Creato da pelicandro il 20/01/2010
una poesia al giorno toglie il medico di torno.E dallo stress della vita moderna all'essenza della vita con la magia della poesia
 

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Caro Fini parli e straparli degli altri ma parlaci anche tu dell apparta­mento di 70 metri quadrati più terrazzo in un'elegante

Post n°142 pubblicato il 28 Luglio 2010 da pelicandro
Foto di pelicandro

Pdl, questione morale: Fini e la strana casa al mare a Montecarlo

 
Un appartamento lasciato in eredità ad An finisce a una misteriosa finanziaria estera. Ora ci abitano familiari del presidente della Camera
 
 

 Montecarlo

Il fantasma della vedova Anna Maria Colleoni, fasci­sta convinta e poi generosa benefattrice del patrimonio di An, si aggira spaesato fra i tornanti di Montecarlo. È confuso, lo spettro. Non ca­pisce. Perché quando la no­bildonna abbandonò per sempre questo mondo, or­mai più di dieci anni fa, nel testamento fece inserire un lascito da due miliardi e mezzo di lire al partito dell' allora segretario Gianfran­co Fini: un bel terreno a Monterotondo, case a Ro­ma e a Ostia, un apparta­mento di 70 metri quadrati più terrazzo in un'elegante palazzina del Principato di Monaco. Tutta roba messa a bilancio e utilizzata dal parti­to, nel 2001, per andare in at­tivo.

Per sette-otto anni l'immo­bile monegasco è rimasto sfitto, abbandonato, fre­que­ntato solo dai topi nono­stante piovessero offerte mi­rabolanti dai condomini che allora arrivarono a pro­porre 10- 15 mila euro al me­tro quadrato (le agenzie im­mobiliari della zona parla­no di un valore attuale stima­bile intorno ai 25-30mila a metro quadrato).

Due anni fa, improvvisa­mente, il palazzo ha preso at­to che il locale disabitato aveva cambiato proprieta­rio. Non più Alleanza nazio­nale, che attraverso i suoi emissari-parlamentari La Morte e Pontone aveva ese­guito personalmente i so­pralluoghi nel palazzo Mil­ton respingendo puntual­mente tutte le richieste d'ac­quisto del vicinato, bensì una Ltd, una misteriosa so­cietà off shore con sede in chissà quale angolo del pia­neta, che a sua volta s'era ri­volta a una sottoimpresa del colosso di costruzioni Enge­co per svolgere lavori di ri­strutturazione dell'apparta­mento con abbattimento di muri interni e rifacimenti del pavimento.

Il committente dei lavori si chiama Giancarlo Tullia­ni. Per sapere se questo no­me corrisponde al fratello della signora Elisabetta, compagna del presidente della Camera, siamo andati direttamente a Montecarlo. E per capire l'esatta trafila che aveva fatto l'immobile, donato dalla discendente del condottiero Colleoni al partito, ceduto a una società off shore, e poi finito nella di­sponibilità del (presunto) cognato dell'ex presidente di quello stesso partito a cui l'immobile era stato regala­to, ci siamo premurati di chiedere ai diretti interessa­ti.

Al partito, contattati La Morte e Pontone, nessuno ha saputo dare chiarimenti su a quanto era stato vendu­to l'appartamento, a chi era stato alienato e se fosse vero che Fini e la signora Tulliani - come ci raccontano i vicini - hanno visionato quell'ap­partamento tempo addie­tro. Poi abbiamo chiesto a monsieur Tullianì, che di no­me fa effettivamente Gian­carlo e che corrisponde, due gocce d'acqua, al fratello di Elisabetta Tulliani, l'ex com­pagna di Gaucci, oggi con­sorte del cofondatore del Pdl. Siamo andati al 14 di rue Princess Charlotte, pro­prio accanto all'elegante No­votel, abbiamo varcato l'uscio d'ingresso col nome «Tulliani» impresso sul cito­fono e a soli tre metri dal por­tone, di buon mattino, ab­bi­amo suonato al campanel­lo dell'appartamento con su scritto, anche qui, «Tullia­ni ».

