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Post n°12 pubblicato il 15 Aprile 2011 da utopiablogger

                 

 

 Ieri mi sono svegliato presto per ripassare gli avverbi di tempo.                              Il gatto faceva miao. Io avrei voluto dirgli che il tempo non esiste.                             E quindi tutta quella fatica era abbastanza inutile.  
E’solo un’eterna frustrazione. 
Che sembra un vizio piuttosto che uno stato d’animo. 
Il tempo è istinto di sopravvivenza.                                                                            Si accentua in primavera.                               
                                                       Perchè i germogli ricordano che è l'ora di rinascere. 
Come quando mi sorridi e vorrei baciarti. Ma non lo farò. 
Perché il caos dell’esistenza ce l’ho già. 
Grazie.
 E’ una questione di fisica e quantità. 
Un limite di frequenza tra i 20 e i 20000 hertz per l'orecchio umano. 
E’ chiaro che anche alla vista sfuggirà qualcosa. 
Tutta la bellezza immaginata. Che c’era sul tuo volto. 
Ed io invece non so che per amare sarebbe sufficiente esistere.
Quel giorno in cui sono rimasta ad aspettare una telefonata. 
Che non è mai arrivata. 
Quella notte in cui non ho dormito perché credevo di amare. 
Ma poi ho capito che l’Amore è altro. 
E’ davvero quel tutto che si estende e si rialza. Mentre l’orologio corre. 
E i giorni passano. E i miei capelli s’allungano e s’accorciano. 
Mi rimproveri di andare sempre di fretta. 
Ma sai, il ritardo a volte è solo un anticipo che non si sa esprimere. 
Per timidezza. Per noia. O ripetizione. 
Ma in fondo sono rassicurante. Come l’attesa. Perché c’è. E non si muove. Temo che sia per un difetto di cattive abitudini. 
Perché ciò che tu chiami proibito per me è la vita normale. 
Una sconosciuta mi chiederà cosa mi piace, cosa non mi piace. 
Cosa mi lascia indifferente. Io so già le risposte. 
Qualcosa varia ogni volta, ma tutto resta abbastanza simile. 
So già come andrà a finire. Ma ci andrò lo stesso. 
Necessiterebbe un sovvertimento. Ri-accogliere funambole proiezioni.                 Che mi rendano più assimilabile all’esistenza. Per non oppormi più.               Quando l’orientamento dell’aria piega l’erba di là. Ed io resto di quà. 
Cosicchè il dovrebbe, in questo caso, è.

 

 
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