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Perfidie di Stefano Torossi

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Fàmolo strano, ancora, bene, presto

 

  IL CAVALIER SERPENTE

  Perfidie di Stefano Torossi

    26 maggio 2014

   FAMOLO STRANO, ANCORA, BENE, PRESTO


Fàmolo strano. Venerdì 16. Serata finalisti, tutti giovanissimi, del 36° Premio di musica contemporanea Valentino Bucchi. Teatro Studio del Parco della Musica. Tonino Battista, direttore, con gli ottimi solisti dell'Ensemble di Musica Contemporanea: tre archi, due fiati, un percussionista e un pianoforte preparato.

E' chiaro che uno non va a un concerto del genere per farsi piacere il programma. Ci va per sentire quello che hanno da dire, anzi da suonare, anzi, meglio ancora, qual è l'impostazione che intendono seguire i giovani compositori contemporanei.

A serata conclusa ci viene da dichiarare che secondo noi questa impostazione si può riassumere con un: "Fàmolo strano".

Strappi, soffi, botti, stridori, e così via, con ogni strumento che fa cose sicuramente non previste dal suo inventore. Da qualche anno questa non è più una novità. Il fatto è che, in queste particolari manifestazioni, le emozioni dovrebbero essere nuove, toste, scandalose, perfino irritanti; invece ci sono sembrate solo mosce.

Sappiamo tutti che la musica contemporanea è sperimentazione, da cui è normale aspettarsi che nasca la rivoluzione madre del nuovo. Ecco, di questo tipo di gravidanza, venerdì sera non abbiamo notato alcun sintomo.

Certo, per esprimere un giudizio ci vorrebbe un secondo o anche un terzo ascolto, e siccome non abbiamo questa possibilità, forse dovremmo prudentemente sospenderlo, questo giudizio.

  Quello che invece, secondo noi, bisogna fare subito è avvertire la LPP (Lega per la Protezione dei Pianoforti), perché siamo convinti che preparare un pianoforte per questo tipo di esecuzioni (puntine da disegno sui martelletti, stracci e altri oggetti all'interno della cassa, ferraglia fra le corde, e giù colpi con corpi contundenti vari) non faccia un gran che bene a strumenti da concerto, che non sono proprio pianole da saloon.


Fàmolo ancora. Il Jazz Club Alexanderplatz ha trent'anni. Invece quasi tutti gli invitati alla festa, compresi noi, parecchi di più. Il compleanno, con torta e inevitabile "Happy birthday" in vari arrangiamenti è stato celebrato la sera di domenica 18.

Come in molti locali dove si fa jazz, lo spazio è precario, la respirazione faticosa, la luce scarsa, ma l'atmosfera, ah, quella è magica. E la nozione del tempo, relativa.

Fanciulli ultrasettantenni hanno inforcato i loro strumenti e caracollato senza perdere l'equilibrio su ritmi assai brillanti, o fluttuato morbidi sulle onde di vecchi standard, accompagnati da colleghi più giovani che li guardavano come sacre reliquie di un eroico passato.

I sopravvissuti, ancora abbastanza numerosi, c'erano quasi tutti, e ci siamo divertiti.

Festeggiamolo ancora, questo compleanno, come minimo per un altro trentennio.


Fàmolo bene. 19 maggio, al Teatro Studio, concerto di Giovanni Tommaso con il suo Consonant Quartet: contrabbasso, pianoforte, sax e batteria.

Jazz modernissimo: tutte composizioni sue. Anche qui non mancano le sperimentazioni sui suoni (interessante gioco coi colpi di lingua dell'ottimo sax Cigalini, e abbondanti escursioni nel magico mondo degli armonici). Abbiamo ricevuto forti e gradite dosi di swing, insieme a seduzioni melodiche, come nel brano "Orizzonte" in cui il tema si libra pizzicato, senz'arco, senza il prevedibile assolo funambolico, e soprattutto senza cadere nella tentazione di scimmiottare il violoncello, ma suonato normalmente come se il contrabbasso fosse uno strumento normale (e alcuni di noi sanno che non lo è).

Saggiamente il programma chiude con un brano divertente (non c'è niente di male a ridere a un concerto jazz). Molti lo sanno già, ma noi vogliamo sottolinearlo: Tommaso è uno dei pochi jazzisti nostrani che, oltre a suonare benissimo e a comporre ancora meglio, sa presentare i pezzi con un pizzico di garbo e un filo di humour, chiacchierando quel tanto che basta a introdurre e spiegare, ma senza cadere nel tecnico, e soprattutto senza fare l'impegnato, imbronciato e incompreso profeta della musica nuova.


Fàmolo presto. Giovedì 22 a Palazzo Incontro. L'assessore alla cultura del Lazio, Lidia Ravera presenta l'iniziativa "Voltapagina" per la promozione della lettura, del libro e dell'editoria nelle scuole. L'assessore, che ha il dono della parola, introduce l'idea cominciando ovviamente dalle istruzioni pratiche, ma proseguendo, e qui viene il meglio, con alcune perspicaci e pertinenti osservazioni: "La famiglia che ha una biblioteca in casa è salva". "Se i genitori sono non leggenti, è solo attraverso i figli che li possiamo salvare". Ai ragazzi: "Metti su un foglio, o anche sul tablet o sull'iphone, i tuoi pensieri e falli circolare". E infine "Chi legge è un cittadino a pieno diritto, chi non legge è solo un suddito".

Ma, dopo gli ultimi anni persi a non fare niente, bisogna non sprecare altro tempo: bisogna fare presto.


                                             



 

 
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