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La signora Passaguai e la grazia ricevuta

Post n°2226 pubblicato il 04 Luglio 2016 da vi_di

Avere il treno per Milano alle 8,30 e arrivare in stazione a Napoli due minuti prima perché l'autista del pullman che hai preso è mister BradipoMan e impiega un'ora e mezza per coprire un tragitto normalmente di un'ora.
Avere il figliolo che, con madre claustrofobica, abita all'ottavo piano.
Riuscire a salire a piedi solo la prima volta. Alla seconda arrivare al quinto piano con gli occhi da fuori e solo il filo di voce necessario a dire al marito (salito ovviamente con l'ascensore e che, preoccupato, ti chiama da sopra): "Bru', vienimi a piglia' che sinò mòro rint'e scale 'e Pupone...".
All'uscita successiva, risolversi a prendere l'ascensore e, ovviamente, delle due che ci sono a casa del figlio, beccare quella con un difetto alla porta sicché entri, le porte a strangolo si chiudono e l'ascensore non parte. Qui a soggetto ciascuno può metterci quel che vuole, dalla bestemmia all'urlo allo schiacciare tutti i tasti al tentare di aprire le porte con le mani, fino al disperato grido di "Aiuto!!!", assolutamente inutile dato che era sabato e il portiere non c'era, quindi non poteva sentire.
Quando, per intercessione della Madonna di Montevergine che deve avere una filiale milanese, le porte si sono riaperte da sole, prendere l'altro ascensore, ma solo fino al quarto piano, poi proseguire a piedi e decidere di rimanere segregati all'ottavo piano fino alla partenza.
Al rientro, salire sul treno e scoprire che la tizia dell'agenzia di viaggio non ti ha cacato di striscio quando le hai detto che vuoi un sediolino nel senso di marcia sennò ti viene il mal di stomaco. "Vabbè, a Firenze si cambia il verso", ti dici, e in quel momento sul display scorre la scritta "Prossima fermata Roma, non stop train".
Essere distratta dai cupi pensieri di nausee da urla selvagge: due bambini, 6 anni circa, in viaggio coi nonni verso Napoli, con una voce da Caruso moltiplicata per due. Non hanno smesso un attimo di urlare, rendendoci così noto con accento milanese e a più riprese che sono nati a Monza ma vivono a Carate, che i nonni hanno la piscina, che i Minions sono belli, che hanno fame, che devono fare la pipì, che "Ma quand'è che si ariva a quel Napoli lì?". Anche il nonno a un bel momento non ne ha potuto più e si è messo a urlare pure lui. In napoletano verace. Con scarsi effetti, devo dire, probabilmente per incompatibilità linguistica tra le etnie napoletane e quelle caratesi.
Arrivare a Roma con nausea, stomaco sottosopra, 'na capa tanta per i due caratini... caratesi... insomma i due cacacazzi 'e Carate, ma sollevati dal fatto che da Roma a Napoli c'è un'ora e dieci di viaggio e col seggiolino finalmente nel senso di marcia: poco più di un'ora e il supplizio caratense finirà.
E invece no: din don, "Avvisiamo i signori viaggiatori che, per problemi sulla linea ad alta velocità, transiteremo sulla linea normale, con un ritardo presumibile di 60 minuti."
N'ate 'e ddoe ore e dieci ch'i caratini!!! Maro'!!!
Nel frattempo sorge un legittimo dubbio: arriveremo in tempo per l'ultimo pullman per casa?
Il dubbio cresce col crescere del ritardo, che passa a 65, poi 70, 75, 80, 85 minuti. Quando stai già scegliendo l'hotel per pernottare, la filiale ferroviaria della Madonna di Montevergine si attiva e din don "Vi comunichiamo che stiamo riprendendo la linea ad alta velocità. Ci scusiamo, ma avremo 90 minuti di ritardo, potrete chiedere il 25% di rimborso".
Arrivare a Napoli e farsi di gran carriera il tratto fino al terminal autobus. Non fare a tempo a sentirsi sollevati per l'arrivo del mezzo che l'autista ingaggia una discussione con un signore: "Aggia saglie, tengo un biglietto gratis.", "Qua' biglietto gratis, io sto foglio che tieni nun saccio che d'è, o paghi o nun parti","No, io parto!", "No, io mò chiamo i carabbinieri".
Quando la discussione si placa con il regolare acquisto del titolo di viaggio da parte del tizio, scoprire che l'autista o è parente di Vettel o sta incazzato, perché copre il tragitto di un'ora in 40 minuti, fermate comprese.
Pe' ghionta 'e ruoto (a completamento, diciamo), il tizio della discussione,appena partiti, comincia a parlare a tutta voce con due signori raccontando vita, morte e miracoli suoi e dei due signori. 
Non conoscere l'epilogo delle due storie perché si scende prima del capolinea, ma decidere, al momento stesso in cui si mettono i piedi sul sacro suolo di casa, che a breve si dovrà salire a Montevergine per grazia ricevuta.

 
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