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Perfidie di Stefano Torossi

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« Voci e fatti di mezza estateTeste tagliate »

La palude di Augusto

Post n°292 pubblicato il 24 Agosto 2014 da torossis

 

 IL CAVALIER SERPENTE

   Perfidie di Stefano Torossi

   25 agosto 2014

  LA PALUDE DI AUGUSTO


La palude di Augusto

Eccola nella foto, scattata alle 16 di martedì scorso, bimillennario di Augusto, l'imperatore, morto appunto il 19 agosto di duemila anni fa. Potrebbe sembrare un acquitrino tropicale, abitato da coccodrilli e anaconda. Invece no. E' lo scavo che circonda il Mausoleo di Augusto, allagato, secondo la versione ufficiale, dalla improvvida rottura di un tubo dell'Acea, proprio alla vigilia dei festeggiamenti.

Siamo nel centro del Centro Storico di Roma. A guardarla così sembra una situazione primordiale: un angolo di jungla dove non ha mai messo piede l'uomo bianco, e non il risultato di un guasto urbano e passeggero. Roba da National Geographic. Coccodrilli non ne abbiamo avvistati, ma siamo certi di aver sentito un coro di rane, e di sicuro c'era un sacco di bellissime libellule.

Roma, che lui, come ci teneva a dire, aveva trovata di mattoni e lasciata di marmo, aveva deciso di celebrarlo con due eventi: la proiezione laser della decorazione ricreata nei suoi presunti colori originali sui frammenti superstiti dell'Ara Pacis e l'apertura ai visitatori del suo mausoleo.

Ma, com'è come non è, nella notte si è rotto quel famoso tubo, e si è allagato tutto. Sghignazzare sul fatto che una città con millenni di storia e milioni di visitatori non è neanche capace di accorgersene e ripararlo, questo tubo (l'unico intervento possibile, dicono, è aspettare che il terreno riassorba l'acqua), soprattutto in occasione di una strombazzata ricorrenza, sarebbe troppo facile.

E' il meraviglioso andazzo alla romana che è un po' l'abitudine, appunto bimillennaria, della capitale. Recentemente aggravatosi a causa del risparmio forzato (che sarebbe la spending review) sugli investimenti nell'unica attività redditizia per la città e la nazione (che sarebbe la cultura).  

L'altro evento, serale, ha avuto invece un grande successo. File chilometriche (foto) per entrare all'Ara Pacis e vedere questa proiezione, effettivamente efficace e suggestiva. Prezzo, 11 euro.

Solo che, essendo il museo dell'Ara Pacis tutto di vetro e fortemente illuminato dentro, ed essendo notte fuori, non c'era nessun bisogno di fare la fila, perché dall'esterno si vedeva tutto benissimo. Come hanno scoperto alcuni smaliziati concittadini, fra cui noi, ma non le migliaia in coda. Tanto meglio per le casse di Marino.


Lo sgombero alla romana

Che non è un piatto tipico di pesce, ma la ridicola esibizione paramilitare a cui abbiamo assistito qualche giorno fa, quando il Comune ha deciso (giustamente) di riportare l'occupazione di Piazza Navona da parte dei bar e ristoranti ivi proliferanti a dimensioni accettabili.

Certo, il risultato è buono. Le sedie e i tavoli occupano adesso solo i marciapiedi, e tutto il resto è per i pedoni; sembra più grande ed è certamente più dignitoso.

Ma bisognava essere sul campo durante l'operazione.

Polizia e vigili dappertutto, camionette, moto; mancavano i mezzi anfibi e avremmo rifatto lo Sbarco di Anzio (1944).

In un paese normale sarebbero bastate due guardie di città, armate al massimo di un fischietto e di un regolamento preciso.

Il talento di sembrare dei pulcinella qualunque cosa si fa.

                                                                

Cultura (appunto)

La Repubblica, qualche tempo fa, pag. IV, cronaca di Roma. Scavi in via Due Macelli. Secondo il cronista stanno emergendo i ruderi del tempio di Menenio Agrippa.

Il quale, come tutti dovrebbero sapere, è un personaggio leggendario, vissuto mezzo millennio prima e diventato popolare come presunto autore del famoso apologo.

E' come se si annunciasse con gran clamore la scoperta del santuario di Pippus, Plutus et Paperinus, la triade degli dei capitolini.

In realtà pare si tratti delle terme di Marco Vipsanio Agrippa (lui, sì, esistito all'epoca giusta), il cui nome si legge anche in cima al Panteon.                                                                

                                                                   

Capanna.

Restaurato e bello, il tempio di Portunus al Foro Boario sembra nuovo.

In fondo, basta osservarne la struttura e dentro c'è ancora la capanna. Le colonne sono i tronchi che tenevano su il tetto di paglia a due spioventi per far scorrere la pioggia, diventato di tegole ma senza cambiare forma. E il rettangolo della pianta è sempre quello primitivo.

Cambia invece il materiale: marmo al posto del legno, tegole a sostituire la paglia. Tutto il resto è ornamento più o meno fastoso destinato al dio o al potente del momento. Propaganda e opportunità politica. Valido per il divo Augusto, come, poi, per San Gennaro.



                                        

 

 
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