Tyki's Fantasy

La Leggenda del Dragone

 

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« CAPITOLO LICAPITOLO LIII »

CAPITOLO LII

Post n°56 pubblicato il 19 Febbraio 2009 da Tyki_Mikk
 


La nube di polvere si dissolse all'arrivo della gelida brezza notturna. L'unico suono che si udiva ancora era il rumore di piccoli detriti, che piovevano in ogni direzione.
Quando riaprì gli occhi, Diana vide solo il buio di fronte a sé. Cercò di riordinare gli ultimi istanti che ricordava. Prima dell'esplosione si era sentita trascinare a terra, quindi la forza d'urto l'aveva fatta scivolare indietro, sino alla parete. Schegge di ogni genere le erano volate contro, ma nessuna era stata particolarmente grossa e pericolosa. Perciò credeva di stare bene. Era rannicchiata in posizione quasi fetale.
Poi si accorse del debole respiro, un po' affannato che le moveva i capelli e solleticava l'orecchio. Vash era sopra di lei, la copriva con il suo corpo. La ragazza si sentì avvolgere dal calore e ci mise qualche tempo a comprendere l'accaduto. Il cacciatore si piegò sulle ginocchia, il volto coperto da una smorfia di dolore. Lui le aveva fatto da scudo.
Diana sussultò quando vide il grosso frammento metallico che si era conficcato nella schiena del giovane, all'altezza del rene sinistro.
"Vash... perché?!" chiese istintivamente: "La tua ferita..."
"Non fa niente... non è grave." spiegò per niente convincente: "Stai bene?"
La ragazza di Tunsea annuì senza capire, fissandolo sconvolta.
"E Sarah?" domandò lui.
Diana si rimise in piedi e senza più badare alla caviglia dolente andò in cerca dell'amica. La trovò piuttosto in fretta, ancora priva di conoscenza.
"Sta bene!" sentenziò dopo averla esaminata accuratamente: "Sarah, svegliati!"
Sollecitata delicatamente, l'altra riprese conoscenza, posando i suoi occhi su di lei.
"Come ti senti? Ce la fai a rialzarti?"
"Non... riesco a muovermi." sussurrò Sarah con un filo di voce.
Era completamente stremata.
"Diana, devi farmi un favore." disse Vash, che adesso era in piedi alle sue spalle: "Devi aiutarmi a estrarre questa scheggia..."
La ragazza mora si voltò sorpresa.
"Hai bisogno di essere curato! Sarah..."
"Sarah non è in grado di fare nulla, adesso... Non chiederle troppo..." la interruppe: "Ti prego, sbrigati!"


"No, non ci credo!!" esclamò Kaejis con gli occhi sgranati: "Com'è potuto accadere?!"
Ripresosi dall'impatto con l'onda d'urto, il Capitano di Feor fissava incredulo la situazione sottostante.
"Quell'arma era invincibile!" cercò inutilmente di convincersi: "Tutto ciò è assurdo! Cos'è successo?!"
Cercando di non attirare l'attenzione dei feoriani e senza troppi convenevoli Ander prese in braccio la principessa Victoria e si avvicinò al bordo della voragine che si era formata nel pavimento.
"Vash, ci sei?!"
Il biondo cavaliere osservò attentamente l'oscurità del piano inferiore in cerca di un qualsiasi segno di vita.
"Sono proprio sotto di te!" rispose lui: "Quando vuoi..."
"Allora vado! Preparati!" esclamò Ander: "Principessa... mi spiace per i modi bruschi, ma la situazione è alquanto critica... Fidatevi di me, non avete nulla da temere!"
Tralasciando altre spiegazioni, la lasciò semplicemente cadere nel vuoto. Presa dal panico, lei strillò con tutte le sue forze, sentendosi precipitare verso il basso. I feoriani e il loro capitano furono scossi e riportati alla realtà proprio dalla sua voce. Tutti gli occhi erano posati sul cavaliere di Eyrie.
"Che diamine...! Sei forse impazzito?!" ruggì Kaejis incredula per ciò che lui aveva fatto.
"Mi spiace... penso che dovremmo rinviare la nostra resa dei conti." affermò l'altro con indifferenza, lanciandole un'ultima occhiata beffarda.
"Guarda che non hai scampo, cosa credi?!" tuonò lei infastidita.
Ma Ander non attese nemmeno la sua reazione e semplicemente saltò nel buco del pavimento e svanì nell'oscurità.