L'occupante ha pronta­mente risposto. Prima di aprire ha preteso di sapere chi fossimo. Ci siamo educa­tamente presentati: nome, cognome, professione, gior­nale di riferimento, motivo del disturbo. Da quel mo­mento, però, l'inquilino non ha più parlato e si è ben guardato dall'aprire a un cronista del Giornale . Preso atto del silenzio as­sordante, siamo andati via. Poi è arrivata la polizia, chia­mata da quel monsieur Tul­liani che anziché risponde­re a un paio di domande del Giornale ha preferito denun­ciarci alla Sureté Publique. Quando sono piombate le volanti Giancarlo Tulliani ha parlato di (inesistente) violazione della privacy e del domicilio. Così siamo fi­niti per due volte sotto inter­rogatorio, invitati a lasciare il Principato, addirittura fo­to- segnalati al commissaria­to. Tanta solerzia, perché?
 

 

 

 
 
 

Basta che piaci al " Padrino " e fai subito carriera !

Post n°141 pubblicato il 13 Luglio 2010 da pelicandro
Foto di pelicandro

ROMA - Ha indossato l'abito da sposa in pizzo ecru in chiusura della sfilata di Raffaella Curiel a S. Spirito in Sassia, accompagnata da una ventina di 'sorelle', nella classica divisa bianca con velo e croce purpurea. E' il sottotenente Barbara Lamuraglia, 47 anni, occhi verdi, fisico statuario, tanto che il 2 giugno, nella parata delle forze armate, colpì molto al suo passaggio il premier Berlusconi e finì su tutti i giornali. Il viso è molto somigliante in effetti a Veronica Lario, come fecero notare allora i giornali.

Il sottotenente è ligia all'obbligo del silenzio. Perfino alla domanda se è sposata, rimane muta e indica la fede alla mano sinistra. Ma stranamente dopo la sua uscita in abito da sposa tutti si accorgono di quanto sia portata per la passerella. E alle modelle nel back stage sfugge che in passato anche il sottotenente è stata un'indossatrice, che ha sfilato per tante maison importanti ed è stata una delle preferite di Lancetti.

"Basta, non fate più domande, cercate di capirmi, io non posso parlare", si schermisce lei quasi intimidita, neppure fosse una suora. E un po' suore lo sono davvero, perché spiega Sorella Monica Dialuce Gambino, segretario generale della croce rossa, che consegna anche un biglietto da visita: "noi siamo un corpo d'infermiere volontarie, siamo ausiliare per legge delle forze armate. Stiamo negli ospedali, siamo state in Libano, in Afghanistan, a Nassiria. Siamo 16mila in tutta Italia e lavoriamo gratis 4 ore al giorno. Pensate che valore aggiunto diamo all'Italia. Ma abbiamo voluto far sfilare il sottotenente Lamuraglia per Raffaella Curiel, che ringraziamo tanto, per avere più visibilità. Perché la gente ci conosca e le ragazze giovani si avvicinino a noi. Venite a fare il corso. Abbiamo centri in ogni città Italiana. La Croce Rossa non è un corpo elitario come si dice, e se proprio non vi va di aderire alla nostra missione, avrete imparato a fare una flebo o un'iniezione per i vostri congiunti"

 

 

 
 
 

Caporetto 2010 : i sommersi e i salvati

Post n°140 pubblicato il 26 Giugno 2010 da pelicandro

Ragù di capra di Gianfrancesco Turano

Italia - Slovacchia : diamoli ai leoni

Niente, non si può fare. La damnatio ad bestias, prevista dal codice penale romano, è stata abolita. Per crudeltà verso le bestie, secondo alcuni lettori di Ragù di Mondiale.
Dunque i leoni non sgranocchieranno le membra fibrose degli azzurri. Ma il calcio sa essere abbastanza malvagio anche senza spargimenti di inutile sangue.
Mentre i non atleti dell’Italia preparano le valige, se ce la fanno senza l’intervento del procuratore, è il momento dei bilanci. Tentiamo, in ordine sparso, una pagella complessiva per gli squallidi gitanti di Sudafrica 2010.

