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ANDREA PURGATORI

Post n°4 pubblicato il 04 Maggio 2007 da GIANLUMAN80

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IL GIORNALISTA DEL CORRIERE DELLA SERA CHE SI OCCUPO' DELLA STRAGE

DI USTICA.NEL FILM IL MURO DI GOMMA CORSO SALANI,ANCHE SE NON VIENE

DETTO ESPLICITAMENTE,INTERPRETA APPUNTO LA PARTE DI PURGATORI.

GIORNALISTA SCOMODO PER CHI SAPEVA LA VERITA' SU CIO' CHE ACCADDE

QUELLA SERA DEL 27 GIUGNO 1980

ALCUNI SUOI ARTICOLI:

Sparite le registrazioni
Corriere della Sera - 3 marzo 1992

 

ROMA - I nastri con le registrazioni radar del centro della Difesa aerea di Poggio Ballone (Grosseto) sarebbero spariti. Ciò che rimane sono soltanto alcune trasposizioni su carta di poche tracce e questo nonostante l'ordine di sequestro della magistratura e l'"accentramento", effettuato ad opera dello stato maggiore dell'Aeronautica presso l'aeroporto militare di Trapani Birgi, di tutto il materiale relativo alla strage di Ustica. Di Poggio Ballone si è parlato molto nel 1990, quando si è scoperto che il radar aveva seguito, in collegamento con gli altri centri della Difesa aerea territoriale, il volo del DC9 dell'Itavia e poteva fornire elementi determinanti per la completa ricostruzione della situazione nel cielo del Tirreno la sera del 27 giugno 1980. Tuttavia, le poche tracce che sono rimaste ad isposizione offrono uno spaccato assai interessante del quadrante a Nord della zona della strage. Ad esempio, mostrano una attività intensa in corrispondenza della costa orientale della Corsica (dove si trova la base aerea militare di Solenzara). Ed anche la presenza di un aereo che si mantiene in volo circolare sulla verticale delle Bocche di Bonifacio. Di che velivolo si tratta? Potrebbe essere un aereo radar francese. Un dato è certo: non è l'Awacs americano proveniente da una base tedesca, con cui quella stessa sera si esercitarono piloti e aerei della base di Grosseto ma che non compare tra le tracce che sono rimaste delle registrazioni radar del centro della Difesa aerea di Poggio Ballone.

Andrea Purgatori - Corriere della Sera

"Siamo stati noi a tirarlo giù"
Corriere della Sera - 17 aprile 1992

 

