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Creato da uomo_ambiente il 17/01/2007
L' Uomo al centro del sistema ambiente
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Nino Sospiri
“Era il 1995 quando, spinto dal desiderio di mettere a disposizione di tutti l’ impegno e la passione per la tutela, la valorizzazione e l’ utilizzo responsabile delle risorse ambientali, fondo’ l’ associazione Ambiente eè Vita. Nino, da quel giorno, ha aggiunto ai suoi impegni di uomo delle istituzioni e di leader politico una sfera privata intima, condividendola con un gruppo di amici che ogni anno è divenuto piu’ numeroso, piu’ competente e piu’ appassionato. Nel corso delle iniziative piu’ importanti dell’ associazione abbiamo avuto l’ onore di conoscere e di apprezzare il suo lato piu’ umano e piu’ disponibile. Abbiamo aggiunto al tempo delle riflessioni strategiche e dei programmi le occasioni di divertimento e di conviviale giovialita’.-Tutto questo cercheremo di raccontare scegliendo delle “pillole d’ ambiente” scritte di suo pugno, per ricordare l’ uomo, il politico, l’ amico”
Fernando Ferrara - Segretario Nazionale dell’ associazione “Ambiente eè Vita”
Vorrei che questo Blog diventasse un luogo in cui confrontare pareri e opinioni in materia ambientale e di tutela del territorio. Un confronto civile e sereno, scevro da demagogia, catastrofismo e inutile terrorismo psicologico. Un confronto che non lasci spazio a pericolosi e dannosi integralismi ecologisti.
uomo_ambiente
L' Ambiente non e' una identita' astratta, ma una realta' palpitante e viva che l' Uomo deve amare, proteggere e fruire responsabilmente
(Nino Sospiri)
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FREE TIBET
Anche se prosegue la distruzione... neppure i cinesi riusciranno ad abbattere le piu' alte montagne del mondo, trono degli dei tibetani, che circondano il paese. E percio' anche i futuro, i tibetani piu' devoti, attraversando gli alti passi, potranno dire: "Gli dei vinceranno".
Heinrich Harrer - Autore di "Sette anni nel Tibet"
Prima dell’occupazione cinese, il Tibet era, dal punto di vista ecologico, un territorio equilibrato e stabile perché la conservazione dell’ambiente era parte essenziale della vita quotidiana dei suoi abitanti. I Tibetani vivevano in armonia con la natura grazie alla loro fede nella religione buddista che asserisce l’interdipendenza di tutti gli elementi esistenti sulla terra, siano essi viventi o non viventi. Questa credenza era ulteriormente rafforzata dalla stretta osservanza di una norma che potremmo definire di "autoregolamentazione". Una norma comune a tutti i buddisti tibetani, in base alla quale l’ambiente deve essere sfruttato solo per soddisfare le proprie necessità e non per pura cupidigia. Dopo l’occupazione del Tibet, l’attitudine amichevole e armoniosa dei tibetani nei confronti della natura fu brutalmente soppiantata dalla visione consumistica e materialista dell’ideologia comunista cinese. All’invasione fecero seguito devastanti distruzioni ambientali. Le politiche economiche cinesi causarono la deforestazione, il depauperamento dei pascoli, lo sfruttamento incontrollato delle risorse minerarie, l’estinzione della fauna selvatica, l’inquinamento da scorie nucleari, l’erosione del suolo e le frane. Oggi lo stato dell’ambiente in Tibet è altamente critico e le conseguenze di questo degrado saranno avvertite ben oltre i suoi confini.
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Messaggi del 27/03/2007
Post n°216 pubblicato il 27 Marzo 2007 da uomo_ambiente
Se migliorare la Qualita' della Vita e' uno degli obiettivi di chiunque si occupi a qualsiasi livello di Ambiente... non puo' esistere Qualita' e nemmeno Vita se si e' "schiavi". Sembrerebbe assodato che noi oramai si sia "schiavi" del sistema monetario e quindi la Qualita' della nostra Vita e' nelle mani di pochi disinvolti manovratori della finanza planetaria... |
Post n°215 pubblicato il 27 Marzo 2007 da uomo_ambiente
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Post n°214 pubblicato il 27 Marzo 2007 da uomo_ambiente
Non ne sapevo nulla di queste strane manovre finanziarie e monetarie che sembrerebbero essere all' origine di una permanente crisi economica che puo' mettre in ginocchio la nostra Nazione. Ho partecipato, su invito di un amico piu' attento a certi "mercati" ad un convegno del COLIMO, e vi assicuro che ascoltando dalla bocca di esperti e studiosi certe considerazioni circa lo schiavismo monetario cui siamo soggetti... beh, fa girare le palle Pubblico questo invito: approfondiamo l' argomento assieme e cerchiamo di capirne di piu'... i nomi di politici ed economisti italiani "coinvolti" nelle operazioni denunciate sono trasversali agli schieramenti... ma fanno pensare! Dedicate qualche minuto al sito www.colimo.org... fatelo e ditemi che cosa ne pensate! Grazie
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Post n°213 pubblicato il 27 Marzo 2007 da uomo_ambiente