Abete 2,5. Sembra quasi fiero di non contare nulla. Ha ragione ad esserlo. Nel calcio l’Italia è una superpotenza con quattro stelle sulla maglietta, seconda solo al Brasile. Riuscire ad essere così marginale è un capolavoro. È come se non facessero entrare nel palazzo dell’Onu il presidente degli Stati Uniti
Lippi 2. È stato giocatore prima che allenatore. Nessuno sa meglio di lui che nel calcio conta solo quello che stai per fare, non quello che hai fatto. Se stai per vincere, sei un grande. Se perdi, sei un fallito, ed è giusto così. Ogni partita è una vita nuova che inizia da 0-0. Chi glielo ha fatto fare dopo Germania 2006? Alcune risposte possibili. Non aveva voglia di allenare i club che gli hanno proposto: troppa fatica. Voleva ripetere l’impresa di Pozzo. Si era stufato di passeggiare sul lungomare di Viareggio. In ogni caso, è tornato per motivi privati di cui non frega niente a nessuno. La nazionale è una missione. È cosa pubblica.
Cannavaro 3. Nella stagione 2005-2006 alla Juventus sembrava già un ex giocatore. Faceva un paio di falli da rigore a partita, ma c’era Big Luciano e gliene fischiavano pochini. Poi è andato in Germania e per un mese lo hanno seguito dalla torre di controllo perché volava. Poi il Real, la Juve e il crollo finale. Adesso se ne va a Dubai. Sul viale del tramonto non si è risparmiato, e non ci ha risparmiato, nessuna tristezza.
Assenti 8. Loro hanno sempre ragione. Balotelli, Cassano, Totti, Miccoli (che peraltro è rotto), Nesta, che fece per viltate il gran rifiuto. Ognuno ha i suoi preferiti. Nella Reggina di qualche anno fa, quella che fece licenziare Lippi dall’Inter, il motto era Chisti simu (siamo questi). Detto con tono fra sconsolato, autodenigratorio e rassegnato. Vale per l’Italia.
Prandelli 8. Prende un voto alto in quanto assente e come augurio. Non che abbia mostrato tutti questi miracoli a Firenze. Speriamo.
Quagliarella 8,5. Mai stato un fan, finora, ma bisogna dirlo. Uno che entra in piena ritirata di Caporetto e si butta avanti mentre gli altri scappano terrorizzati è un coraggioso. Se poi in 45′ fa tre gol e mezzo (il suo su pallonetto, quello forse sulla linea forse oltre, il fuorigioco micromillimetrico, più mezzo o quasi tutto quello di Di Natale), allora è uno da cui ripartire. A fine partita conferma di essere uomo e non caporale, quando scoppia a piangere consolato da Cannavaro. In teoria, doveva essere l’inverso.
Puma 4. È il fornitore azzurro. Fa magliette orrende e la tuta da pompiere di Lippi era spaventosa, ma è già tanto se non ci fa causa per danni come gli sponsor di Tiger Woods dopo l’intervista esclusiva all’amante n°145.
Donadoni 6,5. Vale il discorso sugli assenti. Agli Europei 2008 è stato cacciato dopo un’eliminazione ai quarti, ai calci di rigore e contro i futuri campioni della Spagna. Magari non è il nuovo Helenio Herrera o Rocco redivivo, ma Abete and friends gli hanno fatto una porcata e va ricordato. Il tutto per avere questo.
Fattore C. Senza voto perché non entrato, come Palombo, Bonucci, Bocchetti e De Sanctis. O entrato al contrario, sulla schiena di Buffon e sul polpaccio di Pirlo, gli unici due campioni con certificato internazionale della spedizione azzurra. Non è sempre Pasqua.
Ex giocatori 5. Il voto è collettivo e vale per Camoranesi, Gattuso e Zambrotta. Ci hanno messo la buona volontà e dispiace averli visti così. Purtroppo il calcio è un gioco per gente che corre. Se no, la maglia numero 10 del Brasile ce l’aveva ancora Pelè (e il 14 dell’Olanda era Crujff e il 5 della Germania Beckenbauer, etc). È vero che l’immenso Roger Milla ha segnato a un Mondiale a 42 anni dichiarati (52 effettivi). Ma, appunto, quello era Milla. Per la Broccheide segnalo Chiellini, Iaquinta e Pepe.
Carrello dei bolliti 9. Un assortimento quanto mai vasto. Premio Salsa Verde all’ultima partita di De Rossi, un ottimo calciatore arrivato in pochi giorni a livelli metafisici di lessatura.
Prospettive 2010-2012 6. Forse dobbiamo prepararci a una lunga astinenza da vittorie. Oppure si può sperare nei ricorsi. Dopo Inghilterra ‘66 abbiamo vinto un Europeo e siamo arrivati in finale di Coppa Rimet. Dopo Germania ‘74, è nata l’Italia del ‘78, una delle più belle in assoluto. Un bel repulisti di dirigenti potrebbe essere una premessa sensata di rilancio, se lo sport italiano non fosse abbandonato a se stesso, come la cultura, l’economia, la religione, le autostrade, i giardini pubblici, gli anziani e altre due o trecento cose importanti della società.

