Creato da tiger253 il 07/03/2010

I NATIVI

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La leggenda della Luna Piena

Post n°27 pubblicato il 07 Maggio 2011 da tiger253
 

lupi

In una calda notte di luglio di tanto tempo fa un lupo, seduto sulla cima di un monte, ululava a più non posso.

In cielo splendeva una sottile falce di luna che ogni tanto giocava a nascondersi dietro soffici trine di nuvole, o danzava tra esse, armoniosa e lieve.

Gli ululati del lupo erano lunghi, ripetuti, disperati. In breve arrivarono fino all’argentea regina della notte che, alquanto infastidita da tutto quel baccano, gli chiese:

- Cos’hai da urlare tanto? Perché non la smetti almeno per un po’?-

- Ho perso uno dei miei figli, il lupacchiotto più piccolo della mia cucciolata. Sono disperato… aiutami! - rispose il lupo.

La luna, allora, cominciò lentamente a gonfiarsi. E si gonfio, si gonfiò, si gonfiò, fino a diventare una grossa, luminosissima palla.

- Guarda se riesci ora a ritrovare il tuo lupacchiotto - disse, dolcemente partecipe, al lupo in pena.

Il piccolo fu trovato, tremante di freddo e di paura, sull’orlo di un precipizio. Con un gran balzo il padre afferrò il figlio, lo strinse forte forte a sé e, felice ed emozionato, ma non senza aver mille e mille volte ringraziato la luna. Poi sparì tra il folto della vegetazione.

Per premiare la bontà della luna, le fate dei boschi le fecero un bellissimo regalo: ogni trenta giorni può ridiventare tonda, grossa, luminosa, e i cuccioli del mondo intero, alzando nella notte gli occhi al cielo, possono ammirarla in tutto il suo splendore.

I lupi lo sanno… E ululano festosi alla luna piena.

 

 
 
 

La creazione degli animali

Post n°26 pubblicato il 04 Maggio 2011 da tiger253
 




C'era una volta Napi, che era l'aiutante del Sole: il Sole riscaldava la Terra mentre Napi faceva tutti i lavori di manutenzione. Un giorno Napi aveva terminato presto i suoi lavori, e dato che non era abituato a tenere le mani ferme, prese un blocco di argilla e cominciò a modellare con un blocco di argilla...
Una dopo l'altra fece le figurine di tutti gli animali della Terra. Era molto soddisfatto del suo lavoro: soffiò sopra ogni figurina, dando a ciascun animale un nome e un luogo da popolare sulla Terra.
Era rimasto un piccolo blocchetto di argilla. Napi lo pasticciò un po', poi fece un'altra figurina e disse: Ti chiamerai uomo, ed abiterai tra i lupi. Napi tornò al suo lavoro, ma un giorno arrivarono gli animali a protestare: il bisonte non riusciva a vivere in montagna perché era troppo ripida, le capre della prateria non amavano vivere nell'acqua, la tigre non si adattava vicino al mare e così via. Allora Napi ridiede a tutti nuove abitazioni, e questa volta furono tutti soddisfatti. Tutti, tranne l'uomo, che vaga dappertutto per trovare un luogo che lo soddisfi.

 

 
 
 

la rivolta delle indiane d´America

Post n°25 pubblicato il 04 Maggio 2011 da tiger253

Le native: nome offensivo, via dalle carte geografiche


Campagna di 55 tra nazioni e tribù: termine da cancellare come "negro"

