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Perfidie di Stefano Torossi

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Il sollucchero dell'alligatore

Post n°288 pubblicato il 27 Luglio 2014 da torossis

 

  IL CAVALIER SERPENTE

 Perfidie di Stefano Torossi

 28 luglio 2014

   IL SOLLUCCHERO DELL'ALLIGATORE

 


Il sollucchero dell'alligatore

Smentiamo vigorosamente le voci che danno facebook come sentina di trucchi e madre di tutte le balle. E' invece una fucina di informazioni.  Proprio oggi leggiamo una fondamentale notizia che dovrebbe interessare sia gli zoologi che i musicisti (e anche noi, purché curiosi, naturalmente).

Jeff Klinkenberg, un giornalista americano che da anni studia gli alligatori della Florida, nel riascoltare per la centesima volta il profondo ribollente muggito con cui nella stagione degli accoppiamenti i maschi chiamano le femmine, ha avuto una pensata.

Per cominciare, diapason alla mano, ha determinato che il muggito dei lucertoloni è un si bemolle profondo. Uguale per tutti; naturalmente con qualche piccola variazione di timbro: nessuno rinuncia a fare il solista se può, specialmente in occasione di un fidanzamento.

Poi si è trattato di passare all'esperimento: riprodurre artificialmente il richiamo e vedere se funzionava. Un organo sarebbe andato bene, solo che per il trasporto c'era qualche difficoltà.

Idea: Jeff telefona all'amico Bill Bickleson, affermato solista di basso tuba nella locale orchestra, il quale decide, anche se con qualche perplessità, di mettersi in spalla lo strumento e scendere in palude. E chi avrebbe rifiutato?

Detto fatto, si piazza sull'imbarcadero, piedi a penzoloni e tuba imbracciata, e si mette a sparare, con una certa fatica perché non è una nota facile, una raffica di si bemolle bassi.

Successo: decine di alligatori, per l'appunto in sollucchero, affiorano nello stagno in cerca della compagna evocata.  Ci rimangono male perché invece di un'alligatrice (si dirà così?) c'è un musico spernacchiante al quale, per la delusione e conseguente desiderio di vendetta, i rettili tentano di strappare a morsi i piedi.

Ma l'esperimento è riuscito. Potenza del si bemolle.

Qualche amico tubista ce l'abbiamo anche noi. In mancanza di paludi infestate dagli alligatori dalle nostre parti, potremmo suggerirgli di andare al rettilario dello zoo con lo strumento, suonarlo, vedere l'effetto che fa, e poi prudentemente darsela a gambe (più per paura dei custodi che degli animali).

Solo che non sappiamo quando è la stagione degli accoppiamenti.


Camillo De Lellis, da mascalzone a santo.

Mercoledì 23 luglio, basilica di San Giacomo in Augusta, Flavio Colusso: Feste Musicali Jacopee - Labyrinthus, esercizio spirituale concertato.

 Alternandosi a brani musicali del seicento (tranne uno di cui diremo dopo) la voce di Silvia De Palma legge frammenti di una spassosissima biografia contemporanea di Camillo De Lellis, il santo legato alla chiesa in cui stiamo e soprattutto all'annesso ospedale di San Giacomo.

Dunque, parlando del personaggio, il biografo comincia subito a definirlo "di cervello terribile e dedito principalmente a questionare e a giocare a carte".

Grande, grosso e tardivo (quando nasce, nel 1550, la madre ha già sessant'anni) comincia litigando con tutti i compagni di giochi, che picchia regolarmente; poi, appena ha l'età si arruola come soldato di ventura. Ideologia zero; bisogno di soldi illimitato perché tra i tanti altri ha anche il vizio del gioco, ma a livello psicotico. Tutto quello che guadagna se lo gioca, ed essendone malato, anche se vince, poi se lo rigioca e alla fine, come è noto, quel tipo di giocatore perde sempre.

Finalmente (come usava dire allora) piace a Dio di mandargli la piaga. Una piccola ulcera a un piede, che a forza di grattarla e per le condizioni igieniche dell'epoca, degenera in cancrena che gli prende tutta la gamba. Si ricovera all'ospedale degli incurabili di S. Giacomo, dove fa voto alla Madonna di abbandonare il gioco se lei lo guarisce.

La Madonna è di parola. Lui no; naturalmente si ridà alle carte, riperde tutto, finisce a mendicare per strada e, giustamente in quanto recidivo, piace a Dio di rimandargli la piaga. Nuovo ricovero, sempre allo stesso ospedale. Guarisce ancora, ma stavolta il messaggio arriva. Dopo la seconda grazia divina rimane all'ospedale come inserviente, e qui si rende conto delle terribili condizioni in cui raramente si salvavano, più spesso morivano gli ammalati.

In breve, si fa sacerdote, organizza un nuovo sistema di assistenza, che ancora funziona, e finalmente diventa santo. Fine della storia.

Torniamo all'esercizio spirituale. Durata: un'oretta di un, come già detto, divertente racconto illeggiadrito da intermezzi per clavicembalo e violino. Musiche di Marco Uccellini (1603 - 1680), di Giacomo Carissimi (1605 - 1674) e di Flavio Colusso (1960 - ).

Ecco, visto che il suddetto gode di ottima salute e il suo decesso ci appare non solo imprevedibile, ma anche piuttosto lontano, vedere sul programma, fra le parentesi, la data di nascita non seguita da quella di morte come per gli altri autori, ma comunque seguita da quel trattino che implicitamente ammicca in quella direzione, ci è sembrato un po' malaugurante: 1960, sì; trattino, no!

Con tanti auguri di lunga vita all'amico musicista.


                                         

 

 
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