Creato da torossis il 08/08/2010
Perfidie di Stefano Torossi

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Impressionisti danesi

 

  IL CAVALIER SERPENTE

 Perfidie di Stefano Torossi

 7 aprile 2014

    IMPRESSIONISTI DANESI

          

Impressionisti danesi. Pensavamo di sapere tutto di questa città. Invece oggi, lunedì 31 marzo ci si materializza dal nulla il Museo Hendrik Christian Andersen grazie a un invito all'inaugurazione della mostra "Impressionisti danesi in Abruzzo". Il nostro stupore non ha più confini. Impressionisti danesi? E chi mai ne aveva sentito parlare. E in più, dopo aver scoperto la settimana scorsa l'esistenza della JAA, Japan Abruzzo Association, sta a vedere che adesso questa nostra gloriosa regione si gemella anche con la Danimarca.

Così è. La Fondazione Pescarabruzzo, insieme con la Reale Ambasciata di Danimarca, si è fatta prestare per la mostra lo studio, ora museo, del maestro Andersen, scultore norvegese della prima metà del novecento (niente a che fare con Hans Christian, quello delle favole), il quale, una volta scoperta Roma, come molti scandinavi ci aveva messo su casa e non se n'era più andato.

Sarà bene chiarire subito la ragione per cui secondo noi la scuola impressionista danese è sconosciuta. E' esposta al piano superiore, questa ragione, in quella che era l'abitazione dell'artista: una bella quantità di quadretti, quadroni e quadrucci: paesaggi montani, pastorelli, contadini e mucche al pascolo. Non ce n'è uno che meriti di entrare nella storia dell'arte. Neanche uno.

Invece villa Andersen, appena fuori Porta del Popolo, è splendida. Grande terrazza con gazebo al primo piano; e al terreno due enormi studi, uno per lavorare, l'altro per esporre le opere: gessi e bronzi immensi, con marcata preferenza per nerboruti maschioni, turgide poppe e cavalli impennati (vedi foto), che l'artista non riuscì mai a esporre ufficialmente, né, ricco, si curò di vendere.

Opere che forse non possiamo definire capolavori, ma sono grandi, ben fatte, molto accademiche e molto autoritarie. E che soprattutto ci guadagnano dal confronto con i connazionali scandinavi, i famosi impressionisti danesi in Abruzzo.


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Sacre melodie e porchetta. Tutta la giornata di mercoledì 2 è dedicata da Musicaimmagine e IISM a Giacomo Carissimi. Approdiamo in tarda mattinata al Pontificio Istituto di Musica Sacra, sede dell'incontro. Bella la Sala Accademica, con un grande organo in fondo; una volta tanto la temperatura è giusta e le sedie comode.

Certo gli argomenti del convegno sono davvero ultraspecialistici: "Le cantate su testi di Sebastiano Baldini" (apprendiamo, con maligno compiacimento, che talvolta i testi, sacri e non, erano definiti "ordinaria rimeria") o "Giovanni Battista Mocchi, sirena del paradiso", e altre simili preziosità. Ci si sente precari a volare a queste altezze.

Per fortuna, insieme alla notizia per noi inedita che Carissimi, originario di Marino nei Castelli Romani, oltre a oratori produceva anche ottimo vino che aveva l'abitudine di servire ben fresco ai suoi musici, arriva a un certo punto l'annuncio di uno spuntino a base di prodotti tipici della zona, offerto appunto dal comune di Marino. Questo ci permette di perdere quota e di scendere al nostro rassicurante livello abituale, cioè a terra. Porchetta, prosciutto e vino bianco. Ci sono perfino le ormai introvabili coppiette, striscioline di carne secca, salata e piccante: una leccornia.

I primi minuti di ripresa pomeridiana sono un po' sonnacchiosi, poi l'attenzione ritorna, anche se lentamente, malgrado la mancanza di verve di alcuni relatori. Ok, è vero che il loro mestiere è la ricerca, e non l'esposizione, però, dato che il bello di qualsiasi piatto è anche nella sua presentazione, prima di parlare sarebbe consigliabile, per chi ne ha bisogno, un breve esercizio di retorica, di dizione o (riducendo al minimo le pretese) almeno di gestione di microfono e proiettore.

Finale in gloria con l'intervento, come sempre brillante per intelligenza, di Claudio Strinati che conclude con una saporita descrizione dell'oratorio del SS Crocefisso e dei suoi affreschi (Pomarancio e colleghi minori) postazione, per lunghi anni, dell'attività di Carissimi.


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Una trovata anni '60. Giovedì 3 a Piazza Pasquino 70, "Art is Real - Una collezione impermanente". Siamo in un palazzetto alto e stretto, svuotato dei suoi inquilini, e in attesa del cantiere che probabilmente lo trasformerà in un B & B. Rimane aperto solo oggi come galleria d'arte provvisoria per tutti quelli che hanno voglia di arrampicarsi su fino al quinto piano. Sculturine, spennelate di colore, giochetti di luci. Chissà come mai stavolta le scale ci sembrano molto più ripide di cinquant'anni fa, le stanze più anguste, le opere d'arte parecchio meno interessanti e l'evento piuttosto noioso. Dev'essere cambiato qualcosa da allora, ma ci sfugge cosa.





 

 
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