 Erano le prime a essere massacrate e ora sono le ultime a ribellarsi contro l´uomo bianco che le umiliò e le violentò nel corpo e nello spirito. Dai casinò che hanno ormai sostituito i «tipì» e i bisonti nella grande prateria, scendono in guerra le donne indiane e dissotterrano un´arma infinitamente più formidabile delle asce: la parola. Questa volte sono le donne di Nuvola Rossa, di Cavallo Pazzo, di Capo Osceola, di Geronimo, a battersi. Le squaw sono in rivolta contro la parola squaw perché sanno che nelle parole sta il potere, e nei nomi che i forti appiccicano ai più deboli sta la manifestazione della loro oppressione. Si sono stancate di essere conosciute come squaw, un´espressione che nei primi capoverso di un giornale per famiglie non si può neppure tradurre. Anche se gli studiosi di lingue e dialetti originali dei nativi dissentono e dibattono sul significato e sull´etimologia, nell´accezione comune dare a una donna della squaw significa riferirsi ai suoi genitali. Provate con la moglie, la collega, la sorella o la compagna per vedere come reagirebbe, anche senza essere una Navajo, una Lakota o una Cherokee. La «rivolta delle squaw» contro la parola divenuta parolaccia è più della solita battaglia per la political correctness, per quella, spesso stucchevole, semantica dell´eufemismo che ha vietato da tempo, almeno in pubblico, l´uso di epiteti come negroe per gli afro-americani, mick per gli irlandesi, spic per gli ispanici, raghead o camel fucker, testa di stracci e amatore di cammelli per gli arabi, wop. da «senza documenti» o greaseball, palla di brillantina unta, per gli italiani. Le 55 fra nazioni e tribù americane, guidate dalle attiviste dei «Coeur d´Alene» nell´Idaho (altro nome affibbiato dai primi avventurieri francesi), che chiedono di cancellare questo insulto alle femmine sono parte di una lunga marcia che da ormai oltre un secolo cerca di ripercorrere alla rovescia quel «sentieri delle lacrime» e delle umiliazioni che i conquistatori bianchi inflissero ai «selvaggi».
Squaw, ora che i fanciulli hanno certamente smesso di leggere questa corrispondenza ammesso che l´abbiano mai cominciata lo possiamo tradurre, è considerato l´equivalente di fighetta. Invano i linguisti come Ivan Goddard della New Mexico University che ha dedicato la vita a studiare centinaia di linguaggi nativi, si ingegnano a spiegare che questa parola, probabilmente originaria tra gli Algonquin nella forma di «ethskeewa», significa semplicemente femmina, al massimo ragazza, e non aveva tra di loro nessun connotato dispregiativo. Nella sua forma distorta e fonetica, appunto «squaw», fu adottata avidamente dai primi cacciatori bianchi, dai coloni, dai mercanti, dai soldati, che le diedero il significato che oggi porta: quello di un semplice oggetto dei loro desideri. Tra le nazioni dell´Ovest, come i Lakota, gli Cheyenne, i Corvi, gli Arapaho, che parlavano lingue diverse dagli Indiani dell´Est e del Nord, come gli Algonquin o i Mohwak, il grido di Squaw! Squaw! lanciato dai conquistatori eccitati all´assalto delle donne urlanti negli accampamenti fu addirittura collegato al sesso opposto, ai genitali maschili, brandito nell´inseguimento delle vittime.
Le disquisizioni linguistiche, pure rispettabili, valgono nulla di fronte alla sensibilità di chi considera la parola un´offesa. Riferirsi a una signora italiana come una puttana non passerebbe liscio neppure rammentandole l´origine perfettamente innocua in «putto» e «putta» né migliore accoglienza avrebbe mignotta, prodotta dal generico «madre ignota», abbreviato in «m. ignota» nei registri parrocchiali per i trovatelli. Le parole valgono per il suono che esse hanno nelle orecchie di chi le ascolta e per le intenzioni sulla bocca di chi le pronuncia. Per questo, ben sapendo che cosa avevano in mente i was´ichu, i bianchi quando gridavano «squaw», le 55 tribù, oggi ben finanziate dai proventi dei casinò aperti nelle riserve e nei territori non sottoposti alla giurisdizione federale, vogliono cancellare la parola dalla toponomastica che l´ha immortalata in valli, picchi e terre del West.
Ci sono, secondo lo «NGB», l´Ufficio Geografico Nazionale di Washington, almeno 800 località con il nome di «squaw», dalla celebre Squaw Valley nello Utah, scelta per il giochi olimpici invernali offendendo gli Ute, gli indiani della regione, ai molti Squaw Peaks, che suonano tanto carini nelle guide turistiche, fino a quando non li si ripensano come «le vette delle vagine», per dirla appunto eufemisticamente. Via dunque i monti della «Big Squaw», la mignottona, nel Maine, il «Picco della Squaw» in Arizona, il «Torrente della Squaw» nel Missouri, i «Giardini della Squaw» in Oregon, il «Campo da Golf della Squaw» in Texas. «Forse l´intenzione di chi usò quei nomi era di onorare le donne native» ha tentato l´ufficio geografico nazionale, ma le «squaw» non ci sono cadute. «Mantenere l´uso di quel che nome che ci offende e che tutti sappiamo benissimo a cosa allude, dopo avere bandito altri epiteti come nigger o jap o gooks riferiti a neri e asiatici, significa soltanto riconfermare la storia e la condizione di inferiorità e di oppressione di tutti i nativi» ha sentenziato Ruby Bernal, la signora che rappresenta gli Shoshone. La risposta del governo dell´uomo bianco, del was´ichu, di «colui che si ruba il grasso» come vorrebbe la traduzione letterale, è un classico: è stata nominata una commissione per studiare il problema, mentre altri indiani continuano a battersi per cambiare i nomi più offensivi anche di squadre famose di football, come i «Pellerossa» di Washington. Ma per ora neppure gli attivisti dell´Idaho sembrano voler cambiare il nome che i francesi affibbiarono a loro, quando li ribattezzarono «Coeur d´Alene», che voleva significare «cuor di strega», per la loro ostilità, la loro diabolica astuzia di trafficanti e la fiera resistenza delle loro donne alle avance dei bianchi. Meglio strega che puttana, ovviamente.

