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LA VERITA' SU:

Post n°20 pubblicato il 28 Febbraio 2006 da operazioneverita
 
Tag: I FALSI

LE TASSE

Cosa prometteva Berlusconi:

"Abbattimento della pressione fiscale, con l’esenzione totale dei redditi fino a 22 milioni di lire annui; con la riduzione al 23% dell’aliquota per i redditi fino a 200 milioni di lire; con la riduzione al 33% dell’aliquota per i redditi sopra i 200 milioni" (dal Contratto con gli Italiani, campagna elettorale 2001)

Dati (fonti: NENS, DPEF, Leggi Finanziarie) e fatti:

Nel 2001 erano 38 su 100 le famiglie italiane che non riuscivano a risparmiare, mentre nel 2004 sono state 48!

    • Nel 2001, il 62% delle famiglie italiane riuscivano a risparmiare. Nel 2004, sono state il 52%. Come mai? L’inflazione, certo. Ma non solo.
    • Nel 2003, il Governo ha introdotto due sole aliquote al posto delle precedenti cinque: 23% per i redditi fino a 100.000 Euro annui, e 33% per quelli superiori.

    • Solo lo 0,9% degli Italiani guadagna più di 100.000 Euro, quindi per il 99,1% degli Italiani c’è oggi la stessa aliquota, sia per chi guadagna quasi duecento milioni delle vecchie lire, sia per chi ne guadagna trenta. Questo vìola l’Art. 53 della Costituzione, che dice: "Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.

      Il 72,3% del beneficio fiscale va a favore dei redditi superiori ai 40.000 Euro (quasi ottanta milioni di lire). Gli altri, i tre quarti degli Italiani, neanche se ne accorgono

      Berlusconi ha allargato la no tax area, per cui i redditi inferiori a una certa cifra sono esentasse, ma tale cifra è decisa ogni anno dal governo: se vi sono problemi di finanza pubblica, vengono penalizzati i più poveri. praticamente le tasse sono uguali a prima. Ma siccome aumenta l’evasione fiscale (incoraggiata da Berlusconi a voce, ma anche con i molti condoni agli evasori), è come se fossero aumentate …ma non proprio per tutti.e si sa che queste, non legate al reddito, gravano sui redditi più bassi (l’aumento del biglietto del tram lo sente un impiegato, non certo Berlusconi)..

      • Chi ha soldi da investire in borsa, paga il 12,5%: la metà delle tasse degli altri Italiani.

      • Con un’inflazione sul 2% annuo,

        • Comunque, altro che parlare di "abbattimento": la pressione fiscale totale è aumentata, dal 2001 al 2005, dell’11,1%. Con un’inflazione sul 2% annuo, praticamente le tasse sono uguali a prima. Ma siccome aumenta l’evasione fiscale (incoraggiata da Berlusconi a voce, ma anche con i molti condoni agli evasori), è come se fossero aumentate …ma non proprio per tutti.

        • Insomma le tasse non calano, cambiano composizione: meno tasse statali sui redditi più alti, ma più imposte indirette (sui consumi: aumenti del 15%), e più tasse e tariffe locali (10 miliardi di Euro in più dal 2001 al 2003), e si sa che queste, non legate al reddito, gravano sui redditi più bassi (l’aumento del biglietto del tram lo sente un impiegato, non certo Berlusconi).

        • Per il 2005, sono state previste minori spese (cioè meno servizi ai cittadini), per 5,78 miliardi di Euro, e maggiori entrate (cioè più tasse) per 8,98 miliardi.

      Una tassa che Berlusconi afferma di aver abolito, è quella di successione.

        • Il Governo Amato, nel 2000, non dovette restituire nulla perché l’inflazione reale si fermò all’1,6% contro il 2% previsto. Lo stesso Amato, nella finanziaria per il 2001, aveva deciso una discreta riduzione delle aliquote IRPEF e aumentato le detrazioni d’imposta, quale "anticipo", per così dire, della restituzione del fiscal drag per il 2001.

      Tanto per dare un’idea del fenomeno, il fiscal drag costa agli Italiani qualcosa come 1,6 miliardi di tasse in più all’anno, solo a causa dell’inflazione.

      Il 20 novembre 2001, rispondendo a un’interpellanza alla Camera, il neoministro Tremonti ebbe a dire che il fiscal drag era stato abolito da Amato sin dal 2000. Come si vede, una balla colossale.

      In realtà fu abolita dai governi dell’Ulivo, ma lasciandola in essere per i patrimoni più importanti, quelli oltre i 350 milioni di lire. Berlusconi l’ha quindi abolita solo per i ricchi: per gli altri già non c’era più.

      Il primo atto del Governo Berlusconi in materia (dicembre 2001) fu l’eliminazione totale della restituzione del fiscal drag (se l’inflazione reale è superiore al previsto, il lavoratore paga più tasse; con la restituzione, a saldo, del maggior prelievo, tutti i Governi precedenti avevano compensato il fenomeno).