COLIMO Vale la pena leggere…. Da: www.colimo.org Il Comitato di Liberazione Monetaria è una libera organizzazione autonoma, non politica, non partitica, ma laica, a diffusione nazionale ed internazionale, nata per approfondire tematiche relative alla tutela dei diritti delle persone e delle libertà fondamentali dei cittadini, con particolare riferimento alla promozione tra gli associati della conoscenza e dell´insegnamento dei diritti civili, politici ed amministrativi, dei quali devono godere Tutte le persone. Si adopererà inoltre per promuovere la conoscenza delle leggi civili, penali, amministrative e dei regolamenti di ogni paese inerenti gli scopi del comitato, al fine di consentire a tutti gli associati una consapevolezza matura rispetto ai diritti sopra citati. L’antefatto che ha promosso il costituirsi del movimento è il debito pubblico italiano, un’invenzione costruita da politici e banchieri al fine di arricchire gli azionisti privati della banca centrale italiana ed europea. Questo sito svela i meccanismi ed i segreti di questo sistema di potere che si è eretto e mantenuto sul fatto di essere ignorato dalla gente, ed indica come porre fine legalmente a questo saccheggio. Cosa accade: Il lucro da signoraggio è il profitto realizzato dalle banche centrali di emissione stampando cartamoneta e vendendola allo Stato al costo del suo valore nominale più l´interesse, in cambio dei titoli del debito pubblico. Attraverso l´emissione di questi titoli, nasce e cresce il debito pubblico. Tali banche, di proprietà privata come la banca d´Italia e la Federal Reserve Bank Corporation, o pubblica, come la Bank of England, occultano nei loro bilanci tale lucro o profitto da signoraggio, dato che risulta, per tabulas dai bilanci di dette banche, che nel conto dei profitti e delle perdite, esse non segnano il profitto annuo da vendita della cartamoneta in cambio di titoli del debito pubblico, e che nella situazione patrimoniale, segnano il cespite costituito dalla massa dei titoli del debito pubblico così accumulati, ma lo neutralizzano mettendo al passivo il valore delle banconote in circolazione, come se queste costituissero un debito della banca centrale di emissione, mentre non lo costituiscono affatto. Se dette banche non adottassero tale occultamento del lucro, sarebbero infatti costrette a restituire (tecnicamente “rimettere”) tutto o quasi tutto questo attivo allo Stato. Ovviamente, i proprietari o gestori privati delle banche centrali di emissione preferiscono tenerlo per sé e spartirselo. I principi contabili, tanto illogici quanto irreali e di comodo, sono accettati e imposti da chi ha interesse a farlo (la BCE, in base al trattato di Maastricht, gode di uno status di sovranazionalità, ed è esente da qualsiasi controllo di istituzioni europee e nazionali, quindi fa ciò che vuole). Esempio : Lo Stato prende in prestito una banconota da € 100 euro dalla Banca Centrale e la «paga» con una «obbligazione» da € 100. A fine anno dovrà «drenare» dalla popolazione quei € 100 per restituirli al legittimo proprietario (Banca Centrale), più gli interessi, diciamo un 2,5%. La Banca Centrale ha stampato quella banconota spendendo (tutto compreso) 30 centesimi di euro (quindi era solo un pezzo di carta, una merce come un altra, come un biglietto del cinema) mentre la banconota da € 100 (+2,5%), che lo Stato restituisce alla Banca Centrale, l’ha tolta a tutti noi. La Banca Centrale è una tipografia e si comporta come se fosse la padrona della banconota! Ergo: il signoraggio su una singola banconota è di € 102,5 - € 0,30 = € 102,20
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Post n°212 pubblicato il 27 Marzo 2007 da uomo_ambiente
La crescita della popolazione è sempre un bene INTRODUZIONE Da almeno trenta anni la nozione di crescita demografica è stata indicata dal movimento ambientalista come il peggiore dei mali.In linea con gli insegnamenti erronei e catastrofici del reverendo anglicano Thomas Robert Malthus, i guru del variegato arcipelago ecologista hanno sostenuto che la continua ed inarrestabile crescita della popolazione avrebbe provocato: fame, carestie, povertà, scomparsa delle risorse, affollamento insostenibile del globo, inquinamento e avvelenamento del pianeta.In questo scenario da film dell’orrore abbiamo assistito alla performance di personaggi come il biologo Paul Erlich che già nel 1968 ha descritto la crescita demografica più pericolosa di una bomba atomica, e per lanciare l’allarme ha pubblicato il famoso libro “The Population Bomb”. |
Post n°211 pubblicato il 27 Marzo 2007 da uomo_ambiente
La crescita della popolazione è sempre un bene parte 1 Un po’ di storia In occasione del 2° Congresso Internazionale del WWF, tenutosi a Londra nel Novembre 1970, l’allora Presidente del World Wildilife Fund, Principe Bernardo D'Olanda, inviò ai Capi di governo di tutti i Paesi del Mondo il seguente messaggio: «L'annuale e continuo incremento della popolazione umana impedisce, ad un gran numero di persone dei paesi in via di sviluppo, I'accesso ad un decente livello di vita. Nei paesi già sviluppati, invece, questo incremento ostacola sempre più un miglioramento della qualità della vita. II risultato finale sarà la fine della vita umana se non di ogni forma di vita su questa terra. Per la sopravvivenza stessa della razza umana e del suo ambiente si richiede pertanto, urgentemente, che il suo governo prenda ogni provvedimento necessario a stabilizzare la popolazione il più presto possibile utilizzando qualsiasi mezzo venga accettato dai suoi cittadini ». Commentando la presa di posizione dell’allora presidente del WWF, Carlo Matteotti ha scritto su Panda: «La posta in gioco allora è troppo grave per poter fare concessioni alla demagogia. L'unica via di salvezza è davanti al nostro naso, se non ci ostiniamo a non volerla vedere: l'arresto del folle aumento demografico, con tutti i mezzi a disposizione, ma soprattutto con una massiccia propaganda che scoraggi tanto Ia natalità che la nuzialità, sua causa più diretta; e una energica frenata del moderno, insensato e micidiale processo di industrializzazione irresponsabile». Nel 1972 venne pubblicato l famoso studio commissionato dal Club di Roma a Dennis e Donella Meadows, con il titolo «The limit to growth» (I limiti dello sviluppo), in cui si sosteneva che la crescita della popolazione collegata ai consumi sempre crescenti