"E' tutto a posto." parlò una voce rassicurante: "In fondo non è stato così terribile, no?"
La principessa si tolse le mani dal viso e si ritrovò a incrociare lo sguardo del cacciatore, che la teneva saldamente tra le sue braccia. L'aveva afferrata al volo con delicatezza inaspettata, tanto che fu sorpresa di non sentire alcun dolore per l'impatto. Senza togliere gli occhi di dosso da lui, la principessa scosse lievemente la testa. Il suo volto tradiva un'epressione quasi ipnotizzata.
"Principessa?"
"Vi ringrazio..." sussurrò lei imbarazzata: "Però adesso potete anche lasciarmi camminare, signor..."
"Mi chiamo Vash."
A pochi metri da loro precipitò invece Ander, attutendo l'atterraggio eseguendo una capriola in avanti. Si rimise in piedi senza battere ciglio.
"Niente male, eh?" sorrise, parlando a se stesso: "Per fortuna non ci sono altri piani da dover discendere!"
Diana non riusciva a tranquillizzarsi. Il frammento metallico che teneva in mano e che aveva estratto dalla schiena di Vash, era più grosso di quanto avesse pensato. La sua parte insanguinata rivelava una profonda lacerazione e la ferita del cacciatore infatti grondava sangue.
Sarah riusciva a malapena a tenere aperti gli occhi e a rimanere cosciente. Accorgendosene, Ander fece per caricarsela sulle spalle.
"Lascia... la porto io." intervenne però Vash.
L'amico si voltò con gli occhi spalancati.
"Stai scherzando?! Hai visto in che condizioni sei?!"
"Sì... sono disarmato e ferito. Non sarei in grado di combattere qualora fosse necessario." rispose lui: "Tu invece sì: hai il compito di sgomberarci la via di fuga."
Ander ci rifletté velocemente.
"Credi di potercela fare?"
Il cacciatore annuì in silenzio.


Procedettero con lentezza. Ander guidava il piccolo gruppo di fuggitivi lungo i bui corridoi del piano sotterraneo. I loro inseguitori non si erano fidati di saltare dal piano superiore e avrebbero impiegato qualche minuto a trovare un modo più sicuro per scendere. Ma questo di certo non escludeva che ci fossero altri soldati feoriani a presidiare gli ambienti in cui vagavano.
Il cavaliere continuava a guardare la mappa del palazzo e provava a seguirne le indicazioni al meglio, ma il timore di venire scoperto lo induceva a scegliere vie che riteneva più sicure. La principessa seguiva i suoi passi in timido silenzio e senza obiezioni. Diana zoppicava vistosamente, ma stringeva i denti per non far pesare ai compagni la propria difficoltà. D'altra parte la situazione di Vash era di gran lunga peggiore.
Sorprendentemente raggiunsero il passaggio segreto senza incontrare nessuno. La principessa rimase molto meravigliata della sua esistenza, a conferma che fosse davvero segreto. Una volta richiuso il passaggio alle loro spalle, Diana poté tirare un sospiro di sollievo. Sapeva che non potevano considerarsi ancora in salvo, ma essere giunti al di fuori delle mura del palazzo le faceva sentire decisamente meglio. Poteva leggere la stessa sensazione sui volti dei compagni.
La ragazza di Tunsea chiudeva la fila subito dopo Vash, che portava sulle spalle Sarah. Sembrava molto affaticato e Diana era costantemente preoccupata per la sua ferita, che continuava a lasciare una scia rossa al suo passaggio. Solo quando raggiunsero il seminterrato della casa il cacciatore accettò di lasciare l'onere di trasportare Sarah a uno degli uomini della Guardia Reale, che li aveva attesi.
I tre divennero visibilmente raggianti alla vista della principessa, ricoprirono insistentemente di lodi i suoi giovani salvatori e provvedettero a ogni singola esigenza della stessa. Lei continuò a ripetere che stava bene e che non aveva bisogno di nulla, ma dovette cedere perlomeno all'insistente proposta di indossare delle vesti più pesanti. Uno degli uomini cercò inutilmente di fermare l'emorragia di Vash.
"Tra poche ore sorgerà l'alba, dobbiamo affrettarci!" disse infine: "Appena raggiungeremo la nave vedremo di curarti come si deve! Adesso però non abbiamo tempo da perdere... e comunque qui non abbiamo a disposizione nulla che faccia al caso nostro! Mi spiace, non è molto quello che possiamo fare al momento!"
Lo disse con amarezza e con la consapevolezza della gravità della ferita.
"Il capitano Hansson ci sta aspettando." dissa a sua volta il cacciatore annuendo.
Il suo volto era però terribilmente pallido e i suoi occhi stanchi e assenti.


