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LE TASSE Cosa prometteva Berlusconi:
"Abbattimento della pressione fiscale, con l’esenzione totale dei redditi fino a 22 milioni di lire annui; con la riduzione al 23% dell’aliquota per i redditi fino a 200 milioni di lire; con la riduzione al 33% dell’aliquota per i redditi sopra i 200 milioni" (dal Contratto con gli Italiani, campagna elettorale 2001)
Dati (fonti: NENS, DPEF, Leggi Finanziarie) e fatti:
Nel 2001 erano 38 su 100 le famiglie italiane che non riuscivano a risparmiare, mentre nel 2004 sono state 48!
- Nel 2001, il 62% delle famiglie italiane riuscivano a risparmiare. Nel 2004, sono state il 52%. Come mai? L’inflazione, certo. Ma non solo.
- Nel 2003, il Governo ha introdotto due sole aliquote al posto delle precedenti cinque: 23% per i redditi fino a 100.000 Euro annui, e 33% per quelli superiori.
- Solo lo 0,9% degli Italiani guadagna più di 100.000 Euro, quindi per il 99,1% degli Italiani c’è oggi la stessa aliquota, sia per chi guadagna quasi duecento milioni delle vecchie lire, sia per chi ne guadagna trenta. Questo vìola l’Art. 53 della Costituzione, che dice: "Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.
- Chi ha soldi da investire in borsa, paga il 12,5%: la metà delle tasse degli altri Italiani. Con un’inflazione sul 2% annuo,
- Comunque, altro che parlare di "abbattimento": la pressione fiscale totale è aumentata, dal 2001 al 2005, dell’11,1%. Con un’inflazione sul 2% annuo, praticamente le tasse sono uguali a prima. Ma siccome aumenta l’evasione fiscale (incoraggiata da Berlusconi a voce, ma anche con i molti condoni agli evasori), è come se fossero aumentate …ma non proprio per tutti.
- Insomma le tasse non calano, cambiano composizione: meno tasse statali sui redditi più alti, ma più imposte indirette (sui consumi: aumenti del 15%), e più tasse e tariffe locali (10 miliardi di Euro in più dal 2001 al 2003), e si sa che queste, non legate al reddito, gravano sui redditi più bassi (l’aumento del biglietto del tram lo sente un impiegato, non certo Berlusconi).
- Per il 2005, sono state previste minori spese (cioè meno servizi ai cittadini), per 5,78 miliardi di Euro, e maggiori entrate (cioè più tasse) per 8,98 miliardi.
- Il Governo Amato, nel 2000, non dovette restituire nulla perché l’inflazione reale si fermò all’1,6% contro il 2% previsto. Lo stesso Amato, nella finanziaria per il 2001, aveva deciso una discreta riduzione delle aliquote IRPEF e aumentato le detrazioni d’imposta, quale "anticipo", per così dire, della restituzione del fiscal drag per il 2001.
Il 72,3% del beneficio fiscale va a favore dei redditi superiori ai 40.000 Euro (quasi ottanta milioni di lire). Gli altri, i tre quarti degli Italiani, neanche se ne accorgono
Berlusconi ha allargato la no tax area, per cui i redditi inferiori a una certa cifra sono esentasse, ma tale cifra è decisa ogni anno dal governo: se vi sono problemi di finanza pubblica, vengono penalizzati i più poveri. praticamente le tasse sono uguali a prima. Ma siccome aumenta l’evasione fiscale (incoraggiata da Berlusconi a voce, ma anche con i molti condoni agli evasori), è come se fossero aumentate …ma non proprio per tutti.e si sa che queste, non legate al reddito, gravano sui redditi più bassi (l’aumento del biglietto del tram lo sente un impiegato, non certo Berlusconi)..Una tassa che Berlusconi afferma di aver abolito, è quella di successione.
Tanto per dare un’idea del fenomeno, il fiscal drag costa agli Italiani qualcosa come 1,6 miliardi di tasse in più all’anno, solo a causa dell’inflazione.
Il 20 novembre 2001, rispondendo a un’interpellanza alla Camera, il neoministro Tremonti ebbe a dire che il fiscal drag era stato abolito da Amato sin dal 2000. Come si vede, una balla colossale.
In realtà fu abolita dai governi dell’Ulivo, ma lasciandola in essere per i patrimoni più importanti, quelli oltre i 350 milioni di lire. Berlusconi l’ha quindi abolita solo per i ricchi: per gli altri già non c’era più.Il primo atto del Governo Berlusconi in materia (dicembre 2001) fu l’eliminazione totale della restituzione del fiscal drag (se l’inflazione reale è superiore al previsto, il lavoratore paga più tasse; con la restituzione, a saldo, del maggior prelievo, tutti i Governi precedenti avevano compensato il fenomeno).
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LE PENSIONI Cosa prometteva Berlusconi:
"Aumento a un milione delle pensioni minime" (Slogan della Casa delle Libertà, campagna elettorale 2001)
I dati (fonte: UIL pensionati) e i fatti:
- Il Governo in realtà ne ha stanziati 2,1. Meno d’un quinto.