avrebbe esaurito le risorse del pianeta in pochi anni . Nel 1974 Lester L. Brown, già Presidente del World Watch Institute (WWI), scrisse «I limiti della popolazione mondiale» un libro, massicciamente diffuso nell’allora inquieto mondo giovanile. Il Presidente del WWI sosteneva che «Il tema centrale di questo libro, scritto per l’Anno mondiale della popolazione, è il pericolo demografico. Far fronte a questo pericolo costituisce una sfida fondamentale per la comunità umana».Nel luglio del 1980 venne presentato a Washington The Global 2000 Report to the President, uno studio elaborato da una serie di esperti nominati dall'allora Presidente degli Stati Uniti, Jimmy Carter, in cui venivano esaminati i problemi della popolazione e delle sue attività nei rapporti con le risorse naturali. I mezzi di comunicazione di massa dedicarono enorme attenzione a questo studio, il quale venne presentato con titoli terrificanti: «Uno studio del governo prevede disastri su scala mondiale», «Global 2000 Report: visione di un mondo lugubre», «Verso un ventunesimo secolo problematico: un gruppo di esperti incaricati dal Governo profetizza un pianeta desolato». Un’intera pagina di pubblicità del Rapporto pubblicata dal New York Review of Books titolava: «Mari avvelenati, piogge acide, scarsità idrica e l’atmosfera che muore». Nel 1991 Gianfranco Bologna vicepresidente del WWF, nel presentare la valutazione del WWF sulla crescita demografica, ha scritto: «É necessario fare il possibile per ridurre ovunque il tasso di fertilità totale, cioè la media di figli per donna, in particolare nei paesi poveri. (...) Per ottenere ciò è indispensabile sostenere e finanziare gli investimenti internazionali relativi alla pianificazione familiare da estendere il più possibile sia alle donne che agli uomini (...) La pianificazione demografica dovrebbe essere inclusa in tutti gli altri settori della pianificazione dello sviluppo, con la presenza di un servizio ad hoc specializzato in queste tematiche, presso i ministeri ed i servizi che si occupano di aiuti allo sviluppo. Tali aiuti dovrebbero essere sistematicamente abbinati a programmi di assistenza denatalista. (...) I programmi per la pianificazione demografica dovrebbero ricevere una maggiore assistenza internazionale. Le risorse destinate alla pianificazione familiare nei paesi poveri dovrebbero raddoppiare per raggiungere entro la fine del secolo 9 miliardi di dollari all'anno. (...) É , indispensabile che le grandi fedi religiose - in particolare quella cattolica e quella islamica, che hanno ampia diffusione nei paesi poveri dove la crescita demografica è particolarmente sostenuta - riconsiderino con urgenza le loro posizioni contrarie all'utilizzo di sistemi di pianificazione familiare». Nel luglio del 2002, poco prima della conferenza ONU di Johannesburg sullo sviluppo sostenibile, il WWF ha presentato il rapporto “The living Planet”, un elenco infinito di sciagure. «Entro il 2050 - è scritto nel rapporto del WWF- scompariranno le foreste, le specie si estingueranno, non ci saranno più pesci nel mare, né animali sulla terra. I consumi sono troppi, non ci saranno più risorse naturali, la terra morirà e l’uomo dovrà cercarsi un altro pianeta dove vivere». |
Post n°210 pubblicato il 27 Marzo 2007 da uomo_ambiente
La crescita della popolazione è sempre un bene parte 2 Disastri prossimi venturi: scenari suggestivi ma falsi Per fortuna nostra e del mondo intero, queste drammatiche e spaventose previsioni non si sono mai verificate. Alla prova dei fatti le profezie delle “cassandre verdi” si sono rivelate inaccurate, errate nelle elaborazioni e nel metodo. A distanza di anni neanche una delle situazioni previste si è avverata, anzi in molti casi alla presunta scarsità di risorse, di cibo, di acqua potabile, di materie prime, si è sostituita l’abbondanza delle stesse. Le argomentazioni dei catastrofisti sono state duramente contestate da autorevoli studiosi nel campo dell’economia, della demografia, e dell’ambiente, tra cui diversi premi Nobel. Questi ultimi sostengono che la scarsità di risorse ed i problemi legati alla crescita ed al consumo hanno un carattere relativo alle tecnologie utilizzate nei diversi periodi della storia. Studi approfonditi ed accurati dimostrerebbero infatti che nel medio e lungo periodo la crescita della popolazione è la prima tra le fonti dello sviluppo economico e sociale. Certo l’umanità non è povera di problemi, ma mai nella sua storia è vissuta così a lungo ed in maniera così salubre. Mai è stata capace di produrre tanti beni come nei tempi moderni. I parametri ambientali, soprattutto nei paesi più avanzati, sono tutti in costante miglioramento. Alcuni esempi: nel 1900 l'aspettativa di vita media negli USA era di 47 anni, oggi siamo a 77.Non siamo mai vissuti così a lungo. L’aspettativa di vita media è più che raddoppiata nel corso dell’ultimo secolo, soprattutto nei Paesi in Via di Sviluppo. La mortalità infantile è crollata. Il numero di persone che soffrono la fame è calato da una percentuale del 35% del 1970 al 18% del 2000. Più di due miliardi di persone che vivono nei PVS hanno visto il loro consumo calorico salire del 38%. I poveri dei nostri giorni hanno accesso ad una serie di servizi come ricoveri ospedalieri, cibo, cure mediche, svaghi, comunicazioni e trasporti che 100 anni fa erano privilegio solo della famiglie più agiate. Ha scritto l’United Nations Development Programme (UNDP) nel suo rapporto su povertà e disuguaglianza: «Sono pochi coloro i quali si sono accorti dei grandi avanzamenti già compiuti: negli ultimi 50 anni la povertà è diminuita di più che nei 500 anni precedenti ed è stata ridotta, in