"Di qua, presto!" esclamò una delle guardie reali, conducendo la fuga della principessa dalla città occupata di Dorthavn. Se qualcuno li avesse notati, avrebbe avuto l'impressione di vedere il frettoloso recupero di feriti da un campo di battaglia: una delle guardie portava sulle spalle Sarah, che intanto aveva perso di nuovo conoscenza, un'altra aiutava Diana ad affrettarsi sostenendola e Ander infine faceva lo stesso con Vash che continuava a rallentare e a sanguinare copiosamente. All'orizzonte il cielo iniziava a schiarirsi e le vie della città sarebbero state deserte ancora per poco. Di certo tutti i soldati feoriani erano già stati allarmati e adesso li stavano cercando ovunque a Dorthavn. Anche in quel momento c'era quindi un elevato rischio di incontrare nemici.
A ogni passo che facevano, si guardavano prudentemente attorno. Gli uomini della Guardia Reale di Northland conoscevano bene la città ed evitarono con efficacia qualsiasi spazio troppo aperto. Sapevano bene però che la parte peggiore e inevitabile sarebbe stato proprio il canale, che era praticamente al centro della città.
Ander percepiva che il corpo dell'amico stava diventando sempre più pesante, ormai lo stava letteralmente trascinando. Era freddo e pallidissimo, il cavaliere poteva solo sperare che Vash potesse resistere, perché nessuno tra loro aveva modo di aiutarlo.
"Tieni duro..." gli sussurrò, senza sapere se fosse stato davvero udito.
L'unica cosa che ancora manteneva in piedi il cacciatore era la sua forza di volontà.
"Ci siamo! E' il canale!" disse finalmente la loro guida: "Aspettatemi qui, vado a controllare che sia tutto a posto."
Silenzioso e guardingo, l'uomo svanì oltre il vicolo dove li aveva lasciati. Quasi subito la loro divenne un'attesa estenuante. Improvvisamente Vash tossì e sulla neve ai suoi piedi comparve una macchia rossa.
"Vash!!" gridò Diana sconvolta.
"Le sue condizioni sono piuttosto gravi, è evidente." spiegò Ander: "L'emorragia è diminuita, ma probabilmente la ferita si è infettata. Non lo nascondo, nonostante lui abbia una grande resistenza, di questo passo potrebbe anche morire entro breve."
"Allora dobbiamo correre subito sulla nave!!" esplose Diana quasi piangendo: "Non abbiamo un minuto da perdere...!"
"Calmati, non essere precipitosa!" la interruppe freddamente il cavaliere: "Purtroppo dobbiamo aspettare per essere certi di poter raggiungere la nave... se ci trovano ora, è tutto finito! E non solo per Vash..."
Diana stava per esprimere tutta la sua rabbia e la frustrazione, quando la loro giuda ritornò da loro.
"Non c'è nessun feoriano nella strette vicinanze. Il capitano Hansson mi ha assicurato che la via è libera e tutto è pronto per partire."
"Allora sbrighiamoci e andiamo!" affermò Ander con impazienza.
In breve si ritrovarono sulla nave, accolti a braccia aperte da Olaf, che quasi si commosse alla vista della sua principessa. Questa e i suoi salvatori furono condotti sotto coperta, mentre il capitano diede subito l'ordine di mollare gli ormeggi. La gelida brezza notturna iniziò a spingere la grande vela verso ovest, ma la rotta fu corretta poco dopo in direzione nord. Dopo essersi assicurato che Vash venisse soccorso da un paio di marinai e Sarah venisse adagiata comodamente al caldo, Ander uscì nuovamente sul ponte e si diresse verso Olaf.
"Abbiamo già aperto il collegamento con il fiume e ho lasciato due dei miei uomini allla chiusa per assicurarci che nessuno possa interferire." disse egli anticipando la domanda del cavaliere: "Tra pochi minuti saremo fuori dalla città e a quel punto potremo rilassarci e festeggiare!"
Olaf sorrise raggiante, sperando di contaggiare Ander con il proprio ottimismo. In realtà entrambi sapevano bene che non era ancora giunto il momento di cantare vittoria. Ma nonostante ciò il giovane gli ricambiò il sorriso, iniziando a convincersi che dopotutto non aveva motivo di detestare la gente di Northland. Quelli che un tempo erano stati nemici temibili, erano divenuti validi alleati.
"Non dimenticherò mai quello che avete fatto per me e per tutta Northland!" proseguì l'omone, dandogli una calorosa pacca sulla spalla: "Mi assicurerò che a Mildborg veniate trattati da eroi! Tutti dovranno sapere che voi quattro ragazzi avete salvato la principessa Victoria e con esse ridonato la libertà e nuovo vigore a Northland!"
"Non ci sarà bisogno di tante cerimonie... Abbiamo semplicemente fatto quello che dovevamo."
Olaf non sembrò essere d'accordo, ma lasciò cadere l'argomento.
"Ho visto che il tuo amico è ferito." affermò seriamente: "Spero non sia troppo grave... Se la caverà?"
Ander non seppe rispondergli, ma sarebbe ritornato sottocoperta a controllare, se poco dopo non fosse avvenuto un imprevisto.


