Creato da passandoperme il 07/08/2010

lavori in corso

uomo in costruzione

 

 

casalingo

Post n°22 pubblicato il 28 Novembre 2010 da passandoperme

Uomo casalingo, si salvi chi può

Mica fessi gli uomini che non stirano in casa, è una rogna pazzesca.

Mettiamo una camicia. Sistemare da cristiani un collo è più difficile che

fare andare d’accordo Berlusconi e Fini, evitare la pieguzza carogna è

 più improbo che eliminare l’immondizia dalle strade di Napoli. E poi, dopo

 tutta quella fatica, la metti e bastano due minuti di agitazione per sudare

 e puzzare, con la chiazza sotto le ascelle. Via la camicia, nuovo lavaggio

 e nuova stiratura, meglio quelle vecchie in sintetico che puzzavano di più

ma almeno rimanevano rigide come baccalà. Così pulire in casa, è un lavoro

 da serie C ma bisognerebbe premiarlo col Nobel, provare per capire se è

facile non seminare pozzangherine, non far sgocciolare i lavandini, non

far crepare di infiltrazioni il parquet, non lasciare olezzi da petrolchimico. 

SULLE SPALLE DELLA DONNA - Andiamo verso la parità in tutto, ma

 il 76,2 per cento del lavoro in casa continua a pesare sulle spalle delle donne.

E non di quelle che si definisce casalinghe per dire più o meno, una bastardata,

che non fanno nulla nella vita. Ma anche quelle che lavorano fuori e quando

tornano nella loro casa, dolce casa, trovano roba tale da far struggere di nostalgia

per il lavoro fuori. I dati dell’Istat (Istituto nazionale di statistica) sono da guerra

 civile: la donna 5 ore e 9 minuti, l’uomo 1 ora e 43 minuti. E volete sapere di

quanto l’uomo ha aumentato il suo apporto al lavoro domestico in sette anni?

Nove minuti, insufficienti anche per stirare solo la manica della camicia. Non ne

 parliamo di pulire in casa, le due cose resistenti a ogni parità. Gli uomini in casa,

 per la verità sono in molte a non volerli neanche fra i piedi. Ma se qualcosa fanno,

 se lo scelgono: giocano con i figli (ma sia mai raccontargli la storia prima di

dormire), curano i fiori che vorrebbero essere lasciati fare in pace la loro vita,

 scendono a sistemare una cosa nell’auto, cioè spariscono pur risultando in servizio.

 I più coscienziosi vanno a fare la spesa, si fanno piazzare latticini pieni di

acqua e bresaola a 24 ore dalla scadenza. Senza contare che la fatica maggiore

 è sistemarli nel frigorifero, non puoi mettere i latticini che cacciano acqua sulla

frutta, il giorno dopo sarà un disastro ecologico. Onestamente bisogna dire che

si incontrano sempre più uomini in strada al volante del passeggino. Lo guidano

impettiti come galli cedroni, guardano a destra e sinistra per farsi notare, credono

 di essere moderni e fighi. Il passeggino è la scusa per fare la chiacchiera in

 improvvisati accampamenti di passeggini, con cani di famiglia che non mancano

 mai, pare che il tutto sia molto di sinistra. Finché il ciccino o la ciccina, che non

hanno opinioni politiche, non cominciano a frignare. Allora è il panico totale, si

sono visti giovani papà chiamare il 118, alcuni hanno provato con la protezione

 civile, scatta l’imbarazzante e ironico volontariato di giovani mamme

 dell’accampamento coi ciccini o le ciccine che non ci capiscono più un tubo. 

 
 
 

verità

Post n°21 pubblicato il 26 Novembre 2010 da passandoperme

Per dire la verità, bisogna essere

diventati capaci di conoscere che cos'è

 la verità e che cos'è la menzogna...

soprattutto in se stessi.

George Ivanovitch Gurdjieff

 
 
 

tristezza

Post n°20 pubblicato il 14 Ottobre 2010 da passandoperme

Speri che l´alba ti svegli con dolcezza, che il tramonto abbi portato via quei brutti ricordi e momenti.

Giá speri......ma poi ti rendi conto che non é cambiato nulla,le delusioni aumentano sempre di piú,
allora pensi di immpazzire.
Ricordi il tempo passato il quale ti hanno rubato...con dirti devi crescere non sei piú un bambino!!! e con le lacrime agli occhi ti chiedi ma quando lo sono stato????
Ti mancano delle carezze di una madre e di un padre i quali ti ritengono cresciuto......i quali ti ritengono forte.....i quali non riescono a capire che é propio questo che ti é sempre mancato!!!!

copiata dal web

 
 
 

Tossicodipendenza

Post n°19 pubblicato il 13 Ottobre 2010 da passandoperme

Figlio ma ti droghi??