pressoché tutti i paesi» . Un singolo agricoltore del mondo avanzato produceva all’inizio del secolo cibo per 7 persone, oggi lo stesso agricoltore produce alimenti per quasi 100 persone. Nel diciannovesimo secolo quasi tutti gli adolescenti lavoravano nei campi o nelle fabbriche, oggi 9 su 10 frequentano la scuola superiore. Attualmente i cittadini dei paesi più sviluppati dispongono di tre volte il tempo libero dei loro nonni. Il prezzo del cibo calcolato in relazione ai salari è crollato. All’inizio del 1900 ogni americano doveva lavorare due ore per acquistare un pollo, oggi bastano 20 minuti di lavoro. Non è mai accaduto nella storia che la lunghezza e la qualità della vita crescessero in maniera così repentina e per strati così vasti della popolazione. Per quanto riguarda le risorse, grazie all’aumento della produttività ed allo sviluppo tecnologico si può affermare che «non esistono limiti fissi all’uso delle risorse per il futuro» e che «Ci sono sì dei limiti momentanei, ma questi si allargano continuamente , e preoccupano sempre meno nel passaggio tra una generazione e l’altra». Alla prova dei fatti e della storia è evidente che la teoria malthusiana e le sue varianti ecologiste siano completamente errate sia nei risultati che nel metodo, eppure ci sono personaggi che la continuano a sostenere con protervia, sfidando ogni ragionevole argomentazione.E’ il caso del politologo Giovanni Sartori, che insieme a Gianni Mazzoleni di ha pubblicato proprio nel 2003 un libro che ci permette di fare il punto sul dibattito relativo ai più rilevanti problemi ambientali. Già il titolo è tutto un programma: «La terra scoppia - Sovrappopolazione e sviluppo» (Rizzoli 2003)Scrive Sartori nell’ultima di copertina: «Se la follia umana non troverà una pillola che la possa curare, e se questa pillola non sarà vietata dai folli che ci vogliono in incessante moltiplicazione, il regno dell’uomo arriverà a malapena nel 2100. tra un secolo, di questo passo,, il pianeta Terra sarà mezzo morto e gli esseri umani anche». La tesi è chiara: siamo in troppi, la tecnologia inquina, perciò dobbiamo ridurre la popolazione, ed è colpa del Vaticano e degli Stati Uniti se non si riesce ad imporre drastici pani di controllo della popolazione. Già nelle prime pagine scrive Sartori: «Un imputato eccellente è la tecnologia, (...) l’altro imputato è la sovrappopolazione, l’habitat è danneggiato da troppi abitanti .....» Da qui inizia a snocciolare le previsioni catastrofiche e cioè/ Buco dell’ozono che si allargherà a dismisura, riscaldamento globale con scioglimento dei ghiacciai e crescita dei mari. Inondazioni e siccità. Scarsità di acqua, erosione del suolo, distruzione delle foreste....Sartori conclude dicendo che l’aumento incontrollato delle nascite è causa ed effetto di povertà e sottosviluppo ....Andiamo a vedere con i dati reali, quante delle asserzioni di Sartori reggono il confronto con la realtà. |
Post n°209 pubblicato il 27 Marzo 2007 da uomo_ambiente
La crescita della popolazione è sempre un bene parte 3 |
Post n°208 pubblicato il 27 Marzo 2007 da uomo_ambiente
La crescita della popolazione è sempre un bene parte 4 Non è vero come asserisce Sartori e i neomalthusiani che più cresce la popolazionpiù ci saranno problemi di scarsità alimentare.Al contrario oggi produciamo più cibo che in tutta la storia dell’umanità. E con l’utilizzo delle biotecnologie siamo alle soglie di una rivoluzione che si annuncia sempreverde.Tra il 1950 e il 1987 la popolazione mondiale è raddoppiata, siamo passati da 2,5 a 5 miliardi. Nello stesso periodo la produzione alimentare è così cresciuta che il numero delle persone che soffrivano la fame si è ridotto del 75%.Grazie alle varietà di sementi ed alla prima rivoluzione verde la produttività agricola ha compiuto balzi enormi.In Pakistan la produzione di cereali è cresciuta da 4,6 milioni di tonnellate nel 1965 a 8,4 milioni di tonnellate nel 1970. In India nello stesso periodo, la produzione di cerali è passata da 12,3 milioni di tonnellate a 20 milioni di tonnellate.Dal 1968 ad oggi la popolazione indiana è più che raddoppiata. Nello stesso periodo la produzione di cereali è triplicata, e l’economia nel suo complesso è cresciuta di nove volte.Il missionario del PIME Padre Piero Gheddo ha sottolineato in una lettera al Corriere della Sera che: «L’India, che ha favorito la democrazia, l’educazione e l’agricoltura, è passata da 390 milioni di abitanti nel 1947 al miliardo attuale. Era il Paese delle carestie, oggi esporta cereali in Medio Oriente e Africa. La crescita di produttività agricola è passata dallo 0,5% annuale nel 1950 al 3,5% oggi, mentre la crescita demografica è diminuita dal 3,1% al 2,1% ». Secondo la FAO (Food and Agricultural Organization) la dieta per nutrire adeguatamente una persona deve essere di 3000 calorie al giorno.La Fao ha calcolato che per nutrire 9,3 miliardi di persone senza incrementare l’attuale superficie coltivata che è di 1,4 miliardi di ettari pari all’11% del suolo terrestre, bisogna raggiungere di media una produttività di 1,8 tonnellate per ettaro. In Africa, il continente con la più bassa produttività agricola del pianeta la produttività non supera 1 tonnellata per ettaro, ma nei Paesi avanzati siamo ben oltre. Negli Stati Uniti la produttività per i cereali è di 3 tonnellate per ettaro, in Europa è di 6 tonnellate per ettaro. Il mais è prodotto negli Usa a 8 tonnellate per ettaro . Il riso è prodotto in Sud Corea al ritmo di 6 tonnellate per ettaro.In Brasile la produzione è di 6 tonnellate per ettaro in terreni irrigati, e di tre tonnellate per ettaro in terreni che godono solo del ciclo delle piogge.A proposito del rapporto