Creato da tidicochisono il 07/04/2005
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« Messaggio #27

Post N° 28

Post n°28 pubblicato il 30 Ottobre 2006 da tidicochisono

La notizia mi sconcertò. Non sapevo più cosa pensare, anzi, non riuscivo più a pensare.Sapevo solo che mi ero fidata troppo, di qualcuno che nemmeno conoscevo ed ora lo sentivo parlare in italiano....per dirmi che era del mio stesso paese. Non sapevo nemmeno se Edi era il suo vero nome, cosi glielo chiesi...nella mia lingua. Sorrise e mi disse "Certo, non avrei mai potuto mentirti"....già! Ma lo hai fatto- pensai senza dire nulla. Piano piano riacquistai l'uso del cervello.....cominciò a funzionare talmente veloce che faticavo a mettere in ordine tutti i miei pensieri. Di sicuro non potevo tornare indietro. Ero certa che a quell'ora avevano già scoperto la mia fuga e qualcuna delle ragazze ne stava pagando le spese, in termini di botte.  Non mi restava che fingere! Fingere di essere contenta che lui fosse mio paesano, fingere di amarlo(in parte, era vero), fingere di voler fare tutto ciò che lui avrebbe voluto farmi fare. Decisi che d'ora in poi avrei cominciato a recitare...almeno finchè non avessi capito con chi avevo a che fare. Certo, non poteva essere uno che lavorava onestamente......aveva una macchina troppo bella, ed andava in giro con la tasca piena di soldi. Un onesto lavoratore immigrato, paesano mio, di certo non avrebbe potuto permetterselo, ed anche se avesse avuto la fortuna di avere un buon lavoro, non sarebbe di sicuro andato a prostitute a spendere il suo sudore. Poteva però....la mia disperazione mi spingeva a volerlo un figlio di papa, di qualcuno di quei pochi eletti che per le loro posizioni politiche avevano la possibilità economica di mandare i loro figli in Italia, Francia o altrovè. Sapevo che non era cosi ma lo desideravo con tutte le mie forze. Gli buttai le braccia al collo e lo baciai. Aveva avuto inizio la mia esibizione di donna innamorata, che da li a tre settimane, mi avrebbe dato la possibilità di chiudere definitivamente con quell'inferno di vita.
Cominciai a mostrarmi felice, felice che finalmente, dopo tanti giorni di supplizio a sopportare chichessia, potevo baciare il mio amore e dirlgi che lo amavo, senza il bisogno di usare l'italiano e senza il bisogno della mia paesanna tradutrice. Lui si mostrò persino geloso, chiedendomi se avessi mai detto ti amo anche a Beni. Io, per tutta risposta, recitai magistralmente l'offesa.
"Dove stiamo andando?"-chiesi.
"Da certi amici miei"- mi disse"A Torino". Amici suoi....immaginavo che i suoi amici a Torino non fosserò proprio immacolati.
"Loro lavorano li?"-chiesi. Lui non parlò......mi prese e mi baciò di nuovo.
Arrivammo a Torino verso l'alba. I suoi amici abitavano nella zona Porta Nuova ed erano due ragazzi e due ragazze....prostitute. Una volta dentro l'appartamento Edi mi salutò dicendomi che sarebbe tornato a prendermi due giorni dopo. Io non ci credevo, non credevo più a nulla, a nessuno. Ma finsi di credergli e baciandolo gli dissi che non vedevo l'ora che i due giorni passasserò.
I due ragazzi furono molto gentili con me(dopo avrei scoperto che Edi era molto temuto, e che faceva parte di una banda con persone ricercate dall'interpol). Il giorno dopo dormi fino alle 4 di pomeriggio. Al risveglio trovai solo le due ragazze. Anche loro molto gentili. Al contrario delle ragazze che avevo visto a Bergamo, queste parlavano tra di lro, ridevano. Mi dissero che loro erano contente di fare le prostitute per i due, perchè in fondo era un lavoro che rendeva bene.....facevano a metà con i due ragazzi, e con la loro metà erano riuscite a comprarsi un appartamentino nella capitale del nostro paese. Per me la cosa fu una rivelazione, una novità assoluta. Era la prima volta che incontravo prostitute contente, e soprattutto che venivano pagate.
Verso le sette rientrarono anche i due ragazzi.
"Julia, tu esci stasera con Olena e Magda?"-mi chiese uno dei due.
"Io non saprei-dissi con la voce tremante- non so cosa ne pensa Edi"