ROMA - "Mi telefonò a casa un paio di giorni dopo la strage di Ustica: "Comandante, si ricorda di me? Sono Dettori". Lì per lì il nome non mi diceva niente. Allora mi ricordò di un incontro che avevamo avuto nel 1978, con i sottufficiali della base di Grosseto. Mi rammentò alcuni particolari della sala e di una uscita che aveva avuto il comandante. Era agitatissimo: "Comandante, siamo stati noi a tirarlo giù. Siamo stati noi". Lo bloccai subito: ma che stai dicendo? E lui: "È una cosa terribile...". Era sempre più agitato. Gli dissi: guarda, ti rendi conto che è una cosa enorme, ci vogliono delle prove, dei riferimenti. E lui: "Io non le posso dire nulla, perchè qua ci fanno la pelle". Cercai di calmarlo, perchè tanto più era agitato, tanto più poteva essere pericoloso per lui...". Mario Ciancarella, ex capitano dell'Aeronautica in servizio alla base di Pisa fino al 1980, imputato di insubordinazione perchè tra i fondatori del movimento dei militari democratici, processato ed espulso dall'Arma azzurra, oggi fa il libraio, ma non ha mai dimenticato una virgola di quanto accadde intorno a lui e agli altri sottufficiali e ufficiali investiti da una tempesta di accuse per aver osato alzare la testa di fronte agli stati maggiori. Bene, adesso Ciancarella ha deciso di raccontare tutto e la rivista Avvenimenti ha già pubblicato una prima parte dei suoi ricordi. Testimonianze che aggiungono tasselli importantissimi per ricostruire la vicenda di cui è stato protagonista il maresciallo Mario Alberto Dettori, il radarista di Poggio Ballone trovato impiccato nel 1987. Nelle prossime ore, Ciancarella sarà ascoltato dal giudice istruttore Rosario Priore, che sul "caso Dettori" vuole far luce completa. La questione è delicatissima e potrebbe forse chiarire il mistero sulle possibili connessioni tra la base di Grosseto, il radar di Poggio Ballone e la strage del DC9. Nei giorni scorsi, infatti, il magistrato avrebbe sequestrato una agenda del maresciallo Dettori, in servizio proprio a Poggio Ballone la sera del 27 giugno 1980, su cui sarebbero annotati riferimenti a "missili" e alla "Difesa aerea". Il fatto è che il giorno dopo la strage, Dettori confidò con tono concitato alla cognata che "eravamo stati a un passo dalla guerra". E che questa confidenza trova oggi una conferma sostanziale nelle parole e nei ricordi del capitano Mario Ciancarella. Dunque, capitano, quando Dettori la chiamò era agitato. "Molto. Tanto che le cose che mi stava dicendo mi fecero uno strano effetto. Voglio dire che mi preoccupai più di calmarlo che di capire effettivamente che cosa era successo". E poi? Il maresciallo si rifece vivo con lei? "Sì, ai primi di agosto. Mi telefonò una seconda volta a casa. Ma con un tono completamente diverso. Era freddissimo. Accennò alla faccenda del Mig trovato sulla Sila, a cui devo dire che in quei giorni non avevo dato troppa importanza. Poi mi ricordò che gli avevo chiesto riferimenti precisi, prove". Gliele fornì? "Mi disse: "Io le posso dare solo alcuni suggerimenti, che poi lei deve verificare". Gli chiesi: scusa, ma in base a cosa mi dai questi suggerimenti? E lui: "Dopo questa puttanata del Mig... si guardi gli orari degli atterraggi, i missili a guida radar e a testata inerte". Gli risposi che lo avrei fatto. Ci scambiammo gli auguri estivi . E da allora non lo sentii più". Ciancarella ricorda che per lui non ci fu più nemmeno il tempo di farli quei controlli suggeriti da Dettori. All'inizio di settembre cominciò la raffica di accuse contro il movimento dei militari democratici e prima della fine dell'anno arrivò anche l'imputazione di insubordinazione. "Avevo la testa da un'altra parte e nella mia stessa situazione c'era anche un mio caro amico, Sandro Marcucci", ricorda. Marcucci, anche lui capitano pilota dell'Aeronautica, anche lui espulso dall'Arma azzurra, è precipitato a febbraio in Toscana con il suo aereo antincendio. Un incidente discusso e discutibile, sostiene Ciancarella. Avvenuto appena due giorni dopo la pubblicazione sul Tirreno di una durissima lettera aperta che Marcucci aveva scritto sui temi della libertà e democrazia in Aeronautica. Anche Marcucci sapeva delle confidenze di Dettori? "Marcucci sapeva altre cose. Ad esempio, sosteneva che quel Mig precipitato sulla Sila era partito dalla base di Pratica di Mare. Lui a Pratica c'era stato a lungo, per un corso sul G222. Me ne aveva parlato più volte". Ieri, in occasione della cerimonia di giuramento del corso Nibbio IV all'Accademia di Pozzuoli, il capo di stato maggiore dell'Aeronautica, generale Stelio Nardini, ha detto: "Ciò che è avvenuto lunedì scorso a San Macuto (l'approvazione della relazione finale che mette sotto accusa l'Arma azzurra per le omissioni sulla strage di Ustica, n.d.r.) ha procurato ferite più laceranti di quelle che hanno segnato i corpi, cinquantuno anni orsono, dei nostri caduti, ma noi non smetteremo un solo attimo di lottare per la causa della verità. Perciò oggi, davanti a questa bandiera e a tutti voi, dico: nessun uomo dell'Aeronautica militare ha mai tradito la loro memoria, il loro sacrificio, il giuramento di fedeltà alle nostre istituzioni". Poi di fronte ai giornalisti, Nardini ha voluto precisare che nelle sue parole non vi era nessun intento polemico: "Non mi permetterei mai di essere polemico con nessuno - ha detto l'alto ufficiale - noi però non ci sentiamo sotto accusa, siamo soltanto amareggiati. Ancora non so per quale motivo è caduto il DC9 dell'Itavia a Ustica. Ci sentiamo parte di questa tragedia che ha colpito il Paese e ri teniamo che in questo stato di diritto la verità verrà fuori".

Andrea Purgatori - Corriere della Sera

 
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