tra disponibilità alimentare e crescita demografica, ha scritto Alberto Mingardi sul sito della Fondazione Liberal: «L’idea che fame e “sovrappopolazione” siano l’una la conseguenza dell’altra implica il pregiudizio che un’alta densità di popolazione debba essere sinonimo di carestia. Se fosse vero, non si capisce perché soltanto 7 dei 21 Paesi più poveri del mondo abbiano una densità di popolazione superiore ai 100 abitanti per kmq, mentre tra i 21 Paesi più ricchi ben 12 superano questa cifra.Come ha notato (su “Federalismo e libertà”) Giorgio Bianco, studioso attento a queste problematiche, se l’India ha una densità di 284 abitanti per kmq, il Belgio ne fa registrare 331, il Giappone 332, l’Olanda 378, Singapore 5373, Hong Kong 5956. La superficie del Madagascar è quasi il doppio di quella del Giappone (587.040 kmq contro 377.835), eppure gli 11 milioni di malgasci muoiono di fame mentre i 126 milioni di giapponesi (con i loro 38160 dollari di reddito pro capite) sono il popolo più ricco al mondo dopo gli svizzeri. E la terra del Sol levante non abbonda certo di risorse naturali». Per quanto riguarda la scarsità alimentare, è ormai evidente a tutti che il problema è quello di vincere il sottosviluppo.La fame si vince costruendo infrastrutture e favorendo l’utilizzo dei moderni metodi di sviluppo agricolo, e non finanziando inumani e costrittivi programmi di riduzione della popolazione. É certamente vero che la popolazione mondiale dal 1900 ad oggi è aumentata di circa quattro volte, ma grazie al progresso economico, scientifico e tecnologico, nello stesso periodo di tempo il prodotto mondiale lordo è aumentato di diciassette volte da 2300 miliardi di dollari nel 1900 ai 39.000 miliardi del 1997 . Un solo dato: all'inizio del 1900 ogni agricoltore americano produceva cibo sufficiente per nutrire altre sette persone; oggi lo stesso agricoltore può sfamarne 96. Anche ammettendo che la popolazione mondiale sia destinata a stabilizzarsi intorno ai 12 miliardi, non c'è dunque un problema di risorse, semmai di riuscire a trasmettere una cultura che favorisca lop sviluppo ed il benessere. Ma questo è un problema che non dipende dalla crescita della popolazione bensì dalla gestione politica dei vari Paesi. |
Post n°207 pubblicato il 27 Marzo 2007 da uomo_ambiente
La crescita della popolazione è sempre un bene parte 5 |
Post n°206 pubblicato il 27 Marzo 2007 da uomo_ambiente
La crescita della popolazione è sempre un bene parte 6 |
Post n°205 pubblicato il 27 Marzo 2007 da uomo_ambiente
La crescita della popolazione è sempre un bene parte 7 |
Post n°204 pubblicato il 27 Marzo 2007 da uomo_ambiente
COMUNE DI GORIZIA COMMISSIONE CONSILIARE D’INCHIESTA SULL’ ATTIVITà DI RACCOLTA E SMALTIMENTO RIFIUTI DELLA SOCIETA' PARTECIPATA IRIS SPA RELAZIONE A cura del Consigliere comunale e componente della Commissione dott. Francesco Del Sordi (Segretario Provinciale per Gorizia dell’ associazione “Ambiente eè Vita”)
1.- Introduzione Da anni ormai AMG prima, IRIS dopo, effettua la raccolta dei rifiuti per conto del Comune di Gorizia. La vicenda che ha visto nascere la “questione rifiuti” a Gorizia si può riassumere come segue. Inizialmente la raccolta si effettuava con un sistema misto bilanciato “porta a porta” – “cassonetti stradali”. Allora, e per decenni, il cittadino ha goduto di un servizio per cui venivano effettuate tre raccolte settimanali domestiche di un rifiuto indifferenziato (da inviare a smaltimento), mentre presso contenitori stradali venivano conferiti, su base volontaria, una serie di rifiuti riciclabili. In questo contesto ed in presenza di tre impianti di smaltimento (inceneritori di S.Andrea e Moraro, discarica di Pecol dei Lupi), il Comune di Gorizia e la sua Provincia godevano di una quasi totale autonomia economica di smaltimento dei rifiuti, fatto salvo lo smaltimento di rifiuti speciali non trattabili per limiti di natura tecnologica ed autorizzativa (batterie esauste, olii minerali, pneumatici, ecc.). Nel corso degli anni si sono succeduti due importanti eventi: l’inceneritore di Moraro fu chiuso dal Sindaco di allora e, più recentemente, la stessa fine ha subito quello di Gorizia per decisione dell’attuale Giunta. Eccezion fatta per le zone in cui si effettuava una sperimentazione di raccolta dell’umido, di altre frazioni e per le raccolte nei contenitori stradali, il vecchio sistema veniva gestito, a livello comunale, quasi esclusivamente con le sole risorse umane di AMG prima ed IRIS dopo. Con l’avvio del nuovo sistema voluto dall’attuale Giunta di centro-sinistra, venne inizialmente introdotto un nuovo sistema che prevedeva il ritiro, una sola volta la settimana, del rifiuto indifferenziato da inviare allo smaltimento, mentre il conferimento del rifiuto riciclabile fu delegato obbligatoriamente, al cittadino-utente. In quelle circostanze si verificò un aumento delle problematiche relative alla gestione della complessa macchina di raccolta, trasporto, recupero o smaltimento dei rifiuti. Da una parte il Comune di Gorizia dettava le sue disposizioni per l’organizzazione della raccolta, dall’altra IRIS doveva organizzare la gestione (intesa come raccolta, trasporto, recupero o smaltimento) potendo contare sulle proprie forze, per quanto possibile, ed esternalizzando (o subappaltando) molti altri servizi. Solo da luglio del 2006 sono intervenute delle modifiche migliorative a questo primo sistema proposto, ma di un tanto non è possibile valutare economicamente i risvolti in quanto la Commissione non ha avuto né il tempo materiale, né tanto meno la documentazione necessaria. Di fatto si è potuta analizzare solo la situazione di spesa e di gestione ante luglio 2006.