- In realtà l’aumento ha riguardato solo i pensionati ultrasettantenni, aventi reddito (2002) inferiore a 13 milioni di lire (o a 21.824.000 lire se cumulato a quello del coniuge).
- Siccome tale aumento faceva superare il limite di reddito fissato per l’esenzione dall’IRPEF e dalle imposte regionali e locali, il vantaggio in moltissimi casi è stato pari a zero, e per qualcuno il valore reale della pensione è addirittura leggermente diminuito.
- In parole povere, lo Stato butta al vento oltre due miliardi di Euro l’anno, per non cambiare la vita, praticamente, a nessun pensionato.
- In vista delle elezioni politiche 2006, il Partito dei Pensionati (alleato della Casa delle Libertà nel 2001) ha annunciato che si schiererà con il centrosinistra.
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I POSTI DI LAVORO Cosa sostiene Berlusconi:
"Confermiamo l’ipotesi di un milione e mezzo di posti di lavoro, perché 400.000 sono già stati creati quest’anno, e 1.400.000 potremo crearne da qui a fine legislatura. Arriveremo, quindi, a 1,8 milioni di posti di lavoro, ma io sono ancora più ottimista". (Berlusconi, 7 giugno 2002, intervista a Il Sole 24 Ore)
" Mai così tanti Italiani al lavoro" (Dicembre 2005, dai cartelloni 6x3 della campagna elettorale di Forza Italia)
Fatti e dati:
- Quando l’Ulivo andò al governo (1996), gli occupati ammontavano a 20.160.000. Al termine dei cinque anni (luglio 2001), circa 22.500.000: cioè un milione e trecentosessantamila in più: 272.000 l’anno.
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I CONTI PUBBLICI Cosa sostiene il centrodestra:
"Nel complesso, questa è l’eredità, che abbiamo trovato, il buco (il deficit, cioè la differenza tra uscite ed entrate statali, nell’anno, ndr) che hanno fatto(…). Amato e Visco hanno detto 19mila miliardi, la Ragioneria dello Stato ha fatto un conteggio secco e ha detto 45mila. Considerando che il fabbisogno va malissimo, sulla base dei dati di Bankitalia nei quali abbiamo molta fiducia, si può arrivare alla cifra di 62mila miliardi (Giulio Tremonti, intervento al TG1 delle 20,00, 11 giugno 2001)
"Abbiamo ereditato 37.500 miliardi di deficit." (Berlusconi, 6 settembre 2002, intervista sul Corriere della Sera)
N.B.: Né Tremonti né Berlusconi hanno mai chiarito se dobbiamo credere ai 45mila, ai 62mila, o ai 37mila e 500 miliardi di "buco".
- Il giorno prima della sua uscita al TG1, Tremonti aveva dichiarato alla Stampa di Torino di essere così fiducioso per l’andamento dei conti pubblici da spingersi a dire che se non avesse raggiunto il pareggio di bilancio nel 2003, avrebbe dato le dimissioni.
- Nel DPEF che Tremonti fece approvare al Consiglio dei Ministri di pochi giorni dopo (16 Luglio), non c’è traccia alcuna del famoso "buco" di 62 mila miliardi.
- Il centrosinistra chiese subito un’audizione del Ragioniere Generale Andrea Monorchio in Parlamento, ma la Commissione Bilancio della Camera negò l’autorizzazione.
- In realtà il debito pubblico italiano, che era di 1.348 miliardi di Euro nel 2001, raggiunge nel 2005 l’importo di 1.542 miliardi, con un aumento secco di 194 miliardi, vale a dire oltre 365 mila miliardi di lire: un ritmo di 80 mila miliardi di lire all’anno (dati Bankitalia).
- In altre parole, il centrodestra lascia oggi debiti pari quasi a sei volte il buco che attribuì al centrosinistra.
Fatti e dati: il "buco" non c’era, nel 2001. Ma oggi (fine 2005) c’è.
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L'EURO Cosa sostiene Berlusconi: "Quali previsioni (sull’inflazione, ndr) avevano fatto i governi di centro sinistra e quali interventi avevano progettato? Nessuno." (20 ottobre 2003, intervista a Liberal) "Sarebbe stato utile avere il doppio prezzo, in euro e in lire, per un periodo più lungo. Ma l’eccessivo entusiasmo per l’euro di chi ci ha preceduto aveva già stabilito che i doppi prezzi dovevano sparire velocemente. E ne abbiamo pagato le conseguenze." (Berlusconi, 9 giugno 2004, intervista su Gente) Fatti e dati:il rischio era prevedibile, e previsto dai governi di centrosinistra. L’eurotassa di Prodi servì per colmare un deficit (ereditato dai governi democristiani e craxiani) che rischiava d’impedirci l’entrata nell’Euro. In media si trattò di un importo di 80.000 lire, il 60% circa delle quali venne restituito ai contribuenti dal Governo Prodi.
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Inviato da: avanguardia07
il 05/05/2007 alle 20:10
Inviato da: rimescolareilvolga
il 02/12/2006 alle 23:26
Inviato da: rimescolareilvolga
il 06/11/2006 alle 23:20
Inviato da: comunister
il 26/04/2006 alle 15:08
Inviato da: perg
il 18/03/2006 alle 14:25