Creato da mrjnks il 28/08/2008

in vacanza

La vita umana è breve, ma io vorrei vivere sempre

 

 

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Da 3.000 a zero part two – alla ricerca della perduta forma

Finalmente ci siamo!
Trascorsa la notte pressoché insonne nella speranza vana che durasse meno del solito alle 06,00 mi decido, lascio il letto e inizio i preliminari.
Da qualche tempo progettavo questo secondo giro in Mtb partendo dal rifugio Giovanni Sapienza, versante sud dell'Etna per intenderci, raggiungibile comodamente con un pullman extraurbano denominato Around Etna da me già sperimentato più e più volte con successo.
Con un ridicolo costo di quattromiseri€urocent ci si porta dietro di tutto quello che si vuole, Mtb compresa, sino al piazzale dove si trovano gli impianti di risalita, bar, ristoranti, negozietti di souvenir e quant'altro si possa offrire al turista senza tirargli il collo permettendogli di godere della bellezza di questi luoghi in uno scenario mozzafiato unico al mondo.
Nei giorni precedenti ho eseguito una profonda e accurata manutenzione alla bici assicurandomi che tutto funzioni alla perfezione senza lasciare nulla al caso, è inutile dire che sarebbe imbarazzante e antipatico ritrovarsi in panne nel bel mezzo del nulla e da soli, quindi mi do da fare perché ciò non accada.
L'unica fonte di preoccupazione mi è gentilmente offerta dagli pneumatici nuovi, quindi poco rodati, che potrebbero compromettere la tenuta di strada soprattutto nei terribili tornantoni con l'insidiosa farcitura di uno spesso strato di sabbia vulcanica che mi troverò ad affrontare per i primi 20 km.
Fuori un pallido sole inizia a fare capolino, il cielo e velato e, ahimè, la giornata si annuncia ventosa, non ne sono entusiasta, penso che se manco questo appuntamento dovrò aspettare la primavera, più avanti il freddo e la neve impediranno di andare in bici quindi continuo il mio fare aggiungendo nello zaino il Kway e un coloratissimo cappellino tecnico che impedirà al mio cervello di andare in ipotermia, oltre a questi due accessori indosso una maglia con il pettorale in simil pelle di daino, evoluzione tecnologica del caro ed economico quanto funzionale foglio di giornale utilizzato da Coppi, Bartali e compagnia bella ai tempi d'oro del ciclismo.
Dopo aver fatto colazione, mi porto alla fermata che si trova a un solo isolato da casa mia, [molto comodoso anche questo - N.d.R.] ecchepoi conti alla mano è davvero conveniente, il prezzo del biglietto non coprirebbe mai le spese per raggiungere il rifugio in auto oltretutto, e non è poco, senza avere la preoccupazione di ritornare al punto di partenza per riprendere l'auto.
Alle 8,22, imponente più che mai nella sua bianca livrea e puntuale come il giorno del tuo compleanno arriva il pullman, non mi resta che imbarcare la bici nella stiva e accomodarmi nel primo posto libero che trovo incurante della sua posizione.
Dopo appena un'ora si arriva a Nicolosi dove si fa sosta per circa trenta minuti nella piazza principale di questo ridente paese alle porte dell'Etna, giusto il tempo di acclimatarsi, prendere un caffè o una colazione nei graziosi e accoglienti bar dai bagni scintillanti e profumati che si trovano nelle immediate vicinanze, una cigas, qualche foto ricordo tra le prime eccezionali bombe laviche messe in bella mostra nei giardinetti ben curati presenti in piazza e.. si va, ancora mezz'ora e ci siamo.
Ricontrollando il meteo mi accorgo che qualcosa è cambiato rispetto alle previsioni dei giorni scorsi e purtroppo non in meglio.
Il vento è aumentato a circa 30/35 nodi che per noi terrestri equivale a circa 55/65 km/h e in una location come l'Etna, a questa quota si presenta arida e spoglia come la testa di Yul Brynner, te lo prendi tutto tutto, inoltre il sole ha improvvisamente fatto sega mentre minacciose nubi iniziano una inquietante manovra di avvicinamento, e questo lo vedo già Live dal finestrino del pullman senza consultare il meteo.
La cosa non mi preoccupa, chiudo gli occhi e mi estraneo dal resto del pullman cercando di ripassare a mente il percorso che a breve dovrò affrontare e il vento non mi renderà le cose affatto semplici, spero solo non piova, il resto è molto relativo.