"Oh-disse-sarà sicuramente felice di trovarti a lavoro. E poi, anche a te farebbero comodo un pò di soldi"
"Già-dissi, pensando a cosa fare- va bene"
Prima di lasciarci sul posto di lavoro, ci portarono in un bar, perchè le ragazze avevano bisogno di "prendere qualcosa di forte" prima del lavoro. Anche questa fu una novità per me. Non ero mai entrata in un bar in Italia e non sapevo nemmeno cosa prendere. Presi un frappè, pensando che sarebbe stato un tipo di caffè usato da noi, invece era un cocktail che mi risultò disgustoso.
Verso le 21 arrivammo sul "posto di lavoro". "In fondo in fondo-pensai- ho solo cambiato strada".
A differenza di Dalmine, qui la strada era una tangenziale, molto più larga ma soprattutto con molte più prostitute, anche di colore.A Dalmine c'erano le zone delle slave, delle albanesi, delle nere dei transessuali. Invece qui stavano tutte assieme, lungo i due lati della strada. "Bene-dissi a me stessa- cerca di abituarti, questa sarà la tua nuova dimora".
Le due ragazze che stavano con me, salirono subito su due auto. Ora ero sola, e per un attimo pensai di chiedere un passaggio a qualcuno fino a ......già, fino a dove? Il ricordo di ciò che mi successe la prima volta che cercai di farlo, a Bergamo, era troppo vivo in me. Cambiai subito idea. Una macchina si fermò e mi chiese quanto volevo. Ormai ero diventata un'esperta dell'italiano....o meglio, del minimo neccessario. Sali sull'auto con la voglia di piangere.
"Quanto prendi per un'intera notte?"- mi chiese il mio primo cliente torinese. Non lo sapevo! Non mi era mai capitato di andare con un cliente per un'intera notte, a parte le bugie che dicevo quando andavo con Edi. "1 milione"- provai. "Per 700.000 ti porto a casa mia fino alle 4 del mattino"-disse lui. Accettai. Del resto, era molto meglio che starmene li tutta la notte, ed andare con 14 clienti per racimolare 700.000 lire. Il mio cliente viveva solo. Fu molto gentile con me. Almeno in questo ci avevo guadagnato: a Torino e con Edi, le mie condizioni di prostituta avevano subito un miglioramento di trattamento.Mi chiese perchè mi prostituissi. Temevo di dirle la verità.....troppa grazia quella sera....e se fosse stata pure quella una trappola? Una sorta di battezzo "alla Edi"? Gli dissi che era per mia figlia. "Hai una figlia?" -mi chiese. Oh si! Avevo una figlia! Mia figlia si chiamava Julia ed avave tanto bisogno di me. Dovevo aiutarla a tutti i costi. Mia figlia.....ero io! Ma questo non glielo dissi!Evitai di dirgli anche che non avrei mai potuto avere un figlia mia. Mi disse che se avessi avuto bisogno d'aiuto avrei potuto contattarlo....mi diede anche un numero di telefono, che buttai dopo. Oltre le 700.000 lire mi regalò anche un anello d'oro. Dopo avrei capito che i suoi regali e la sua offerta d'aiuto erano davvero sincere, ma io non potevo saperlo, io avevo molta paura per crederci.  Faticammo parecchio per trovare  la casa dove ero ospite. Sapevo che la zona era Porta Nuova, ma non era cosi semplice. Alla fine ci riusci. Salutai il mio primo ed unico cliente torinese, facendogli promettere, come ogni buona prostituta avrebbe fatto(e io dovevo esserlo, perchè non sapevo chi lui poteva essere), che sarebbe tornato a trovarmi, per strada.
Entrai nell'appartamentino (che rispetto alla casa dove avevo vissuto a Bergamo, era molto più piccolo) e trovai le due coppie visibilmente preoccupate per me. Mi chieserò dov'ero finita e io gli dissi del mio cliente generoso."Meno male-disse uno dei ragazzi-temevamo che gli albanesi ti avessero ritrovata". Quindi loro sapevano tutto!
Quella notte non riusci a chiudere occhio. Non sapevo più cosa pensare. Non sapevo se ero stata venduta da Edi oppure se lui sarebbe ritornato. Non sapevo cosa mi aspettasse, dove sarei finita.....in tutto ciò, l'ansia aumentava quando ripensavo alle parole che uno dei ragazzi mi aveva detto "Temevamo che gli albanesi ti avessero ritrovato". E se succedesse? Mi avrebbero uccisa, ero sicura!

 
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