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Post n°203 pubblicato il 27 Marzo 2007 da uomo_ambiente
COMUNE DI GORIZIA COMMISSIONE CONSILIARE D’INCHIESTA SULL’ ATTIVITà DI RACCOLTA E SMALTIMENTO RIFIUTI DELLA SOCIETà PARTECIPATA IRIS SPA Relazione I compiti assegnati alla Commissione dal Consiglio comunale possono essere riassunti in due punti principali: - valutazione di vantaggi e svantaggi di un maggiore o minore grado di “differenziazione” della raccolta e verifica sulla convenienza, economicità e qualità del servizio in relazione ad eventuali subappalti concessi da I.R.I.S. S.p.A. ed in relazione alle condizioni contrattuali e di lavoro del personale impiegato, sia di I.R.I.S. che di terzi. È innegabile che, se da una parte oggi subiamo gli effetti di un radicato peggioramento della gestione del servizio per cause endogene, ad esempio l’inasprimento dei rapporti sindacali, l’evidente differenza di trattamento dei dipendenti in varie parti del territorio provinciale, l’invecchiamento del parco macchine, grossa parte hanno cause esogene spesso legate ad un aumento incontrollato dei prezzi pagati per le varie fasi della gestione ad opera di un numero esagerato di ditte operanti. - verifica dei costi sostenuti da I.R.I.S. per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, servizio di cui è concessionaria del Comune di Gorizia, e delle relative ricadute sulla T.I.A. a carico dei cittadini goriziani, con particolare riguardo all’eventuale individuazione di costi non attinenti, di eventuali diversi sistemi organizzativi o correttivi della raccolta; Da una verifica effettuata sul numero di ditte che hanno operato nella gestione dei rifiuti in sub appalto e per conto di IRIS, si può constatare come per poco più di una ventina di tipologie di rifiuto da inviare a recupero o smaltimento e per varie attività connesse alla tenuta del decoro della città (spazzamento di strade e marciapiedi, svuotamento cestini, pulizia attorno contenitori stradali, ecc.), hanno operato mediamente una ventina di ditte. Troppe sono state le aziende interessate in queste operazioni e troppo dispersivo l’eventuale lavoro di controllo che molto spesso quindi dava un pessimo risultato. Anche la gestione economica della esternalizzazione deve aver subito una espansione dei prezzi. Poche ditte più grandi potevano forse erogare lo stesso servizio a costi minori. Per quanto riguarda la gestione delle isole ecologiche si evidenzia come nel 2005 il costo per singola isola si aggirava attorno ai 32.700 €/anno. Tale costo afferisce solo al personale e non a spese di tipo strutturale. Un capitolo particolarmente interessante è quello del trasporto dei rifiuti a Trieste presso il termovalorizzatore e il punto di raccolta CONAI (Consorzio Nazionale Imballaggi). Con la citata chiusura degli inceneritori provinciali, la porzione di rifiuti che non veniva smaltita presso la discarica di Pecol dei Lupi doveva essere inviata (e lo è tuttora) a Trieste con un notevole costo per tutta l’utenza. Il costo del trasporto effettuato da IRIS è stimato in circa 210 € a viaggio. Ovviamente, come tutte le spese legate alla gestione dei rifiuti e del decoro urbano, anche questa rientra tra i costi da distribuire sui cittadini Al punto di raccolta CONAI venivano invece inviati tutti i rifiuti riciclabili raccolti dai contenitori stradali ad opera della ditta Calcina con costi differenziati a seconda della tipologia di materiale (carta, vetro, ecc.) e del giorno di raccolta. La raccolta ed il trasporto effettuata nei giorni festivi costava circa il doppio dei feriali (ad esempio per la carta 800 € la domenica rispetto i 480 € in settimana). Nulla di particolarmente grave se non fosse che abbiamo constatato che i camion raramente sono partiti a pieno carico, anzi spesso erano mezzi vuoti ma, ovviamente il costo sostenuto era lo stesso del pieno carico. Abbiamo verificato anche che durante lo stesso giorno, gli stessi camion partivano per più viaggi senza il pieno carico. Ad una nostra precisa segnalazione sul fatto che, diversamente da quanto previsto dal contratto, spesso la domenica c’era un solo operatore sul camion (il costo era calcolato per due operatori) non è stata riscontrata una opportuna verifica da parte di IRIS. Solo alcuni controlli sono stati eseguiti, e solo dopo la nostra segnalazione, due sole assenze rilevate da IRIS, moltissimi i casi indicati da alcuni consiglieri e non individuati. A fronte di due infrazioni è stata comminata una sanzione da 300 € nonostante la ditta avesse risparmiato tra i 120 ed i 200 € a camion alla volta. Sembra inoltre che Calcina pesasse i rifiuti sulla sua bilancia ed IRIS non controllasse con una propria ovvero prendesse come riferimento solo gli scontrini di pesatura presentati. La normativa nazionale dovrebbe riconoscere un’indennità chilometrica a chi è costretto a trasportare i rifiuti riciclabili a piazzole CONAI distanti più di 30 chilometri. Pare invece che il Comune non abbia percepito questa indennità seppur la piazzola CONAI sia localizzata a Trieste e quindi a più di 30 chilometri. Sempre nel campo dei controlli, praticamente assenti su tutta la filiera, nessuna notizia ci è stata fornita in merito alle operazioni di vagliatura dei materiali provenienti dai contenitori stradali. Capitava spesso che la ditta dovesse “pulire” i materiali riciclabili da quelli non riciclabili a causa di errati conferimenti (ad esempio sacco di secco residuo buttato nel contenitore della plastica). Nulla di preoccupante se non fosse che tale operazione di vagliatura aveva un costo di 113 €/t mentre lo smaltimento del rifiuto residuo 140 €/t. In merito alla discarica in Polonia, a fronte di un investimento di circa 1.500.000 €, al momento dell’acquisto si ipotizzava un rientro in 8/10 anni a causa dell’ipotetico scenario di chiusura entro il 2006 di molte