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<---6 Nell'anima--->

L'unica cosa che rende impossibile un sogno è la paura di fallire!!!

 

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Come stai?

Post n°51 pubblicato il 16 Maggio 2012 da veronica070

Avevo 15 anni ed era un aprile di nove anni fà, la primavera era alle soglie, timidamente si preannunciava. Ho sempre amato la primavera, le giornate con il sole tiepido, quella leggera brezza che ti accarezza il viso, ti fa svolazzare i capelli e se l'annusi sa di libertà, di allegria. Ricordo bene quel mese come se fosse oggi, ricordo che mi alzavo ogni mattina svogliatamente per andare a scuola e non vedevo l'ora che finisse quel calvario, per me la scuola era un calvario, mi piaceva studiare e imparare, ma quegli anni da brava adolescente avevo la testa tra le nuvole e concentrarmi era uno sforzo sovrumano per me, ero ovunque con la mia testa tranne che lì, in quella stanza con l'aria consumata con i banchi che mi tenevano prigioniera. Ricordo tanti litigi con mia madre. Ricordo le compagne troppo stronze. Ricordo che il mio cuore era a pezzi perchè mio nonno era morto e io ancora non accettavo quel abbandono. Ricordo le urla dei miei genitori che si rinfacciavano tutto anche la mia vita. Ricordo le valigie e io lei che dormivamo in macchina per giorni e giorni. Ricordo che quella mattina in classe ero stanca, non riuscivo a trattenere le lacrime e chiesi il permesso di andare al bagno, il tempo di entrare e le lacrime scendevano così rapidamente da farmi girare la testa, ero triste, arrabbiata, furiosa, tirai un pugno all'armadietto dei detersivi, con quel colpo la sportella si aprì e davanti a me c'era la candeggina, non so esattamente cosa mi passò nella testa, vedevo solo come un flashback di tutte le cose brutte a cui volevo dare un fine, non pensando o agito di impulso e bevuto tutto di un fiato, aveva un sapore orribile e di chimico, poi finalmente ho pensato e mi sono chiesta cosa diavolo ci facevo con quella cosa in mano e l'ho buttata a terra, volevo chiedere aiuto ma non mi usciva la voce mi bruciava fortissimo la gola, le gambe erano pesanti, la vista annebbiata, mi trascinai fino in classe aprì la porta e svenì. Sentivo voci rimbombanti in lontananza che gridavano aiuto, il suono dell'ambulanza e poi più nulla. Mi svegliai in ospedale su una barella in corsa che mi portava nella mia stanza e mia madre che ci seguiva piangendo mi ripeteva 'svegliati ti prego', ricordo il viso di mia madre disperato, mi maledì per averli dato un altro dolore che non meritava. La gola bruciava e la voce era flebile, il dottore mi dissè di non parlare per non danneggiare le corde vocali, mi dissè che mi avevano fatto una lavanda gastrica, che avevo rischiato grosso ma era andato tutto bene e dopo pochi giorni sarebbe passato tutto. Così fù, dopo qualche giorno passò tutto e il medico mi chiamo in privato e mi dissè che aveva già parlato con i miei genitori e siccome ero minorenne mi doveva far parlare con un psicologo per capire cosa mi avesse spinto a fare quel gesto. Mamma mi dissè di nascosto di non dire niente dei nostri fatti privati, che aveva paura che mi potesserò portare via da lei, mi chiese anche lei perchè lo avevo fatto e io codardamente mentì dicendoli che lo avevo fatto per un ragazzo, non potevo darli ancora un altro dispiacere e dirli l'ho fatto perchè non sopporto più sentirvi litigare, non c'è la faccio più a essere sballottata da una parte all'altra, non c'è l'ha faccio più a vederti come un barattino nelle mani di papà, odio papà perchè se ne frega di noi due, come potevo dirglielo. Entrai dallo psicologo e mentì anche a lui. Passavano giorni e venivano a trovarmi i miei compagni di classe e qualche insegnante, i parenti, intanto tutti mi prendevano per scema per aver fatto quel gesto per un ragazzo. Uscì dall'ospedale e dissi a mia madre che non volevo più andare in quella scuola perchè mi vergognavo come una pazza a ritornarci, lei mi accontentò. Volevo fare un'altra scuola ma non c'erano abbastanza soldi per poter comprare altri libri nuovi e pagare una nuova iscrizione e tasse scolastiche.  