni articoli e reportage di Enzo all’interno della sua homepage. I filmati di alcune campagne sono visibili sul sito de Le Balene.http://www.balene.it/enzo/.....merita questo sito essere visitato..forse aiutera' a conoscere purte quest'ITALIANO senza medaglia..
(Rispondi)
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Inviato da magdalene57 il 04/04/06 @ 19:20 via WEB
tutte queste cose sono molto belle ed interessanti Sosta, però meriterebbero uno spazio diverso. ora lo prendo e lo metto di là... e questo non perchè non apprezzi quello che c'è scritto e nemmeno perchè sia infastidita da questa invasione che ormai mi suona quasi come quella di una specie di cugino caciarone...ma intelligente e ttento nel proporre sempre temi attuali. .. ma è che qui proprio va a finire che nessuno la legge...... Grazie Pagina...
(Rispondi)

 
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