discariche per l’imminente applicazione della normativa europea. Peccato che i nuovi paesi membri hanno avuto una proroga sull’applicazione di tale normativa e, ad oggi, non è più stimabile un periodo di rientro dell’investimento. Per quanto riguarda il parco mezzi in dotazione ad IRIS, si è potuto constatare come i mezzi più nuovi siano stati spostati nella Sinistra Isonzo e spesso anche in surplus rispetto alle esigenze. Come conseguenza a Gorizia circolano camion più vecchi e più inquinanti. Mentre nella sinistra Isonzo hanno mezzi nuovi e maneggevoli, a Gorizia i dipendenti IRIS devono lavorare con camion a tre assi, anche per le vie più strette. Dubbia è pure la convenienza dell’accordo commerciale tra le province di Trieste e Gorizia sullo smaltimento dei rifiuti al termovalorizzatore di Trieste: prezzi imposti dall’accordo ed obbligatoriamente accettati da IRIS, prezzi ingessati forse fuori mercato al quale IRIS non si è potuta rivolgere per cercare condizioni migliori. Un capitolo a parte va destinato all’impianto di compostaggio di Moraro. Tale struttura, costata oltre 3 milioni di euro, già dai primi mesi di attività ha dimostrato evidenti e consistenti carenze di tipo progettuale e strutturale. Mancano già spazi per lo stoccaggio dei materiali poiché quelli che arrivano sono molto di più di quelli che partono. Ci sono elevati consumi di combustibile per le varie macchine operatrici: circa 3000 litri di gasolio al mese. Ciò determina quindi anche un elevato impatto sul territorio. Mancano le officine per la manutenzione in condizioni favorevoli dei mezzi e delle attrezzature con conseguenti perdite di tempo e condizioni disagiate per gli operai. Per quanto riguarda gli operai in servizio, 5 sono i dipendenti teorici, 3 sono in media quelli presenti. Molte macchine dovrebbero lavorare in automatico ma invece sono ancora gli operai a svolgere manualmente o con macchine operatrici buona parte di queste attività. Per quanto riguarda il compost prodotto, circa il 30% dell’umido che entra diventa compost, il 15% va in discarica od inceneritore il resto è composto da liquidi (che vanno trattati), polveri e gas (che ammorbano l’aria nei dintorni e causano disagi alla popolazione). Spesso poi il compost prodotto non è buono e deve essere smaltito in discarica. Sembra inoltre che tale struttura generi circa 250.000 €/anno di passivo. In questo contesto progettuale e gestionale carente, recentemente IRIS ha subappaltato l’impianto di raffinazione (compost, sottovaglio, rifiuti) alla ditta Gasparutti che gestisce anche la discarica di Pecol dei Lupi. Nulla è emerso in merito ai costi, ma è plausibile pensare che tale conduzione abbia un costo che in qualche modo si riflette anche sulla TIA di Gorizia. |
Post n°202 pubblicato il 27 Marzo 2007 da uomo_ambiente
COMUNE DI GORIZIA COMMISSIONE CONSILIARE D’INCHIESTA SULL’ ATTIVITà DI RACCOLTA E SMALTIMENTO RIFIUTI DELLA SOCIETà PARTECIPATA IRIS SPA 3.- Conclusioni La Commissione ha operato molti mesi utilizzando informazioni fornite da IRIS e dai suoi dipendenti. In questo contesto deve comunque essere citato anche l’intervento del Presidente del Consiglio d’amministrazione di IRIS dott. Gutty, effettuato in Consiglio comunale il 18.12.2006. Dal punto di vista economico gestionale le forti immobilizzazioni che sono state determinate negli anni hanno creato in IRIS una situazione debitoria generale di circa 17 milioni di euro. In questo contesto forti sono i deficit causati da scelte politiche dell’Amministrazione provinciale e comunale. La chiusura dell’inceneritore di Gorizia provoca circa 900.000 €/anno di passivo per maggiori costi di personale e smaltimento ma anche per minori introiti. La chiusura dell’inceneritore di Moraro ha invece determinato un esubero di 8 persone, impiegate in altro modo, ma comunque determinanti un maggiore costo. Per quanto riguarda la perdita del settore rifiuti questa era già nota da tempo ai Sindaci: 1 milione nel 2003, 1,5 nel 2004, 2,6 nel 2005. Se è pur vero che IRIS ha organizzato il servizio con difficoltà in osservanza a quanto stabilito dal Comune, è altrettanto vero che, in base ai documenti visionati, non sembra abbia scelto la via più breve per risolvere i vari problemi che di volta in volta sono sorti. È mancato un controllo capillare degli adempimenti contrattuali delle ditte incaricate a svolgere i vari servizi. Anche nella gestione del personale di IRIS e dei suoi mezzi, è ipotizzabile che la distribuzione differenziata dei veicoli a Gorizia (pochi e vetusti) abbia influito sulle spese generali Per concludere ritengo che sia necessario procedere urgentemente alla stesura di un nuovo contratto di affidamento del servizio con clausole più restrittive e condizionanti per IRIS Il Comune da parte sua deve individuare una figura preposta alla verifica “in continuo” degli adempimenti contrattuali e dell’addebitamento dei costi di gestione. È infine auspicabile che il Comune verifichi attentamente anche l’eventualità di affidare il servizio ad un altro gestore qualora le condizioni economiche e la gestione operativa siano più vantaggiose per i cittadini. dott. Francesco Del Sordi
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Post n°201 pubblicato il 27 Marzo 2007 da uomo_ambiente
