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Perfidie di Stefano Torossi

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« La Passeggiata del Gelso...Doh! »

Transustanziazione e frittura

Post n°295 pubblicato il 14 Settembre 2014 da torossis

 

  IL CAVALIER SERPENTE

 Perfidie di Stefano Torossi

 15 settembre 2014

               

    TRANSUSTANZIAZIONE E FRITTURA

     (Replica dal 3 settembre 2012)


                 

Qualche giorno fa ci è venuta voglia di colonne. Ci siamo fermati davanti a Sant'Anastasia, siamo entrati per guardare la nostra favorita, quella grigia, e inevitabilmente ci è tornato in mente un uovo avvelenato deposto, proprio su questo argomento, un paio d'anni fa. Eccolo. Ci pare che sia ancora fresco.


C'è a Roma, ai piedi del Palatino, la chiesa di S. Anastasia. Qui, appoggiate alle pareti, stanno otto bellissime colonne romane di scavo: sette di un bel marmo color miele con screziature bruno violette. L'ottava è di un elegantissimo grigio striato di bianco, magnifica.

Soddisfatta la nostra fissazione architettonica, eccoci al vero scoop. Nella navata di destra c'è una gran bacheca che espone, raccontati in ordine cronologico, i più clamorosi miracoli transustanziali del passato.

Per la Chiesa il miracolo eucaristico della transustanziazione, che si ripete a ogni celebrazione, è credere che nell'ostia e nel vino ci sia la carne e il sangue di Cristo. Ovviamente è un fatto che non si può, anzi, che non ci si deve sforzare di dimostrare. Crederci e basta, se no sono guai.

Si sa che quando ci si affaccia all'indimostrabile si scivola anche nel baraccone dell'ingenuo e del grottesco. Qui ci stiamo dentro in pieno. Dalla bacheca abbiamo scelto i casi più pittoreschi. Uno meglio dell'altro.


Primo. Anno Domini 595. Miracolo di San Gregorio Magno. A messa, una donna di fede poco salda scoppia a ridere sonoramente (sottolineato nel testo) mentre si comunica. Scandalo in chiesa. Il papa blocca la funzione. A questo punto il pane dell'ostia diventa carne e si mette a sanguinare. La donna si pente, il papa si tranquillizza, e tutti tornano a casa felici e contenti.

Secondo. Il miracolo dell'ostia fritta (non è un titolo nostro, sarebbe troppo facile. Sta scritto proprio così nella bacheca). Siamo nel nono secolo dopo Cristo. Una (attenzione) ebrea si intrufola in chiesa, ruba un'ostia, se la porta a casa, e per sfregio, dopo aver messo sul fuoco una bella padella di olio bollente, ce la butta dentro per cucinarla. Colpo di scena: l'ostia non solo non frigge, ma si mette a sanguinare inondando in poco tempo tutta la casa. Emozione al paesello. Viene convocato il vescovo, si organizza in quattro e quattr'otto una processione per espiare il sacrilegio, e il luogo del peccato è trasformato in chiesa. Della donna non si sa più niente; siamo un po' preoccupati per la sua sorte.

Terzo. Miracolo di San Pier Damiani, è il 1050, località sconosciuta. Una donna, cedendo a suggestioni abominevoli, per fare un maleficio a casa sua, ruba un'ostia e la porta via nascosta sotto le sottane. (Qui bisogna stare molto attenti perché in quell'area corporea, specialmente in un'epoca in cui le mutande erano poco usate, ci possono essere dei punti molto rischiosi per un'ostia innocente). Un prete furbo se ne accorge, l'insegue, l'acchiappa e recupera l'ostia, la quale, questa volta chissà per quale capriccio si divide in due parti, una rimane di farina, l'altra si trasforma nella solita polpetta sanguinolenta.

E quarto. Anno 1228, miracolo di Alatri. Una giovane suggestionata dal cattivo consiglio (continuiamo a riportare fedelmente le parole dei testi) di una malefica femmina, dopo aver ricevuto dal sacerdote il corpo sacratissimo di Cristo, lo trattiene in bocca fino al momento in cui lo può sputare fuori per nasconderlo in un panno.

Qui ci tornano in mente le minacce del nostro insegnante di catechismo che ci preparava alla prima comunione e ci aveva proibito di toccare l'ostia coi denti per non rischiare di far male a Gesù. E ricordiamo anche la sensazione di angosciosa apnea quando questo tondino si appiccicava al palato, perché neanche con un dito lo si poteva spostare.

Torniamo a noi. Dopo tre giorni la giovane suggestionata va ad aprire il panno e trova, ancora una volta, l'hamburger al sangue, a quanto pare ben conservato. Immediata confessione e pentimento. Minaccia di punizioni efferate soprattutto per la femmina malefica a cui viene attribuito il ruolo di mandante. Però stavolta c'è il lieto fine. Dopo averle spaventate a morte, le autorità ecclesiastiche rimandano a casa le due con una ramanzina e basta.


Ci fermiamo qui, anche se ci sarebbe altro. Tutto vero. Piazza S. Anastasia al Circo Massimo, andate a vedere coi vostri occhi. Noi non vogliamo esagerare e cadere a nostra volta nel ridicolo. Ma ci teniamo a sottolineare due punti. Primo: quasi tutti i miracoli cessano appena compaiono tecniche o apparecchi capaci di registrarne una testimonianza. Secondo, e qui stiamo messi molto peggio, le peccatrici, le dubbiose, le eretiche, le ladre sono tutte donne. La Chiesa non si smentisce.

Il diavolo, c'è poco da fare, sta sempre sotto le sottane.



                                          


 

 
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