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Newroz 2006 ed altro nel Kurdistan turco

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Gli scontri di questi giorni e il nostro viaggio

Post n°75 pubblicato il 01 Aprile 2006 da gaibo

<TERÖRLE BAHAR GELMEZ> titolava un quotidiano turco l’indomani dei festeggiamenti pacifici e colorati del Newroz 2006. CON IL TERRORISMO E’ IMPOSSIBILE CHE LA PRIMAVERA ARRIVI : questo il significato della frase in lingua turca tradotta per noi da Bari, amico curdo che ci ha accompagnato il 21 marzo scorso in quella giostra di colori, profumi, danze, suoni, aneliti di libertà che il Newroz rappresenta per il popolo curdo.
E aveva ragione il quotidiano a ribadire che, con il terrorismo, è impossibile che la primavera arrivi.
Lo dimostrano i gravi fatti di questi giorni, le vite spezzate dei tre bambini rimasti uccisi negli scontri con la polizia e l’esercito turco, gli scontri e le violazioni indiscriminate di diritti e libertà fondamentali che tuttora imperversano nelle principali città curde della Turchia sud-orientale. Fatti che rimbalzano come proiettili di gomma nella inespugnabile cortina che protegge la nostra democratica e pacifica Europa…
Ma di quale terrorismo si sta parlando? A quale tipo di terrorismo faceva riferimento quell’autorevole, per così dire, quotidiano turco che mi è capitato tra le mani nella poltrona di un Internet-point a Nusaybin mentre carri armati e altri mezzi blindati circolavano senza sosta nelle stradine del centro della città?
Al terrorismo di chi ogni giorno lotta, aggrappandosi con le unghie alla vita, per difendersi dalle ripetute aggressioni ai propri diritti e libertà inviolabili (o che tali dovrebbero essere) perpetrate dai militari, dalle forze di sicurezza - legali o illegali (…ma questo è un’aspetto irrilevante per un Paese che si dichiara una democrazia parlamentare vero?).
O al terrorismo psicologico, materiale, sociale e culturale perpetrato dalle forze di sicurezza dello Stato turco, dal governo turco, che continua a lasciare nell’indigenza- non assicurando le dovute risorse finanziarie necessarie a creare strutture sanitarie adeguate, occupazione - una vasta parte della popolazione di etnia curda che vive nella parte sud orientale del Paese?
Se penso che, nel 2005, la quota di spesa pubblica destinata alla difesa è passata dal 6,7% dell’anno precedente al 7,2% del budget totale con un investimento - sperpero oserei dire - di 8.198 bilioni di euro, e se penso che, soltanto briciole vengono destinate dal governo centrale alle municipalità curde della parte est della Turchia, provo un grande senso di rabbia e di sconfitta.
Se penso che tanti, centinaia di migliaia di giovani, primo fra tutti Bari che è partito in questi giorni per raggiungere la sponda ovest della Turchia, sono costretti a “sfollare” per 8 o 10 mesi all’anno in cerca di lavoro perché altrimenti non avrebbero di che mantenere la propria famiglia, spesso con ripercussioni sulla possibilità materiale di esercitare il diritto di voto riconosciuto dall’ordinamento (perché per votare si deve tornare migliaia di km indietro), mi chiedo che significato abbia parlare di democrazia nell’area del Kurdistan turco.
E mi chiedo se, forse, lasciare milioni di persone nella più totale povertà, senza diritto o possibilità di cure mediche, senza possibilità di lavoro, senza possibilità di esprimere il dissenso politico, senza possibilità di pensare ad un “progetto di vita”, equivalga anch’esso ad una forma di terrorismo inaccettabile, tanto più inaccettabile perché di Stato.
Se una definizione plausibile di Terrorismo è la seguente: ossia l’indurre un senso di paura diffuso, più o meno giustificato, per mezzo di atti violenti o di dichiarazioni che minacciano il ricorso alla violenza contro bersagli civili, con lo scopo precipuo di perseguire vantaggi o obbiettivi politici  lascio a ciascuno di voi la conclusione del mio pensiero e delle mie riflessioni.

Federica Battistelli

 
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