"Come sta?!" chiese Diana ai due uomini che assistevano Vash.
Il cacciatore sembrava aver perso conoscenza e il suo pallore non era affatto rassicurante. Dopo aver condotto la principessa nelIa sua cabina, i due si erano rimboccati subito le maniche e si erano concentrati sul loro compito, ma nei loro volti la ragazza non notava alcuna traccia di ottimismo.
"Purtroppo versa in gravi condizioni!" esclamò uno: "Abbiamo fermato l'emorragia, ma potrebbe essere già troppo tardi. Inoltre la ferita è destinata a infettarsi e non abbiamo modo d'impedirlo. Se ciò accadesse, temo che ci sia ben poco da fare..."
"Co-cosa?!" si disperò lei: "N-no!! Ci dev'essere un modo per curarlo, non possiamo restarcene a guardare e sperare in un miracolo mentre Vash sta morendo!!"
Non sapendo che altro fare, le due guardie si guardarono imbarazzate e impotenti. Avevano già fatto il possibile, ma a bordo non c'erano medici, né l'occorrente per soccorrere adeguatamente il ferito.
"Mi dispiace..." riuscì a sussurrare una di esse scuotendo la testa sconsolata.
Diana sentì crescere l'angoscia dentro di sé. L'unica cosa che riusciva a pensare era che Vash fosse rimasto ferito per colpa sua. Se non l'avesse coperta con il suo corpo durante l'esplosione, forse non sarebbe stato colpito. Ancora una volta rischiava di perdere un compagno e lei non era in grado di fare assolutamente nulla per impedirlo.
Il cacciatore aveva un aspetto quasi cadaverico, il volto irriconoscibile. Era disteso su un fianco e quella terribile ferita era proprio sotto gli occhi della ragazza. Non era ancora stata ricucita, perché non c'era stato modo di pulirla e disinfettarla adeguatamente.
Diana si voltò verso Sarah. L'amica era completamente spossata e riposava ancora. Ma era l'unica che aveva la possibilità di salvare Vash. La ragazza di Tunsea pensò di svegliarla e forzarla a curare il loro compagno, però appena le si avvicinò, sì fermò di scatto. La sua mente era annebbiata dall'urgenza del momento, ma in un istante di lucidità realizzò che non avrebbe dovuto farlo. Sarah aveva già fatto anche troppo salvandoli tutti. Invece lei non era in grado di aiutare nessuno.
<<Devo smetterla di dipendere sempre dagli altri!>> si convinse: <<E' giunto il mio turno, non posso tirarmi indietro!>>
Ritornò sui suoi passi, inginocchiandosi accanto a Vash. Le guardie la fissarono incuriosite, ma lei li tranquillizzò con un semplice sguardo, mite, ma deciso. Quindi respirò profondamente.
<<Se Sarah è in grado di farlo, devo riuscirci anch'io!>> pensò concentrandosi intensamente: <<Adesso basta con i soli tentativi, ormai posso padroneggiare il mio potere!>>
Avvicinò delicatamente le mani alla ferita e una debole luce azzurra comparve sotto ai palmi.
"Aqua: Fons Regenerans!!"
Un liquido trasparente e limpido si materializzò levitante nell'aria. Diana sfruttò la magia per farlo scorrere all'interno della lacerazione. Per qualche minuto rimase immobile e concentrata sotto lo sguardo sbalordito dei due uomini.