 
   
   

 

 
 
 

NATIVI 4

Post n°24 pubblicato il 03 Maggio 2011 da tiger253

 
 
 

CASCATE

Post n°23 pubblicato il 03 Maggio 2011 da tiger253

CASCATE

 
 
 

Le origini dei nativi americani

Post n°22 pubblicato il 03 Maggio 2011 da tiger253

 

È ipotesi ormai quasi unanime che gli indiani d'America discendano da popolazioni asiatiche giunte in Alaska dalla Siberia nordorientale nel periodo glaciale, attraversando lo stretto di Bering, allora coperto di ghiacci, con successive ondate migratorie. Gli studiosi non concordano, invece, sulla data delle prime migrazioni, che alcuni fanno risalire a 30.000 anni fa. Pescatori e cacciatori nomadi di mammut e di renne, i primi abitatori del continente, spostandosi in gruppo alla ricerca di cibo, diedero vita a una pluralità di gruppi etnici, con culture e tradizioni differenti.ReligioneGli indiani d'America presentavano una grande varietà di credenze religiose. La maggior parte di loro credeva in una forza spirituale, origine di tutte le cose. In molte aree, questa forza veniva riconosciuta nella luce e nel potere del sole, nella terra, nel giaguaro, nell'orso, nel serpente. Quasi ovunque, per provocare visioni venivano somministrati allucinogeni, in associazione con canti e digiuni. Importante era il culto dei morti, amministrato in genere da sciamani. Presso alcune popolazioni le funzioni sacerdotali erano occasionali e non esistevano luoghi di culto fissi. Le popolazioni messicane andine, quelle meridionali dell'America settentrionale e della costa nordoccidentale del Pacifico avevano invece santuari o templi e sacerdoti permanenti.Musica e danzaIl relativo isolamento dei gruppi dell'America settentrionale, e in parte dell'America meridionale, ha consentito la conservazione delle loro tradizioni musicali. Scarse sono invece le notizie sulla musica delle civiltà precolombiane: quanto sopravvive è stato profondamente modificato dall'influenza spagnola. Il canto è l'espressione musicale dominante, con accompagnamneto ritmico di strumenti quali tamburi, sonagli, flauti e zufoli. Le melodie e i testi sono generalmente brevi (ripetuti e combinati in serie). Le danze comprendevano assolo per uomini e danze rituali di coppia o di gruppo.

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E' una delle leggende più belle. Amo molto i Lupi e la...
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verissimo!!!!
Inviato da: tiger253
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Bella leggenda. I lupi e la luna esistono l'una per...
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