La sensazione che provo lasciando l'accogliente pullman è appena poco diversa da uno schiaffo ben piazzato in viso.
Un vento gelido mi dà il benvenuto, le forti raffiche mi fanno barcollare e la bici è dura a tenerla tanto che la poso a terra per evitare che la porti via quindi inizio la difficile operazione del cambio abbigliamento che porto a termine tremante e con non poche difficoltà.partenza dal rifugio sapienza
Già altre volte sono ritornato all'ovile partendo dalla cima dell'Etna, ma mai da questo versante, e nonostante sia per una buona percentuale in discesa non è per niente da prendere alla leggera, tocca comunque essere preparati fisicamente, sono poche le occasioni per stare in sella e questo a discapito non solo delle gambe ma anche di spalle e avambracci, una goduria, ma vuoi mettere???
Mi geolocalizzo, preparo l'app nel telefono che mi permetterà di consultare in seguito il percorso fatto con tutti i dettagli e do il tanto atteso e sospirato start alla mia piccola avventura.
Appena in prossimità dei crateri Silvestri (1986 mlsm) il forte vento gelido di tramontana mi becca da dietro costringendomi ad abusare dei freni per parecchi km e comunque non prima di raggiungere quota 800/1000 mslm dove seguendo la dorsale denominata Schiena dell'asino si arriva a Piano del Vescovo, qui si incontra la prima vegetazione che ripara parzialmente dal vento mentre già dal terzo km piedi e dita delle mani sono ghiacciati, in particolare perdo completamente sensibilità al medio e anulare destro creandomi così problemi nella modulazione della leva dei freni posteriori, questa è stata inaspettata.
L'asfalto è più malridotto di come ricordavo, anche se in auto è tutta un'altra sensazione, nonostante nuove le gomme negli insidiosi tornanti si sono comportate egregiamente anche in presenza dell'implacabile sabbia nera dell'Etna, al solo pensiero di finirci rovinosamente sopra mi da i brividi, mi concentro sulla velocità, una media di 15 Km/h con punte max di 55 Km/h senza nemmeno un colpo di pedale per i primi 20 Km dei 40 previsti , di contro in prossimità dei tornantoni i freni si affidano al grande e magnanimo San Pattino, patrono di tutti i freni, pregando che questo scempio finisca al più presto senza bruciarsi se non, nella peggiore delle ipotesi, fondersi in una maleodorante inservibile poltiglia, ed in questo caso essere accolti nel paradiso dei pattini in qualità di martiri.
Alla fine tutto questo non avviene così da raggiungere pendenze un po' meno ardue sino a Zafferana decretando la fine del supplizio e dando inizio alla tratta di misto che prosegue sino alle porte di Catania senza considerevoli discese.
Zafferana.il percorso
Dietro di me lingue nere di colate recenti si sovrappongono alle antiche sciare grige e crude e pian piano lasciano il posto ad una sempre più ricca vegetazione, il vento è ancora inaccettabile e la temperatura è scesa ulteriormente dai +14° del Sapienza a +8° di Zafferana e il daino che mi sono messo addosso in coppia al Kway mi difendono alla grande.

Affronto così le prime rampe con pendenze anche del 9%, doppio con facilità Fleri e riprendo la discesa sino a Viagrande, e ancora San Giovanni la punta sino alla periferia della città quindi si la

 strada si appiana e non smetto più di pedalare.
Appena un'ora e trenta per coprire 40 km, meno del previsto.
Appena un'ora e trenta minuti per lasciare i silenziosi e frizzanti ampi spazi del versante sud-est di questa meravigliosa montagna al centro del mediterraneo per tuffarmi nel caos intossicante della mia turbolenta città.
Non sono per niente contento di questo e comunque sia questa avventura ormai è finita.
Rientro a casa alle 12,30, ho ancora tempo per precipitarmi al vicino mercato, ho la fortuna di abitare in prossimità della "Fera o luni", il mercato storico al centro di Catania e provvedere per il pranzo mentre ho già in mente un'altra intrepida tappa per il prossimo fine settimana alla ricerca della forma perduta con il desiderio che in primavera la mia ricerca sia finita e, pronto per dare l'assalto finale alla mia adorata montagna, affrontarla a ritroso.
Un sorriso riempie le mie labbra, il guanto è stato appena lanciato.

 

- Sayonara -

 
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