Così restai a casa, i miei genitori andavano al lavoro e io uscivo a passeggiare al parchetto di fronte casa, andavo sull'altalena avanti e indietro come i miei pensieri, pensavo, pensavo e capì che non si poteva fuggire dai problemi, che mi ero comportata da vigliacca e perdente, capì che dovevo essere forte e vivere che non poteva piovere per sempre come diceva Brandon Lee nel film Il corvo. Mi arrivò un messaggio da un mio amico, mi dissè che c'era un suo amico che voleva conescermi e gli aveva dato il mio numero per farci parlare, il giorno seguente mi arrivò un nuovo messaggio di questo ragazzo, diceva se potevamo conoscerci e vederci, io gli dissi di parlare per un pò al telefono e cercare di capire se avevamo qualcosa in comune, passavamo i giorni a messaggiare e a chiamarci, man mano si creava sempre più feeling e capimmo entrambi che era arrivato il tempo di incontrarci, ma come dirlo a mia madre? lei che si e vista quasi morire una figlia "per un bastardo inesistente" che aveva fatto sua soffrire sua figlia. Quando trovai il coraggio di dirlo a mia madre lei mi rispose:" ma non volevi morire per un ragazzo e già te lo sei dimenticato?". Bhè me lo sono meritato, rimasi in silenzio e annuì, passai anche per poco di buono. Era domenica pomeriggio e avevo appuntamento con questo ragazzo al parchetto di fronte a casa mia, lui arrivò dopo qualche minuto, stranamente quel giorno non ero io a essere in ritardo, non arrivò su un cavallo bianco ma con una ypsilon 10, non aveva i capelli biondi e non vestiva di azzurro ma aveva jeans e un paio di occhi verdi da mozzare il fiato, i più belli che avessi mai visto. Ricordo quel giorno come se fosse ieri, parlando con lui dimenticai per qualche ora tutto quello che era successo, lo ricordo bene quel giorno perchè per la prima volta in vita mia hanno chiesto come stavo davvero, questo in sè e una piccolezza, ma non lo era il tono di voce, il sorriso mesto e sincero con cui me lo chiedeva, era come se la sapesse già la risposta, che no, non stavo bene in realtà, lui voleva sentirselo dire, voleva la reaa, voleva la bandiera bianca. Ho ripensato a tutte le guerre fredde che avevo sostenuto, combattuto con parole mai pronunciate ma pronte come missili e mi sono chiesta:" dov'è la sincerità? dove la comprensione? dov'è la verità?". Da piccola facevo un gioco, quello del 'fai finta'. Un attimo prima facevo finta di essere una maestra, quello dopo una veterinaria e dopo ancora una ballerina o una dottoressa, passavo ore a immaginare di essere quello che non ero, a essere quello che volevo diventare ed era bellissimo. Adesso faccio ancora finta: ma faccio finta di essere forte, cinica, insensibile, coraggiosa. Faccio finta di non voler scoppiare in lacrime la notte, di non essere debole a pezzi, sconfitta. Faccio finta di essere orgogliosa, sicura, indifferente. Fare finta ha smesso di essere un gioco per diventare una necessità, un modo per andare avanti. Faccio ancora finta di essere ciò che voglio diventare ma senza il tutù, lo stetoscopio,senza i gessi di una lavagnetta, senza i miei peluche. Le persone non cambiano mai completamente, in loro rimane sempre qualcosa del loro passato, nel mio caso il 'vorrei ma non sono', la finzione necessaria, le difese pronte. Così quando mi chiese come stavo e ho capito che li interessava davvero, ho lasciato cadere la maschera, la corazza, il muro, il giubbotto antiproiettili e i peluche, ho decisodi far cadere la finzione e ti ho risposto nei più sinceri dei modi, senza guardie, inerme, abbandonata ad uno sconosciuto che si interessava a me. Bastava questo? bastava l'interesse? bastava l'ascolto di qualcuno? "Ora sto bene" risposi. Sono un castello di carte mascherato da un cavaliere errante dietro ad un muro di cemento.

castello di carte

 
 
 
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CUORE DI DONNA

Io pronuncio il tuo nome nelle notti oscure, quando giungono gli astri a bere nella luna, e dormono i rami delle fronde occulte. Ed io mi sento vuoto di passione e di musica. Folle orologio che canta antiche ore defunte. io pronuncio il tuo nome in questa notte oscura, e il tuo nome mi suona più lontano che mai. Più lontano di tutte le stelle e più dolente della mia pioggia. ti amerò qualche volta? Se la nebbia  si scioglie quale nuova passione mi aspetta? sarà tranquilla e pura? Se potessi sfogliare con le dita la luna!!!

 

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