Dal cestino del capo Redattore de "Il Piccolo" Scusate il “personalismo” e il “localismo” ma… se la stampa locale non si degna di pubblicare comunicati e lettere che non siano a firma di esponenti delle blasonate e lautamente remunerate holding dell’ ecologismo “politicamente corretto” (leggi Legambiente, WWF e compagni…), non abbiamo altro mezzo che sfruttare il “passaparola” e la rete e’ di grandissima utilita’. Quelle che seguono sono considerazioni espresse circa una “emergenza” ambientale relativa a Trieste. Emergenza che nasce nel momento in cui si e’ costretti a fermare due delle tre linee di alimentazione del termovalorizzatore comunale, ma che ha radici profonde… perche’ un assessore “part time” per l’ Ambiente e’ troppo poco.! “Sull’ onda emotiva dello stop al termovalorizzatore e dell’ incombere di una emergenza rifiuti, qualcuno a Trieste chiede per l’ Ambiente, un assessore comunale “a tempo pieno”… Magari! Ma sappiamo che non e’ realistico. Accontentiamoci di quello “part-time”, ma poniamogli dei punti fermi e degli obiettivi, perche’ cosi’ non si va da nessuna parte, e se quello dei rifiuti e’ solo un episodio, grave, ma circostanziato, c’e’ molto altro di cui vorremmo parlare, senza fare demagogia e senza allarmismo, ma spinti da una profonda delusione… Partecipazione e condivisione delle scelte di politica ambientale, dialogo e confronto con le associazioni e con i portatori di interesse, erano una procedura oramai consolidata con l’ assessore Ferrara, e c’erano in programma anche quelle azioni concrete, ora e’ di moda chiamarle strutturali, che attendiamo da tempo… alcune impostate preliminarmente gia’ con gli assessori Bradaschia e Frezza, molte puntualmente individuate in “Agenda 21” di cui da anni si e’ persa traccia e persino il ricordo. Tra tanti provvedimenti attesi il “Piano del traffico”, va bene avviare la sperimentazione, purche’ non sia l’alibi per insabbiarlo! E ancora la variante al “Piano regolatore”, quello che l’ arch. Portoghesi ha predisposto in base ai desiderata del sindaco Illy e di qualche suo “previdente” assessore. Una variante invocata da tutti per porre un freno alla devastante invasivita’ di certe lobby del mattone e contestualmente una riedizione piu’ seria e credibile del “Regolamento edilizio”, quello nato asfittico dopo una gestazione di 35 anni… e che permette alla scarsa qualita’ edilizia, paesaggistica ed estetica della periferia di minacciare anche aree residenziali e centrali, una volta di pregio. Si parlava poi della seconda puntata del “Regolamento del Verde”, per completare l’ opera ferma al solo verde pubblico, del problema dei ripetitori e delle antenne, delle polveri sottili e delle emissioni inquinanti prodotte non solo dalla Ferriera e dal traffico, ma anche da impianti di riscaldamento sul cui controllo qualcosa ci sarebbe da dire. Aggiungiamo, restando in tema, lo spreco di energia per l’ inutile surriscaldamento degli edifici, in particolare di quelli pubblici, ma anche di tanti esercizi commerciali e ancora dell’ inutilita’ di illuminare fino a tarda notte monumenti e palazzi di una citta’ deserta. Aggiungiamo ancora che, in considerazione dell’ insistenza sul territorio comunale di un vasto sito di interesse nazionale, contaminato e da bonificare, si e’ formata una diffusa competenza tecnica di settore verso la quale ci si sarebbe aspettati un po’di attenzione da parte del Comune se non altro per indagare e risolvere i problemi di altre aree private o pubbliche che notoriamente sono state oggetto di pesante contaminazione, ma sulle quali, nonostante siano di specifica competenza comunale, e’ sceso il velo dell’ oblio. Tanto per citarne qualcuna il Broletto con gli idrocarburi nella falda, le antiche Fonderie di via della Tesa con metalli pesanti e idrocarburi mai caratterizzati, o la diossina nel sottosuolo dell’ ex inceneritore di via Giarizzole. Questa “nota della spesa ambientale” che - senza rancore - sottoponiamo all’ attenzione dell’ assessore Bucci potrebbe essere molto piu’ lunga, per quieto vivere ci fermiamo qui… Forse non sono tutte competenze di un assessore all’Ambiente, certo sono tutte criticita’ che un assessore all’ Ambiente dovrebbe porre in discussione con i colleghi di Giunta… puntando i piedi, se necessario, e alzando la voce! Ma un assessore part-time puo’ avere altre priorita’ e dimenticarsi che l’ Ambiente e’ uno dei punti di forza di qualsiasi amministrazione che abbia a cuore la Qualita’ della Vita dei suoi cittadini… ma e’ anche uno dei temi su cui ci si gioca il consenso degli elettori.” (firmata) Ambiente eè Vita Il Segretario Regionale per il FVG
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Post n°200 pubblicato il 27 Marzo 2007 da uomo_ambiente
INDICATORI DI SOSTENIBILITA' Premesso che qualsivoglia valutazione della sostenibilita’ di un intervento che incida sul territorio richiede degli indicatori specifici e che in questa direzione si sono mossi da tempo i piu’ importanti istituti di ricerca applicata all’ Ambiente. I cosiddetti indicatori di sostenibilita’ sono uno strumento per rappresentare in modo sintetico i diversi problemi indagati, senza che vada perso nel “fare sintesi” il contenuto informativo sviluppato nel corso dell’analisi. Essi sono utilizzati da tempo anche in economia o nelle indagini sociali. Il loro scopo è quello di rappresentare e mettere in evidenza per ogni fenomeno indagato, le tendenze nel tempo, il rapporto con obiettivi di legge o con obiettivi di sostenibilità, le relazioni causa-effetto, l’efficacia delle politiche pubbliche, la capacità di innovazione ambientale del sistema economico e dei cittadini. Gli indicatori sono necessari inoltre per saldare la conoscenza con la scelta politica, tramite quell' atto cruciale che è la valutazione delle prestazioni, in termini di sostenibilità, dei sistemi che vanno governati e delle azioni di governo. Senza questa valutazione, l'azione politica procede alla cieca. Per queste ragioni, la messa a punto di un insieme di indicatori di sostenibilità, fondati su buone teorie, efficaci nell'orientare i processi decisionali, efficienti nei monitoraggi, è diventato uno dei compiti primari della ricerca in tema di sostenibilità. |
Inviato da: elly19700
il 09/04/2009 alle 17:40
Inviato da: rigitans
il 04/04/2009 alle 11:26
Inviato da: uomo_ambiente
il 13/02/2009 alle 16:54
Inviato da: elly19700
il 12/02/2009 alle 13:28
Inviato da: elly19700
il 30/01/2009 alle 20:26