     
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    LA VERITA' SU:

    Post n°19 pubblicato il 28 Febbraio 2006 da operazioneverita
     

    LE PENSIONI

    Cosa prometteva Berlusconi:

    "Aumento a un milione delle pensioni minime" (Slogan della Casa delle Libertà, campagna elettorale 2001)

    I dati (fonte: UIL pensionati) e i fatti:

  • Per finanziare l’aumento per tutti i pensionati al di sotto del milione mensile, sarebbero stati necessari 11,4 miliardi di Euro

    • Il Governo in realtà ne ha stanziati 2,1. Meno d’un quinto.

      • In realtà l’aumento ha riguardato solo i pensionati ultrasettantenni, aventi reddito (2002) inferiore a 13 milioni di lire (o a 21.824.000 lire se cumulato a quello del coniuge).

      • Siccome tale aumento faceva superare il limite di reddito fissato per l’esenzione dall’IRPEF e dalle imposte regionali e locali, il vantaggio in moltissimi casi è stato pari a zero, e per qualcuno il valore reale della pensione è addirittura leggermente diminuito.

        • In parole povere, lo Stato butta al vento oltre due miliardi di Euro l’anno, per non cambiare la vita, praticamente, a nessun pensionato.

          • In vista delle elezioni politiche 2006, il Partito dei Pensionati (alleato della Casa delle Libertà nel 2001) ha annunciato che si schiererà con il centrosinistra.

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    LA VERITA' SU:

    Post n°18 pubblicato il 28 Febbraio 2006 da operazioneverita
     

    I POSTI DI LAVORO

    Cosa sostiene Berlusconi:

    "Confermiamo l’ipotesi di un milione e mezzo di posti di lavoro, perché 400.000 sono già stati creati quest’anno, e 1.400.000 potremo crearne da qui a fine legislatura. Arriveremo, quindi, a 1,8 milioni di posti di lavoro, ma io sono ancora più ottimista". (Berlusconi, 7 giugno 2002, intervista a Il Sole 24 Ore)

    " Mai così tanti Italiani al lavoro" (Dicembre 2005, dai cartelloni 6x3 della campagna elettorale di Forza Italia)

    Fatti e dati:

  • Se accettiamo le previsioni di Berlusconi riportate sopra dall’intervista al Sole 24 Ore, in cinque anni di governo si sarebbero dovuti creare almeno 1.800.000 posti di lavoro in più, a una media di 360.000 l’anno, quindi 1.440.000 entro il 2004

  • In realtà dal 2001 al 2004 compreso sono stati registrati solo 800.000 (dati ISTAT) nuovi posti di lavoro.

  • Di questi 800.000, il 59% (472.000) deriva dalla regolarizzazione di extracomunitari che, prima, lavoravano in nero. Quindi, soltanto 328.000 posti nuovi hanno riguardato Italiani: 82.000 l’anno.
  • Di questi, però, 132.000 sono atipici e precari. Ne rimangono quindi 196.000 in quattro anni: 49.000 all’anno.
  • Sempre secondo l’ISTAT, tra il 2001 e il 2004 "La riduzione della disoccupazione, che si è manifestata con il rallentamento della dinamica espansiva dell’occupazione, è dovuta principalmente alla posticipazione dell’entrata nel mercato del lavoro delle classi di età più giovani e all’uscita di parte della componente femminile del Mezzogiorno, con conseguente incremento dell’area di inattività".
  • Nell’anno 2004, si sono creati 163.000 posti di lavoro (sempre compresi quelli degli immigrati), ma tutti al centro nord, mentre il sud torna al regresso (-23.000 unità).
    • Quando l’Ulivo andò al governo (1996), gli occupati ammontavano a 20.160.000. Al termine dei cinque anni (luglio 2001), circa 22.500.000: cioè un milione e trecentosessantamila in più: 272.000 l’anno.

     
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    LA VERITA' SU:

    Post n°17 pubblicato il 28 Febbraio 2006 da operazioneverita
     
    Tag: I FALSI

    I CONTI PUBBLICI

    Cosa sostiene il centrodestra:

    "Nel complesso, questa è l’eredità, che abbiamo trovato, il buco (il deficit, cioè la differenza tra uscite ed entrate statali, nell’anno, ndr) che hanno fatto(…). Amato e Visco hanno detto 19mila miliardi, la Ragioneria dello Stato ha fatto un conteggio secco e ha detto 45mila. Considerando che il fabbisogno va malissimo, sulla base dei dati di Bankitalia nei quali abbiamo molta fiducia, si può arrivare alla cifra di 62mila miliardi (Giulio Tremonti, intervento al TG1 delle 20,00, 11 giugno 2001)

    "Abbiamo ereditato 37.500 miliardi di deficit." (Berlusconi, 6 settembre 2002, intervista sul Corriere della Sera)

    N.B.: Né Tremonti né Berlusconi hanno mai chiarito se dobbiamo credere ai 45mila, ai 62mila, o ai 37mila e 500 miliardi di "buco".