No mamma sono su internet.....

Nel 1995, Ivan K. Goldberg, uno psichiatra della Columbia University, propose ironicamente di introdurre nella classificazione dei disturbi mentali, una nuova sindrome quella dell’ Internet Addiction Disorder, ovvero “Disturbo di Dipendenza da Internet”.
Ne definì i criteri diagnostici basandosi su quelli indicati, per la dipendenza da sostanze, dal manuale di riferimento per la diagnosi delle psicopatologie, il DSM.

La sua descrizione risultava dunque fedele e coerente con lo stile di questo testo e indicava: errato uso di Internet che provoca danno o sofferenza clinicamente significativi, manifestati da tre o più dei seguenti sintomi:


-Accesso a Internet sempre più frequente o per periodi di tempo più prolungati rispetto all’intenzione iniziale.

-Desiderio persistente o sforzo infruttuoso di interrompere o tenere sotto controllo l’uso di Internet.

-Dispendio della maggior parte del tempo in attività correlate all’uso di Internet (acquisto di libri, ricerca di nuovi siti, organizzazione di file, ecc.).

-Perdurare dell’uso di Internet nonostante la consapevolezza dei problemi fisici, sociali, lavorativi o psicologici persistenti o ricorrenti verosimilmente causati o esacerbati dall’uso di Internet (deprivazione di sonno, difficoltà coniugali, ritardo agli appuntamenti, trascuratezza nei confronti dei propri doveri occupazionali, sensazione di abbandono dei propri cari).

Tolleranza: Aumento significativo del tempo trascorso in Internet per ottenere soddisfazione.

Astinenza: la cessazione o la marcata diminuzione dell’utilizzo di Internet, comporta agitazione psicomotoria; ansia; pensieri ossessivi focalizzati su cosa sta succedendo in Internet; fantasie e sogni su Internet. I sintomi causano danno in aree del funzionamento sociale, occupazionale, o in altri ambiti significativi.

Tutto questo era per Goldberg un’iniziativa ironica e provocatoria, attuata allo scopo di sottolineare la rigidità del manuale statistico-diagnostico dei disturbi psichiatrici.
Si rivelò, invece, una realtà; infatti, con sua enorme sorpresa, molte persone si riconobbero nella sua descrizione e molti colleghi ammisero, in alcune lettere a lui indirizzate per ottenere aiuto sulla questione, di aver riscontrato l’esistenza di questo disturbo in diversi pazienti.

Goldberg aveva dunque aperto un nuovo scenario. Su questo spunto K.S. Young (psicologa e docente di psicologia presso l’università di Pittsburgh) decise di realizzare uno studio sui fenomeni psicopatologici connessi con l’uso della Rete.
Nel suo testo “Presi nella rete, intossicazione e dipendenza da Internet”, primo libro ad affrontare con chiarezza e rigore scientifico il fenomeno, è citata una ricerca che la Dottoressa Young ha avviato nel novembre 1994, il suo è stato il primo lavoro in assoluto sull’argomento, costituisce dunque un contributo importantissimo che ha portato l’attenzione su una problematica rivelatasi concreta. Il lavoro è stato condotto per lo più attraverso scambi on -line di domende e risposte, allo scopo di valutare l’esistenza reale di una dipendenza dalla Rete e di studiarne i problemi ad essa correlati. La Dottoressa Young ha messo a punto così un breve questionario di otto domande (oggi l’attuale versione si compone di venti items ed è denominata IAT, Internet Addiction Test) e lo ha sottoposto a diversi gruppi Usenet, cioè spazi di discussione virtuali, in cui gli utenti Internet possono inviare e ricevere messaggi su specifiche aree tematiche.
L’aspettativa era di ricevere poche risposte e nessuna particolarmente drammatica. Il giorno successivo invece aveva riscontrato che la sua casella di posta era stata letteralmente invasa dalle mail, più di 40 in un solo giorno. Erano tutte di persone che raccontavano di restare collegate per sei, otto o anche dieci e più ore di fila, giorno dopo giorno, nonostante i problemi che questa abitudine stava causando alla vita di coppia, alla vita lavorativa o scolastica e sociale…

Autore: Dott.ssa Federica Letizia

 
 
 

felicità

Post n°18 pubblicato il 09 Ottobre 2010 da passandoperme

Perché è così che ti frega, la vita. Ti piglia quando hai ancora l'anima addormentata e ti semina dentro un'immagine, o un odore, o un suono che poi non te lo togli più. E quella lì era la felicità. Lo scopri dopo, quand'è troppo tardi. E già sei, per sempre, un esule: a migliaia di chilometri da quell'immagine, da quel suono, da quell'odore. Alla deriva.....

 
 
 
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