"Com'è possibile?!" sbottò Olaf con gli occhi sgranati: "Perché il canale è di nuovo chiuso?!"
Erano ormai giunti ai confini della città, quando si ritrovarono a sorpresa la via sbarrata. Ander fissava la chiusa che ostruiva loro il passaggio senza comprendere. Era certo di aver capito che sarebbe dovuta essere aperta.
"Dev'essere accaduto qualcosa..." esclamò il capitano con crescente agitazione nel tono di voce: "Erik, riesci a vedere lassù Gustav e Fredrik?!"
Seguendo l'indicazione del suo superiore l'uomo scrutò attentamente la zona attorno all'enorme cancello. La sala adetta al controllo del traffico e del flusso nel canale sembrava buia e deserta, non vi si scorgeva nessuno. Non c'era traccia dei loro due compagni. L'oscurità ormai andava scemando e non c'era possibilità di sbagliarsi.
"No, signore!" rispose infine Erik: "Capitano, vuole che vada a controllare di persona?"
Olaf si accarrezzò la barba nervosamente e pensieroso.
"Ci andiamo assieme... Thordur, Birgir! Venite con me!" ordinò il capitano Hansson: "Arne, avvicina la nave al molo! Non attraccare, ma tieniti pronto a ripartire non appena riapriremo la chiusa! Lascio a te il comando a bordo..."
"Ma cosa...?" reagì Ander sorpreso: "Che intenzioni avete? Se vi lasciamo qui..."
"Non è necessario che ti preoccupi per noi, cavaliere... sappiamo il fatto nostro." lo zittì Olaf con un largo sorriso rassicurante: "Qualunque cosa accada, lascerete la città sani e salvi, ti do la mia parola! Ti affido la principessa, almeno finché non giungerete a Mildborg."
Il giovane annuì tristemente, ma con profondo rispetto. Il capitano della Guardia Reale e tre dei suoi uomini stavano per gettarsi in mezzo al pericolo per permettere agli altri di fuggire.
"Addio, cavaliere dell'Ordem." salutò l'omone battendosi il pugno destro sul cuore nel saluto militare: "Che la luce di Sol possa proteggervi tutti!"
Detto ciò, senza perdere altro tempo, prese la rincorsa e saltò oltre il ponte della nave, direttamente sul molo di pietra. Gli altri tre lo seguirono subito dopo e assieme a lui si allontanarono in fretta nella direzione del cancello. Ander naturalmente aveva capito che i feoriani stavano attendendo il loro arrivo. Quella del capitano Hansson e dei suoi uomini era praticamente una missione suicida. Osservandoli mentre le loro figure si rimpicciolivano in lontananza, il cavaliere batté a sua volta il pugno sul cuore.


 
 
 
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Un blog di: Tyki_Mikk
Data di creazione: 15/04/2008
 

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