    • Il giorno prima della sua uscita al TG1, Tremonti aveva dichiarato alla Stampa di Torino di essere così fiducioso per l’andamento dei conti pubblici da spingersi a dire che se non avesse raggiunto il pareggio di bilancio nel 2003, avrebbe dato le dimissioni.

    • Nel DPEF che Tremonti fece approvare al Consiglio dei Ministri di pochi giorni dopo (16 Luglio), non c’è traccia alcuna del famoso "buco" di 62 mila miliardi.
    • Il centrosinistra chiese subito un’audizione del Ragioniere Generale Andrea Monorchio in Parlamento, ma la Commissione Bilancio della Camera negò l’autorizzazione.
    • In realtà il debito pubblico italiano, che era di 1.348 miliardi di Euro nel 2001, raggiunge nel 2005 l’importo di 1.542 miliardi, con un aumento secco di 194 miliardi, vale a dire oltre 365 mila miliardi di lire: un ritmo di 80 mila miliardi di lire all’anno (dati Bankitalia).

    • In altre parole, il centrodestra lascia oggi debiti pari quasi a sei volte il buco che attribuì al centrosinistra.

    Fatti e dati: il "buco" non c’era, nel 2001. Ma oggi (fine 2005) c’è.

     
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    LA VERITA' SU...

    Post n°16 pubblicato il 28 Febbraio 2006 da operazioneverita
     
    Tag: I FALSI

    L'EURO

    Cosa sostiene Berlusconi:

    "Quali previsioni (sull’inflazione, ndr) avevano fatto i governi di centro sinistra e quali interventi avevano progettato? Nessuno." (20 ottobre 2003, intervista a Liberal)

    "Sarebbe stato utile avere il doppio prezzo, in euro e in lire, per un periodo più lungo. Ma l’eccessivo entusiasmo per l’euro di chi ci ha preceduto aveva già stabilito che i doppi prezzi dovevano sparire velocemente. E ne abbiamo pagato le conseguenze." (Berlusconi, 9 giugno 2004, intervista su Gente)

    Fatti e dati:il rischio era prevedibile, e previsto dai governi di centrosinistra.

      • Il Governo Berlusconi s’insediò l’11 giugno 2001. Poco dopo il CNEL in uno studio, raccomandò di "conservare, dopo l’introduzione dell’Euro, la memoria dei prezzi, per consentire ai consumatori di accorgersi con immediatezza di eventuali aumenti speculativi dei prezzi in Euro".
          • In Francia, i controlli del governo avevano già scovato aumenti del 5%; per questo, Parigi varò controlli sui negozi ogni 15 giorni, minacciando sanzioni contro gli speculatori. Perché non l’abbia fatto anche Berlusconi , non si sa.

          • Berlusconi lasciò senza direttive il Comitato Euro, istituito da Ciampi quando era Ministro del Tesoro (1996), e non attivò i Comitati Euro Provinciali, istituiti dal centrosinistra proprio per vigilare sui prezzi.
          • Tremonti, per primo,  raddoppiò la puntata minima del gioco del lotto (3 giorni prima che l’Euro entrasse nelle nostre tasche), e subito dopo dichiarò che "l’inflazione è sotto controllo " (8 gennaio). Il sindaco di Milano, a capo di una giunta di centrodestra, aumentò subito a un Euro il costo del biglietto dei mezzi pubblici: +29%, per la gioia di chi deve usare ogni giorni i mezzi pubblici.

          • Berlusconi non prorogò l’obbligo di indicazione del doppio prezzo, in Euro e in lire, che scadeva il 28 febbraio 2002.

          • Il centrodestra accusa Prodi di avere "svenduto" il cambio lira-Euro, sostenendo che si sarebbe potuto ottenere un cambio a 1.500 lire per contenere l’inflazione, ma il cambio ottenuto da Ciampi, allora ministro del governo Prodi, di 1936,27 Lire per Euro, fu da tutti considerato un risultato eccellente.

          • Inoltre, un rigido meccanismo di calcolo prevedeva i tassi di cambio esistenti come punto di partenza per le trattative, che per l’Italia fu di un Euro per 1917 lire. Si sperava allora, Bankitalia in testa, di far valere un Euro qualche lira in più, non in meno, per aiutare le esportazioni: infatti, nessuno poteva prevedere il boom del prezzo del petrolio (e quindi dell’inflazione) causato dalle guerre di Bush.

        L’eurotassa di Prodi servì per colmare un deficit (ereditato dai governi democristiani e craxiani) che rischiava d’impedirci l’entrata nell’Euro. In media si trattò di un importo di 80.000 lire, il 60% circa delle quali venne restituito ai contribuenti dal Governo Prodi.

          • Da allora il tasso d’interesse, grazie all’Euro, è costantemente diminuito (3,74% nel 2002, 2,72% nel 2003, 2,66% nel 2004, secondo i dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze), e ciò ha ridato ossigeno alle nostre finanze.

     
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