Errata corrige. Nella cronaca RdM di ieri non sono mancati alcuni svarioni. Ho accusato Cannavaro del passaggio indietro che ha portato al terzo gol slovacco. Era Chiellini. Molto più grave avere usato gessato siberiano al posto di spigato siberiano (Fantozzi). Abbiate pietà (Fracchia).
Avevo paura! Avevo fretta! Gli avversari erano troppo scarsi! Non l’ho preparata bene! Comunque mi assumo tutte le responsabilità. E un 4,5 in pagella.

 
 
 

Da Bossi un'altro siluro contro la città di Roma

Post n°139 pubblicato il 23 Giugno 2010 da pelicandro
Foto di pelicandro

Dopo che la Lega ha imposto una manovra economica che colpirà Roma e il Lazio in maniera ancora più devastante rispetto al resto d'Italia,ora il Ministro Bossi lancia un nuovo siluro contro Roma.Chiudere i Ministeri e spostarli nel centronord,autorizzando così lo spostamento forzato di migliaia di cittadini romani che lavorano nella Capitale.
Fino a quando il Pdl sopporterà questo spirito antiromanoche corrode la Lega e quindi anche il Governo.
Non prendiamo le parole di Bossi come battute:fino a qualche anno fa si faceva così anche con la Padania e abbiamo visto come sta finendo ora.Quella di Bossi è una linea politica portata avanti con molta chiarezza.gli irresponsabili sono quelli che gli permettono di governare.

 
 
 

Quoque tu Antonio, filii mii.

Post n°138 pubblicato il 21 Giugno 2010 da pelicandro
Foto di pelicandro

Idv: rimborsi elettorali, Di Pietro indagato per truffa

 

 

ROMA - Il leader dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, è indagato a Roma per truffa in relazione a presunti illeciti legati ai rimborsi elettorali assegnati al movimento politico da lui fondato. Gli illeciti riguarderebbero i rimborsi relativi alle elezioni europee del 2004.

L'iscrizione nel registro degli indagati costituisce un atto dovuto alla luce di una denuncia presentata recentemente contro l'ex pm di 'Mani pulite' da Elio Veltri, ex membro dell'Idv. Secondo il denunciante i rimborsi elettorali sarebbero stati incassati non dal movimento politico Italia dei Valori ma dall'associazione privata 'Italia dei Valori', costituita dallo stesso Di Pietro insieme con altre persone. Il tutto, per Veltri, attraverso una serie di false autocertificazioni.

Gli accertamenti sono affidati al pm Attilio Pisani. Non è la prima volta che magistratura romana viene investita della questione relativa ai rimborsi elettorali destinati all'Idv. Nel marzo del 2008 fu archiviata un'analoga inchiesta che prese spunto dall'esposto presentato da Mario Di Domenico, ex esponente dell'Idv.

"E' sempre la solita storia trita e ritrita su cui già, più volte, si sono espresse le varie procure della Repubblica, archiviando il caso. Per cui la Procura della Repubblica di Roma non poteva non procedere, anche questa volta, a seguito del solito esposto". Lo afferma in una nota il leader dell'IdV, Antonio Di Pietro. "Porteremo, ancora una volta - continua - le carte per dimostrare che è tutto in regola, come peraltro hanno accertato ormai da tempo non solo plurime autorità giudiziarie, ma anche, da ultimo, l'Agenzia delle Entrate e gli organi di controllo amministrativi e contabili. Ci vuole pazienza, ci sono persone che non si rassegnano alla propria sconfitta politica e continuano ad infangare gli altri".

 
 
 
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